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Mi capita ultimamente di riflettere sul ruolo che ha avuto nella mia vita la chitarra. Il mio modello, quello ortodosso che ho appreso dai miei insegnanti, ha una precisa collocazione, di repertorio, di postura, di relazione con analoghi ambienti strumentali, e anche di miti.

 

Dal "Il Fronimo", fin dal n.1, ho appreso la volontà (italiana) di dare dignità allo strumento attraverso saggi (pur brevi) di assoluto valore; da Segovia, Bream, Bitetti, Lagoya, Bartoli, ho ascoltato quelle composizioni che mi avrebbero poi catturato, ed infine - con qualche fortunata circostanza - ho calcato anch'io (pur in ambito quasi sempre cameristico) palcoscenici importanti.

 

Ora, questa premessa non viene così, intende "fissare" un modello (a tanti di noi comune) di cui sono in qualche modo figlio, ma propongo alcune idee/riflessioni. Lo spunto mi viene dopo aver seguito il topic sul Concorso Rospigliosi, legato in qualche modo alla storica querelle tra "questo sì, questo no" e dove, a seconda dei parametri individuali, nessuno ha teoricamente torto o ragione.

 

Credo che la chitarra subisca costantemente, in ogni minuto, in ogni secondo, impercettibili modificazioni di struttura (la ricerca dei liutai), di repertorio (nuove opere, linguaggi), di interpretazione (scuole, percezione d'ascolto nel contesto di una moderna società non globalizzata e quindi - e per fortuna - disomogenea). La discussione quindi su ciò che è "dogma chitarristico" è complessa alquanto, perchè ogni chitarrista detentore legittimo di una verità si scontra con altre chiavi, magari meno, molto meno profonde eticamente, ma assolutamente da prendere in considerazione per filtrare l'elemento di "nobiltà artistica".

 

Molti anni fa avevo espresso queste idee: ciò che oggi viene eseguito deve necessariamente tener conto della radice formativa che ho precedentemente descritto: postura, Segovia, l'antiSegovia Yepes, Fronimo, Il Concorso di Radio France, Vidal, Savarez, il Corso Speciale permanente di sette anni nei Conservatori, L'Accademia del Conte Chigi di Siena, la legittimazione dello strumento riferita agli altri strumentisti con conseguenmtemente accettazione, ecc. ecc. ecc.

 

Questo insieme di pulsioni, fatti, di maturità intellettuale fa sì il mio modo di comprendere e riferire ai miei alunni il "cosmo chitarra" ha aderito per anni a questa mescolanza di circostanze materiali e temporali accettandone infine il dogma, la fotografia. Il pretesto dell'epoca era basato Villa Lobos, ovvero la nuova edizione dei Preludi che Max Eschig si apprestava a dare alle stampe. Non condividevo l'operazione in quanto, se da un lato sarebbero stati risolti quei famosi "errori" di comune conoscenza, o, aggiunto o tolto qualche nota, dall'altro cadeva ovviamente mio dogma. Ecco il mio ragionamento "... quando un'opere viene data "alle stampe" (così di dice) essa ha una serie di via libera da parte dell'editore, del compositore e molte volte del mediatore, quindi difficile pensare che una persona autoritaria e irascibile come Villa Lobos non fosse conscio,magari non soddisfatto, ma conscio dei vari sforbiciamenti o aggiunte di Segovia. Il nuovo revisore corresse i Preludi con nuove indicazioni attingendo - ovviamente - dai manoscritti, inserendo anche il sesto Preludio (che Segovia aveva scartato perchè secondo lui .....).

 

La mia riflessione finale (senza tediare perchè il ragionamento sarebbe molto lungo) sta nel ".... siamo figli, almeno io lo sono, di quel cosmo chitarristicho che ho descritto, Villa Lobos era vivo all'epoca e non protestò nemmeno quando ascolto a Rio le palesi differenze di Segovia stesso durante i concerti...." Mi venne risposto che la verità prima o poi avrebbe avuto il diritto di giustizia pertanto le nuove versioni rendevano onore a V.L. ecc. ecc. ed infine quei Preludi (ed oggi anche gli Studi) sono in commercio rivisti, e quindi poi eseguiti con le primarie intenzioni del compositore.

