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La Chitarra e il suo futuro


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Visto che il Forum viene letto da tutti, quindi al fine di rendere a tutti noto il significato delle scuse (non si tratta infatti di messaggi privati) sarebbe interessante che Dralig specificasse meglio quali aggettivi utilizzo (sul Fronimo) per definire il metodo di lavoro di M. Ophee.

Così, giusto per capire.

Giorgio Tortora

 

Non l'ho capito questo messaggio. Forse mi sono perso qualcosa? Visto che il forum viene letto da tutti, perchè non ci degna di essere un po più chiaro?

 

Alessio

 

Molti anni fa, caro Alessio, Matanya Ophee ritrovò una pubblicazione di Sei Preludi di Antoine de L'Hoyer successivamente attribuiti, in un'edizione viennese, a Mauro Giuliani (op. 83). Matanya ritenne allora che si trattasse di un plagio, ne incolpò Giuliani e, di questa sua valutazione, fece il punto di partenza per questionare l'autenticità dell'intera opera del maestro pugliese. Nel contestare questo suo diritto musicologico sulle pagine de Il Fronimo, io - tradito da un'emozione negativa che mi fece perdere l'equilibrio - rivolsi a Matanya accuse di dilettantismo. Si badi bene, io non affermai mai che quelle opere non fossero di L'Hoyer. Intendevo invece difendere Giuliani da un sospetto molto pesante. Lo feci in modo veemente, lasciandomi prendere la mano. Matanya rispose per le rime, e io ribattei. Per quanto dura, la polemica si svolse però unicamente sulla questione metodologica: nessuno dei due addebitò all'altro di aver raccontato fanfaluche.

 

Qualche tempo dopo, scrissi a Matanya offrendogli le mie scuse per i toni che avevo adoperato. Le accettò di buon grado. Per quanto riguarda il nocciolo della questione, ciascuno rimase sulle sue posizioni. Questo non impedì a lui di dare alle stampe l'edizione del più importante lavoro musicologico scritto su Mauro Giuliani (quello di Thomas Heck), né impedì, tra di noi, il sorgere di una stima reciproca, suggellata dalle collaborazioni professionali e anche da una cordiale amicizia.

 

Ciao.

 

ag

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Ospite Alessio Olivieri
Visto che il Forum viene letto da tutti, quindi al fine di rendere a tutti noto il significato delle scuse (non si tratta infatti di messaggi privati) sarebbe interessante che Dralig specificasse meglio quali aggettivi utilizzo (sul Fronimo) per definire il metodo di lavoro di M. Ophee.

Così, giusto per capire.

Giorgio Tortora

 

Non l'ho capito questo messaggio. Forse mi sono perso qualcosa? Visto che il forum viene letto da tutti, perchè non ci degna di essere un po più chiaro?

 

Alessio

 

Molti anni fa, caro Alessio, Matanya Ophee ritrovò una pubblicazione di Sei Preludi di Antoine de L'Hoyer successivamente attribuiti, in un'edizione viennese, a Mauro Giuliani (op. 83). Matanya ritenne allora che si trattasse di un plagio, ne incolpò Giuliani e, di questa sua valutazione, fece il punto di partenza per questionare l'autenticità dell'intera opera del maestro pugliese. Nel contestare questo suo diritto musicologico sulle pagine de Il Fronimo, io - tradito da un'emozione negativa che mi fece perdere l'equilibrio - rivolsi a Matanya accuse di dilettantismo. Si badi bene, io non affermai mai che quelle opere non fossero di L'Hoyer. Intendevo invece difendere Giuliani da un sospetto molto pesante. Lo feci in modo veemente, lasciandomi prendere la mano. Matanya rispose per le rime, e io ribattei. Per quanto dura, la polemica si svolse però unicamente sulla questione metodologica: nessuno dei due addebitò all'altro di aver raccontato fanfaluche.

