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debonis86

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  1. massimo laura suona milonga di jorge cardoso presso la facoltà di giurisprudenza dell'università degli studi dell'insubria di como http://www.youtube.com/watch?v=y08bEUbD2WY
  2. A me, di recente, è capitato un caso simile: un editore che non riconosce di avere la titolarità dell'opera, pur avendola: non gli risulta - nel suo archivio - di aver pubblicato un'opera di un noto giurista recentemente scomparso. E non sono riuscito a convincerlo! Fortunatamente, ho trovato una fotocopia in una biblioteca civica di varese...
  3. "Personaggio storico?" "Maldini." E probabilmente in una eventuale discussione su temi più seri avrebbe anche da dire la sua. E chiederebbe persino di rispettare il suo punto di vista. In effetti Paolo Maldini è un po' troppo come personaggio "storico"... Ma forse si riferiva a Cesare Maldini!
  4. forse hai invertito "melodica" con "naturale". O sbaglio?
  5. La mia domanda iniziale si appuntava sul perché le scale minori sono considerate prevalentemente nella modificazione melodica, anche - per per fare un esempio - in sede d'esame (oppure, si pensi alle scale di Segovia). Mi chiedevo il perché di questo "abbandono" della minore naturale, la quale - a mio avviso - meriterebbe un trattamento privilegiato perché le sue varianti (armonica, melodica...) sono di carattere soggettivo. Mentre solo la naturale ha dignità strutturale. PS: perché riserva di 9 suoni? ah no...certo..ho capito...semplicemente perchè la melodica contempla la naturale quando discende...si semplifica i 9 suoni...devi pensarli come una riserva... ok sul fatto che ciò che varia nel modo minore è solo il secondo tetracordo (sia naturale, armonica, melodica)? quindi il modo di la minore è: la si do re mi fa fa# sol sol# (la) nelle sue possibili combinazioni contempla tutte le alterazioni del modo naturale, armonico, melodico Dunque, riassumo per vedere se ho capito: è preferita la melodica perché quando discende è naturale, quindi la melodica è "di fatto" melodica+naturale.
  6. La mia domanda iniziale si appuntava sul perché le scale minori sono considerate prevalentemente nella modificazione melodica, anche - per per fare un esempio - in sede d'esame (oppure, si pensi alle scale di Segovia). Mi chiedevo il perché di questo "abbandono" della minore naturale, la quale - a mio avviso - meriterebbe un trattamento privilegiato perché le sue varianti (armonica, melodica...) sono di carattere soggettivo. Mentre solo la naturale ha dignità strutturale. PS: perché riserva di 9 suoni?
  7. Siamo tutti felicemente innamorati degli interventi magistrali del maestro Gilardino, tanto che ringraziarlo ogni volta mi parebbe fuori luogo...
  8. purtroppo, non riesco a vedere: c'è un controllo activeX che me lo impedisce, ma non so quale
  9. Allora preferisco le napoletane
  10. Da un punto di vista strumentale, forse, può non avere senso, come dici; ma almeno per l'orecchio le differenze sono notevoli. Del resto, armonicamente, una minore naturale è diversa dalla relativa maggiore. Insomma, io sto cercando di capire se c'è qualcosa di più, che non la semplice differenza di tastiera (per così dire), per preferire una minore melodica alla sua naturale.
  11. In effetti, Cristiano, io stavo pensando più all'aspetto musicale che non a quello tecnico-strumentale. In altre parole, se ho ben capito alcune mie recenti letture (da mero studente-principiante), le alterazioni in VI e/o VII, in quanto non appartenenti all'armatura di chiave, sono eventuali. Sicché mi pareva più costruttivo familiarizzare con la minore naturale e non con la armonica e la melodica.
  12. perché sono preferite, nello studio e - credo - all'esame, le scale minori melodiche? c'è una regola in proposito o si tratta di mera prassi?
  13. maestro, appena disponibile, può postare il link?
  14. sì, ha proprio studiato troppo!
  15. secondo me, è il tuo pc lento!
  16. debonis86

