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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Mario Pabé - un grande liutaio sconosciuto


Angelo Gilardino
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Sono ora in grado di aggiungere notizie riguardanti la figura dello straordinario liutaio italiano Mario Pabè, al quale mi sono riferito in un mio precedente messaggio.

 

Un paio d'anni fa, l'amico Luigi Biscaldi acquistò una chitarra di un liutaio a lui ignoto. Gli era stata offerta da un privato che si era rivolto a lui, nel conservatorio dove ha cattedra (Alessandria). Provai lo strumento, e ne fui molto colpito: la sua sonorità era piena, trasparente e ricca di colori e di nuances, sensibilissima alle varianti d'attacco. L'etichetta indicava che la chitarra era stata costruita nel 1965 da tale Mario Pabè di Turate (provincia di Como). La fattura era sobria e sapiente. Con tutta la mia devozione per i Gallinotti e i de Bonis - i grandi maestri della liuteria italiana del Novecento storico - dovetti ammettere che non avevo mai provato un loro strumento che potesse uguagliare quello che avevo appena collaudato.

 

Non potei al momento proseguire la ricerca, ma in questo inizio d'anno ho deciso che volevo saperne di più. Una chitarra di quella categoria non poteva essere stata costruita da un giovane: era evidentemente il frutto di una lunga esperienza. Ma come poteva il nome di colui che tale sapere aveva accumulato risultare del tutto ignoto anche a chitarristi anziani come me e persino ad Antonio Barbieri - lucidissimo ultranovantenne, memoria storica del mondo chitarristico milanese e brianzolo - per non parlare di personaggi come Mario Dell'Ara, i liutai Gioachino Giussani (cresciuto all'ombra di Raspagni) e Lorenzo Frignani - tutti cadenti dalle nuvole al nome di Pabè? Mi è venuta in mente la sola ipotesi ragionevole: quest'uomo aveva costruito per decenni senza firmare, e la sola condizione in cui aveva potuto fare ciò era quella di dipendente di una fabbrica di chitarre. A Milano, nella prima metà del Novecento, la maggior casa musicale che aveva un laboratorio con dipendenti era quella di Antonio Monzino. L'ipotesi si è rivelata fondata.

 

Ieri infatti ho potuto far visita alla figlia del liutaio. Mario Pabè nacque nel 1910 e morì nel 1969 (il giorno di Pasqua). Fece l'apprendistato in quel di Alessandria - la figlia non mi ha saputo dire con chi, ma mi sembra ovvio immaginare che sia andato a prendere lumi da Gallinotti. Poi, il lavoro da Monzino: chissà quante centinaia di chitarre avrà costruito Pabè in via Larga (ho avviato una ricerca presso la Fondazione Monzino per appurare qualcosa in più). Nel 1963, le sue condizioni di salute sono già compromesse: affetto da cardiopatia, viene collocato a riposo come invalido. A questo punto inizia la sua produzione in proprio, etichettata e firmata con il suo nome, nel laboratorio di Turate (Como). Lavorò solo cinque anni - per giunta non particolarmente fecondi, a causa della malattia. Non credo che la sua produzione sia andata oltre i trenta pezzi - forse meno: questo spiega la sua assenza dal panorama della liuteria italiana.

 

Ieri ho avuto modo di esaminare l'unico strumento rimasto in possesso della figlia, che me lo ha ceduto.

Essendo ora di mia proprietà, non è corretto che io mi sporga in elogi: dico soltanto che - se pur inattivo come chitarrista dal 1981 - una sommaria ripulitura e il cambio delle corde (datate 1965, come la chitarra) mi hanno dato una sensazione che avevo dimenticato - la stessa che provai quando Pietro Gallinotti mi consegnò nel 1968 la chitarra che aveva costruito per me.

 

Ora dovrò affidare questo strumento alle cure di un liutaio colto, per effettuare alcuni piccoli restauri.

 

Scriverò un articolo su "Suonare" per rendere omaggio alla figura di questo maestro della liuteria italiana.

 

dralig

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Sono ora in grado di aggiungere notizie riguardanti la figura dello straordinario liutaio italiano Mario Pabè, al quale mi sono riferito in un mio precedente messaggio.

