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Come migliorare la lettura a prima vista?


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secondo me, fa bene strimpellare anche con repertori un po' piu' difficili... io lo faccio sempre

 

E continui a farlo debonis86!

E' una cosa che oltre aumentare la sua conoscenza del repertorio le consente di perfezionare ulteriormente lettura a prima vista.

Senza dimenticare il piacere di leggere un nuovo testo.

 

Io ovviamente procedo in questo modo istintivamente, ma ora lo farò confortato dal suo suggerimento. Tra l'altro, penso che tanto l'ampiezza del repertorio quanto la lettura a prima vista siano di fondamentale importanza, perché incrementano l'entusiasmo nel far musica.

 

Mi chiedo, però, se esistano suggerimenti tecnici per migliorare la lettura a prima vista (nel qual caso si potrebbe aprire un discorso ad hoc) o se, invece, l'unico modo è appunto quello di... leggere nuova musica.

 

Riporto una discussione, incidentalmente sorta nel thread "Cinq preludes - Heitor Villa Lobos - Rev. F. Zigante", nella speranza che possano sorgere utili suggerimenti per tutti su come migliorare la lettura a prima vista, che io ritengo un valore - oserei dire - assoluto per qualunque strumentista, anche se dilettante, come me.

 

Io, da autodidatta, mi limito a dare sfogo alla mia curiosità di conoscere sulla tastiera tutti i pezzi di mio interesse emotivo, e il grande HVL è stato il mio campo di battaglia privilegiato!

 

Ma è giusto? è formativo un simile atteggiamento? si incorre nel rischio proprio di chi vuol troppo? ci sono suggerimenti tecnici?

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Io ti consiglio di leggere anche musiche scritte per altri strumenti; pezzi per pianoforte, violino, violoncello...e via suonando.

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Io ti consiglio di leggere anche musiche scritte per altri strumenti; pezzi per pianoforte, violino, violoncello...e via suonando.

 

Davvero? interessante.... violino e cello mi interessano!

Potresti, però motivare il suggerimento, spiegandone le ragioni didattiche?

Grazie

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Riporto una discussione, incidentalmente sorta nel thread "Cinq preludes - Heitor Villa Lobos - Rev. F. Zigante", nella speranza che possano sorgere utili suggerimenti per tutti su come migliorare la lettura a prima vista, che io ritengo un valore - oserei dire - assoluto per qualunque strumentista, anche se dilettante, come me.

Io, da autodidatta, mi limito a dare sfogo alla mia curiosità di conoscere sulla tastiera tutti i pezzi di mio interesse emotivo, e il grande HVL è stato il mio campo di battaglia privilegiato!

Ma è giusto? è formativo un simile atteggiamento? si incorre nel rischio proprio di chi vuol troppo? ci sono suggerimenti tecnici?

 

Il tuo atteggiamento è estremamente positivo e va coltivato.

Per migliorare la lettura a prima vista leggi tutto quello che ti capita tra le mani degno di essere definito musica e leggi la musica soprattutto senza strumento (in treno, sul bus) immaginando la tastiera.

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Non sono un didatta, quindi mi guardo bene dal dare consigli o suggerimenti riguardanti questo ambito, tanto fondamentale quanto bistrattato.

 

La mia osservazione è di carattere squisitamente musicale; credo che leggere della musica scritta per altri strumenti apra il cervello in maniera molto più efficace che stare a lucidare la tastiera con la mano sinistra.

 

Oltretutto, andando ad indagare gli originali, non si corre il rischio di cadere nella pericolosa tentazione del trascrivere per il puro gusto di suonare sulla chitarra qualcosa che ha un'identità profondamente diversa.

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Io ti consiglio Progressive readings for guitarists di Dogson e Quine edito da Ricordi.è un ottimo testo che ,oltre a migliorare notevolmente la prima vista,avvicina gli studenti alla musica non tonale e stimola la creatività dell'interprete con begli esercizi scritti proprio da S.Dogson.L'ho usato i primi anni e lo considero un buon inizio,la cosa migliore poi è sempre leggere musica mai vista nè sentita.

