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Un posto strano per ascoltare Bach - Il sisma di Assisi 1997


Butterfly
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Mi trovavo ad Assisi per puro caso, il giorno del terremoto, dieci anni fa. Partita all’alba, non sapevo delle scosse sismiche avvenute durante la notte.

Svolgevo una ricerca iconografica su santa Chiara e mi aspettavano al monastero di clausura.

Arrivai alla cittadella in mezzo a una gran confusione e ai palazzi medievali puntellati, mentre un anziano signore correva gridando "Non salite alla basilica, è crollato tutto!"

Mi venne proprio da piangere; pensavo agli affreschi e a tutta quella bellezza disciolta forse in mille frammenti. Gli angeli sull’ ultimo istante terreno di Francesco, il dono del mantello purpureo, la preghiera in San Damiano...

Ma il peggio doveva ancora accadere: giunta alla basilica, ci fu un'altra scossa e una nube di polvere uscì dal portone aperto: era appena crollata una volta del transetto, travolgendo due tecnici e due frati che svolgevano un sopralluogo per verificare i danni.

 

Rimasi ad Assisi, ma invece di un progetto di restauro, scelsi un ospedale da campo a Colfiorito e poi a Serravalle del Chienti.

Oggi hanno tutti scordato quei nomi ma allora, per tre mesi, non ci fu giorno che il terreno non venisse scosso da qualche movimento tellurico.

A volte la terra tremava, in altri momenti si sentiva una specie di rombo sordo tra le colline.

Come sismografo usavamo un vassoio pieno di fleboclisi: quando il vetro cominciava a tintinnare, sapevamo che dovevamo uscire di corsa, ovunque fossimo.

Quell'anno trascorsi il Natale in un campo container allestito a Cesi, sulle prime colline marchigiane.

Un Natale freddo, col ghiaccio sulle tende, ma tanto bello e pieno di speranza.

Che fortuna che la chitarra sia piu' trasportabile di un pianoforte e meno fragile di un violino. Durante la Messa un ragazzo in divisa suonò qualcosa, credo fosse Bach.

Nel presepe erano state messe delle statuine vestite con le tute di tutti i volontari e delle forze di difesa civile che si trovavano lì: alpini, vigili del fuoco, protezione civile, croce rossa, carabinieri e il Bambinello su un cumulo di macerie , guardato con stupore e tristezza da quegli improvvisati pastori.

Perché quando crolla una casa, crolla un pezzetto di mondo per ognuno di noi.

 

 

Butterfly

 

 

 

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Mi trovavo ad Assisi per puro caso, il giorno del terremoto, dieci anni fa. Partita all’alba, non sapevo delle scosse sismiche avvenute durante la notte.

Svolgevo una ricerca iconografica su santa Chiara e mi aspettavano al monastero di clausura.

Arrivai alla cittadella in mezzo a una gran confusione e ai palazzi medievali puntellati, mentre un anziano signore correva gridando "Non salite alla basilica, è crollato tutto!"

Mi venne proprio da piangere; pensavo agli affreschi e a tutta quella bellezza disciolta forse in mille frammenti. Gli angeli sull’ ultimo istante terreno di Francesco, il dono del mantello purpureo, la preghiera in San Damiano...

Ma il peggio doveva ancora accadere: giunta alla basilica, ci fu un'altra scossa e una nube di polvere uscì dal portone aperto: era appena crollata una volta del transetto, travolgendo due tecnici e due frati che svolgevano un sopralluogo per verificare i danni.

 

Rimasi ad Assisi, ma invece di un progetto di restauro, scelsi un ospedale da campo a Colfiorito e poi a Serravalle del Chienti.

Oggi hanno tutti scordato quei nomi ma allora, per tre mesi, non ci fu giorno che il terreno non venisse scosso da qualche movimento tellurico.

A volte la terra tremava, in altri momenti si sentiva una specie di rombo sordo tra le colline.

Come sismografo usavamo un vassoio pieno di fleboclisi: quando il vetro cominciava a tintinnare, sapevamo che dovevamo uscire di corsa, ovunque fossimo.

Quell'anno trascorsi il Natale in un campo container allestito a Cesi, sulle prime colline marchigiane.

Un Natale freddo, col ghiaccio sulle tende, ma tanto bello e pieno di speranza.

Che fortuna che la chitarra sia piu' trasportabile di un pianoforte e meno fragile di un violino. Durante la Messa un ragazzo in divisa suonò qualcosa, credo fosse Bach.

Nel presepe erano state messe delle statuine vestite con le tute di tutti i volontari e delle forze di difesa civile che si trovavano lì: alpini, vigili del fuoco, protezione civile, croce rossa, carabinieri e il bambinello su un cumulo di macerie , guardato con stupore e tristezza da quegli improvvisati pastori.

Perché quando crolla una casa, crolla un pezzetto di mondo per ognuno di noi.

 

 

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Dimenticavo la cosa più importante: avete mai ascoltato musica classica in qualche posto dove non vi sareste immaginati che fosse possibile ascoltarla?

 

 

 

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e stickausen!

 

:)

 

Bè è già molto. Scrivendo il titolo del topic ho pensato con terrore che qualcuno rispondesse "sulla lavatrice durante la centrifuga". ;)

 

 

 

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