Ospite francesca Inviato 9 Gennaio 2009 Inviato 9 Gennaio 2009 "Si parla spesso di morte del mercato discografico, vendite di dischi e spartiti in calo, sale per musica musica vuote. Da qualche tempo se ne parla meno e ci si interroga sul successo e la diffusione eclatante dei lavori di Giovanni Allevi. Le musiche del pianista-compositore diplomato al conservatorio, laureato in filosofia, con un passato da musicista pop con Jovanotti e innamorato da sempre del jazz, sono ormai ovunque: in televisione, alla radio, negli impianti stereo e nei lettori di musica portatile, in Italia, in Europa, al Blue Note di New York... Di fronte ad un fenomeno di queste proporzioni, sarebbe stupido girarsi dall'altra parte, far finta di niente e non interrogarsi sul perchè di tanto successo, liquidando il tutto come "commerciale". Purtroppo - specie fra i chitarristi - questa è diventata un'abitudine consolidata. Roberto Fabbri ha invece raccolto la sfida: si è fermato, ha ascoltato, suonato e trascritto alcune composizioni di Allevi ed ora, dopo un anno di lavoro, le sue trascrizioni sono edite dalla Carisch. La ragione del cimento è semplice: le composizioni hanno un valore non indifferente, e non avvicinarvisi sarebbe stata un'occasione sprecata. Abbiamo incontrato un disponibile Roberto, pragmatico e scevro da apriorismi come sempre, per far qualche riflessione insieme sulle sue trascrizioni, sul fenomeno Allevi e sull'opportunità e il vantaggio di trarne più di una lezione, anche nel piccolo della nostra sfera chitarristica..." articolo di Sergio Staffieri Articolo di 8 pagine con l'analisi completa delle trascrizioni e un'intervista a Roberto Fabbri dove ci spiega il lavoro effettuato e risponde a domande come: "Tu sei anche compositore, e sei esecutore sia di brani altrui che di brani tuoi. Come vedi la composizione contemporanea per chitarra come sta andando?"
Ospite Nicola Mazzon Inviato 9 Gennaio 2009 Inviato 9 Gennaio 2009 "Si parla spesso di morte del mercato discografico, vendite di dischi e spartiti in calo, sale per musica musica vuote. Da qualche tempo se ne parla meno e ci si interroga sul successo e la diffusione eclatante dei lavori di Giovanni Allevi. Le musiche del pianista-compositore diplomato al conservatorio, laureato in filosofia, con un passato da musicista pop con Jovanotti e innamorato da sempre del jazz, sono ormai ovunque: in televisione, alla radio, negli impianti stereo e nei lettori di musica portatile, in Italia, in Europa, al Blue Note di New York... Bastano due parole per stravolgere tutto, mai nessuno ha detto che le vendite (generali) stanno morendo...sono in calo, ma sopratutto quelle in ambito "colto". Che sia diplomato e laureato non è una sicurezza sulla qualità dei lavori che propone, tanti sono diplomati e laureati non facciamone un caso eccezionale. In Italia ancora no ma in Europa lui fa parte di un genere per niente imparentato con la musica colta, viene definito musicista pop\sottofondo musicale... Al Blue Note non serve essere colossi per suonarvici...ci sono gruppi che insegnano nelle scuole private della mia provincia che ci sono stati, come? Hanno prenotato una data, dopo un pò di mesi sono stati chiamati (non è una balla).Anche alla Fenice si può andare...basta trovare uno sponsor che paghi il "l'affitto della giornata". Di fronte ad un fenomeno di queste proporzioni, sarebbe stupido girarsi dall'altra parte, far finta di niente e non interrogarsi sul perchè di tanto successo, liquidando il tutto come "commerciale". Purtroppo - specie fra i chitarristi - questa è diventata un'abitudine consolidata. Roberto Fabbri ha invece raccolto la sfida: si è fermato, ha ascoltato, suonato e trascritto alcune composizioni di Allevi ed ora, dopo un anno di lavoro, le sue trascrizioni sono edite dalla Carisch. La ragione del cimento è