 

Qualche tempo dopo, scrissi a Matanya offrendogli le mie scuse per i toni che avevo adoperato. Le accettò di buon grado. Per quanto riguarda il nocciolo della questione, ciascuno rimase sulle sue posizioni. Questo non impedì a lui di dare alle stampe l'edizione del più importante lavoro musicologico scritto su Mauro Giuliani (quello di Thomas Heck), né impedì, tra di noi, il sorgere di una stima reciproca, suggellata dalle collaborazioni professionali e anche da una cordiale amicizia.

 

Ciao.

 

ag

 

Grazie per il chiarimento Maestro.

Purtroppo, non conoscendo questa vicenda -come molte altre-, non riesco spesso a cogliere il senso dei messaggi evasivi ma provocatori del sig. lindina.

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Bravo, Olivieri, che saggezza!

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sarebbe interessante che Dralig specificasse meglio quali aggettivi utilizzo (sul Fronimo) per definire il metodo di lavoro di M. Ophee

 

Giorgio, ma questo cosa c'entra con l'argomento del thread che hai aperto?

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Si Cristiano hai ragione, mi spiego meglio:

Ho scritto che la chitarra morirà, e nessuno si è nemmeno girato per scandalizzarsi dell'affermazione o magari per ragionarci sopra, ma viene colta una differenza tra preludio e studio che - pur corretta da parte del correttore - nulla centra con il pur assolutamente discutibile significato etico/morale/tradizionale/culturale di quanto io ho espresso, e giù di fanfalucheria, di divulgatore di falsità. Ma io che ho espresso il concetto di una chitarra contestualizzata alla fotografia di una serie di elementi temporali (quindi anche sociali) inserisco allora su questo sito la registrazione del Preludio n. 1 che -Villa Lobos o meno quale interprete di se stesso - dovrebbe necessariamente riaprire la "..... ultima revisione, riveduta e corretta che segue la primaria volontà di ecc. ecc......." ovviamente per me assurda. Parlo poi di Tom Ward, pretesto per "ragionare" sopra la "futura morte della chitarra", mica per dire è il nuovo verbo, e inizia una discussione su mosse e mossettine da parte di odiosi chitarristi ciccisbei, che nulla centrano (ora davvero) con l'origine della discussione. Infine, i messaggi "evasivi ma provocatori" - come sostiene Alessio Olivieri, viaggierebbero anch'essi nel contesto della mia discussione primaria. A me, di offendere gratuitamente Dralig non importa proprio nulla, tantomeno immaginare la sua disistima, però far capire il concetto mio personale della "fotografia" sì. Quella antica discussione, scritta sul Fronimo n.76, (oggi, da quanto sembra di capire in qualche modo oggetto di scuse) è la discriminante che filtra il non-dogma di qualsiasi verità chitarristica. Punto e basta.

PS per Alessio Olivieri: anch'io non sempre interpreto chiare le sue affermazioni così come lei non interpreta chiare le mie, quindi, in riferimento al "ragazzino davvero promettente" Marko Topchii da Kiev (Ukraina), quel "ragazzino" mi sembra forse irriverente per un chitarrista che merità soltanto ammirazione per quel che sa dare. Ma sa, lei mi definisce "evasivo e provocatore". Sono solo un tantino rompicoglioni a causa di un mescolamento di sangue, un poco isolano (......Venezia...) un poco meridionale e un poco slavo.

regards

Giorgio Tortora

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Ho scritto che la chitarra morirà, e nessuno si è nemmeno girato per scandalizzarsi dell'affermazione o magari per ragionarci sopra

 

La chitarra, da quel che so, ha ricevuto nel Novecento più attenzioni da parte di compositori (chitarristi e non) che mai nella sua storia. Il suo repertorio si è decuplicato e visto e considerato che uno strumento è il suo repertorio credo che possiamo stare più che tranquilli.

E' probabile, invece, che stia morendo e neanche tanto lentamente un genere di approccio alla chitarra superficiale e insipido, soppresso da nuove generazioni di interpreti che non vogliono avere a che fare con il dilettante medio che sbatte i piedi quando, di fronte al muro dell'ignoranza, non ha più dove andare.

Ho una opinione sull'assenza di reazione al tuo post.

Forse mi sbaglio ma la presenza di giovani su questo forum (la maggior parte degli utenti hanno meno di 25 anni) non alimenta ragionamenti negativi ma alimenta invece progetti, costruzione ed entusiasmo.

