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SIAE-equo-compenso.jpg

 

Sul finire del 2013 il Governo aveva dato il via alle manovre per l’adeguamento dell’equo compenso.

 

 

 

Detto anche contributo per la copia privata, l‘equo compenso è un indennizzo, riguardante le opere protette da diritto d’autore, riconosciuto per legge ai titolari di tali diritti, e richiesto ai produttori di supporti registrabili (come CD, pendrive, e via dicendo) e dispositivi in grado di registrare (smartphone, tablet, PC e chi più ne ha più ne metta). Indennizzo che, abbastanza chiaramente, ricade sul prezzo finale del prodotto e che va a risarcire, assolutamente in astratto, eventuali danni che la copia delle succitate opere arrecherebbe ai titolari dei rispettivi diritti d’autore.

 

Le reazioni degli interessati non si sono fatte attendere: il ministro Franceschini, che sembrava aver già dato il meglio di sè parlando di storia medievale al presidente di Google, twitta che i costi graveranno “sui produttori, non sui consumatori”, mentre, smaltita la sbornia e preparandosi ad accogliere i circa 100 milioni di Euro di nuovi gettiti, la SIAE in un documento firmato da Caterina Caselli, Paolo Conte, Dori Ghezzi, Francesco Guccini, Raphael Gualazzi, Claudia Mori ed Ennio Morricone parla di “passo importante a tutela della cultura, della creatività italiana e della sua indipendenza”; apprendiamo inoltre che il ministro Franceschini e il presidente Gino Paoli hanno concordato l’impiego di “una quota di tali somme per la promozione di giovani autori e artisti e di opere prime”. Tutto, ovviamente, a discrezione SIAE.

Insomma, paghiamo più le memorie di massa perché il Governo, incapace di istruire e di mettere in condizione il popolo di usufruire delle potenzialità di internet (l’Italia sul digitale, lo sappiamo, è da Terzo Mondo) si ipotizza un reato prima che questo venga commesso. Solo in Italia si poteva ideare un sistema del genere. Adesso, autori, compositori, cantanti, interpreti e chiunque abbia a che fare con il diritto di autore, non avranno di cui lamentarsi. Continueranno a ricevere le briciole (i più fortunati) ma saranno felici di sapere che tutti devono pagare il pizzo SIAE per comprare un hard disk.

 

Giovani artisti? Opere prime? Mi pare davvero una presa in giro. La SIAE ha un buco di bilancio di quasi un miliardo di euro proprio di cui 800 milioni proprio verso gli autori. E’ solo un disperato modo per dare una boccata di ossigeno ad un cadavere ambulante (la SIAE) che sta per crollare e con lei un sistema marcio di protezione dei diritti di autore trasformato in una mangiatoia per pseudo-dirigenti.

 

Chiudo: chi avesse il tempo e la voglia di leggersi il comunicato ufficiale della SIAE troverà, in fondo al documento, viene fatta una piccola panoramica sugli aumenti: salta all’occhio che le capacità di memoria sono indicate in Gb (Gigabit) e non in GB (Gigabyte) e che si parla di “dispositivi fino ad 8Gb di potenza“.

 

Datemi retta: non sanno di che cosa stanno parlando.

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