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Ospite Nicola Mazzon
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Secondo me il problema non è tanto il fatto di "mettere le mani" al programma, ma sono gli insegnanti che preparano i ragazzi "al minimo" dato che il quinto è a metà strada e non danno importanza alla cosa.

Rispettando le "regole" del programma ministeriale riguardante il compimento inferiore, se si vuole, si può metter su un bel programma anche difficile.

Dovrebbe essere la coscienza degli insegnanti, ormai consapevoli del livello raggiunto in questo campo, a preparare in modo differente i ragazzi non facendo sottovalutare questo quinto anno.

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Rispettando le "regole" del programma ministeriale riguardante il compimento inferiore, se si vuole, si può metter su un bel programma anche difficile.

 

Certo,

impegnativo e interessante.

L'importante è che si faccia bene e che il risultato sia buono coniugando in tal modo la difficoltà con un alto rendimento.

Nel momento in cui,viceversa,l'allievo si accorge che un determinato brano sia eccessivamente difficile per le sue capacità,credo debba propendere per un qualcosa di più semplice per far si che possa assicurare un buon risultato.


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Credo che il problema non sia al quinto anno,ma anche all'ottavo.Basta vedere il programma di pianoforte:tutto il clavicembalo ben temperato,una sonata,una caterva di studi impegnativi.....questo è un programma!Io per il quinto proporrei almeno un numero d'opera degli studi di sor,altrettanto di giuliani,gli studi di bettinelli o quelli di dogson una composizione contemporanea non per la data in cui è stata scritta ma per il linguaggio usato.E bisognerebbe anche rivalutera gli autori non segoviani che per questo non sono menzionati nei programmi.


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Bisogna costringere a studiare non dico tutto il repertorio,ma almeno i capisaldi!che non sono mica pochi!


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Credo che il problema non sia al quinto anno,ma anche all'ottavo.Basta vedere il programma di pianoforte:tutto il clavicembalo ben temperato,una sonata,una caterva di studi impegnativi.....questo è un programma!Io per il quinto proporrei almeno un numero d'opera degli studi di sor,altrettanto di giuliani,gli studi di bettinelli o quelli di dogson una composizione contemporanea non per la data in cui è stata scritta ma per il linguaggio usato.E bisognerebbe anche rivalutera gli autori non segoviani che per questo non sono menzionati nei programmi.

L'esame di V° anno è un esame intermedio, che non deve ostacolare ma incoraggiare.

Inserire Bettinelli o Dodgson potrebbe avere quest'effetto indesiderato.

Oltretutto, solitamente, uno studente di media bravura al terzo anno è ancora alle prese con problemi di suono e di tecnica, al quarto inizia ad assaporare Tarrega o alcuni preludi di Ponce.

Mi sembra altamente improbabile che nel solo quinto anno si possa fare di più di quanto richiesto dal programma.

Se qualcuno vi riesce è sicuramente un'eccezione.

I programmi devono tener conto anche dei più... lenti :D


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Eh, ma la lentezza è un concetto riservato a pochi.

 

Prendi la Fantasia op.21 di Sor, tutti la fanno di corsa.

In compenso ho sentito una registrazione molto bella e pacata di una chitarrista di cui ora mi sfugge il nome; peccato che nell'allegretto finale non abbia visto un diesis e mandi in vacca tutto quanto di buono fatto prima.

 

Scusate l'ot.


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Mi piace moltissimo l'approccio al problema democratico e sincero di Francesco, quando dice che il V è un esame intermedio che deve incoraggiare. Io questa possibilità, pur essendo un buonista, non l'avevo messa in conto: è vero però che l'alunno, in un cammino lungo come questo, ha bisogno di trovare anche spinte emotive incoraggianti e una relativa semplicità nel superamento degli ostacoli può giovargli.

L'unico scupolo che mi faccio è che il tasso di abbandono dopo il V è piuttosto alto, soprattutto rispetto ad altri strumenti, e mi chiedo allora se non sarebbe chiedere qualcosa in più prima del diploma piuttosto che dopo.

Non sapevo poi degli esami di passaggio e questa mi semba una cosa buona. Ai miei tempi si facevano solo se non avevi l'8...


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Non sapevo poi degli esami di passaggio e questa mi semba una cosa buona. Ai miei tempi si facevano solo se non avevi l'8...