 

Da un certo punto di vista tutto fila liscio, ma se torniamo un momento all'inizio di ciò che ho scritto, ovvero quando "fotografare" il dogma-chitarra per poi aver il metro di analisi, di emotività, di insegnamento per i giovani chitarristi, come spiegare che anche la cosiddetta ricerca di "giustiziafilologicainnomedeldecorovillalobiosiano" è sorpassata ascoltando un audiofile che gira su youtube in cui VillaLobos stesso esegue, per esempio il Preludio n.1 in tutt'altro modo, con nuove note, passaggi, accenti?

 

Se qualcuno ne avrà voglia o il tempo di replicare a quanto scritto proverò poi - in seguito - a rafforzare il valore delle mie sempre più convinte "modificazioni" con altri temi ed esempi.

Giorgio Tortora

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a basato Villa Lobos, ovvero la nuova edizione dei Preludi che Max Eschig si apprestava a dare alle stampe. Non condividevo l'operazione in quanto, se da un lato sarebbero stati risolti quei famosi "errori" di comune conoscenza, o, aggiunto o tolto qualche nota, dall'altro cadeva ovviamente mio dogma. Ecco il mio ragionamento "... quando un'opere viene data "alle stampe" (così di dice) essa ha una serie di via libera da parte dell'editore, del compositore e molte volte del mediatore, quindi difficile pensare che una persona autoritaria e irascibile come Villa Lobos non fosse conscio,magari non soddisfatto, ma conscio dei vari sforbiciamenti o aggiunte di Segovia. Il nuovo revisore corresse i Preludi con nuove indicazioni attingendo - ovviamente - dai manoscritti, inserendo anche il sesto Preludio (che Segovia aveva scartato perchè secondo lui .....).

Giorgio Tortora

 

Nella nuova edizione dei "Cinq Préludes" pubblicata nel 2007 da Max Eschig a cura di Frédéric Zigante non esiste alcun Preludio oltre a quelli già noti. La notizia del recupero del (fantomatico) sesto Preludio nell'edizione in oggetto è palesemente falsa.

 

Nella gestazione e nell'edizione dei "Cinq Préludes", Andrés Segovia non ebbe parte alcuna. Anzi, Segovia fu preceduto, nella prima esecuzione di due dei cinque Preludi, dall'allora suo discepolo Abel Carlevaro, che ricevette i manoscritti direttamente da Villa-Lobos, con il quale aveva avuto contatti indipendentemente da Segovia.

 

Per il futuro della chitarra, sarebbe intanto utile non intorbidare il presente propagando falsità.

 

dralig


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Se il tanto perfettino Dralig mi cita testualmente, è invitato ad evitare il giochetto del "taglia incolla", perchè nel mio scritto il nome non sta in quella posizione; così, giusto perchè sono un poco fastidioso.

Sul contenuto, è vero faccio ammenda e chiedo scusa al M° Zigante, in quanto il riferimento al Preludio non è corretto ma va ad una seconda versione dello studio n. 10 che se non sbaglio è incisa in un CD intitolato "L' Opera completa per chitarra sola" dello stesso Zigante, ma filosofia di ciò che ho espresso è la stessa.

Giorgio Tortora


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Se il tanto perfettino Dralig mi cita testualmente, è invitato ad evitare il giochetto del "taglia incolla", perchè nel mio scritto il nome non sta in quella posizione; così, giusto perchè sono un poco fastidioso.

Sul contenuto, è vero faccio ammenda e chiedo scusa al M° Zigante, in quanto il riferimento al Preludio non è corretto ma va ad una seconda versione dello studio n. 10 che se non sbaglio è incisa in un CD intitolato "L' Opera completa per chitarra sola" dello stesso Zigante, ma filosofia di ciò che ho espresso è la stessa.

Giorgio Tortora

 

Non occorre essere perfetti per opporsi alla diffusione di fanfaluche: basta essere intolleranti nei confronti di coloro che le inventano e cercano di propagarle: in questo forum, non funziona.

 

 

dralig


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Ciao Giorgio, non capisco cose c'entra il discorso sugli Studi e Preludi di HVL con il futuro della chitarra, scusa non connetto la querelle del Rospigliosi dove comunque si parlava di musica "alta" contrapposta a opere meno ehm importanti con il tuo excursus storico-filologico...riesci a farmi un esempio meno "caratterizzato" del tuo pensiero?

