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Riconoscere compositori e chitarristi


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Se mi accompagnassero ad un concerto di chitarra classica "BENDATO" Alla fine direi : ineccepibile la lettura dei vari compositori facili da riconoscere.  Bach, H. Villa Lobos,  Castelnuovo Tedesco, A. Gilardino, Alfredo Franco , ecc...... E del chitarrista cosa potrei dire?  Tecnicamente super talentuoso , brillante ecc... però avrei qualche difficoltà a riconoscere il nome, forse perché c'è ne sono molti di estremamente bravi. 

 Negli anni 60/70 anche " bendato" avrei riconosciuto i vari Bream, Diaz , Segovia, Williams o Yepes.

Nel recente passato, alcuni compositori si sottoponevano al carisma e allo stile del concertista vedi A. Segovia . Nel presente, il chitarrista è talmente preparato nel mettere i compositori in "cattedra" limitando il suo stile.

 Ora mi domando , avere difficoltà nel riconoscere il nome del chitarrista concertista è solo un mio limite?        

 

        saluti prof.

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I chitarristi dotati di personalità sono individualmente ben caratterizzati e riconoscibilissimi, come accade in ogni altra categoria di strumentisti. 

Anzi, è più facile riconoscere il suono di un chitarrista che quello di un pianista.

 

dralig

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Nel recente passato, alcuni compositori si sottoponevano al carisma e allo stile del concertista vedi A. Segovia . Nel presente, il chitarrista è talmente preparato nel mettere i compositori in "cattedra" limitando il suo stile.

        

bè, di chitarristi così bravi da far ascoltare il Compositore prima di sè stessi non ne conosco molti, e comunque sarebbe un pregio non una pecca. Tornando alla tua domanda...non è così difficile poi, la chitarra vive di colore, di timbro, di delicate nuances che ognuno fa emergere (o non fa emergere) a seconda della propria sensibilità e della propria capacità tecnica ed espressiva. 

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L'interprete che si ingegna di far risaltare tutti gli aspetti dell'opera che esegue non corre alcun rischio di cancellare sé stesso e i valori peculiari  della sua arte. 

Se il suo livello è effettivamente molto alto, può riuscire a cancellare ogni traccia esteriore della sua bravura, ogni residuo di sforzo e, ovviamente, ogni tratto esibizionistico. Ma non potrà mai - né lo vorrebbe - nascondere le prerogative del suo stile - dal fraseggio alla tavolozza timbrica, dalla cavata alla gamma dinamica, etc. 

dralig

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Ospite josquin

Aggiungerei un modesto contributo agli autorevolissimi pareri espressi.

A parte l'idea ricca di suggestioni che qualcuno possa essere trascinato bendato a un concerto di chitarra, nel tuo intervento operi una sorta di capovolgimento: non è che i compositori si sottomettessero al carisma e allo stile di Segovia, era lui che "arricchiva" le composizioni grazie al carisma e allo stile (suscitando ovviamente elogi e critiche), aveva un'enorme personalità; il chitarrista oggi non è più "preparato" perchè mette in cattedra il compositore, potremmo dire che è più "oggettivo", ma forse questo chitarrista non ha una grande personalità.

Quello che, invece, il tuo intervento mette in evidenza è, secondo me, il fatto che la tecnica chitarristica, la didattica, l'approfondimento del repertorio, grazie soprattutto a personalità qui presenti, hanno raggiunto un ivello di maturazione tale da generare un naturale fenomeno di omologazione. Chitarristi dotati, ben formati e accompagnati nella loro crescita, raggiungono oggi uno standard esecutivo di tutto rispetto che permette loro di affrontare il repertorio in maniera assolutamente corretta tecnicamente e stilisticamente. E ce ne sono tanti. 

Tra questi, come è naturale, emergono alcuni che manifestano una personalità originale, regalando, in esecuzioni comunque rispettose, interpretazioni in grado di rivelare aspetti ancora nascosti delle composizioni che affrontano. Sono quelli che sicuramente si riconoscono anche bendati.

