Gaetano Balzano Inviato 23 Agosto 2010 Group: Membri Topic Count: 47 Content Count: 134 Reputation: 0 Joined: 14/03/2006 Status: Offline Inviato 23 Agosto 2010 Da una prima lettura dello Studio n.7 di Gilardino, mi sembra che esso sia incentrato principalmente più su una serie di figure geometriche, di modelli o pattern (mirati a un obiettivo particolare) piuttosto che a una costruzione melodica/armonica.Ora chiedo: è proprio così? Gilardino aveva questa intenzione, o aveva prevalentemente questa intenzione quando ha composto il brano?Faccio questa domanda perchè non ho ancora letto lo Studio in oggetto con il mio Maestro, e per questo mi si perdoni la lapalissiana "figura" da eterno studente ed eterno amatore, ma la curiosità musicale è forte, per cui, corro questo rischio
Angelo Gilardino Inviato 23 Agosto 2010 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 23 Agosto 2010 Da una prima lettura dello Studio n.7 di Gilardino, mi sembra che esso sia incentrato principalmente più su una serie di figure geometriche, di modelli o pattern (mirati a un obiettivo particolare) piuttosto che a una costruzione melodica/armonica. Ora chiedo: è proprio così? Gilardino aveva questa intenzione, o aveva prevalentemente questa intenzione quando ha composto il brano? Faccio questa domanda perchè non ho ancora letto lo Studio in oggetto con il mio Maestro, e per questo mi si perdoni la lapalissiana "figura" da eterno studente ed eterno amatore, ma la curiosità musicale è forte, per cui, corro questo rischio Lo Studio in questione ha come argomento tecnico le legature chitarristiche ascendenti e discendenti; le linee contenenti tali legature possono essere singole oppure collocate all'interno di accordi, come parti mobili. Tali linee formano un quadro sonoro che viene completato con alcuni elementi privi di legature, che funzionano da interlocutori. Formalmente, si tratta di un brano a sezioni, legate da un nesso di continuità e non contrastate. Esteticamente, la composizione mira a mettere in luce il valore espressivo dei piccoli suoni prodotti dalla mano sinistra e incastonati in un ambiente armonico adeguato (almeno nelle intenzioni dell'autore). Nel genere dello Studio sono ammesse le ripetizioni e anche le progressioni - che invece vengono evitate nelle altre forme: le ammetteva persino Adorno, che riconosceva allo Studio un'autonomia formale dettata dall necessità. Negli Studi, ho fatto ampio uso di modelli - non diversamente da come hanno fatto, prima di me, Sor e Villa-Lobos -, che invece non si trovano nelle Sonate, nelle Variazioni, nei Concerti, etc. dralig
Cristiano Porqueddu Inviato 23 Agosto 2010 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 23 Agosto 2010 La curiosità musicale è forte, per cui, corro questo rischio Non c'è migliore inizio, mi creda. Da una prima lettura dello Studio n.7 di Gilardino, mi sembra che esso sia incentrato principalmente più su una serie di figure geometriche, di modelli o pattern (mirati a un obiettivo particolare) piuttosto che a una costruzione melodica/armonica. Ora chiedo: è proprio così? Posto tra Soledad (Studio n.6) e l'Omaggio ad Alban Berg (Studio n.8), Alborada è senza dubbio più leggero da un punto di vista strettamente musicale. La celebrazione del 'fragile e del piccolo', scrive Nuti nelle note al primo volume, è fatta con ironia. Aggiungo, con ironia e con una ricerca senza soluzione di continuità di costrutti armonici (non inganni il procedere cromatico delle singole cellule meccaniche) che vanno osservati dall'alto e non dentro il dedalo sinuoso (e impervio!) per poterne quantomeno intuire il percorso generale. Lo studio è un omaggio a Maurice Ravel che scrive l'Alborada del Gracioso (e 14 anni dopo ne costruisce una geniale versione per orchestra) che probabilmente ispira Gilardino per l'atmosfera irriverente, lirica e immaginifica allo stesso tempo: sbalzi di luce e di colore sono sì, propri di una scrittura Gilardiniana di quel periodo, ma anche elementi essenziali della pagina che usa il legato chitarristico (a percussione o strappamento) in modo inaudito. In poche pagine per chitarra la sequenza cromatica di più note può essere accostata a schizzi di colore, aperture di luce e improvvisa oscurità: si tratta di una delle tante sfide lanciate al chitarrista contemporaneo che deve usare la tecnica per ottenere qualcosa di più alto del numero di note suonate in un minuto. Non caschi nel tranello: il legato e le cellule (blocchi) tecniche sono solo l'inizio. Il resto è decisamente più complesso. Buon lavoro.
Gaetano Balzano Inviato 23 Agosto 2010 Group: Membri Topic Count: 47 Content Count: 134 Reputation: 0 Joined: 14/03/2006 Status: Offline Autore Inviato 23 Agosto 2010 Mi premuro di fare altre domande qualora se ne evidenzi la necessità prima che incontri il mio Maestro. Ringrazio Angelo e Cristiano per le informazioni preziosissime concernenti lo Studio in questione.
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