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Avete per caso qualche consiglio da darmi per studiare la bwv 996 di Bach?(per chitarra...)

Ospite Nicola Mazzon
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Comprati l'edizione curata da Tilman Hoppstock, o anche quella di Chierici (li devi riscrivertela se non riesci a leggere sul doppio rigo.


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Cè anche la spiegazione dei problemi che si possono incontrare?


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Cè anche la spiegazione dei problemi che si possono incontrare?

 

Le edizioni citate sono valide - ne esistono altre che, per l'uso pratico del chitarrista che deve leggere e imparare, sono più immediate, perché contengono anche diteggiature valide: tanto per rimanere nell'ambito dell'editoria italiana, quella più recente, pubblicata da Bèrben e curata da Francesco Taranto.

 

I problemi che si possono incontrare sono diversi a seconda del grado di preparazione dell'esecutore: possono risultare ardui o finanche insormontabili, se il chitarrista in questione non ha la maturità necessaria.

 

Comunque, è bene leggere e studiare Bach con un metodo adatto. La sua musica è basata sul contrappunto, quindi la prima cosa da fare è leggere le voci separatamente e indipendentemente, imparandone il profilo: questo si può fare senza strumento (se si ha la necessaria capacità di cantare leggendo una melodia), oppure anche con lo strumento (in questo caso, suonando le voci a una a una, non è necessario rispettare le diteggiature finali, e si può adottare la diteggiatura più semplice). Quando le voci sono state assimilate perfettamente, allora si incomincia a fare il montaggio verticale, e in questa fase, poiché il nostro limitato cervello tende a focalizzare una voce primaria e a seguire il tessuto contrappuntistico a partire da quella, sarà bene non cantare mentalmente (o anche fisicamente) la voce superiore - quella che canterebbe anche la nostra colf - ma quella inferiore, in un pezzo a due voci, o anche quella centrale, in un pezzo a tre voci: in altre parole, è bene controllare il pezzo da una posizione interna. Questa strategia aiuta molto a coprire i possibili vuoti nella polifonia, cioè quelle interruzioni involontarie del suono che accadono quando non si controlla con l'orecchio il percorso del basso e/o della voce interna, mentre se c'è un vuoto nella voce superiore se ne accorge chiunque. La qualità di un'esecuzione è fondata proprio sulla completezza della polifonia in tutte le sue linee, e l'errore più banale consiste invece nel trattare la voce interna e il basso come parti di accompagnamento, in cui le interruzioni di suono non sembrano compromettenti. Le diteggiature sono sempre soggettive, ma indubbiamente le migliori sono quelle che permettono di rispettare le parti senza interruzioni di suono.

 

Un altro aspetto importante è quello della regolarità delle linee, nelle quali non devono aver luogo picchi sforzati o mancamenti (cioè cadute improvvise dell'intensità del suono). Per imparare a eseguire bene le linee è utilissimo cantarle con la propria voce - e si constaterà che non ci si sogna mai di sforzare una nota con un accento improvviso o di smorzarne un'altra con un "subito piano". Cantando le voci, si individuano facilmente i punti in cui è opportuno "respirare", cioè collocare quelle brevi pause che separano le unità (frasi, mezze frasi) costituenti il periodo musicale, dando senso al discorso. Approfondendo questo studio, si impara a collocare le articolazioni, ossia quei modi di pronunciare ogni singola nota come parte di un discorso musicale organico: legato, legato-staccato, staccato, appoggiato, portato, tenuto, etc., articolazioni che converrà annotare sul proprio testo musicale con la scrittura propria: punti, lineette, legature, frecce, etc.

 

La cosa peggiore che si può fare è buttarsi su un pezzo tentando di suonarlo con una sola lettura verticale delle parti: ne uscirà inevitabilmente una polifonia frammentata, balbettata, e un fraseggio a singhiozzo. Un buon musicista distingue un'esecuzione verticale da un'esecuzione realmente polifonica dopo due battute.

 

Questo metodo è indispensabile per imparare a suonare correttamente Bach e, in generale, tutta la musica polifonica, ma si applica utilmente anche a composizioni apparentemente melodiche - in realtà concepite a partire da un modello polifonico: per esempio, la maggioranza degli Studi di Fernando Sor.

 

dralig


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Iniziano dei problemi sulla bourrè:non riesco a farmi venire l ultima riga:qualche consiglio?

Ospite Nicola Mazzon
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Cosa non riesci a fare di preciso?


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Arpeggi nella bourrée? ci sono dei ribattuti, due o tre note consecutive ma non vederle in "forma"di arpeggio. Per quanto riguarda la diteggiatura dipende anche dall'edizione che usi, magari posta un piccolo pdf e ne parliamo

Ospite Nicola Mazzon
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Come già detto, studia solo la linea del basso col pollice, un pò di tempo ci vuole anche per la resistenza fisica.

Coraggio, questo è il tempo più facile della suite :twisted:

P.s. a mio avviso questa versione non è delle migliori, preferisco la sesta corda abbassata al Re e delle diteggiature non dico nulla, ognuno dovrebbe farsele da sè, poi magari confrontarle con quelle proposte.

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