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La butto lì, vediamo cosa capita.

A me sembra che il compimento inferiore di chitarra sia troppo facile.Lo dico seriamente, mi sembra che per un allievo "normale" superare questo "scoglio"sia davvero troppo semplice: non sto parlando del percorso intrapreso per arrivare fino al V, ma dell'esame puro e semplice.

Sovente parlo con ragazzi che preparano così, sottogamba, il comp inf, sia strumentalmente che culturalmente e poi si piantano: perchè manca l'abitudine a studiare in un certo modo, perchè si studiano solo i pezzi dell'esame e tutto il resto si salta (pensate a Sor e a quanti pensano che ci siano realmente 20 studi in tutto...colpa degli insegnanti anche...).Pensate alla musica antica, a ciò che si può fare per la musica contemporanea, studiando sì un brano ma ascoltandone mille e cercando di capirci qualcosa.

Come sempre dipende molto dall'insegnante ma visto che nel mondo della chitarra sono molti gli amatori, vedo che tanti si illudono che il percorso fino al cosidetto diploma in fondo non sia così difficile...si illudono però :cry:

Che dite?

Un saluto

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Forse hai ragione.

No so quanti anni fa sia stato stilato il programma per il compimento inferiore, ma considerando quello che è successo nel mondo della chitarra classica negli ultimi, diciamo 20 anni , forse sarebbe il caso di metterci mano.

 

Puntualizzando su Sor poi, il fatto che ci si debba limitare a portare i 20 studi della raccolta segoviana è qualcosa di vagamente demenziale.


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Inviato
La butto lì, vediamo cosa capita.

A me sembra che il compimento inferiore di chitarra sia troppo facile.Lo dico seriamente, mi sembra che per un allievo "normale" superare questo "scoglio"sia davvero troppo semplice: non sto parlando del percorso intrapreso per arrivare fino al V, ma dell'esame puro e semplice.

Sovente parlo con ragazzi che preparano così, sottogamba, il comp inf, sia strumentalmente che culturalmente e poi si piantano: perchè manca l'abitudine a studiare in un certo modo, perchè si studiano solo i pezzi dell'esame e tutto il resto si salta (pensate a Sor e a quanti pensano che ci siano realmente 20 studi in tutto...colpa degli insegnanti anche...).Pensate alla musica antica, a ciò che si può fare per la musica contemporanea, studiando sì un brano ma ascoltandone mille e cercando di capirci qualcosa.

Come sempre dipende molto dall'insegnante ma visto che nel mondo della chitarra sono molti gli amatori, vedo che tanti si illudono che il percorso fino al cosidetto diploma in fondo non sia così difficile...si illudono però :cry:

Che dite?

Un saluto

 

Quale programma proporresti in alternativa?


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Non è tanto un discorso di prove relative all'esame stesso, ma di come ci si arriva, con che preparazione musicale e culturale. Questo proprio per migliorare il rapporto chitarra-musica che, pur essendo cambiato negli anni è ancora a mio giudizio deficitario.

Però un pò più di contemporanea la metterei e toglierei alcune prove che possono essere inglobate in altre, penso allo studio sugli abbellimenti, agli arpeggi di Giuliani.

E per quanto riguarda la musica antica mi piacerebbe qualcosa di più maturo, dove il discorso della polifonia debba comunque essere affrontato, anche senza sovrapporsi al programma dell'VIII, ma senza le semplificazioni di certi brani del '500 italiano (pescathore ecc) che, se funziona in fase di studio iniziale mi sembra troppo "semplice" in sede d'esame.

Tu sei per lasciare così o vedresti qualche modifica nel programma? Ciao!


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Sovente parlo con ragazzi che preparano così, sottogamba, il comp inf, sia strumentalmente che culturalmente e poi si piantano: perchè manca l'abitudine a studiare in un certo modo, perchè si studiano solo i pezzi dell'esame e tutto il resto si salta

 

Eh, secondo me sollevi un problema enorme... Che non riguarda solo la qualità dei programmi d'esame come strumento per la crescita musicale e tecnica dello studente, ma anche quanto questi programmi siano aderenti alla preparazione professionale dello studente... Secondo me non è una questione legata esclusivamente al conservatorio... E' una questione più generale legata alla cultura e alla preparazione che la scuola può o deve trasmettere.