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Anch'io mi sono trovato a leggere sempre tanto, per curiosità e non per migliorare la lettura, ma credo che come effetto collaterale anche la mia lettura ne abbia tratto giovamento. come suggeriva.

D'accordo anche su leggere cose scritte anche per altri strumenti come suggeriva Alfredo Franco, in particolare per strumenti a tastiera con le note su due righi in chiave di violino e basso e ad altezza reale.

 

In conservatorio quando devo introdurre il lavoro per la lettura a prima vista dico che nella vita musicale il momento in cui serve di più avere una buona lettura a prima vista è quando ci si trova a leggere musica d'insieme nuova con altri musicisti. Da questa situazione si capiscono le cose fondamentali che servono per la prova di lettura a prima vista dell'esame: non fermarsi a cercare le posizioni, non ripetere se si sbaglia, non pretendere di suonare a tutti i costi tutte le note, ma piuttosto cercare di rendere subito anche lo stile ed il carattere del pezzo.

 

Sulla chitarra la possibilità di fare i suoni in punti diversi della tastiera è una ricchezza enorme, ma anche un problema riguardo alla lettura a prima vista; normalmente è troppo chiedere che in quel momento si possa anche identificare posizione e diteggiatura ideale; piuttosto sarebbe utile preliminarmente una cosa che anche Segovia consigliò al corso di perfezionamento di Ginevra, aggiungendo ironicamente che non si trattava di una questione di perfezionamento: imparare a conoscere i suoni corrispondenti ai vari punti della tastiera della chitarra.

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Sulla chitarra la possibilità di fare i suoni in punti diversi della tastiera è una ricchezza enorme, ma anche un problema riguardo alla lettura a prima vista; normalmente è troppo chiedere che in quel momento si possa anche identificare posizione e diteggiatura ideale; piuttosto sarebbe utile preliminarmente una cosa che anche Segovia consigliò al corso di perfezionamento di Ginevra, aggiungendo ironicamente che non si trattava di una questione di perfezionamento: imparare a conoscere i suoni corrispondenti ai vari punti della tastiera della chitarra.

 

Il che ci induce a constatare come, nel suo saggio realismo, Segovia sapesse benissimo qual era la situazione dei suoi "perfezionandi". Basta, del resto, guardare i programmi di ammissione ai corsi dell'Accademia Chigiana: i pianisti, i violinisti, etc., dovevano, per essere ammessi come allievi effettivi, suonare pezzi pesantissimi dal repertorio, mentre, ai chitarristi, Segovia chiedeva di eseguire le scale, gli arpeggi e - micidiale - qualche preludio di Ponce (dalla serie che lui stesso aveva etichettato come "facili").

 

Una curiosità: nel leggere il programma di ammissione scritto a mano da Segovia, un impiegato della Chigiana decifrò in modo errato il nome "Milan" (Luis de Milan), scambiando la "a" (che Segovia scriveva come la alfa dell'alfabeto greco) per una "t", e la "n" finale per una "u": ne uscì - stampato nei programmi - il nome di un ignoto compositore chiamato "Miltu", che precedeva il nome del vihuelista Bermudo. Anni dopo, una chitarrista che raccontava degli elogi ricevuti da Segovia, li diceva motivati anche dal fatto che lei - allieva modello - era l'unica tra i presenti ad aver cercato, senza trovarle, le opere di Miltu. L'aveva detto al maestro il quale, con grave serietà, le aveva raccomandato di cercarle ancora - magari, le disse, in Giappone.

 

dralig

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Chi cerca trova... :mrgreen:

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Ospite Nicola Mazzon

Qui da noi, i personaggi così si mandano a cercare la squadra tonda o il secchio di corrente elettrica...:D

 

Per la prima vista, ho trovato una bella scossa leggendo gli studi di Virtuosità e Trascendenza.

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