    Metronomo

    ne cervavo una un po' piu' accreditata e completa... ci sarà?
  17. debonis86

    Metronomo

    cerco una tabella di corrispondenza dei tempi del metronomo.
  18. Calma. Bisogna prima leggere, poi capire e poi giudicare. Sono inutili le pubblicazioni che si limitano a riportare, in forma più o meno diversa, cose già note dai tempi del metodo di Aguado. Molte pubblicazioni appartengono a questa categoria, ma ne esistono altre che contengono dei contributi originali allo sviluppo della tecnica, e queste non sono "fuffa commerciale". dralig Maestro, perdonami la generalizzazione, ma la mia affermazione era limitata al "tecnicismo estremo"; ho in mente qualche esempio (ma ovviamente non posso citarli) di lavori che ripetono sempre gli stessi esercizi, che altro non sono che inutili varianti della triade segoviana. Ricordiamoci che ho iniziato questo post con l'alternativa Giuliani Vs. Carulli: nel mio intento non c'è di negare l'importanza di un esercizio, e dello sviluppo della tecnica, ma di consideralo il mezzo che consente di raggiungere un risultato espressivo, come la padronanza della lingua consente di esprimere un pensiero. A dire il vero, come ha giustamente osservato Selvafiorita, siamo andati fuori tema. Ma almeno è stato un fuoritema interessante. Volendo rientrare in topic, si potrebbe dire che gli arpeggi di Giuliani servono ad acquisire la tecnica per megli esprimere i preludi di Carulli?
  19. Assolutamente, nessun intento polemico. La mia è solo una constatazione che si svolge su due piani (intrecciando quanto discusso con lei e quanto con il M° Gilardino): 1) la tecnica pofessata da Segovia si risolve, alla fine, nelle scale diatoniche, nelle legature e negli arpeggi di Giuliani. 1° conlusione: lo stesso Maestro faceva un uso contenuto della tenica: limitata ai fondamentali, che ogni chitarrista non può non avere tra le dita, dal dilettante al professionista. 2° conclusione: non trovo esatto attribuire all'insegnamento di Segovia una enfatizzazione del momento tecnico, in quanto la tecnica dallo stesso professata si risolve, in fin dei conti, a quanto farebbe chiunque spontanemaente e a quanto hanno fatto e fanno importanti didatti italiani (si pensi al Chiesa, le cui opere didattiche seguono, appunto, la triade segoviana). 3° conclusione: del resto, quando ascolto Segovia, io sono piu' attratto dalle sue capacità espressive che non dalla sua tecnica, che forse non è nemmeno la piu' eccelsa (mentre, eccelse erano certamente le capacità interpretative). Secondo me, fare di Segovia un tecnico è una operazione errata. 2) Se Segovia si è limitato a scale, legati e arpeggi di Giuliani, la domanda è questa: che fare di tutto quel tecnicismo estremo che oggi c'è sul mercato? a me pare fuffa commerciale (4° conclusione)!
  20. In sintesi, gli esercizi suggeriti dal grande Maestro sono: a) scale (ed. Columbia); legati (ed. Columbia); c) arpeggi Giuliani, con varianti personali; Insomma, se questi sono gli esercizi, allora direi proprio che l'utilità di un esercizio quotidiano appare di immediata evidenza. Much ado about nothing?
  21. Chi agisce in questo modo non è un maestro. E' un laido mercante. dralig però accade spesso.... ce n'è tanta di roba fatta così sul mercato.
  22. ...semplicemente che questo non è proprio l'insegnamento di Carulli! O meglio è un 'pastiche' fatto da Terzi dei principi enunciati da Carulli nel Metodo op.27! Per Carulli il concetto di posizione riguarda la posizione del primo dito della mano sinistra rispetto la tastiera (II posizione indice sul II tasto, III posizione indice al III tasto, IV posizione indice al IV tasto, e così di seguito). Da queste posizioni si ricavano le altre note della scala sulle corde successive. Quanto esposto da Terzi è abbastanza "arzigogolato" e meno immediato di quanto invece riportato sull'edizione originale del Metodo di Carulli. Poiché la cosa è abbastanza lunga da spiegare nei dettagli, un consiglio: una "sana" lettura del Metodo di Carulli, in edizione originale, chiarirà ogni dubbio! Saluti Piero Viti per caso hai il pdf dell'edizione orginale da mandarmi?
  23. quando dice che da una stessa posizione di possono fare scale in quattro tonalita'.... ecco, che vuol dire?
  24. Si riferisce alle scale e agli esercizi sulle legature edite dalla Columbia? o c'è qualcos'altro che ignoro? Dubito che il maestro, che abbia scritto un metodo, poi, lo esegue quotidianamente: il manuale è scritto per l'allievo, e l'autore non lo rilegge tutti i giorni. E ciò a tacer d'altro, come ad esempio alle esigenze commerciali, che portano i maestri a scrivere qualunque cosa solo per venderla... ma che in realtà non vale nulla. Insomma, la personalizzazione del percorso e la relatività del metodo, secondo me, sono la chiave di lettura per ogni disciplina.
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