 

Un paio d'anni fa, l'amico Luigi Biscaldi acquistò una chitarra di un liutaio a lui ignoto. Gli era stata offerta da un privato che si era rivolto a lui, nel conservatorio dove ha cattedra (Alessandria). Provai lo strumento, e ne fui molto colpito: la sua sonorità era piena, trasparente e ricca di colori e di nuances, sensibilissima alle varianti d'attacco. L'etichetta indicava che la chitarra era stata costruita nel 1965 da tale Mario Pabè di Turate (provincia di Como). La fattura era sobria e sapiente. Con tutta la mia devozione per i Gallinotti e i de Bonis - i grandi maestri della liuteria italiana del Novecento storico - dovetti ammettere che non avevo mai provato un loro strumento che potesse uguagliare quello che avevo appena collaudato.

 

Non potei al momento proseguire la ricerca, ma in questo inizio d'anno ho deciso che volevo saperne di più. Una chitarra di quella categoria non poteva essere stata costruita da un giovane: era evidentemente il frutto di una lunga esperienza. Ma come poteva il nome di colui che tale sapere aveva accumulato risultare del tutto ignoto anche a chitarristi anziani come me e persino ad Antonio Barbieri - lucidissimo ultranovantenne, memoria storica del mondo chitarristico milanese e brianzolo - per non parlare di personaggi come Mario Dell'Ara, i liutai Gioachino Giussani (cresciuto all'ombra di Raspagni) e Lorenzo Frignani - tutti cadenti dalle nuvole al nome di Pabè? Mi è venuta in mente la sola ipotesi ragionevole: quest'uomo aveva costruito per decenni senza firmare, e la sola condizione in cui aveva potuto fare ciò era quella di dipendente di una fabbrica di chitarre. A Milano, nella prima metà del Novecento, la maggior casa musicale che aveva un laboratorio con dipendenti era quella di Antonio Monzino. L'ipotesi si è rivelata fondata.

 

Ieri infatti ho potuto far visita alla figlia del liutaio. Mario Pabè nacque nel 1910 e morì nel 1969 (il giorno di Pasqua). Fece l'apprendistato in quel di Alessandria - la figlia non mi ha saputo dire con chi, ma mi sembra ovvio immaginare che sia andato a prendere lumi da Gallinotti. Poi, il lavoro da Monzino: chissà quante centinaia di chitarre avrà costruito Pabè in via Larga (ho avviato una ricerca presso la Fondazione Monzino per appurare qualcosa in più). Nel 1963, le sue condizioni di salute sono già compromesse: affetto da cardiopatia, viene collocato a riposo come invalido. A questo punto inizia la sua produzione in proprio, etichettata e firmata con il suo nome, nel laboratorio di Turate (Como). Lavorò solo cinque anni - per giunta non particolarmente fecondi, a causa della malattia. Non credo che la sua produzione sia andata oltre i trenta pezzi - forse meno: questo spiega la sua assenza dal panorama della liuteria italiana.

 

Ieri ho avuto modo di esaminare l'unico strumento rimasto in possesso della figlia, che me lo ha ceduto.

Essendo ora di mia proprietà, non è corretto che io mi sporga in elogi: dico soltanto che - se pur inattivo come chitarrista dal 1981 - una sommaria ripulitura e il cambio delle corde (datate 1965, come la chitarra) mi hanno dato una sensazione che avevo dimenticato - la stessa che provai quando Pietro Gallinotti mi consegnò nel 1968 la chitarra che aveva costruito per me.

 

Ora dovrò affidare questo strumento alle cure di un liutaio colto, per effettuare alcuni piccoli restauri.

 

Scriverò un articolo su "Suonare" per rendere omaggio alla figura di questo maestro della liuteria italiana.

