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Un pochino pesante come risposta. 

 

Tutt'altro. 

L'analfabetismo informatico (a tutti i livelli, figuriamoci nella composizione musicale...) è una amarissima realtà italiana.


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Mario Castelnuovo Tedesco intratteneva la sua corrispondenza su carta azzurra e, fino alla fine, si è rifiutato di usare la penna biro, se non per appuntare qualche nota; Victor Hugo  scriveva soltanto  su fogli di color rosa; Stravinski evidenziava le parti usando i colori rosso e verde.

Non credo si possa loro obiettare qualcosa.

 

Infatti, nessuno l'ha mai fatto; né alcuno ha mai contestato a chi preferisce seguitare a comporre con carta e penna il sacrosanto diritto di farlo. Le argomentazioni a favore della notazione musicale computerizzata sono state addotte in riferimento al lavoro in sé - cioè a quel che si può fare con i diversi sistemi di scrittura da parte di chiunque, non da parte di Tizio e di Caio, che possono tranquillamente continuare a zuccherare il caffè o a sorbirlo amaro, a loro incontestabile piacimento. 
 
A margine: Castelnuovo-Tedesco talvolta scriveva su carta azzurra (cioè adoperando i biglietti postali che, a scrittura terminata, si richiudevano su sé stessi come delle buste), ma adoperava anche - e molto spesso - normalissima carta da lettera bianca e leggera, appositamente creata per la posta aerea. 
 
dralig

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Tutt'altro. 

L'analfabetismo informatico (a tutti i livelli, figuriamoci nella composizione musicale...) è una amarissima realtà italiana.

Perché, a scoppio ritardato, Alfredo Franco si è affidato ad un avvocato difensore? Non credo proprio ne abbia avuto bisogno.

 

L'apodittica difesa inoltre non adduce motivi  pertinenti, lamentando io la scelta della parola, il cui impiego (lato e pregnante) risulta malignamente subliminale : e questa si che è veramente un' amarissima realtà!


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A margine: Castelnuovo-Tedesco talvolta scriveva su carta azzurra (cioè adoperando i biglietti postali che, a scrittura terminata, si richiudevano su sé stessi come delle buste), ma adoperava anche - e molto spesso - normalissima carta da lettera bianca e leggera, appositamente creata per la posta aerea. 
 
dralig

 

Come dralig sa, sono in possesso di parecchia corrispondenza spedita da M.Castelnuovo Tedesco  a Gangi-Carfagna. Essa copre il periodo che va dal 1954 al1968 (alcune lettere appaiono  "scottanti" ma spero di pubblicarle con i dovuti permessi).
Tutta la sua corrispondenza  è stilata su biglietti-lettera ripiegabili di posta aerea; sono sempre azzurri  contornati in rosso e blu..
Penso quindi il contrario, e cioè che il "talvolta" debba essere riferito alla "normalissima carta bianca e leggera", mai da me riscontrata ma del cui impiegoi  non posso dubitare.
La cosa che mi sono sempre domandato invece è come mai, sia da Beverly Hills che da Firenze, Castelnuovo scrivesse sempre sui ripiegabili azzurri e devo concludere che se li portasse dietro anche durante gli spostamenti transoceanici, vista la presentazione da noi desueta.
Con normali biglietti bianchi e illustrati di piccolo formato era solito invece inviarmi gli auguri per Natale, Pasqua o ricorrenze personali.

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Perché, a scoppio ritardato, Alfredo Franco si è affidato ad un avvocato difensore? Non credo proprio ne abbia avuto bisogno.

 

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Come dralig sa, sono in possesso di parecchia corrispondenza spedita da M.Castelnuovo Tedesco  a Gangi-Carfagna. Essa copre il periodo che va dal 1954 al1968 (alcune lettere appaiono  "scottanti" ma spero di pubblicarle con i dovuti permessi).
Tutta la sua corrispondenza  è stilata su biglietti-lettera ripiegabili di posta aerea; sono sempre azzurri  contornati in rosso e blu..
Penso quindi il contrario, e cioè che il "talvolta" debba essere riferito alla "normalissima carta bianca e leggera", mai da me riscontrata ma del cui impiegoi  non posso dubitare.
La cosa che mi sono sempre domandato invece è come mai, sia da Beverly Hills che da Firenze, Castelnuovo scrivesse sempre sui ripiegabili azzurri e devo concludere che se li portasse dietro anche durante gli spostamenti transoceanici, vista la presentazione da noi desueta.
Con normali biglietti bianchi e illustrati di piccolo formato era solito invece inviarmi gli auguri per Natale, Pasqua o ricorrenze personali.

 

 

La risposta è ovvia. MCT scriveva su biglietti postali pieghevoli le lettere brevi, il cui argomento poteva essere esaurito in una facciata - anche se talvolta aggiungeva PS in verticale nei margini lasciati liberi dalla scrittura ordinaria - e adoperava invece carta da lettera leggera, da posta aerea, quando voleva scrivere lettere più lunghe, riguardanti temi che non potevano essere esauriti nello spazio limitato di un biglietto postale. Passando ad altro tema, credo che non ci sia motivo per astenersi dal pubblicare lettere di personaggi storici, quale che sia la loro incandescenza. I permessi verranno accordati: lo do per certo.

