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Giudizio estetico


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Dopo i recenti dibattiti molto accorati, prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

Mi chiedo (e vi chiedo): quali sono le caratteristiche che una composizione o un'interpretazione devono possedere per far si che si abbia di esse una visione più o meno univoca o un giudizio abbastanza unanime (e non parlo solo di chitarra e chitarristi, ovviamente!)?

Insomma, quali sono i canoni di bellezza che un opera d'arte o un artista devono possedere; quando si può considerare un' opera d'arte patrimonio dell'umanità; quando la si può considerare addirittura sublime;

e la critica a chi spetta? a tutti? ad una cerchia ristretta di esperti? aila gente comune? ... insomma, a chi?

E' argomento molto vasto e difficile ma forse proprio per questo molto interessante.

Io per primo son curioso di ascoltare.

A voi il microfono. :D

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Dopo i recenti dibattiti molto accorati, prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

Mi chiedo (e vi chiedo): quali sono le caratteristiche che una composizione o un'interpretazione devono possedere per far si che si abbia di esse una visione più o meno univoca o un giudizio abbastanza unanime (e non parlo solo di chitarra e chitarristi, ovviamente!)?

Insomma, quali sono i canoni di bellezza che un opera d'arte o un artista devono possedere; quando si può considerare un' opera d'arte patrimonio dell'umanità; quando la si può considerare addirittura sublime;

e la critica a chi spetta? a tutti? ad una cerchia ristretta di esperti? aila gente comune? ... insomma, a chi?

E' argomento molto vasto e difficile ma forse proprio per questo molto interessante.

Io per primo son curioso di ascoltare.

A voi il microfono. :D

 

Domanda molto intelligente ed interessante.

Prima di tutto bisogna vedere cosa valutare, il lato tecnico e il lato creativo.

Il modo creativo (composizioni) non si dovrebbe giudicare perchè colui che lo mette in pratica nella musica ha già dato il suo contributo più significativo.

Il modo tecnico invece si può giudicare. Un esempio banale ..... chiunque si accorge di un errore se un chitarrista suona male. Chiunque è in grado di capire se il chitarrista ha esperienza tecnica o meno. Quindi è giudicabile.

Se poi c'è qualcuno che inventa una tecnica nuova lo metterò comunque sia nel modo creativo.

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Dopo i recenti dibattiti molto accorati, prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

Mi chiedo (e vi chiedo): quali sono le caratteristiche che una composizione o un'interpretazione devono possedere per far si che si abbia di esse una visione più o meno univoca o un giudizio abbastanza unanime (e non parlo solo di chitarra e chitarristi, ovviamente!)?

Insomma, quali sono i canoni di bellezza che un opera d'arte o un artista devono possedere; quando si può considerare un' opera d'arte patrimonio dell'umanità; quando la si può considerare addirittura sublime;

e la critica a chi spetta? a tutti? ad una cerchia ristretta di esperti? aila gente comune? ... insomma, a chi?

E' argomento molto vasto e difficile ma forse proprio per questo molto interessante.

Io per primo son curioso di ascoltare.

A voi il microfono. :D

 

Niente microfono, Francesco. Biblioteca. L'estetica è la filosofia dell'arte, e l'Italia è patria di insigni maestri. Inutile - e anzi dannoso - perdersi in discussioni sterminate tra chitarristi: prima, studiare. Per incominciare, ti suggerisco un libro che, scritto da un professore di filosofia e diplomato in composizione (docente universitario a Roma), ha un pregio straordinario: quello di riferire - con sintesi chiare, brillanti e anche spiritose - il pensiero dei filosofi sulla musica, da Aristotele fino ai contemporanei. Leggendolo, si può comprendere come la musica sia stata osservata, compresa, considerata, amata e valorizzata nelle diverse epoche e nelle varie culture. L'autore è Giovanni Guanti, il titolo dell'opera "Estetica musicale - la storia e le fonti", l'editore è La Nuova Italia, Firenze.