 

dralig

Leggerò "Suonare",la storia e l'enfasi che le persone mettono nella chitarra a suonarla o divulgarla o a costruirla è per me coinvolgente.
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Un paio d'anni fa, l'amico Luigi Biscaldi acquistò una chitarra di un liutaio a lui ignoto. Gli era stata offerta da un privato che si era rivolto a lui, nel conservatorio dove ha cattedra (Alessandria). Provai lo strumento, e ne fui molto colpito: la sua sonorità era piena, trasparente e ricca di colori e di nuances, sensibilissima alle varianti d'attacco. L'etichetta indicava che la chitarra era stata costruita nel 1965 da tale Mario Pabè di Turate (provincia di Como). La fattura era sobria e sapiente. Con tutta la mia devozione per i Gallinotti e i de Bonis - i grandi maestri della liuteria italiana del Novecento storico - dovetti ammettere che non avevo mai provato un loro strumento che potesse uguagliare quello che avevo appena collaudato.

 

Non potei al momento proseguire la ricerca, ma in questo inizio d'anno ho deciso che volevo saperne di più. Una chitarra di quella categoria non poteva essere stata costruita da un giovane: era evidentemente il frutto di una lunga esperienza. Ma come poteva il nome di colui che tale sapere aveva accumulato risultare del tutto ignoto anche a chitarristi anziani come me e persino ad Antonio Barbieri - lucidissimo ultranovantenne, memoria storica del mondo chitarristico milanese e brianzolo - per non parlare di personaggi come Mario Dell'Ara, i liutai Gioachino Giussani (cresciuto all'ombra di Raspagni) e Lorenzo Frignani - tutti cadenti dalle nuvole al nome di Pabè? Mi è venuta in mente la sola ipotesi ragionevole: quest'uomo aveva costruito per decenni senza firmare, e la sola condizione in cui aveva potuto fare ciò era quella di dipendente di una fabbrica di chitarre. A Milano, nella prima metà del Novecento, la maggior casa musicale che aveva un laboratorio con dipendenti era quella di Antonio Monzino. L'ipotesi si è rivelata fondata.

 

Ieri infatti ho potuto far visita alla figlia del liutaio. Mario Pabè nacque nel 1910 e morì nel 1969 (il giorno di Pasqua). Fece l'apprendistato in quel di Alessandria - la figlia non mi ha saputo dire con chi, ma mi sembra ovvio immaginare che sia andato a prendere lumi da Gallinotti. Poi, il lavoro da Monzino: chissà quante centinaia di chitarre avrà costruito Pabè in via Larga (ho avviato una ricerca presso la Fondazione Monzino per appurare qualcosa in più). Nel 1963, le sue condizioni di salute sono già compromesse: affetto da cardiopatia, viene collocato a riposo come invalido. A questo punto inizia la sua produzione in proprio, etichettata e firmata con il suo nome, nel laboratorio di Turate (Como). Lavorò solo cinque anni - per giunta non particolarmente fecondi, a causa della malattia. Non credo che la sua produzione sia andata oltre i trenta pezzi - forse meno: questo spiega la sua assenza dal panorama della liuteria italiana.

 

Ieri ho avuto modo di esaminare l'unico strumento rimasto in possesso della figlia, che me lo ha ceduto.

Essendo ora di mia proprietà, non è corretto che io mi sporga in elogi: dico soltanto che - se pur inattivo come chitarrista dal 1981 - una sommaria ripulitura e il cambio delle corde (datate 1965, come la chitarra) mi hanno dato una sensazione che avevo dimenticato - la stessa che provai quando Pietro Gallinotti mi consegnò nel 1968 la chitarra che aveva costruito per me.

 

Ora dovrò affidare questo strumento alle cure di un liutaio colto, per effettuare alcuni piccoli restauri.

 

Scriverò un articolo su "Suonare" per rendere omaggio alla figura di questo maestro della liuteria italiana.

 

dralig

 

L'articolo in memoria di Mario Pabè, scritto ieri, verrà pubblicato dalla rivista musicale "Suonare" nel numero di aprile.

 

 

dralig

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Io Suonare(Seicorde e Guitart) di cui sono abbonatolo( tutti e tre) li leggo tutti nella mezzora di attesa in macchina a scuola, aspettando la campanella d'inizio lezioni.Vado apposta prima proprio per poterli tranquillemente leggerli.I cd li ascolto la domenica. Adesso con Pabè ,mi si è prolungata l'attesa per aprile,ma nel frattempo, ho letto di Ferdinand Rebay,del mese di gennaio,quello di febbraio (e anche quelli successivi)mi arrivano sempre a fine mese.Pazienza.