 

io ho espresso, e giù di fanfalucheria, di divulgatore di falsità.

 

Giorgio, scusami, detesto mettere il dito sulla piaga ma questa è la tua affermazione nel post originale: "Il nuovo revisore corresse i Preludi con nuove indicazioni attingendo - ovviamente - dai manoscritti, inserendo anche il sesto Preludio (che Segovia aveva scartato perchè secondo lui .....). "

 

Converrai con me che oggi, parlare di un VI preludio e disconoscere il valore del manoscritto a favore di una revisione degli studi e dei preludi di HVL è quantomeno provocatorio.

Non so tu ma trovo inaccettabile che un musicista conosca esclusivamente una versione filtrata (da un revisore, da una casa editrice, non fa differenza) di una pagina.

E' ciò che è accaduto per il Capriccio Diabolico di Castelnuovo-Tedesco: continuo, incredulo, a sentire pareri discordanti come se quelle due righe de "La Campanella" in fondo al brano fossero qualcosa di musicalmente valido o come se le intere sezioni tagliate fossero insignificanti.

Ho eseguito la prima di quella versione del Capriccio Diabolico e quando ci lavorai a suo tempo rimasi esterrefatto dal cambio di contenuti e di direzione che l'intervento del revisore aveva portato; trovo (dico sul serio) assurdo che alla luce della versione completa e originale (tremenda per difficoltà nella sezione dei ribattuti su tricordi e bellissima nella coda finale completamente amputata) si continui in concorso, concerto, registrazioni discografiche ad eseguire una versione che con Castelnuovo Tedesco ha poco a che vedere.

Tu di questo cosa ne pensi?

 

E visto che ci sono mi porto un po' OT (speriamo che Michele non sia lì a leggere!): Heitor Villa Lobos a mio modestissimo parere sapeva cosa era un "arpeggiato" su un accordo (tant'è che quando li vuole li indica). Ma perché continuiamo a sentire arpeggiare tutti gli accordi su sei corde? (cfr. Preludio III)

Sai cosa ho sentito, recentemente, in risposta a questa domanda "Perché generazioni di chitarristi l'hanno fatto così". Ossia, generazioni di chitarristi non hanno mai letto la musica scritta e si sono limitati ad imitare.

Non sarebbe il caso di smetterla, una buona volta?

 

quel "ragazzino" mi sembra forse irriverente per un chitarrista che merità soltanto ammirazione per quel che sa dare

 

Non so chi sia. Mi piacerebbe ascoltarlo.

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Ospite Alessio Olivieri

PS per Alessio Olivieri: anch'io non sempre interpreto chiare le sue affermazioni così come lei non interpreta chiare le mie, quindi, in riferimento al "ragazzino davvero promettente" Marko Topchii da Kiev (Ukraina), quel "ragazzino" mi sembra forse irriverente per un chitarrista che merità soltanto ammirazione per quel che sa dare. Ma sa, lei mi definisce "evasivo e provocatore". Sono solo un tantino rompicoglioni a causa di un mescolamento di sangue, un poco isolano (......Venezia...) un poco meridionale e un poco slavo.

regards

Giorgio Tortora

 

Sempre pronto a chiarire le mie affermazioni, se necessario.

Ma per carità, il mio "ragazzino" non voleva certo essere offensivo nei confronti di Marko, era solo riferito alla sua giovane età. Mi correggo in "chitarrista davvero promettente", e ribadisco la mia stima per il giovane ucraino (a cui ho fatto personalmente sinceri complimenti dopo la prova eliminatoria) . E sono felice che abbia vinto il Mercatali, un pò meno che in finale ci sia finito il suo amato Ward però, ed era questo il succo della mia obiezione. E non venga ora a dirmi che siamo andati fuori tema perchè l'australiano "ballerino" l'ha tirato in "ballo" lei, e abbiamo tutti il sacrosanto diritto di dissentire quando ci viene a dire che Ward suona tutto con idee precisione e convinzione etc. etc.. Questa è una falsità non meno grave di quella sul preludio VI di Villa-Lobos.