Io per intanto non vedo un futuro della chitarra staccato dal futuro della musica in sè, sono realista e mi accorgo che ciò che sta annegando la Musica d'arte è la stessa sostanza di ciò che da tempo sta ammorbando la chitarra e la sua "evoluzione"...pressapochismo culturale, faciloneria ecc ecc

Ciao


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Il mio esempio stava a significare che nel mondo artistico, dove quasi mai uno più uno fa due, la cifra è rappresentata dalla fotografia che riassume molteplici aspetti, non soltanto di filologia esasperata o analisi formale, e quindi l'esempio su HVL indica che per molti chiarristi (anzi moltissimi) quelli segoviani sono i segni consolidati. Punto. Sulle modificazioni e prospettive future dello strumento credo che la chitarra, quella che noi amiamo e conosciamo, (ma lo stesso per il fagotto, il flauto ecc. pur con tempistiche diverse) a brevissimo letteralmente morirà, perchè soppiantata da fenomeni di percezione sonora pretesi da cause naturali dei fruitori. Lo "Scoiattolo suicida" di Cattelan parla chiaro.

Giorgio Tortora


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Il mio esempio stava a significare che nel mondo artistico, dove quasi mai uno più uno fa due, la cifra è rappresentata dalla fotografia che riassume molteplici aspetti, non soltanto di filologia esasperata o analisi formale,

 

Non sono d'accordo.

Il "mondo artistico" (che non so cosa significhi ma penso di intuirne il significato) identifica da sempre la qualità e la tramanda ai posteri con severissimi filtri.

Se a questo aggiungiamo l'odierna bassezza, stupidità e banalità dei molteplici aspetti a cui ti riferisci, Giorgio, nei quali la musica (materia che mi interessa) annega, è ovvio che chi fa arte deve oggi più che mai tenere ben saldi i propri princìpi e non vergognarsi di esporsi per dare la propria opinione. Pena una vita di accomodamenti e pacche sulle spalle.

 

Non c'è più vile di colui che va d'accordo con tutti.


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Non è proprio come tu hai inteso Cristiano che intendevo esprimermi, colpa mia. Specifico meglio: la chitarra è sempre stata per me non un ideale artistico, ma un alibi (bellissimo) per ragionare e quindi, se la devo collocare da qualche parte ne fotografo i miei personali riferimenti formativi, poi di soddisfazione che mi ha dato, e quindi - come un parente - la sua strenua difesa. Altra cosa quando provo a contestualizzare (la chitarra) nell'ambito di un pensiero artistico. Le modificazioni di oggi ( a livello non solo artistico, ma anche sociale) seguono inesorabilmente una curva iperbolica, ovvero non sempre sono il logico sviluppo di tradizioni o di stili filtrati - come tu dici - da una naturale supremazia della qualità. Aspetti nuovi (di relazioni, di pulsioni, di imposizioni) pervadono costantemente la nostra vita finchè diverranno a breve la relativa tradizione per i nostri figli. L'esempio su HVL (che tanto ha infastidito ) andava considerato in questa ottica, ovvero riscriverne, riscoprire, magari migliorare la comprensione, è un errore - ovviamente dal mio punto di vista - perchè quelle opere (come quelle di tutti gli altri compositori) vivono dentro una fotografia nella quale la "musica" è appena una delle componenti. Quando Beethoven scrisse - per esempio - la 6° Sinfonia, chi mi vieta di pensare a quanti ripensamenti, dubbi, correzioni, ebbe il compositore prima della "fotografia" interpretativa che oggi tutti conosciamo? E se uno studioso ritrovasse in un baule un precedente versione, magari con qualche differenza, o indicazione sarebbe davvero giusto reinterpretare nella nuova chiave l'opera? Da un punto di vista scientifico sì, ma dall'altro quello della pusione no! Ora - per non associare troppo il mio intervento iniziale sull'esempio HVL - provo ancora ad aprire un pensiero: la mia "fotografia" l'ho già espressa, e così il mio percorso con la chitarra (assolutamente nella cosiddetta tradizione). Alcune mie composizioni stanno ottenendo un insperato successo in quanto scritte in termini "piacevoli", è il mio lavoro, qualche soldo con i diritti, qualche mail di stima, ma la mia testa, quei segnali nascosti che parlano a noi stessi, mi induce a considerare sempre più la chitarra quale "elemento meccanico" privo totalmente di un anima, con alcuni esecutori ad interpretarne un nuovo ruolo (magari inconsciamente), mentre molti altri - stupendi moderni manieristi - la coccolano ancora e magari si incazzano con me perchè non conosco così a fondo la storia di un brano o di un compositore. A questo punto vorrei suggerire la visione del sito di un chitarrista australiano, Tom Ward, che si sta attirando nel modo chitarristico-accademico il 99% di critiche e l'1 di consensi: unghie lunghe 3 cm, una impostazione delle mani da extraterreste, una Smallmann tagliata a metà (da suo padre, sic!). Ai Concorsi però fa discutere, e al "Mercatali" di Gorizia (forse oggi la maggior vetrina di stili e scuole in Europa) stava quasi vincendo. Il ragazzo (22 anni) non è però uno stupido, un Indiana Jones della chitarra, ma uno che difende il proprio modello con argomenti e convinzioni. Lui esegue HVL, Bach, in maniera veramente, Giuliani invece no, passando per un Domeniconi troppo scatenato e Paganini troppo esasperato, ma chi lo ascolta rimane di stucco, non lo biasima ma per un attimo non ascolta più la nobile chitarra ma la sua "modificazione". Come nella pittura del resto, o - trent'anni fa - ed esasperando il tutto, con la decisione di Pasolini nell'organizzare la propia morte ("transumar e organizzar") in nome di un futuro e tra cent'anni RITUALE ARTISTICO. E che dire di un altro precursore , Ivo Pogorelich che si affermò al mondo invertendo l'esecuzione dei movimenti nelle Sonate di L.van B. tra candele accese sul pianoforte e e abbigliamento da principe azzurro? Ecco il mio modo di considerare la chitarra da oggi in poi. I dubbi, le incazzature, gli studiosi, le simpatie e le antipatie, le certezze, internet, l'età che avanza, i crediti artistici guadagnati, forzati, meritati, o presunti (faccio parte dei presunti) indicano che l'iperbole - almeno per il sottoscritto - c'è, mentre la linea progressiva non più.

