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Infatti, da ciò che mi è stato detto, è pieno di diplomati al conservatorio (anche compositori affermati) che non sanno modulare da do a sol...

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Infatti, da ciò che mi è stato detto, è pieno di diplomati al conservatorio (anche compositori affermati) che non sanno modulare da do a sol...

 

Il punto non è imparare degli schemi di modulazione, ma come funzionavano negli stili musicali in cui venivano impiegati. Non ha più senso - anzi, non ha mai avuto senso - imparare un processo modulante come se fosse una norma assoluta, vigente al difuori e al disopra della storia. Chi modula in quel modo, come, perché, a quale scopo, con quale risultato, questo serve, tutto il resto è tempo perso.L'armonia non può più essere insegnata in modo astorico, come se fosse matematica.

dralig


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Per quanto riguarda il substrato “artigianale” e di conoscenza dell’armonia tonale, Buda raccontava di un episodio capitatogli quando era studente di Cappelli in conservatorio a Cesena. Veniva proposta agli allievi una modulazione (da Do maggiore a Si maggiore, poniamo) e ciascuno di loro era invitato a sedersi al pianoforte per eseguire la sua modulazione: terminato il giro degli allievi, Cappelli ripartiva dal primo e gli chiedeva di farne un’altra, diversa dalla prima. Al secondo o terzo giro gli allievi cominciavano ad esaurire la tavolozza delle loro possibilità. A quel punto si sedeva al pianoforte Cappelli e ne faceva sentire loro forse un’altra decina…

 

Perdonate la domanda poco informata...in una situazione come quella descritta, quanto contano, al di là della tecnica, l'intuizione e la fantasia creativa?

Perchè quelle temo siano difficili da "imparare"...

 

 

 

Butterfly


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Quelle si imparano (parzialmente) dai "grandi".

Si deve copiare tantissimo, esercitarsi a scrivere nello stile di uno o dell'altro...

L'importante è la pratica (Beethoven passava diciotto ore sul pianoforte). Ecco perchè, sotto un certo punto di vista, il sistema anglosassone, molto pratico, lontano dalla teorizzazione europea, è efficacissimo.

Infatti a me la musica contemporanea americana (Riley, Reich, Nyman, Newman) piace molto.

Stravolge l'armonia classica, la "sporca", e l'effetto è efficacissimo.


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Per quanto riguarda il substrato “artigianale” e di conoscenza dell’armonia tonale, Buda raccontava di un episodio capitatogli quando era studente di Cappelli in conservatorio a Cesena. Veniva proposta agli allievi una modulazione (da Do maggiore a Si maggiore, poniamo) e ciascuno di loro era invitato a sedersi al pianoforte per eseguire la sua modulazione: terminato il giro degli allievi, Cappelli ripartiva dal primo e gli chiedeva di farne un’altra, diversa dalla prima. Al secondo o terzo giro gli allievi cominciavano ad esaurire la tavolozza delle loro possibilità. A quel punto si sedeva al pianoforte Cappelli e ne faceva sentire loro forse un’altra decina…

 

Perdonate la domanda poco informata...in una situazione come quella descritta, quanto contano, al di là della tecnica, l'intuizione e la fantasia creativa?

Perchè quelle temo siano difficili da "imparare"...

 

 

 

Butterfly

 

Contano tutto. Chiunque può imparare degli schemi di modulazione: si tratta di tecnica, nemmeno tanto complessa. La partita vera inizia dopo...

 

dralig


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Dai Vladimir, butti dentro un Fa# e sei apposto! ;)


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Dai Vladimir, butti dentro un Fa# e sei apposto! ;)

 

Ci può stare anche un do diesis, akaros. Les amis de mes amis...

 

dralig


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A questi punti occorre dire W il cromatismo!

 

 

 

 

.....sbaglio qualcosa? :shock:;):oops:


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A questi punti occorre dire W il cromatismo!

 

 

 

 

.....sbaglio qualcosa? :shock:;):oops:

 

Ma no, è un vecchio trucco dei maestri viennesi, si chiama doppia dominante. Ne trova un esempio nella modulazione da do maggiore a sol maggiore tra il primo e il secondo tema della Sonata op. 15 di Giuliani.

 

dralig


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O nella K545 di Mozart.

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