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Ospite Gianluca Vanità
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Io cercavo di seguire la discussione..mi ricordavo cronologicamente dove fosse..e non lo vedo più..ecco tutto..
Ti credo...ovviamente...e ti ringrazio..


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Io cercavo di seguire la discussione..mi ricordavo cronologicamente dove fosse..e non lo vedo più..ecco tutto..

 

 

Lo spostamento di messaggi avviene se il messaggio può essere interessante per la creazione di un nuovo thread o se, di per sé, forma una novità.


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La distinzione tra "compositori in genere" e "compositori soltanto per chitarra" ha senso fino a che mette a confronto un sinfonista e un autore che ha scritto soltanto pezzi per chitarra sola. Non ha più senso dal momento in cui un compositore - pur collocando la chitarra al centro della sua opera - scrive anche per orchestra e per formazioni da camera.

 

 

 

Non ho voluto istituire categorie diverse, ma con la locuzione di  "compositori in genere" volevo soltanto farmi capire dai più- Del resto,, nella precedente lista che hai fatto, figurano come "creatori di musica" una parte di coloro che hanno scritto soltanto per chitarra, e tra essi unoo solo dei tempi nostri, cioè' Domeniconi, una volta  archiviato Barrios  che non è certo uno dei Compositori 2014, come recita il titolo di questa discussione.

Non me ne volere, ma stavolta non  siamo in sintonia, tanto più che oggi "sinfonisti" non  ne esistono  più  e "creatori di sinfonie" forse.

Carlo.


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La lista non l'ho fatta io, ho riportato, in estrema sintesi, ma fedelmente, quello che risulta dalla lettura del libro in questione. 

Riassumo: si è partiti dalla domanda riguardante i nomi dei compositori che potrebbero rivoluzionare la musica per chitarra.

Ho risposto che la rivoluzione non è né necessaria né possibile. Potrebbe aver luogo solo nella consapevolezza che i chitarristi hanno del repertorio già esistente. E ce ne sarebbe bisogno.

Al seguito, per allegare alla mia asserzione dati esistenti e disponibili a chiunque li voglia leggere, ho citato un libro e ne ho riferito brevissimamente il contenuto.

Mi sembra lineare.

 

dralig


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Io penso che Addis si riferisse ad importanti compositori d'oggi che nulla o quasi hanno scritto per chitarra, e ho citato Benjamin e Pintscher per questo motivo, ma potrei anche inserire Harrison Birtwistle -o Boulez, che non mi garba. 


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Potremmo provare a "rigirare" la domanda iniziale e magari cercare di capire inizialmente cosa piace alla maggior parte dei chitarristi "oggi" inteso e riferito alla  modalità di scrittura compositiva: uno stile modale? tonale? atonale, seriale? e/o una ricerca più estrema con linguaggi sviluppati  più o meno dai tempi di Petrassi, passando per Donatoni, Manzoni, arrivando a Solbiati ecc.ecc. o tutt'altro che questi stili (sembrerebbe di si).

Più che "innovare" la chitarra il problema forse risiede anche e principalmente nelle scritture compositive attualmente in atto. 

La letteratura del 900,  e oltre (come sapete benissimo) ha arricchito la chitarra con brani di qualità perché ha seguito il percorso che la Musica in generale stava compiendo e i compositori dedicandole pagine hanno contribuito a questo. I casi più felici sono sotto i nostri occhi, non sempre nelle nostre orecchie e nei gusti della maggior parte degli interpreti.

E' un pò il cane che si morde la coda: un buon esecutore non è necessariamente un vero interprete e un buon compositore non è detto sia un vero creatore ma magari un ottimo e abile artigiano.

Quindi, dove siamo "arrivati" oggi con la scrittura musicale? problema che ovviamente non riguarda soltanto la chitarra ma anzi si auspica che lei ne faccia parte per non restare esclusa.

 

Forse potrà sembrare fuori tema la mia piccola osservazione ma la lista della spesa di eventuali autori senza dire appunto come scrivono e in che modo non ha molto senso.

 

Marcello

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Dove siamo "arrivati"? L'arrivo è la conclusione di un procedere verso una destinazione, nota o ignota. A meno che non si voglia tornare alla santa inquisizione (e relative condanne) sui materiali, io credo che ci si debba rendere conto del fatto che non si arriva a nessuna meta, che lo scopo del procedere è solo la ricerca, e che le definizioni dell' "andare avanti" e del "tornare indietro" sono bolse metafore. La sola, vera domanda è: la navigazione è condotta con senno, sapienza, onestà, coraggio,  o si va alla deriva? Cristoforo Colombo partì per le Indie, e sbarcò in America. Era un buon navigatore. Quando la sua vedetta gridò "terra", non importava il "dove", ma il fatto che la navigazione avesse avuto un senso. Io sono stufo di sentire il compositore Tizio - che crede di "andare avanti" - criticare il compositore Caio - accusato di "tornare indietro". Mi interessa invece capire, dovunque vadano Tizio e Caio, se sanno navigare e se hanno una buona caravella. Non c'è un "arrivo", c'è solo un "andare", e non c'è un "dove", ma solo un "come". T.S. Eliot dedicò il suo poema "The Waste Land" a Ezra Pound chiamandolo "il miglior fabbro". Bene, quando si parla di compositori, vogliamo parlare di fabbriceria musicale? Se no, la strada la conosciamo: si "parte" da Adorno e si "arriva" ad Allevi. 