Onestamente non ho una risposta da dare... Però nella mia testa ci sono tante domande. Per esempio... è giusto che in una scuola professionale come è un conservatorio non si apprenda improvvisazione? O che lo studio dell'armonia sia limitato all'armonia per così dire "classica"? Questo ha senso da un punto di vista professionale? Ed è giusto il punto di vista che un conservatorio debba dare una preparazione professionale?

Come vedi le domande sono moltissime e le risposte tutt'altro che semplici. Ma potrebbe essere uno scambio di opinioni interessante.

Andrea


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...Tu sei per lasciare così o vedresti qualche modifica nel programma? Ciao!

Non saprei dirti esattamente.

 

In fondo sono ricomprese tutte le aree storico-stilistiche e parecchi studi di tecnica strumentale.

In realtà non credo che manchi nulla se non, come sottolinei anche tu, un percorso formativo maturo che porti l'allievo ad affrontare con piena padronanza tutte le prove.

Aggiungo che fino allo scorso anno non esistevano gli esami di passaggio obbligatori anno per anno, cosicché un allievo poteva prepararsi i pezzi del V° già dal quarto anno (o ancora prima!) e studiare sempre e solo quelli (con scarsissimi risultati di resa generale, evidentemente).

A partire dallo scorso anno, tutti gli anni v'è un esame da superare, con prove adeguate all'anno di studio ovviamente. Quindi, il V° anno, adesso lo si prepara in un solo anno e non in due o tre.

Devo dirti che io non sono ancora riuscito ad ascoltare delle esecuzioni degli appunti di MCT (ad esempio) o di brani di contemporanea vera (non Bouwer o... vi ricordate Poulenc?). Ma anche il 2 di Lobos, o alcuni preludi di Ponce...

In definitiva, secondo me, l'esame va bene così com'è, e farlo bene è tutt'altro che facile, soprattutto per un ragazzo che nel frattempo deve anche frequentare il liceo, il tennis, l' oratorio e la palestra.

Ciao


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Personalmente considero l'esame di quinto anno non il culmine di un percorso durato cinque anni, ma una prova intermedia, una sorta di saggio di bravura per vedere come "stai messo". Mi spiego: uno prima del quinto i preludi di Villa Lobos deve conoscerli tutti e cinque, quelli di Tarrega in toto ecc.. Non penso che ad un ragazzo alle prime armi (spesso anche di età molto giovane) si possa chiedere di sostenere di più davanti ad una commissione giudicatrice pronta a bollare con un voto il lavoro di cinque anni, se poi si considera che uno prima del compimento inferiore non è che suoni in pubblico una volta alla settimana... Al contrario io trovo forse il diploma un po' troppo alla portata di tutti, con un po' di attenzione si schivano i pezzi tosti (nel programma ce n'è per tutti i gusti e per tutti i livelli) e si può raccimolare un voto niente male. Con i trienni adesso però ci hanno un po' fregato!


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Col diploma se selezioni pezzi facili prendi anche un voto facile... Sta alla commissione non dare 10 a chi porta la Sonata Eroica di Giuliani, con tutto rispetto per la sonata eroica, però le Rossiniane sono un'altra cosa... Cmq non voglio portare fuori strada il discorso. Per il quinto anno non saprei, sono daccordo con Giorgio Signorile perchè a me è capitata la stessa cosa, ho studiato per il V con leggerezza e non ero abituato a studiare seriamente e infatti ho avuto problemi con l'ottavo, ho dovuto rimandare l'esame. Penserò ad una ipotetica soluzione.. Basterebbe cambiare le regole..


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Aggiungo che fino allo scorso anno non esistevano gli esami di passaggio obbligatori anno per anno, cosicché un allievo poteva prepararsi i pezzi del V° già dal quarto anno (o ancora prima!) e studiare sempre e solo quelli (con scarsissimi risultati di resa generale, evidentemente).

 

Si,

questa è una cosa che reputo altamente negativa sotto il profilo didattico.Anche perchè spesso e volentieri si rischia di avvicinarsi a pezzi con una preparazione tecnica,musicale e teorica non all'altezza; il che pur consentendo il completamento del brano e del programma influisce notevolmente sulla qualità del lavoro rendendolo scadente.

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