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Ma è vero che gilardino che ha trascritto in mi minore la serenata espanola di Malats quella per pianoforte?
dove si compra?

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Ma è vero che gilardino che ha trascritto in mi minore la serenata espanola di Malats quella per pianoforte?

dove si compra?

 

Si ottiene gratis chiedendola al trascrittore con un messaggio dal suo website.

 

dralig


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Ma è vero che gilardino che ha trascritto in mi minore la serenata espanola di Malats quella per pianoforte?

dove si compra?

 

Si ottiene gratis chiedendola al trascrittore con un messaggio dal suo website.

 

dralig

 

Se non ricordo male, in un altro sito web, spiegava che aveva scelto questa tonalità perchè si avvicinava di più a quella originale usata dall'autore (in Fa...) ma non ricordo bene, lo potrebbe rispiegare anche qui? Grazie!

 

 

 

Butterfly


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Ma è vero che gilardino che ha trascritto in mi minore la serenata espanola di Malats quella per pianoforte?

dove si compra?

 

Si ottiene gratis chiedendola al trascrittore con un messaggio dal suo website.

 

dralig

 

Se non ricordo male, in un altro sito web, spiegava che aveva scelto questa tonalità perchè si avvicinava di più a quella originale usata dall'autore (in Fa...) ma non ricordo bene, lo potrebbe rispiegare anche qui? Grazie!

 

 

 

Butterfly

 

Dopo la trascrizione-sorgente di Tarrega (contemporaneo e conterraneo di Malats), sostanzialmente accettata - se pur con modifiche secondarie - da Segovia, Presti, Bream, etc., non ci sarebbe stato motivo per ri-trascrivere il pezzo, se non per darne un'interpretazione estetica diversa.

Dopo aver ascoltato la registrazione - per quanto primitiva - dello stesso Malats, mi sono reso conto dell'atmosfera scura e che egli conferì al pezzo, tenendolo nel registro pianistico medio, ed evitando le sonorità brillanti. Anche se non è un pezzo tenebrista, è per lo meno un notturno, e la trascrizione tarreghiana - che canta molto bene - lo schiarisce molto, rendendolo diverso, cioè lirico e canterino. Senza voler sfidare questa lettura - che ha indubbiamente i suoi pregi, del resto evidenti nelle registrazioni dei chitarristi famosi a partire da Segovia - ho voluto riportare il brano alla sua indole naturale, trascrivendolo in mi minore, con l'opzione di suonarlo con un capotasto I, che lo rende senza aumentare le difficoltà al suo tono originale. Non mi sono limitato - com'è ovvio - a trasportare la trascrizione di Tarrega, ma ho riscritto di sana pianta il pezzo, a partire dal testo pianistico, il che mi ha permesso di ristrutturare anche il ritmo e l'armonia, secondo me un po' troppo sforbiciati da Tarrega.

 

Pare che la trascrizione nuova sia più difficile della precedente, ma sono sicuro che è suonabilissima e di buona sonorità. Del resto, sembra destino che tutto quello che faccio risulti difficile agli esecutori, quindi non ci bado più. Sto componendo un quartetto che a me sembra cantabilissimo - e di certo io ne canto le parti - ma tutti coloro che l'ascoltano per la prima volta rimangono appiedati dalla sua presunta difficoltà. Se ai bambini insegnassero a cantare la musica leggendo le note - invece di far apprendere loro per imitazione delle melodie cretine - sono sicuro che non avrebbero difficoltà a cantare le serie dodecafoniche, e che non ci troverebbero nulla di straordinario.

 

dralig


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Del resto, sembra destino che tutto quello che faccio risulti difficile agli esecutori, quindi non ci bado più. Sto componendo un quartetto che a me sembra cantabilissimo - e di certo io ne canto le parti - ma tutti coloro che l'ascoltano per la prima volta rimangono appiedati dalla sua presunta difficoltà.

 

Credo che spesso la difficoltà incontrata nei pezzi sia "psicosomatica" ed attribuita per un'abitudinaria antonomasia. Conosco persone che hanno letto pochssimo di un autore e pretendono di poterne parlare a 360° (ho anche provato a spiegare loro la storiella del tacchino di Russell, ma non ha sortito particolari effetti...), quindi condivido appieno il suo atteggamento nei confronti di simili affermazioni!

 

Se ai bambini insegnassero a cantare la musica leggendo le note - invece di far apprendere loro per imitazione delle melodie cretine - sono sicuro che non avrebbero difficoltà a cantare le serie dodecafoniche, e che non ci troverebbero nulla di straordinario.

 

dralig

 

Esistono istituti - in Italia o all'estero - che attuano questa prassi?

 

Ermanno


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Credo che spesso la difficoltà incontrata nei pezzi sia "psicosomatica" ed attribuita per un'abitudinaria antonomasia. Conosco persone che hanno letto pochssimo di un autore e pretendono di poterne parlare a 360° (ho anche provato a spiegare loro la storiella del tacchino di Russell, ma non ha sortito particolari effetti...), quindi condivido appieno il suo atteggamento nei confronti di simili affermazioni!

 

 

Il chitarrista-tipo prima giudica, poi eventualmente legge e/o ascolta (come può), e poi ancora lancia sui forum un'inchiesta intitolata "quali sono i dieci migliori pezzi per chitarra?" oppure "chi sono i quattordici compositori più importanti?".

 

Se ai bambini insegnassero a cantare la musica leggendo le note - invece di far apprendere loro per imitazione delle melodie cretine - sono sicuro che non avrebbero difficoltà a cantare le serie dodecafoniche, e che non ci troverebbero nulla di straordinario.

 

dralig

 

Esistono istituti - in Italia o all'estero - che attuano questa prassi?

 

Ermanno

 

In Italia, no di certo.

Ospite Matteo Pesle
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Il volume di Hindemith "Elementary training for Musicians" dovrebbe indirizzare su questa strada.

Io ne ho letto solo alcuni capitoli (per ora) ma già nell'introduzione fa un discorso di questo tipo, facendo notare come gli studenti di solfeggio come insegnato in Italia ed in Francia siano impreparati ad affrontare musiche che utilizzano un linguaggio diverso da quello tonale.

 

Matteo


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Il volume di Hindemith "Elementary training for Musicians" dovrebbe indirizzare su questa strada.

Io ne ho letto solo alcuni capitoli (per ora) ma già nell'introduzione fa un discorso di questo tipo, facendo notare come gli studenti di solfeggio come insegnato in Italia ed in Francia siano impreparati ad affrontare musiche che utilizzano un linguaggio diverso da quello tonale.

 

Matteo

 

Se fin dall'inizio dell'apprendimento la mente associa in un'unità cognitiva e sensoriale un'altezza (frequenza), un simbolo grafico e relativo nome (notazione), cantare fra martino o una serie di Schoenberg non fa nessuna differenza.


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Temo che questo implichi la presenza di un parco insegnanti con un alto grado di preparazione nelle scuole di formazione primaria (dote ancora abbastanza rara...) e, contemporaneamente, un parco genitori che si renda conto che esiste qualcosa di più utile, benchè più impegnativo per i poveri pargoli, che non guardare otto ore di tv al giorno (visto poi che cosa propina oggi la tv ai ragazzini!!).

In un ambiente dove l'ignoranza è eretta a vessillo d'onore e condizione necessaria per essere (considerati) dei vincenti (nel mondo altro non v'è se non vulgo, diceva Machiavelli), ritengo, purtroppo, improbabile che questo diventi reale in tempo utile per essere visto dai viventi di oggi...


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Mi sa che siamo andati un pò off-topic... :)

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