 

dralig

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Il mio primo insegnante di composizione rispose, ad una professoressa che sosteneva che oggi non si dovrebbero più usare le triadi: "guarda che in tutto lo schifo che scrivi un do maggiore casualmente spunterà fuori".


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Vladimir il punto non è proibire o non usare una triade "oggi".. le note sono 12 alla fine.. quello che è interessante è l'organizzazione delle idee, il progetto che è dietro un'opera (senza arrivare a commettere gli errori alla Boulez)..una volta esisteva (ed esiste ancora) l'idea tematica, il motivo, oggi esiste la "figurazione", il gesto, i campi armonici ecc..ecc.. ma "dietro le quinte" le mosse sono alla fine quelle del linguaggio altrimenti il tutto perde di senso. Nessuno vieta di scrivere una Sonata oggi o una Fuga e del resto sparare quattro note a caso non fa di un compositore un genio dell'innovazione. La ricerca, appunto, dei molteplici parametri e di un eventuale proprio linguaggio che affonda le conoscenze nella storia percorrendola e assimilandola al fine di trovare ed elaborare ciò che si ritiene consono alla propria idea/personalità.. G.  de Machault è tutt'oggi un innovatore infin dei conti..


Dove siamo "arrivati"? L'arrivo è la conclusione di un procedere verso una destinazione, nota o ignota. A meno che non si voglia tornare alla santa inquisizione (e relative condanne) sui materiali, io credo che ci si debba rendere conto del fatto che non si arriva a nessuna meta, che lo scopo del procedere è solo la ricerca, e che le definizioni dell' "andare avanti" e del "tornare indietro" sono bolse metafore. La sola, vera domanda è: la navigazione è condotta con senno, sapienza, onestà, coraggio,  o si va alla deriva? Cristoforo Colombo partì per le Indie, e sbarcò in America. Era un buon navigatore. Quando la sua vedetta gridò "terra", non importava il "dove", ma il fatto che la navigazione avesse avuto un senso. Io sono stufo di sentire il compositore Tizio - che crede di "andare avanti" - criticare il compositore Caio - accusato di "tornare indietro". Mi interessa invece capire, dovunque vadano Tizio e Caio, se sanno navigare e se hanno una buona caravella. Non c'è un "arrivo", c'è solo un "andare", e non c'è un "dove", ma solo un "come". T.S. Eliot dedicò il suo poema "The Waste Land" a Ezra Pound chiamandolo "il miglior fabbro". Bene, quando si parla di compositori, vogliamo parlare di fabbriceria musicale? Se no, la strada la conosciamo: si "parte" da Adorno e si "arriva" ad Allevi. 

 

dralig

Infatti per "arrivo" virtuale (e quindi illusorio) intendevo un percorso che tiene conto della realtà storica, di una timeline che parte dalle origini, assimilando e conoscendo i linguaggi e le modalità usate e tutt'ora in atto. Tutto sommato non credo che Adorno sia migliore di Machault per fare un esempio a caso. Il punto rimane trovare e ricercare il proprio modo operativo e operare in quello con significato e contenuti, che poi sia una Sonata (ovvio che non sarà nello stile Mozartiano "oggi" per tanti motivi ma non perché non sia valido, semplicemente perché di Mozart ne abbiamo avuto uno) o una Fuga o una composizione "libera"? dipenderà da tantissimi fattori ma mi risulta difficile credere che Allevi sia posizionabile dopo Adorno in senso stilistico.

Che uno possa condividere o meno è indubbio che, un Donatoni (un nome a caso) ha compiuto un percorso, una ricerca e appunto risulta difficile "dopo", per il semplice fatto temporale, ascoltare Allevi e sentirsi dire che è un compositore innovativo!?..preferisco Machault mille volte, è sicuramente più moderno. L'importante è essere in cammino, l'arrivo presuppone un traguardo e quindi una fine.

Dico sempre ai miei allievi che Schonberg ha scritto delle cose splendide prima di scrivere e utilizzare la dodecafonia e non necessariamente di ordine inferiore. Poi il resto è storia..


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Il mio primo insegnante di composizione rispose, ad una professoressa che sosteneva che oggi non si dovrebbero più usare le triadi: "guarda che in tutto lo schifo che scrivi un do maggiore casualmente spunterà fuori".

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Il guaio è proprio in quel "casualmente",, ben altro sarebbe stato un "volutamente"..
D'altra parte sono sicuro che la "professoressa" avrà a sua volta definito "schifo" il lavoro dell'altro e  insieme avrebbero potuto procedere  ad altrui linciaggi innescando così l'ennesima  catena di Sant'Antonio.
La critica è un diritto sacrosanto, che va però esercitato costruttivamente,  in  modo esauriente e rispettoso..
 
C.

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