semplice: le composizioni hanno un valore non indifferente, e non avvicinarvisi sarebbe stata un'occasione sprecata. Abbiamo incontrato un disponibile Roberto, pragmatico e scevro da apriorismi come sempre, per far qualche riflessione insieme sulle sue trascrizioni, sul fenomeno Allevi e sull'opportunità e il vantaggio di trarne più di una lezione, anche nel piccolo della nostra sfera chitarristica..." articolo di Sergio Staffieri Sarebbe stupido girarsi dall'altra parte...eh????? Far finta di niente...liquidando come commerciale...ma insomma...questi musicisti non capiscono proprio nulla! Non avvicinarsi a queste composizioni sarebbe un'occasione sprecata...mio dio... Essendo consapevoli del tipo di "ambiente" in cui si postano certe cose...bisogna avere coraggio a proclamare certe...decidete voi cosa
Ospite Neuland Inviato 10 Gennaio 2009 Inviato 10 Gennaio 2009 Al Blue Note non serve essere colossi per suonarvici...ci sono gruppi che insegnano nelle scuole private della mia provincia che ci sono stati, come? Hanno prenotato una data, dopo un pò di mesi sono stati chiamati (non è una balla).Anche alla Fenice si può andare...basta trovare uno sponsor che paghi il "l'affitto della giornata". Allevi ci ha suonato per conto del istituto italiano di cultura, che ha affittato il locale, come un numero di altri a New York, per un festival di Jazz italiano. Il pubblico, sembra, era appartenente al bacino di utenza del IIC eper lo più di origine italiana, meno degli esperti di Jazz di altissimo livello, che vuole far intendere la citazione della "sala importantissima". Anche altre eticcette di valore ci si può mettere da soli, per esempo un'altra sala di prestigio: la Carnegie Hall - di solita la sala più piccola, la Weill Recital Hall (268 posti) - è luogo di un notevole numero di debutti USA anche di colleghi chitarristi classici, che non hanno suonato in sala ugualmente importanti. Anche questa sala si può affittare, con tanto di servizio prevendita biglietti e ufficio stampa (per 5000 dollari, dato di 3 anni fa, se non ricordo male).
ciccio_matera Inviato 10 Gennaio 2009 Group: Membri Topic Count: 29 Content Count: 282 Reputation: 0 Joined: 16/02/2006 Status: Offline Device: Android Inviato 10 Gennaio 2009 E Lei, M°Fabbri, mi reputa una persona tanto stupida da non capire da me, senza bisogno di fare figure poco belle, che presentarmi alla Carnegie sarebbe come presentarmi nella fossa dei leoni? Se Lei o Allevi o chicchessia ne ha il coraggio, abbia il coraggio, dopo la propria esibizione, di esporsi al giudizio della critica...io sono cosciente di non poter suonare alla Carnegie, ma non mi venga ASSOLUTAMENTE a dire che ne è degno Allevi, perchè fa un torto alla mia intelligenza. Può darsi, chi può dirlo, che un giorno arriverò a suonare alla Carnegie, ma lo farò quando e se studierò e mi perfezionerò a tal punto da potermi mettere in gioco anche su quel palco. Ho detto tutto quello che dovevo dire, e mi fermo stendendo un velo pietoso sulla condizione della musica. Dove stiamo andando a finire... Francesco
Ospite Neuland Inviato 10 Gennaio 2009 Inviato 10 Gennaio 2009 "...Roberto Fabbri ha invece raccolto la sfida: si è fermato, ha ascoltato, suonato e trascritto alcune composizioni di Allevi ed ora, dopo un anno di lavoro, le sue trascrizioni sono edite dalla Carisch..." articolo di Sergio Staffieri Vorrei che qualcuno ci illumini sulla sfida di cui sopra. Chi ha sfidato chi e in che cosa consiste? Forse nel fatto che qualcuno è riuscito di diplomarsi in conservatorio e guadagnare soldi (tanti) con il suo mestiere imparato? Come un Richard Clayderman, per dare un'esempio? Forse la sfida consiste nel tentativo di guadagnarci altri soldi riciclando della musica che vende? Sarebbe sfida persa se non dovesse vendere? Insomma, fatemi capire. Con curiosità, Neuland.
