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Sto frequentando il corso di composizione organizzato dalla Scuola Civica di Torino nella classe (siamo ben in due!) del m° Giulio Castagnoli.

A tale corso primario è stato associato il corso complementare di Lettura della partitura che, almeno in questa prima fase, non è null'altro che un corso base di pianoforte.

Capisco perfettamente che il pianoforte - per le sue peculiarità e caratteristiche - sia da un punto di vista didattico al centro di determinati percorsi formativi.

La domanda che mi e vi pongo però è: un compositore non improvvisato che segua un percorso formativo serio e completo deve per forza saper suonare il pianoforte ?

Un conto è "conoscore profondamente" uno strumento (tecniche, stili, dinamiche, scrittura musicale ecc), un'altro è saperlo anche suonare.

Con questa logica un compositore che scrive opere orchestrali, per essere davvero completo, dovrebbe sapere suonare tutti gli strumenti dell'organico.

Cosa ne pensate ?

 

Taltomar


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Inviato

Sto frequentando il corso di composizione organizzato dalla Scuola Civica di Torino nella classe (siamo ben in due!) del m° Giulio Castagnoli.

A tale corso primario è stato associato il corso complementare di Lettura della partitura che, almeno in questa prima fase, non è null'altro che un corso base di pianoforte.

Capisco perfettamente che il pianoforte - per le sue peculiarità e caratteristiche - sia da un punto di vista didattico al centro di determinati percorsi formativi.

La domanda che mi e vi pongo però è: un compositore non improvvisato che segua un percorso formativo serio e completo deve per forza saper suonare il pianoforte ?

Un conto è "conoscore profondamente" uno strumento (tecniche, stili, dinamiche, scrittura musicale ecc), un'altro è saperlo anche suonare.

Con questa logica un compositore che scrive opere orchestrali, per essere davvero completo, dovrebbe sapere suonare tutti gli strumenti dell'organico.

Cosa ne pensate ?

 

Taltomar

 

I programmi di studio dei conservatori italiani obbligano gli iscritti al corso di composizione a studiare pianoforte - studio chiamato "lettura della partitura" - fino a raggiungere, al momento dell'esame, una preparazione comparabile a quella di uno studente di pianoforte del settimo-ottavo anno. Si tratta di un retaggio della cultura musicale italiana, governata da musicisti pianocentrici che influenzarono il legislatore. Oggi, con la possibilità di avvalersi di programmi di notazione musicale che permettono di ascoltare in playback la musica che si scrive - dai compiti di armonia fino alle composizioni orchestrali - tale impegno appare facoltativo. In aggiunta, ai chitarristi che frequentano il corso di lettura della partitura viene spesso imposto di tagliare le unghie delle dita della mano destra, incompatibili con lo sviluppo della tecnica pianistica. Questa fu la ragione per la quale, in gioventù, scelsi di studiare composizione e non pianoforte. Mi rivolsi a un valido maestro che, in cinque anni (la metà della durata del corso in conservatorio) mi insegnò l'armonia, il contrappunto, la fuga, le forme musicali e che mi diede anche qualche lezione di orchestrazione. Il non poter disporre di un pianoforte, lungi dal danneggiare la mia formazione, stimolò lo sviluppo della peculiare capacità di immaginare e di sentire "interiormente" la musica scritta, capacità che considero la più importante risorsa del mio bagaglio di musicista. Infatti, componendo per orchestra, scrivo direttamente in partitura, senza bisogno di una redazione pianistica, e controllo perfettamente ogni dettaglio anche senza bisogno di suonare il pianoforte. Da quando, poi, ho incominciato ad adoperare Finale e Sibelius, il lavoro di scrittura - con i suoi andirivieni di ripensamenti e di correzioni - si è enormemente semplificato e accorciato, e francamente - pur senza auspicare l'abolizione del corso di lettura della partitura - mi sento di consigliare ai giovani chitarristi di evitare il dilemma unghie si-unghie no e di studiare composizione privatamente, o nelle istituzioni straniere che non impongono agli allievi di composizione di diventare anche studenti di pianoforte.

