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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Giulio Regondi "Introduction et Caprice, Op.23", Florian Larousse


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Ecco un compositore per l'epoca innovativo e "avanti"..e che sicuramente gli editori non hanno amato perchè la sua musica non era alla portata dei "dilettanti"..peccato che ha scritto poche opere..ma i soli studi bastano a far capire la levatura del suo pensiero, ecco un esempio (secondo me) di cosa significa "innovare" rispetto alla musica di Giuliani, Sor ecc.ecc. armonie interessanti, disposizioni strumentali a parti late. insomma un bel balzo in avanti..per la chitarra..il solo secondo studio (fatti i dovuti riferimenti stilistici e dell'epoca) contiene più armonie di quasi tutta la produzione di Giuliani..avete presente?..

 

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Gli studi sono dei veri gioielli musicali. Questa pagina, poi, è un vero capolavoro della musica romantica per chitarra.

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Povero Giuliani, sempre lui per gli stracci. L'armonia la sapeva usare eccome ma lo stile italiano imponeva altre strade e direi che l'ultimo libro di Riboni lo dimostra ampiamente. Per quanto riguarda l'aspetto puramente meccanico penso fosse un innovatore assoluto e rimango sempre colpito quando suono alcuni suoi studi, bisognerà aspettare Villa-Lobos per ritrovare certe soluzioni tecniche.


Aggiungo che Regondi fu un astro assoluto e unico. La sua concezione strumentale non solo era superiore a tutti i suoi contemporanei ma anche ai quella delle generazioni successive. Lo stesso Tarrega non compete a livello e formale e armonico. Intendo Regondi non diede vita ad un nuovo movimento chitarristico ma rimase solo nella sua suprema arte, non si può paragonare a nessuno.

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Haha, è vero, Giuliani si prende sempre delle legnate sulla schiena!

Che conoscesse armonia e contrappunto è indubbio, nei suoi lavori cameristici e nei concerti ci sono tante cose interessanti che sono lì a dimostrarlo, e conoscendo la sensibilità musicale di Marcello sono peraltro certo che non intendesse additare Giuliani come compositore poco capace.

 

Ancora oggi però capita di leggere cose veramente poco consone alla sua statura di innovatore nel campo della musica per e con chitarra, la qual cosa mette in evidenza quanta strada ci sia ancora da fare in certi ambiti.

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Povero Giuliani, sempre lui per gli stracci. L'armonia la sapeva usare eccome ma lo stile italiano imponeva altre strade e direi che l'ultimo libro di Riboni lo dimostra ampiamente. Per quanto riguarda l'aspetto puramente meccanico penso fosse un innovatore assoluto e rimango sempre colpito quando suono alcuni suoi studi, bisognerà aspettare Villa-Lobos per ritrovare certe soluzioni tecniche.

Aggiungo che Regondi fu un astro assoluto e unico. La sua concezione strumentale non solo era superiore a tutti i suoi contemporanei ma anche ai quella delle generazioni successive. Lo stesso Tarrega non compete a livello e formale e armonico. Intendo Regondi non diede vita ad un nuovo movimento chitarristico ma rimase solo nella sua suprema arte, non si può paragonare a nessuno.

 

Non volevo sminuire Giuliani, anche volendo lo stile armonico che ovviamente adopererà Regondi è di tutt'altra estetica e poetica, appunto ma mentre Giuliani "trascrive" una musica da camera e orchestrale sulla chitarra, cosa che avviene anche nelle Sonate per pianoforte di Mozart, Beethoven; Regondi inizierà quel processo di scrittura idiomatica che con il pianoforte si realizzerà con Chopin e altri..quando ascolti (suoni) Giuliani senti un trio, un quartetto, un ensemble da camera (legni, archi) in miniatura sapientemente adattati sul nostro strumento certo ma .. quando ascolti (suoni) Regondi la chitarra inizia a..essere se stessa..

spero di essermi spiegato meglio.. ;)

l'op. 111 le famose "Ore di Apollo" del pugliese potrebbero essere un ottimo saggio per un lavoro di orchestrazione per allievi/studenti provetti e interessati alla musica oltre che alle terzine infuocate "rossiniane" dell'autore. 