 

dralig


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Infatti, nessuno l'ha mai fatto; né alcuno ha mai contestato a chi preferisce seguitare a comporre con carta e penna il sacrosanto diritto di farlo. Le argomentazioni a favore della notazione musicale computerizzata sono state addotte in riferimento al lavoro in sé - cioè a quel che si può fare con i diversi sistemi di scrittura da parte di chiunque, non da parte di Tizio e di Caio, che possono tranquillamente continuare a zuccherare il caffè o a sorbirlo amaro, a loro incontestabile piacimento. 
 
A margine: Castelnuovo-Tedesco talvolta scriveva su carta azzurra (cioè adoperando i biglietti postali che, a scrittura terminata, si richiudevano su sé stessi come delle buste), ma adoperava anche - e molto spesso - normalissima carta da lettera bianca e leggera, appositamente creata per la posta aerea. 
 
dralig

 

Ho capito quello che dici: alcune lettere, più lunghe, sono infatti senza il riquadro colorato ed in genere erano spedite da via dei Bardi.

A me però il colore è sembrato sempre azzurrino (o grigio-perla, se vuoi) e non bianco, il che non è di nessuna importanza, Sono anch'esse  scritte  con la medesima stilo: inchiostro bleu  su fogli volanti del colore della busta.

La missiva più corposa che mi concerne è del 24 luglio 1964 ( una pagina fronte e retro più le quattro numerate contenenti la prefazione al "Profilo"); l'affrancatura è costituita da un Espresso "cavalli etruschi" da lit.75 più un francobollo "Italia turrita" da lit.50.

I famosi biglietti-lettera americani portavano un bollo direttamente stampato con l'effigie di John Kennedy; la posta aerea per l'Italia costava undici cent. I biglietti pesanti, in busta, arrvavano a venti.

La corrispondenza con Gangi, professionale, più corposa e meno intima (ma simpaticamente complice),  essendo iniziata dal 1954, non poteva ovviamente avere queste stesse caratteristiche "postali". La veste dell'invio  appare però pressappoco eguale.

Ho riesumato, come ti dissi, il "Ricordo di Castelnuovo-Tedesco" da Chitarra e Musica  ( scrissero nell'ordine Ciurlo, Carfagna, Gilardino, Tonazzi e Parkening  [sembra una formazione di basket]).

Penso che l'uso insostituibile della posta elettronica toglierà molto sapore a molte osservazione e questo tipo di documenti sarà ambìto perché considerato tale da  essere riesumato come appartenente alla preistoria. 

D'altra parte, nessuno  -a cominciare proprio da noi- è disposto a tirar fuori la vecchia Olivetti Lettera 32 o, come nel tuo caso, un' arcigna Triumph (citazione).


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Certamente postare  l’analisi armonica e strutturale scritta dal M° Carlo Francesco Defranceschi  sulla Sonata III di M.M. Ponce risulterebbe assai interessante per gli amici del forum e non solo. Letta in anteprima mi è sembrata scritta in maniera colta ma allo stesso tempo comprensibile. Con Carlo commentiamo spesso insieme il repertorio Contemporaneo più colto o pseudo tale e, sollecitato da me fino alla nausea, lo sto invitando a fare la “tac” a diverse sonate e devo dire che sono estremamente sorpreso dalle conclusioni tratte dall’amico Compositore.

...analisi pubblicata  e letta con attenzione e piacere, quando riuscirò a dedicarmi allo studio di queste splendide pagine di Ponce sono certo mi sarà di grandissima utilità..

grazie a Carlo Francesco Defranceschi e a Cristiano Porqueddu...

 

http://icoloridellachitarra.it/2014/06/19/manuel-maria-ponce-sonata-iii/

 

 

Faccio notare che quello scritto era intitolato "Alcune note sull'interpretazione" - quindi non mirava a uno studio analitico del testo, ma soltanto a una serie di considerazioni di indole formale che, a parere dell'autore, avrebbero dovuto costituire i fondamenti di una lettura non di pura decifrazione. Si trattava, in sosrtanza, della scrittura di una parte di una lezione sulla Sonata Terza. 

dralig

...la pubblicazione, se possibile, dell'articolo del M° Gilardino, sarebbe la "ciliegina sulla torta" :)


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...analisi pubblicata  e letta con attenzione e piacere, quando riuscirò a dedicarmi allo studio di queste splendide pagine di Ponce sono certo mi sarà di grandissima utilità..

grazie a Carlo Francesco Defranceschi e a Cristiano Porqueddu...

 

Sono soddisfatto che sia giunta gradita a te, Rossano, come ad altri attraverso risposta privata, questa "frettolosa bozza" di lettura armonica.

Assolutamente lontana da rivestire pretese di privilegiato disegno di "indicazione interpretativa" (evidente la mia relativa "incapacità"), risulta stesa con il mero intendimento di evidenziare il fascinoso "environment" del "respiro armonico" sotteso. Questo complesso aspetto, talora trascurato e sottovalutato, concede al contrario, presso eleganti pagine quali la Sonata III, vivida, sensuale e compiaciuta "ritmicità pittorica".  

 

"Grazie, Cristiano!" 

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