 

dralig

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I programmi di studio dei conservatori italiani obbligano gli iscritti al corso di composizione a studiare pianoforte - studio chiamato "lettura della partitura" - fino a raggiungere, al momento dell'esame, una preparazione comparabile a quella di uno studente di pianoforte del settimo-ottavo anno. Si tratta di un retaggio della cultura musicale italiana, governata da musicisti pianocentrici che influenzarono il legislatore. Oggi, con la possibilità di avvalersi di programmi di notazione musicale che permettono di ascoltare in playback la musica che si scrive - dai compiti di armonia fino alle composizioni orchestrali - tale impegno appare facoltativo. In aggiunta, ai chitarristi che frequentano il corso di lettura della partitura viene spesso imposto di tagliare le unghie delle dita della mano destra, incompatibili con lo sviluppo della tecnica pianistica. Questa fu la ragione per la quale, in gioventù, scelsi di studiare composizione e non pianoforte. Mi rivolsi a un valido maestro che, in cinque anni (la metà della durata del corso in conservatorio) mi insegnò l'armonia, il contrappunto, la fuga, le forme musicali e che mi diede anche qualche lezione di orchestrazione. Il non poter disporre di un pianoforte, lungi dal danneggiare la mia formazione, stimolò lo sviluppo della peculiare capacità di immaginare e di sentire "interiormente" la musica scritta, capacità che considero la più importante risorsa del mio bagaglio di musicista. Infatti, componendo per orchestra, scrivo direttamente in partitura, senza bisogno di una redazione pianistica, e controllo perfettamente ogni dettaglio anche senza bisogno di suonare il pianoforte. Da quando, poi, ho incominciato ad adoperare Finale e Sibelius, il lavoro di scrittura - con i suoi andirivieni di ripensamenti e di correzioni - si è enormemente semplificato e accorciato, e francamente - pur senza auspicare l'abolizione del corso di lettura della partitura - mi sento di consigliare ai giovani chitarristi di evitare il dilemma unghie si-unghie no e di studiare composizione privatamente, o nelle istituzioni straniere che non impongono agli allievi di composizione di diventare anche studenti di pianoforte.

 

dralig

 

La ringrazio per la risposta.E' per me consolatoria.

Le confesso che effettivamente stavo distribuendo in maniera sbilanciata (tra molti rimorsi) il tempo dedicato allo studio serale, riservando un 80% agli esercizi ed allo studio dell'armonia ed un 20% alla tecnica pianistica (senza taglio di unghie come concordato con l'insegnante di Lettura della partitura).

Verificherò con la segreteria della scuola quale possa essere eventualmente una soluzione alternativa.

 

Taltomar


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Negli anni ottanta quando ebbi una minima possibilità di seguire delle lezioni di composizioni,cercai di farlo,con insegnati che a Napoli sono considerati tra i migliori. Uno mi chiese troppi soldi (che non avevo),e dovetti abbandonare, dopo un po,e un 'altro(non faccio i nomi,perchè non so se vogliono essere citati,anche perchè non li vedo da quegli anni), mi fece il gesto tipico di chi imita la chitarra,senza averla mai suonata,e aggiunse il sorriso al tutto,e disse ah sei un chitarrista,e tutto fini lì. Sono passati più di trent'anni,e ancora da solo mi arrabatto sulla composizione, trovando sempre soluzioni un po per volta,e cercando consigli di chi me li può dare,e il pianoforte non è mai entrato nella composizione(anche se alcuni anni lo studiato,ma al di fuori della composizione,perchè volevo conoscere Beethoven).Volevo solo dire che io non uso il piano per la composizione(ma non dico che non serva,non è mio compito,per carità),sto solo mettendo la mia esperienza ,se avessi avuto (negli anni ottanta)la possibilità di seguire le lezioni di composizione,e mi avrebbero costretto a tagliare le unghie per farlo, allora avrei abbandonato io ,questa è una cosa certa.

 

La ringrazio anche per la Sua testimonianza.

Anch'io non ho nulla contro il pianoforte; al contrario lo adoro e lo considero uno strumento affascinante e talvolta, come per altro la chitarra, delizioso.

Volevo solo capire come e quanto potesse incidere in un percorso formativo basato sullo studio della composizione. Le Vostre risposte sono state più che esaustive.

 

Taltomar


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Io ho studiato lettura della partitura, e l'insegnante di allora (persona intelligentissima) me la fece studiare alla chitarra.

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