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Temo che questo implichi la presenza di un parco insegnanti con un alto grado di preparazione nelle scuole di formazione primaria (dote ancora abbastanza rara...) e, contemporaneamente, un parco genitori che si renda conto che esiste qualcosa di più utile, benchè più impegnativo per i poveri pargoli, che non guardare otto ore di tv al giorno (visto poi che cosa propina oggi la tv ai ragazzini!!).

In un ambiente dove l'ignoranza è eretta a vessillo d'onore e condizione necessaria per essere (considerati) dei vincenti (nel mondo altro non v'è se non vulgo, diceva Machiavelli), ritengo, purtroppo, improbabile che questo diventi reale in tempo utile per essere visto dai viventi di oggi...

 

Qualche testo del tipo di quelli che cita Matteo Pesle mi è già capitato di vederlo, sia nelle librerie musicali che recensito su internet.

Considerato che pur cambiando le epoche i problemi "sociali" restano spesso simili (se si lamentava già Machiavelli, pensa tu...) forse si tratta di riuscire a far arrivare certi messaggi alla stanza dei bottoni.

La differenza vera però la fa sempre il singolo individuo, perciò è un bene che se ne parli e che ci siano tanti insegnanti consapevoli dell'utilità di proporre un certo percorso didattico, al di là dei programmi ministeriali.

 

 

 

Butterfly

 

P.S.: ringrazio il M.° Gilardino per la spiegazione sulla Serenata española di Malats. Quando sarò vicina a riuscire a suonare questo bellissimo brano, Le chiederò anche io copia della Sua trascrizione, sperando che non ci sia sopra troppa polvere :oops:

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Mi sa che siamo andati un pò off-topic... :)

 

no..si sta "solo" parlando di vera musica! :D:roll:

 

considerando poi che il testo citatodi Hindemith è del 1946 e la stampa italiana del 1983 e.. quanti davvero lo abbiano usato..questo si..diventa davvero interessante..:(:D

 

m


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Scusate, non so se è per l'ora quasi di cena, ma sarei curiosa di sapere cosa è la "storiella del tacchino di Russell" :P

Se però fosse qualcosa di arrosto con le patate, allora sì che sarebbe un pochino off topic...

 

 

 

 

Butterfly


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Il volume di Hindemith "Elementary training for Musicians" dovrebbe indirizzare su questa strada.

Io ne ho letto solo alcuni capitoli (per ora) ma già nell'introduzione fa un discorso di questo tipo, facendo notare come gli studenti di solfeggio come insegnato in Italia ed in Francia siano impreparati ad affrontare musiche che utilizzano un linguaggio diverso da quello tonale.

 

Matteo

 

Se fin dall'inizio dell'apprendimento la mente associa in un'unità cognitiva e sensoriale un'altezza (frequenza), un simbolo grafico e relativo nome (notazione), cantare fra martino o una serie di Schoenberg non fa nessuna differenza.

 

In Francia però fanno dettati polifonici e armonici, qui in Italia una melodia...

 

Dovrei stare ben zitto su queste cose, perchè sono veramente un incapace...

 

E non solo a cantare (vedi Greco e Matematica)...

:shock::shock::lol:

 

Farò il bidello (con tutto il rispetto per loro)...


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In Francia però fanno dettati polifonici e armonici, qui in Italia una melodia...

 

Dovrei stare ben zitto su queste cose, perchè sono veramente un incapace...

 

E non solo a cantare (vedi Greco e Matematica)...

:shock::shock::lol:

 

Farò il bidello (con tutto il rispetto per loro)...

 

Azzardo un pensiero così pour parler: studiando armonia non dovrebbe diventare possibile capire i dettati polifonici?

 

In quanto al greco e alla matematica, dai Vlad, fai bene a scrivere il titolo delle materie con l'iniziale maiuscola ma se sei così bravo a studiare musica mica vorrai farti scoraggiare dalle difficoltà del Ginnasio. Su su, "non chi comincia...." ;)

 

 

 

 

Butterfly


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Se fin dall'inizio dell'apprendimento la mente associa in un'unità cognitiva e sensoriale un'altezza (frequenza), un simbolo grafico e relativo nome (notazione), cantare fra martino o una serie di Schoenberg non fa nessuna differenza.

 

E' un argomento veramente interessante.

Stavo leggendo un articolo su internet, sul "pensiero musicale" (http://www.bintmusic.it/blog/archives/000069.html), che rimanda all'abstract di un contributo a stampa della rivista Nature neuroscience intitolato "Musical experience shapes the brainstem".

Inoltre sto affiancando al manuale di solfeggio una pubblicazione di Carlo Delfrati, intitolata "Il pensiero musicale", edita da Curci, in tre volumi e mi chiedevo come assimilare alcuni principi in maniera proficua.

Se l'argomento non è ancora stato trattato, si potrebbe aprire un nuovo topic ma non so scegliere il titolo (potrebbe andare bene "il pensiero musicale"? Chi lo fa? :oops:

 

 

 

Butterfly


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Temo che questo implichi la presenza di un parco insegnanti con un alto grado di preparazione nelle scuole di formazione primaria (dote ancora abbastanza rara...) e, contemporaneamente, un parco genitori che si renda conto che esiste qualcosa di più utile, benchè più impegnativo per i poveri pargoli, che non guardare otto ore di tv al giorno (visto poi che cosa propina oggi la tv ai ragazzini!!).