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@dralig,  Se come dice Lei ,la tecnica è perfetta quando presenta il risultato artistico annullandosi in esso "la sublima" cancellando ogni traccia esteriore della sua bravura ,ci troviamo di fronte ad un chitarrista di livello altissimo. E che non voglia nascondere la sua personalità e il suo stile mi sembra ovvio   "tenendo presente però,  che il bagaglio chitarristico è sempre  piu' contaminato e spesso emulato  ,vedi Christopher Parkening  nei confronti di A. Segovia  . però il mio limite,  che Lei dice di non avere ,è proprio questo faccio difficoltà a riconoscere i contemporanei perché appunto troppo bravi a focalizzare il sentire del compositore e avendo nel cuore e nelle dita molte tracce seppur nobilissime dei grandi capiscuola del passato.  " mi piacerebbe sentire anche il parere di qualche chitarrista oltre Giorgio Signorile che ringrazio".

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Io penso che andare bendati a un concerto di chitarristi,è un emozione che dovremmo provare tutti. Forse è un po assurda la cosa,ma cosi (secondo me) faciliteremo il nostro giudizio all'ascolto del chitarrista. Troppe volte a me è capitato di giudicare un chitarrista,perchè si muoveva troppo,chiudeva frequentemente gli occhi,e tante altre cose,che mi distraevano dal suo suonare.Questo sia nei giovani chitarristi che nei chitarristi temprati. Secondo me cercheremo attraverso l'oscurità della benda,di costatare dapprima chi è il chitarrista che sta suonando,appunto da come suona,e poi magari penseremo al compositore,a meno che non suoni i soliti brani famosi. Per me il chitarrista bravo,riuscirà sicuramente a farsi riconoscere(magari solo la nostra ignoranza,o solo la mia per carità),non riconoscerà chi è il chitarrista.

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Aggiungerei un modesto contributo agli autorevolissimi pareri espressi.

A parte l'idea ricca di suggestioni che qualcuno possa essere trascinato bendato a un concerto di chitarra, nel tuo intervento operi una sorta di capovolgimento: non è che i compositori si sottomettessero al carisma e allo stile di Segovia, era lui che "arricchiva" le composizioni grazie al carisma e allo stile (suscitando ovviamente elogi e critiche), aveva un'enorme personalità; il chitarrista oggi non è più "preparato" perchè mette in cattedra il compositore, potremmo dire che è più "oggettivo", ma forse questo chitarrista non ha una grande personalità.

Quello che, invece, il tuo intervento mette in evidenza è, secondo me, il fatto che la tecnica chitarristica, la didattica, l'approfondimento del repertorio, grazie soprattutto a personalità qui presenti, hanno raggiunto un ivello di maturazione tale da generare un naturale fenomeno di omologazione. Chitarristi dotati, ben formati e accompagnati nella loro crescita, raggiungono oggi uno standard esecutivo di tutto rispetto che permette loro di affrontare il repertorio in maniera assolutamente corretta tecnicamente e stilisticamente. E ce ne sono tanti. 

Tra questi, come è naturale, emergono alcuni che manifestano una personalità originale, regalando, in esecuzioni comunque rispettose, interpretazioni in grado di rivelare aspetti ancora nascosti delle composizioni che affrontano. Sono quelli che sicuramente si riconoscono anche bendati.

 

Il progresso delle scuole chitarristiche in atto da almeno mezzo secolo a questa parte ha innalzato molto l'aspetto tecnico-meccanico e, in misura minore, ma pur ragguardevole, ha dato luogo anche a un approfondimento nella capacità di leggere i testi musicali al di là della pura e semplice decifrazione: sebbene in minoranza, esistono oggi docenti di chitarra in grado di guidare gli studenti a una lettura analitica della musica e anche a una visione prospettica, in senso storico, del repertorio. Quindi, il livello medio dei chitarristi di oggi è indubbiamente molto superiore a quello di 50 anni fa, e più arduo è divenuto il distaccarsene, eccellendo al disopra della media. Credo che i giovani maestri che oggi si affacciano alla vita concertistica disponendo di mezzi eccezionali non corrano il rischio di un'omologazione, anzi! Per stare tra nomi a tutti familiari, perché italiani, non vedo come un Lorenzo Micheli possa sembrare omologo di un Luigi Attademo (pesco due nomi tra gli eccellenti della generazione dei quarantenni di oggi, che è ricca di altri dotatissimi maestri). Venerdi scorso sono andato a Busto Arsizio ad ascoltare quello che credevo essere uno dei tanti bravissimi - ma dopo un minuto dall'inizio del concerto mi sono reso conto di trovarmi di fronte a un artista unico, un fuori categoria che non ha nulla da invidiare ai migliori pianisti, violinisti, violoncellisti suoi coetanei: è del 1981 e, pur tenendo le antenne dritte, non l'avevo mai sentito. Questo dimostra quanto sia arduo, oggi, emergere, e difficile il farsi apprezzare in modo corrispondente al proprio merito. Con un tipo del genere, c'è poco da omologarsi, le cose che fa lui, come lui le fa, non le può fare nessun altro. Ascolto da una vita i "Preludios" di Ponce, e da 23 anni la "Sonata" di Antonio José, e posso assicurare che non avevo mai udito nulla di simile. Si chiama Lukasz Kuropaczewski. 