 

Sarà per te, e per qualunque musicista lo voglia leggere, un grande libro. Da lì in poi, se il tema di appassionerà, potrai affrontare direttamente i testi dei quali avrai imparato, attraverso le sintesi guantiane, a conoscere i fondamenti, ma anche se non te la sentirai di "attaccare" Kant e Schopenauer, la sola lettura del libro che ti consiglio sarà più che sufficiente a metterti in condizione di organizzare il tuo pensiero sui temi che hai proposto: le grandi menti dell'umanità ci lavorano da millenni, e sapere che cosa hanno detto è necessario come il pane.

 

Questo ti dico perché so che, nella tua sincerità e autenticità di artista, non ti accontenti di "strofinare il mobile" e cerchi qualcosa di più.

 

dralig

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Grazie Angelo, puntuale come sempre.

Per quanto riguarda me, considero già te la mia biblioteca personale... :D anche perché in alcune biblioteche pubbliche italiane c'è poco da rovistare.

In ogni caso, mi procurerò questo libro.

 

In attesa di ciò, però, mi preme ascoltare il giudizio un pò di tutti, o pensi che (e qui avresti forse già risposto implicitamente ad una delle domande) il giudizio e la critica siano appannaggio solo di alcune categorie elette, come appunto lo sono i filosofi o i critici?

Non pensi, ad esempio, che anche tra i massimi esperti, del passato e non, si possano annidare giudizi estetici fasulli?

 

Voglio dire, a Platone, come sai, non piaceva la nuova musica; egli adoperava solo alcuni modi e gli altri li considerava brutti o, peggio, dannosi.

Quindi, chi ha avuto ragione in quel caso... lui o i nuovi compositori?

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prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

 

Gasp Francesco...domandina mica di semplice risposta...è una questione che attanaglia la filosofia da molti secoli e che pure ha tanta influenza sulla nostra vita quotidiana, anche se non lo "sappiamo" ;)

Interessante il saggio citato dal M.° Gilardino, spero di riuscire a leggerlo.

 

 

 

Butterfly

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Non pensi, ad esempio, che anche tra i massimi esperti, del passato e non, si possano annidare giudizi estetici fasulli?

 

Voglio dire, a Platone, come sai, non piaceva la nuova musica; egli adoperava solo alcuni modi e gli altri li considerava brutti o, peggio, dannosi.

Quindi, chi ha avuto ragione in quel caso... lui o i nuovi compositori?

 

mmm........altro argomento interessante....

 

è quello che mi domando sempre anche io

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I parassiani dicevano ARTE PER ARTE = l'arte non deve insegnare niente a nessuno ma deve solo piacere

 

I medioevali pensavano che l'arte dovesse in qualche modo solo insegnare e ne vedevano un utilità

 

Platone, pensava che la musica potesse essere dannosa, in quanto pensava (secondo me) che se tu insegni qualcosa attraverso il piacere, puoi insegnare purtroppo o perfortuna qualcunque cosa.

 

Posso anche aver detto una stupidata, non ne sono sicuro

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Voglio dire, a Platone, come sai, non piaceva la nuova musica; egli adoperava solo alcuni modi e gli altri li considerava brutti o, peggio, dannosi.

Quindi, chi ha avuto ragione in quel caso... lui o i nuovi compositori?

 

Platone amava la musica.

 

La amava così tanto da rendersi conto della sua potenza manipolatoria sulla mente delle persone e da bandirla, per questo motivo, dalla Repubblica, la città-stato ideale.

 

Ovviamente stiamo parlando della musica della Grecia classica, cioè di qualcosa che non conosciamo se non attraverso trattati teorici di difficilissima e controversa interpretazione.

 

La musica era comuqnue qualcosa che aveva a che fare con il dio Dioniso e non con Apollo.

Un dio dalla potenza temibile al quale erano riservati i più importanti festeggiamenti dell'anno, le grandi dionisie, straniero (era originario dell' Asia minore), e impietoso con chi osasse rifiutarne il carattere animalesco (vedere la fine di Penteo che tenta di resistere al potere delle baccanti).