Ospite Neuland Inviato 10 Gennaio 2009 Inviato 10 Gennaio 2009 Beh allora se è così facile cosa aspettate?...datevi da fare!Il problema è però trovare qualcuno "disposto" ad investire su di voi affittando un teatro degno di tale nome e pagandovi anche un cachet di livello per il concerto... Ma che problema c'è? Basta voler investire in se stessi, e la cosa è fatta. In America è un diritto costituzionale il "Persuit of Happyness".
Ospite Matteo Pesle Inviato 11 Gennaio 2009 Inviato 11 Gennaio 2009 Ma su che rivista è uscito questo articolo? Non sarà mica questa: Dai primi anni novanta [Fabbri] è responsabile della redazione classica della rivista Chitarre. E l'autore scrive "abbiamo incontrato un disponibile Roberto....". Disponibile a farsi pubblicità sulla rivista di cui è responsabile....
TavolaAbete Inviato 11 Gennaio 2009 Group: Membri Topic Count: 16 Content Count: 120 Reputation: 0 Joined: 31/08/2008 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 11 Gennaio 2009 E l'autore scrive "abbiamo incontrato un disponibile Roberto....". Disponibile a farsi pubblicità sulla rivista di cui è responsabile.... spero non sia cosi e ci sia un malinteso, senno diciamo che non sarebbe una cosa molto bella a mio avviso, anche se sono un umilissmo chitarrista...
RobPanzelli Inviato 12 Gennaio 2009 Group: Membri Topic Count: 22 Content Count: 81 Reputation: 0 Joined: 22/11/2005 Status: Offline Inviato 12 Gennaio 2009 roberto scusami..... abbi pazienza ma cosa c'entra porqueddu? Non mi sembra che ti sia stata criticata la pubblicazione dell'articoloma il fatto che tu concedi a te stesso il tempo di un'intervista... forse mi sbaglio eh ciao
Ospite Neuland Inviato 12 Gennaio 2009 Inviato 12 Gennaio 2009 Scusa ma Chitarre è un importante rivista specialistica di Chitarra e quindi, anche se sono il caporedattore della sezione classica, non vedo perchè mai dovrei eliminare la possibilità solamente per questo motivo di parlare di una mia publlicazione. Sa, il punto è che ci sono ancora delle persone (forse ingenue) che vogliono credere che una rivista, anche se specializzata, abbia un minimo di oggettività, sia nella scelta dei temi trattati sia nel modo in cui li tratta. Conoscendo Lei, e come si pone in questo forum, risulta un pò difficile credere, che qui tutto sia interesse oggettivo del redattore in questione, sia per il fatto di parlare della sua pubblicazione, sia per lo spazio riservato all'articolo. Certo, viene da pensare che siete sulla stessa linea d'onda, visto che lei è il capo(redattore) dell'intervistante. Sarebbe appunto come chiedere a Cristiano, di non parlare ad esempio del suo ultimo lavoro su Gilardino in questo forum, cosa che invece ha sacrosantemente fatto, perchè è giusto che sia così quando chi fa informazione è anche protagonista in causa di parte di questa. R. F. La differenza tra un forum e una rivista specializzata e più che ovvia (e mi sembra significativo i suo punto di vista, che non la vuole vedere): mentre il forum è un luogo pubblico e democratico, dove ognuno può, rispettando le regole, scrivere ciò che crede, sa e gli pare, la rivista pubblica ciò che la redazione ha scelto di scrivere, tralasciando tutto quello che non la interessa; la democrazia sta nel diritto di non comperare la rivista. Abbiamo, comunque, imparato un'altra cosa sul Suo vocabolario: "informare" = "fare pubblicità" come "collaborare" = "scambiare (concerti)". Grazie per l'informazione (nel senso della parola ). Neuland
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