Io l'ho definita "evasivo e provocatore", e confermo; che lei poi si definisca un rompicoglioni poco interessa, se lo sta dicendo da solo.

 

Alessio

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Ospite Alessio Olivieri
Parlo poi di Tom Ward, pretesto per "ragionare" sopra la "futura morte della chitarra", mica per dire è il nuovo verbo, e inizia una discussione su mosse e mossettine da parte di odiosi chitarristi ciccisbei, che nulla centrano (ora davvero) con l'origine della discussione.

 

Fintanto che si continuerà nel prendere a pretesto personaggi come Ward ( e come lui tanti altri) per ragionare sulla "futura morte della chitarra" e sulle nuove frontiere etc etc.. la chitarra continuerà inesorabilmente a morire. E il fatto che gente come lei appoggi, più o meno dichiaratamente, i successi di certi personaggi nei concorsi internazionali, elimina qualsiasi mio dubbio su ciò che ho appena affermato.

 

Alessio Olivieri

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Ospite Alessio Olivieri
Bravo, Olivieri, che saggezza!

 

Per così poco! ( ... a proposito di messaggi evasivi e provocatori).

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Non so tu ma trovo inaccettabile che un musicista conosca esclusivamente una versione filtrata (da un revisore, da una casa editrice, non fa differenza) di una pagina.

E' ciò che è accaduto per il Capriccio Diabolico di Castelnuovo-Tedesco: continuo, incredulo, a sentire pareri discordanti come se quelle due righe de "La Campanella" in fondo al brano fossero qualcosa di musicalmente valido o come se le intere sezioni tagliate fossero insignificanti.

 

Il caso del Capriccio Diabolico di Mario Castelnuovo-Tedesco è completamente diverso rispetto a quello della musica per chitarra di Heitor Villa-Lobos.

Per quanto riguarda le Douze études, i Cinq Préludes e la Suite Populaire Bresiliènne l’unico responsabile di quanto fu pubblicato dalle Edizioni Max Eschig negli anni ’50 fu lo stesso Heitor Villa-Lobos. Ho trovato prove documentali ( lettere) che dimostrano con chiarezza che Segovia tentò di far pubblicare l’étude n.7 con le modifiche da lui proposte all’autore in un incontro parigino, ma Villa-Lobos ignorò volutamente i suggerimenti del chitarrista e pubblicò il testo del brano così come l’aveva concepito nel 1928 e revisionato a tra la fine degli anni ’30 e il 1947. Villa-Lobos desiderava pubblicare i suoi testi così com’erano con l’aggiunta di una diteggiatura di Segovia , ma il chitarrista declinò l’invito. Segovia fu in questo di una lungimiranza straordinaria. Ecco come spiegò la sua decisione a Villa-Lobos :

“ritengo di grande interesse per i futuri chitarristi leggere le tue Études con le diteggiature che tu hai messo. Conservare le tue indicazioni proverà che tu conosci la chitarra e che non hai scritto, come altri autori, per mio tramite, ma direttamente per lo strumento. In seconda ipotesi, forse, potrei inviare un’altra diteggiatura più precisa e più professionale, ma, credo, che il volume dovrebbe essere pubblicato così com’è. … La verità è che pubblicare il volume con le tue indicazioni aggiunge un grande motivo di interesse all’opera. … »

Non ho menzionato il Choros- n.1 perché fa eccezione in quanto fu pubblicato, presumibilmente negli anni ’20, a Buenos Aires dall’Editore Arista con una revisione di Domingo Prat che venne ristampata da Max Eschig nel 1960.

Che cosa facesse poi Segovia nei suoi dischi e nei suoi concerti con questi testi, e pure che cosa ho fatto io nel 1994 incidendone l’integralità in un cd Stradivarius, è un argomento che esula completamente da una discussione sui testi di Villa-Lobos e le loro revisioni. Semmai si tratta di storia dell’interpretazione. Ma credo dovrebbe essere oggi chiaro a chiunque che un’interpretazione, per quanto blasonata, non può essere considerata alla stregua di un testo scritto.

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