Mario Pabè, ti aspetto,ciao.

le poste sono quelle che sono che dobbiamo fa?!?

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Mario Pabè, ti aspetto,ciao.

le poste sono quelle che sono che dobbiamo fa?!?

 

A fine mese, stipendio e riviste. E' una combinazione architettata tra il ministero delle finanze e quello delle poste, per tirar su il morale ai professori.

 

dralig

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Io Suonare(Seicorde e Guitart) di cui sono abbonatolo( tutti e tre) li leggo tutti nella mezzora di attesa in macchina a scuola, aspettando la campanella d'inizio lezioni.Vado apposta prima proprio per poterli tranquillemente leggerli.I cd li ascolto la domenica. Adesso con Pabè ,mi si è prolungata l'attesa per aprile,ma nel frattempo, ho letto di Ferdinand Rebay,del mese di gennaio,quello di febbraio (e anche quelli successivi)mi arrivano sempre a fine mese.Pazienza.

Mario Pabè, ti aspetto,ciao.

le poste sono quelle che sono che dobbiamo fa?!?

 

A fine mese, stipendio e riviste. E' una combinazione architettata tra il ministero delle finanze e quello delle poste, per tirar su il morale ai professori.

 

dralig

A ecco.... c'è sempre qualcuno che si immerge nelle tue personali informazioni musicali,e io che pensavo di non essere osservato quanto leggo in macchina-ora mi girero spesso.

P.s. Lo stipendio ............. va be lasciamo stare , per fortuna la lettura non me la toglie nessuno

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Io Suonare(Seicorde e Guitart) di cui sono abbonatolo( tutti e tre) li leggo tutti nella mezzora di attesa in macchina a scuola, aspettando la campanella d'inizio lezioni.Vado apposta prima proprio per poterli tranquillemente leggerli.I cd li ascolto la domenica. Adesso con Pabè ,mi si è prolungata l'attesa per aprile,ma nel frattempo, ho letto di Ferdinand Rebay,del mese di gennaio,quello di febbraio (e anche quelli successivi)mi arrivano sempre a fine mese.Pazienza.

Mario Pabè, ti aspetto,ciao.

le poste sono quelle che sono che dobbiamo fa?!?

 

A fine mese, stipendio e riviste. E' una combinazione architettata tra il ministero delle finanze e quello delle poste, per tirar su il morale ai professori.

 

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A ecco.... c'è sempre qualcuno che si immerge nelle tue personali informazioni musicali,e io che pensavo di non essere osservato quanto leggo in macchina-ora mi girero spesso.

P.s. Lo stipendio ............. va be lasciamo stare , per fortuna la lettura non me la toglie nessuno

Volevo solo aggiungere per la "finanza e le poste", che leggo anche Il Fronimo,mio giornale storico abbonato dagli anni '80
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  • 2 settimane dopo...

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Sono ora in grado di aggiungere notizie riguardanti la figura dello straordinario liutaio italiano Mario Pabè, al quale mi sono riferito in un mio precedente messaggio.

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Sharon Isbin all'età di nove anni venne indirizzata all'acquisto di una chitarra di Mario Pabé dal suo insegnante.

Risulta in uno speciale intitolato "Classical Guitar Answer Book"

 

SharonIsbin_ClassicalGuitarAnsweBook.png

 

dove Sharon Isbin risponde a 50 domande sulla chitarra.

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Sharon Isbin all'età di nove anni venne indirizzata all'acquisto di una chitarra di Mario Pabé dal suo insegnante.

Risulta in uno speciale intitolato "Classical Guitar Answer Book"

 

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dove Sharon Isbin risponde a 50 domande sulla chitarra.

Adoro da anni Sharon,non lo mai incontrata ne vista da vicino, ma sapere che usava chitarre italiane,mi rende ancora più orgoglioso di amarla virtualmente.
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  • 1 mese dopo...

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Buongiorno, oggi ho acquistato la rivista suonare per leggere l'articolo dedicato a Mario Pabé, ma non l'ho trovato.

Qualcuno ha qualche informazione al riguardo.

Grazie a tutti

Giuseppe

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