Alfredo Franco Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 14 Maggio 2006 Ho comprato il cd con i concerti di Castelnuovo-Tedesco di cui si era già parlato nel forum.Castelnuovo-Tedesco, Complete Guitar ConcertosCat.No.: 7615EAN Code: 5029365761529Format: 1 CDLabel: Brilliant ClassicsComposer: Castelnuovo-TedescoPerformed by:Orchestra Sinfonica Abruzzese under Michael Summers, Massimo Felici and Lorenzo Micheli (guitars)Un applauso ai chitarristi, all'orchestra e al direttore, veramente un gran bel disco.Veniamo al secondo concerto x chitarra e orchestra (che non conoscevo). Sono rimasto profondamente toccato dalla complessità di questo lavoro.Non mi stupisce che Segovia (che se non erro ne fece richiesta) abbia poi deciso di non inciderlo, nè di eseguirlo; in effetti il lavoro si potrebbe forse definire una sinfonia concertante.Il ruolo della chitarra è infatti piuttosto ridimensionato rispetto al primo concerto o al concerto x 2 chitarre, e l'organico orchestrale svolge un ruolo che va oltre la classica dialettica solista/orchestra.Il primo tempo è decisamente poco "concertistico".Piuttosto contentuto nei modi e nei toni, si apre con una semplice frase chitarristica poi ripresa dall'orchestra alla quale si alterna un curioso episodio di note ribattute quasi espressionista; come una sorta di Asturias vista nello specchio Paolino.Il tempo centrale, un tema con variazioni, è uno dei momenti più profondi di tutta l'opera di Castelnuovo-Tedesco; drammatico (ma non melodrammatico) è strutturato in un crescendo espressivo che lascia sgomenti per la capacità di articolazione del pensiero musicale.Inevitabile una riflessione sulla fiducia illuministica del compositore che alla fine di tanta introspezione, non rinuncia ad un accordo di chitarra in maggiore che suona come un inequivocabile sigillo stilistico.Il tempo finale non funge da momento liberatorio.Io lo trovo anzi piuttosto enigmatico e ad ascoltarlo mi sembra di stare in una settecentesca voliera di passeri meccanici.Bellissimo l'impasto creato dagli strumenti a fiato e dalle note acute della chitarra.Si chiude con un' ironica quanto spiazzante frase di tromba.
Angelo Gilardino Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Maggio 2006 Ho comprato il cd con i concerti di Castelnuovo-Tedesco di cui si era già parlato nel forum. Il ruolo della chitarra è infatti piuttosto ridimensionato rispetto al primo concerto o al concerto x 2 chitarre, e l'organico orchestrale svolge un ruolo che va oltre la classica dialettica solista/orchestra. Perspicuo tutto quello che ha scritto riguardo il Secondo Concerto, aedo, ma forse questa Sua valutazione del ruolo della chitarra può trarre in inganno e far supporre che l'ìimpegno del solista sia inferiore a quello richiesto nel primo Concerto. Non è così - il chitarrista ha un daffare superiore. E' il risalto solistico che si ridimensiona, perché l'orchestra, oltre ad ispessirsi, lavora di più, e quindi il chitarrista non la fa da padrone... dralig
Angelo Gilardino Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Maggio 2006 Il tempo centrale, un tema con variazioni, è uno dei momenti più profondi di tutta l'opera di Castelnuovo-Tedesco; drammatico (ma non melodrammatico) ...anche se è impossibile ascoltare l'epilogo senza pensare a Madama Butterfly...Castelnuovo-Tedesco amava molto Puccini, e ogni tanto... C'è una fuga ne "Les guitares bien temperées" che rievoca un motivo di "Turandot"...e altre cose decisamente pucciniane. dralig
Angelo Gilardino Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Maggio 2006 Il tempo centrale, un tema con variazioni, è uno dei momenti più profondi di tutta l'opera di Castelnuovo-Tedesco; drammatico (ma non melodrammatico) è strutturato in un crescendo espressivo che lascia sgomenti per la capacità di articolazione del pensiero musicale. Sgomenti un corno. Lì è arrivato lui? Bene, da lì si riparte, e non si scrive nemmeno una nota senza specchiarsi nel suo magistero. Ha capito, aedo? La partita da giocare è una sola, quella. Si penta e righi dritto, altrimenti guai a Lei. dralig
Alfredo Franco Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Autore Inviato 14 Maggio 2006 Eh, ma come si fa ad andare "oltre"? Cioè, la coscienza di "possedere" il linguaggio altrui cosa richiede?
Angelo Gilardino Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Maggio 2006 Eh, ma come si fa ad andare "oltre"? Cioè, la coscienza di "possedere" il linguaggio altrui cosa richiede? "Possedere" il linguaggio altrui come nozione, come sapere, come artigianato, implica - ricorro a un'espressione tipica dei miei allievi, non senza mitigarla un tantino - "farsi il mazzo" per impossessarsene. Dopodiché uno ha il diritto di farsi un linguaggio proprio. E questo richiede di farsi il mazzo un'altra volta. Sono stato chiaro? dralig
Alfredo Franco Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Autore Inviato 14 Maggio 2006 Chiarissimo. Un doppio mazzo insomma. Io però, ormai, nutro qualche dubbio sull'arte intesa come disciplina del pensiero. Sono anzi portato a vivere il mio essere "artista" come una sorta di gioco, o se vogliamo come un dono. Si tratta allora di trovare una via per non disperdere il dono e allo stesso tempo di vivere la disciplina come un' evoluzione positiva, per la mente e per il corpo. C'è poi lo scoglio analitico della frustrazione del possibile fallimento che è un po' il tallone di achille della mia struttura di personalità...ma che ovviamente non può essere una scusa.
Angelo Gilardino Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Maggio 2006 Chiarissimo.Un doppio mazzo insomma. Io però, ormai, nutro qualche dubbio sull'arte intesa come disciplina del pensiero. Sono anzi portato a vivere il mio essere "artista" come una sorta di gioco, o se vogliamo come un dono. Tutte scuse. Lei è un ragazzo pigro. Spero che Le venga un salutare senso di colpa. dralig
Pico Inviato 14 Maggio 2006 Group: Membri Topic Count: 3 Content Count: 28 Reputation: 0 Joined: 29/04/2006 Status: Offline Inviato 14 Maggio 2006 Chiarissimo.Un doppio mazzo insomma. Io però, ormai, nutro qualche dubbio sull'arte intesa come disciplina del pensiero. Sono anzi portato a vivere il mio essere "artista" come una sorta di gioco, o se vogliamo come un dono. Si tratta allora di trovare una via per non disperdere il dono e allo stesso tempo di vivere la disciplina come un' evoluzione positiva, per la mente e per il corpo. ...Perché arte come discplina del pensiero?...Io sarei più propenso a definirla com esperienza esistenziale, che implica ricerca, riflessione, intuizione e conoscenza-coscienza di se stessi e della propria natura... Certo, in questa ricerca può entrare in gioco anche la speculazione filosofica ma non è una condicio sine qua non...
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