 

Insomma, non so oggi, ma una decina di anni fa, le obiezioni di Platone sul potere della musica sarei andato a verificarle in qualche rave party estremo.

 

;)

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Grazie Angelo, puntuale come sempre.

Per quanto riguarda me, considero già te la mia biblioteca personale... :D anche perché in alcune biblioteche pubbliche italiane c'è poco da rovistare.

In ogni caso, mi procurerò questo libro.

 

In attesa di ciò, però, mi preme ascoltare il giudizio un pò di tutti, o pensi che (e qui avresti forse già risposto implicitamente ad una delle domande) il giudizio e la critica siano appannaggio solo di alcune categorie elette, come appunto lo sono i filosofi o i critici?

Non pensi, ad esempio, che anche tra i massimi esperti, del passato e non, si possano annidare giudizi estetici fasulli?

 

Voglio dire, a Platone, come sai, non piaceva la nuova musica; egli adoperava solo alcuni modi e gli altri li considerava brutti o, peggio, dannosi.

Quindi, chi ha avuto ragione in quel caso... lui o i nuovi compositori?

 

Ecco perché l'estetica (filosofia dell'arte) va studiata innanzitutto come storia dell'estetica: proprio perché si impara a comprendere come il pensiero estetico (dal quale hanno origine la critica d'arte, la critica musicale, etc.) si formi e si trasformi, come tutte le attività umane, nel tempo e nella storia.

 

L'estetica non ha come scopo fondamentale quello di emettere giudizi - tanto meno con pretesa di assoluta e immutabile esattezza -, ma quello di fondare dei metodi di comprensione e di apprezzamento dell'arte. Non c'è arte solamente nel comporre e nell'interpretare, c'è arte anche nell'ascoltare e nel comprendere (di conseguenza, nel giudicare). Poiché il comporre e il suonare si evolvono e mutano nel tempo, anche l'ascoltare e il giudicare si trasformano. L'estetica è l'arte della compresione dell'arte, è la risposta più artistica che l'uomo possa dare all'arte: è un'arte sensibile e raffinata, con "strumenti" proprii, né più né meno di quelli adoperati da chi compone e da chi suona. L'autore di un saggio sulla musica, si pone in una prospettiva ermeneutica non meno feconda di quella dell'interprete che la musica sa eseguire materialmente con uno strumento: la sua risposta è articolata in un altro linguaggio, ma è ugualmente "produttiva".

 

Chi emette giudizi, diventa per ciò stesso automaticamente giudicabile: lo è a seconda della qualità delle sue motivazioni, dalle sue intuizioni e dal modo con cui le sviluppa, del metodo che dimostra di possedere e di saper applicare, dallo stile con cui scrive...Coloro che emettono giudizi più o meno sommari sull'opera altrui, quasi sempre si illudono di aver costituito, con il loro giudizio, un punto stabile, fermo, sentenziale, dal quale possono conseguire fortune o sfortune per l'opera giudicata e il suo autore. La realtà è ben diversa: il giudizio è invece l'opera del giudice, lo qualifica esattamente come l'opera giudicata ha qualificato il suo autore. Ben di rado un giudizio negativo (ad esempio) ha potuto arrestare il compiersi del destino di un'opera: l'avverso giudizio di Benedetto Croce (grande maestro dell'estetica), non solo non ha nuociuto alla "Recherche" di Marcel Proust, ma è andato a collocarsi nelle (rare) voci passive del bilancio del filosofo italiano. Ciò non toglie valore all'estetica crociana, ma ne dimostra la fallibilità.

 

Il senso dell'estetica è quindi rendere la risposta all'arte qualcosa che si possa a buon motivo definire opera di interpretazione. Prima l'interpretazione, e poi il giudizio. Con la consapevolezza che l'alea dell'errore grava sullo studioso come su qualunque artefice.

 

dralig

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quando l'arte la fai hai ragione solo tu

 

bella questa!

me la rivendo subito!

 

;)

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