In un ambiente dove l'ignoranza è eretta a vessillo d'onore e condizione necessaria per essere (considerati) dei vincenti (nel mondo altro non v'è se non vulgo, diceva Machiavelli), ritengo, purtroppo, improbabile che questo diventi reale in tempo utile per essere visto dai viventi di oggi...

 

sta storia della tv origine di tutti i mali non mi convince affatto

soprattutto in quanto origine dei mali che affliggono il pensiero musicale...

se tutto ciò, tutto ciò che è sotto i nostri occhi esiste, è dovuto in parte anche ad una classe e ad un sistema culturale (quello genericamente definito classico "colto") che non solo non è riuscito ad imporsi o e pretendere ciò che gli spetta dal sistema mediale, ma ha avuto solo il mediocre coraggio di imporre modelli culturali e di comunicazione autoreferenziali, in grado di sostenersi unicamente grazie alla stampella economico-assistenzialista...inutile quindi puntare il dito contro la tv quando il marcio rode già affligge da tempo la cultura di questo paese...molto meglio una mediocre trasmissione televisiva che una colta ipocrisia bohemien spacciata per "dotta cultura"...

 

Ha ragione, la tv è la tv. Nell'immediato dopoguerra, c'era la radio, mamma della TV. Che cosa fecero i compositori "colti"? Quelli giovani, si precipitarono a Darmstadt e ne tornarono risolti a rinchiudersi negli studi di fonologia musicale e nei festival di musica contemporanea, proclamando che la musica non conforme era da buttare e che dare in pasto alla borghesia i piatti della gastronomia musicale era una complicità vergognosa con il sistema. E così, lasciarono la Rai a Nilla Pizzi. Eccoci qua.

 

dralig


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Dovrei stare ben zitto su queste cose, perchè sono veramente un incapace...

 

E non solo a cantare (vedi Greco e Matematica)...

:shock::shock::lol:

 

 

Su dai non mi cadere sul greco..


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Temo che questo implichi la presenza di un parco insegnanti con un alto grado di preparazione nelle scuole di formazione primaria (dote ancora abbastanza rara...) e, contemporaneamente, un parco genitori che si renda conto che esiste qualcosa di più utile, benchè più impegnativo per i poveri pargoli, che non guardare otto ore di tv al giorno (visto poi che cosa propina oggi la tv ai ragazzini!!).

 

Non si può nemmeno essere giudici troppo severi, comunque. Io che non ho figli, mi rendo conto che a volte anche il "parco genitori" vive serie difficoltà di tempo e risorse per potersi dedicare con le opportune energie all'orientamento culturale dei "pargoli" e a volte la TV sembra il minore dei mali.

Concordo invece con Fabio, perchè il vero declino dei palinsesti è iniziato con la televisione commerciale e più che alla qualità dei programmi affibbierei una quota di responsabilità alla scadentissima pubblicità che viene propinata (anche alla radio) come un'insopportabile "goccia dopo goccia" d'acqua (marcia) che alla fine qualcosa scava, specie nelle menti più giovani, allo scopo di forgiare dei consumisti "idioti, ricchi e belli", rendendo sempre più ardua l'azione della famiglia e della scuola. Lo so...sono cose già dette e ridette.... :roll:

 

 

Butterfly


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Ha ragione, la tv è la tv. Nell'immediato dopoguerra, c'era la radio, mamma della TV. Che cosa fecero i compositori "colti"? Quelli giovani, si precipitarono a Darmstadt e ne tornarono risolti a rinchiudersi negli studi di fonologia musicale e nei festival di musica contemporanea, proclamando che la musica non conforme era da buttare e che dare in pasto alla borghesia i piatti della gastronomia musicale era una complicità vergognosa con il sistema. E così, lasciarono la Rai a Nilla Pizzi. Eccoci qua.

 

dralig

 

diciamo che l'abbandono/indifferenza reciproca è cosa della Rai post anni 70 in particolare con l'avvento della televisione commerciale...la sua osservazione è imprecisa poichè fu proprio alla RAI che Maderna e Berio trovarono la possibilità di fondare lo Studio di Fonologia, noto come Studio di Fonologia della Rai, in corso Sempione a Milano...uno studio non finalizzato alla sperimentazione fine a se stessa (cioè, non solo), ma istituzionalmente creato per accompagnare le produzioni radiofoniche, in particolare i radiodrammi con la composizione sia di musiche, ma in particolare di "effetti sonori"...cosa a cui sia Berio che Maderna si dedicarono con produzioni musicali leggere, producendo e lavorando con qualsiasi genere musicale dal jazz alle canzonette agli arrangiamenti alla composizione tonale ecc ecc (basta sfogliare il catalogo dei lavori di Maderna ma anche Berio per capire quanto fossero interessati alla conformità del pensiero musicale)...

 

Era sempre la LORO musica, quella di cui si occupavano.

 

dralig

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