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Sono alla ricerca di brani per chitarra contemporanei,possibilmente recenti e di un certo livello qualitativo,per questo vi invito a consigliarmi qualche pezzo interessante attuale che sta avendo successo tra i chitarristi.

Quali sono secondo voi al momento i compositori più interessanti e promettenti nel campo chitarristico?

Escluderei dalla lista i nomi già noti:Dyens,York,Domeniconi.......

 

Inizio Admin edit

E' stato modificato il titolo del thread.

Le classifiche e l'attribuzione di aggettivi come migliore o peggiore lasciamole a Sandro Mazzola.

Fine Admin edit

 

Nel bresciano ho avuto modo di ascoltare musiche composte da Antonio Giacometti, Paolo Ugoletti, Facchinetti (non mi viene in mente il nome, mannaggia!), Tommaso Ziliani e il bergamasco Giovanni Podera... Ma è un discorso soggettivo... A me la musica colta contemporanea piace tantissimo. Di Facchinetti mi è rimasto in mente un brano intitolato "Arabesque n.3" e di Podera "giochi d'acqua" (se non erro, come al solito, il titolo della composizione) e "Contrasti". Ziliani, addirittura, ha scritto quattro studi che presto saranno pubblicati, uno dei quali dedicato a Giulio Tampalini, scritti bene per chitarra.

Ma il mio sincero e personale parere è che un'opera composta recentemante di grande lavoro "poetico" risulta essere "Coloquio con Andres Segovia" di Gilardino.

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Sull'antologia "Musica Incerta - Musica contemporanea per chitarra" (Ut Orpheus) ci sono degli interessanti brani in appendice. Un occhio glielo darei! ;)

 

Tiento


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Sull'antologia "Musica Incerta - Musica contemporanea per chitarra" (Ut Orpheus) ci sono degli interessanti brani in appendice. Un occhio glielo darei! ;)

 

Tiento

 

come in appendice? :shock:


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come in appendice?

Si scusa... era per dire che era dopo i saggi di Fubini etc. etc. ... ma mi sono un po' confuso.

 

Tiento


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Pur rispettando il suo intervento, non sono d'accordo con l'admin sulla questione di "migliore" o "peggiore". Come tutte le passioni sincere, anche la musica viene vissuta da ognuno di noi non solo razionalmente, ma anche "di pancia", per cui abbiamo autori prediletti ed altri "odiati". Ovviamente il tempo e l'esperienza rimescolano continuamente le carte, per cui possiamo imparare ad amare un autore odiato e viceversa, ma è un peccato che non si chiacchieri di musica al bar: a mio parere sarebbe un segno di vitalità!


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Angelo Gilardino.

Ospite Nicola Mazzon
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Angelo Gilardino.

 

?


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Ho letto le Sonatine di Giovanni Albini (www.albini.biz) molto interessanti.

Inoltre Iannarelli e Jappelli (di quest'ultimo ho sentito recentemente un brano molto bello interpretato da Andrea Dieci)

Ciao Sandro


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Pur rispettando il suo intervento, non sono d'accordo con l'admin sulla questione di "migliore" o "peggiore". Come tutte le passioni sincere, anche la musica viene vissuta da ognuno di noi non solo razionalmente, ma anche "di pancia", per cui abbiamo autori prediletti ed altri "odiati". Ovviamente il tempo e l'esperienza rimescolano continuamente le carte, per cui possiamo imparare ad amare un autore odiato e viceversa, ma è un peccato che non si chiacchieri di musica al bar: a mio parere sarebbe un segno di vitalità!

 

E' parimenti importante che non si parli di musica con le argomentazioni e con il linguaggio tipici delle conversazioni al bar. Fuori discussione il sacrosanto diritto - che Lei giustamente rivendica - di "vivere" la musica "di pancia" (è un diritto civile) e di suonare/ascoltare la musica eletta dalle proprie viscere, si dovrebbe anche - da parte di color che non sono soltanto acquirenti di dischi, ma anche e soprattutto musicisti: studenti, insegnanti, concertisti, etc. -

esercitare tale diritto distinguendo, in due ben diverse categorie, la preferenza e il giudizio. La prima, si esercita in modo del tutto personale e soggettivo, e non necessita di giustificazioni. Il giudizio è invece, deve essere, il risultato di un'operazione critica, e non può essere emesso a partire dai riboboli dell'intestino: deve provenire dallo studio e dall'analisi dell'opera. Ma chi è in grado di leggere criticamente un brano di musica, specialmente per chitarra? Il compositore istruito, certamente: il suo giudizio è attendibile per ogni riguardo, meno che per l'aspetto idiomatico, che tuttavia è determinante, in un brano strumentale. Quindi, è un giudizio emessa su aspetti fondamentali dell'opera, ma non è un giudizio completo, esaustivo. I chitarristi? E come fanno, con la loro licenza di solfeggio e il loro stiracchiato biennio di armonia complementare ("cultura musicale generale") a valutare la qualità di un brano di musica la cui forma non sono in grado di comprendere, non soltanto nei dettagli, ma a volte nella stessa struttura? Che ne sanno della rudimentalità o della finezza con cui un compositore ha elaborato una forma? Dove hanno formato gli strumenti analitici che permettono loro di cogliere l'enorme distanza che corre tra la forma variazione come la forgia un Britten e come la applica, in modo rozzo e banale, un chitarrista-compositore che strizza l'occhio agli esecutori con quattro effetti senza causa?

 

dralig

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