 

con simpatia

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Non volevo sminuire Giuliani, anche volendo lo stile armonico che ovviamente adopererà Regondi è di tutt'altra estetica e poetica, appunto ma mentre Giuliani "trascrive" una musica da camera e orchestrale sulla chitarra, cosa che avviene anche nelle Sonate per pianoforte di Mozart, Beethoven; Regondi inizierà quel processo di scrittura idiomatica che con il pianoforte si realizzerà con Chopin e altri..quando ascolti (suoni) Giuliani senti un trio, un quartetto, un ensemble da camera (legni, archi) in miniatura sapientemente adattati sul nostro strumento certo ma .. quando ascolti (suoni) Regondi la chitarra inizia a..essere se stessa..

spero di essermi spiegato meglio.. ;)

l'op. 111 le famose "Ore di Apollo" del pugliese potrebbero essere un ottimo saggio per un lavoro di orchestrazione per allievi/studenti provetti e interessati alla musica oltre che alle terzine infuocate "rossiniane" dell'autore. 

 

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Sono completamente d'accordo con te Marcello,hai inquadrato benissimo la situazione. Tu la composizione la conosci bene e su Regondi dici cose che condivido pienamente. Ascoltando questo brano ,mi è venuto di riascoltarlo altre volte, molte altre volte. Regondi nel suo temperamento mi fa sentire triste e forte allo stesso momento. Il suo modo di mettere le note una appresso all'altra,non è per niente casuale, scaturiscono da una voglia di esserci e dichiarare il suo amore alla vita,sia pur nella sua giovanissima età di compositore di splendide pagine di musica piena di forza.

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Caro Raffaele, non conosco bene la composizione, mi limito a studiarla con passione e cerco di capire le cose che amo suonare (e non).

Ad ogni modo se provi a fare un semplice esercizio di orchestrazione su uno studio (ad esempio) dell'opera 111 di Giuliani, vedrai che avrai solo l'imbarazzo a quale strumenti affidare le parti: legni, archi ecc..mentre la stessa cosa con uno studio di Regondi inizia a essere tortuosa se non proprio inefficace e costretto a modificare pesantemente la scrittura.

Questo è un " semplice" processo storico-compositivo che è avvenuto nella storia della musica: si è partiti dalla voce/voci a cui il liuto inizialmente ha compresso (zippato) le voci lasciando la sola melodia al soprano e suonando le tre restanti voci a mo' di accordi (armonie) fino ad arrivare a quella che sarà la vera scrittura per strumento: quella cosa che dovrebbe poter fare solo lo strumento in questione e nessun altro, (scrittura idiomatica) pena la perdita di quella magia sonoriale che le appartiene (allo strumento).

 

Buona serata

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Caro Raffaele, non conosco bene la composizione, mi limito a studiarla con passione e cerco di capire le cose che amo suonare (e non).

Ad ogni modo se provi a fare un semplice esercizio di orchestrazione su uno studio (ad esempio) dell'opera 111 di Giuliani, vedrai che avrai solo l'imbarazzo a quale strumenti affidare le parti: legni, archi ecc..mentre la stessa cosa con uno studio di Regondi inizia a essere tortuosa se non proprio inefficace e costretto a modificare pesantemente la scrittura.

Questo è un " semplice" processo storico-compositivo che è avvenuto nella storia della musica: si è partiti dalla voce/voci a cui il liuto inizialmente ha compresso (zippato) le voci lasciando la sola melodia al soprano e suonando le tre restanti voci a mo' di accordi (armonie) fino ad arrivare a quella che sarà la vera scrittura per strumento: quella cosa che dovrebbe poter fare solo lo strumento in questione e nessun altro, (scrittura idiomatica) pena la perdita di quella magia sonoriale che le appartiene (allo strumento).

 

Buona serata

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mi trovo pienamente daccordo

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