 

dralig

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dralig,  Se come dice Lei ,la tecnica è perfetta quando presenta il risultato artistico annullandosi in esso "la sublima" cancellando ogni traccia esteriore della sua bravura ,ci troviamo di fronte ad un chitarrista di livello altissimo. E che non voglia nascondere la sua personalità e il suo stile mi sembra ovvio   "tenendo presente però,  che il bagaglio chitarristico è sempre  piu' contaminato e spesso emulato  ,vedi Christopher Parkening  nei confronti di A. Segovia  . Però il mio limite,  che Lei dice di non avere ,è proprio questo faccio difficoltà a riconoscere i contemporanei perché appunto troppo bravi a focalizzare il sentire del compositore e avendo nel cuore e nelle dita molte tracce seppur nobilissime dei grandi capiscuola del passato.  " mi piacerebbe sentire anche il parere di qualche chitarrista oltre Giorgio Signorile che ringrazio".

 

    saluti prof.

Mi scuso, ma L'invia messaggio del mio computer non dava nessun segnale di invio , per quello ho premuto diverse volte .Prego il forum di cancellare tutte le copie    Grazie saluti  prof.

 

 

Non credo che possa esistere un interprete "troppo bravo nel focalizzare il sentire del compositore". A partire dal testo musicale - che è una rappresentazione simbolica dei parametri della musica - e dalla conoscenza dei correlativi storici, l'interprete può forgiare un modello, e questo sarà la base della sua interpretazione. Il compositore non è in grado di fissare un solo modello intepretativo. Tutti i maggiori compositori sono stati e sono aperti all'apporto dell'interpretazione come atto cognitivo della musica che hanno scritto, non come rivelazione di un assoluto che non esiste, né nella mente del compositore né altrove. Toscanini a Ravel, che lamentava uno stacco di tempo troppo rapido del "Bolero": "Lei non capisce niente della musica che ha scritto".

 

dralig

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Il progresso delle scuole chitarristiche in atto da almeno mezzo secolo a questa parte ha innalzato molto l'aspetto tecnico-meccanico e, in misura minore, ma pur ragguardevole, ha dato luogo anche a un approfondimento nella capacità di leggere i testi musicali al di là della pura e semplice decifrazione: sebbene in minoranza, esistono oggi docenti di chitarra in grado di guidare gli studenti a una lettura analitica della musica e anche a una visione prospettica, in senso storico, del repertorio. Quindi, il livello medio dei chitarristi di oggi è indubbiamente molto superiore a quello di 50 anni fa, e più arduo è divenuto il distaccarsene, eccellendo al disopra della media. Credo che i giovani maestri che oggi si affacciano alla vita concertistica disponendo di mezzi eccezionali non corrano il rischio di un'omologazione, anzi! Per stare tra nomi a tutti familiari, perché italiani, non vedo come un Lorenzo Micheli possa sembrare omologo di un Luigi Attademo (pesco due nomi tra gli eccellenti della generazione dei quarantenni di oggi, che è ricca di altri dotatissimi maestri). Venerdi scorso sono andato a Busto Arsizio ad ascoltare quello che credevo essere uno dei tanti bravissimi - ma dopo un minuto dall'inizio del concerto mi sono reso conto di trovarmi di fronte a un artista unico, un fuori categoria che non ha nulla da invidiare ai migliori pianisti, violinisti, violoncellisti suoi coetanei: è del 1981 e, pur tenendo le antenne dritte, non l'avevo mai sentito. Questo dimostra quanto sia arduo, oggi, emergere, e difficile il farsi apprezzare in modo corrispondente al proprio merito. Con un tipo del genere, c'è poco da omologarsi, le cose che fa lui, come lui le fa, non le può fare nessun altro. Ascolto da una vita i "Preludios" di Ponce, e da 23 anni la "Sonata" di Antonio José, e posso assicurare che non avevo mai udito nulla di simile. Si chiama Lukasz Kuropaczewski. 

 

dralig

 

davvero ottimo lo visto in video ed è davvero speciale.Bravo questo Lukasz

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