Giorgio Tortora


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Cioè una chitarra svincolata da regole interpretative, insegnamenti del passato, studi filologici, che basi la sua vita e il suo evolversi sull'inventiva personale del singolo esecutore? In realtà la chitarra vive già in questa situazione :D

Mi sembra che stia solo ora formandosi una generazione di interpreti che sa coscientemente mediare la tradizione col proprio pensiero senza far troppi danni nè al repertorio nè alla qualità dell'esecuzione stessa. Di esperimenti azzardati la storia del nostro strumento è piena, c'è bisogno di seria ricerca, svincolata da logiche di "scuole di pensiero", c'è bisogno di ricerca sul repertorio e voglia di aprirsi alle nuove pagine.

Ciao


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Nella gestazione e nell'edizione dei "Cinq Préludes", Andrés Segovia non ebbe parte alcuna. Anzi, Segovia fu preceduto, nella prima esecuzione di due dei cinque Preludi, dall'allora suo discepolo Abel Carlevaro, che ricevette i manoscritti direttamente da Villa-Lobos, con il quale aveva avuto contatti indipendentemente da Segovia.

 

Per il futuro della chitarra, sarebbe intanto utile non intorbidare il presente propagando falsità.

 

dralig

 

Sono completamente d'accordo con il sentimento espresso nell'ultima frase. Per questo motivo, è importante notare che le informazioni contenute sulla frase precedente, non si basa su prove documentali, ma sulla propaganda espressa dai discepoli di Carlevaro. Preludes 3 e 4 sono state pubblicate in Brasile sulla rivista musicale Musica Viva nel 1940. Quando HVL incontrato Segovia nel 1941, ha sicuramente dato a lui le copie delle edizioni a stampa brasiliana, e non dei manoscritti. L'affermazione che Carlevaro anteprima questi Preludi nel 1943, quasi 3 anni dopo la loro prima pubblicazione, ignora la possibilità che i chitarristi brasiliani possono essere eseguite in pubblico non appena sono disponibili. Naturalmente, non abbiamo alcuna informazione per dimostrare che hanno fatto, e per dimostrare che essi non, equivarrebbe a provare un fatto negativo. Per quanto riguarda la metodologia utilizzata da Alfredo Escando per presentare la "prova" di una prima esecuzione di Carlevaro, avrei altro da dire su questo argomento, se vi è interesse.

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