Adesso per fortuna non più.

Questo riduce drasticamente la possibilità di portare avanti alunni che non meritano, perchè non v'è più la discrezionalità del singolo docente ma il giudizio di una commissione.

Oltretutto si arriva al quinto anno dopo aver già sostenuto almeno 4 esami... mi sembra un'ottima cosa, no?

 

PS... piccola annotazione di poco conto...

i miel allievi non prendevano comunque mai l'8 ed erano costretti tutti (salvi rarissimi casi) a sostenere gli esami di passaggio ogni anno.

Che tiranno...! :evil:


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Mi piace moltissimo l'approccio al problema democratico e sincero di Francesco, quando dice che il V è un esame intermedio che deve incoraggiare. Io questa possibilità, pur essendo un buonista, non l'avevo messa in conto: è vero però che l'alunno, in un cammino lungo come questo, ha bisogno di trovare anche spinte emotive incoraggianti e una relativa semplicità nel superamento degli ostacoli può giovargli.

 

Sicuri?

Chiunque, se dopo 5 anni di studi necessita ancora di spinte emotive per andare avanti da solo, dovrebbe indirizzare tempo e capacità intellettive al altro.

 

Non voglio fare il bacchettone di turno, ma è sempre la vecchia nenia del 'portar dentro': ho conosciuto allievi/e (miei e non miei) che l'incoraggiamento lo vogliono fino al diploma e persino prima di salire sul palco per un saggio di fine anno ma anche per parlare con il segretario della scuola.

Altri che invece dopo 24 mesi di lavoro (serio) se ne infischiavano di tutto quello che li circondava: bisognava dargli una martellata in testa per farli smettere di chiedere musica da leggere.

Trovo dannoso un approcio 'promuovere a tutti i costi' mentre trovo utile responsabilizzare i ragazzi fin dai primi mesi di studio.

Fargli capire che non si tratta di un passatempo è cosa importante e primaria senza nulla togliere al rapporto umano tra docente e allievo (per me elemento cardine).

Stimolare e invogliare: certamente! Un insegnante deve farlo sempre.

Ma dando anche ad intendere che non sono tutte rose e fiori e che lo studio è fatica, ricerca e sacrificio, che il carico è diviso tra insegnante e allievo e che non esiste la bacchetta magica per risolvere le questioni tecniche e musicali (cosa che molti allievi si aspettano. Spesso.)

L'esame è un momento di verifica ed è giusto che sia un momento da preparare con massima serietà.

 

Ritornando in-topic, riferendomi al titolo del post e riferendomi al mio modus operandi, oriento i miei allievi verso repertori che si discostano il più possibile dall'elenco di brani proposto dal ministero, anzi: generalmente affrontano repertori (e saggi) ben più consistenti di un esame ministeriale.

'Troppo facile'? Più volte ho accennato a questa mia repulsione nell'uso di termini come 'facile' e 'difficile'. Le cose che per me sono facili per altri possono essere impossibili e viceversa.

Trovo che sia senza dubbio un programma 'obsoleto', ecco, questo si.


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Sovente parlo con ragazzi che preparano così, sottogamba, il comp inf, sia strumentalmente che culturalmente e poi si piantano: perchè manca l'abitudine a studiare in un certo modo, perchè si studiano solo i pezzi dell'esame e tutto il resto si salta

 

Per l'appunto.

Ci manca solo che a questa categoria di allievi che preparano gli esami 'sottogamba' facciamo un bel sorriso e gli diamo una carezza (un bel 9, magari) giusto per invogliarli a fare anche l'VIII anno.

E se glielo facessimo ripetere, l'esame?

 

pensate a Sor e a quanti pensano che ci siano realmente 20 studi in tutto...colpa degli insegnanti anche.

 

Durante il corso di studi ho, per mia fortuna, frequentato conservatori per un totale di circa 16 mesi (un po' dappertutto) ma posso confermarti che - tutti - gli insegnanti che ho frequentato durante la preparazione del diploma erano letteralmente arenati in uno stantio ripetere diteggiature per la mano sinistra e ricopiare legature di valore da un'anno all'altro: una noia pazzesca.

E si incazzavano di brutto (qualcuno ha strappato anche qualche spartito) se portavi qualcosa che usciva dai binari.

Il perchè glielo lascio immaginare, amico mio.

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