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Mario Gangi, Severino Gazzelloni, Renato Rascel


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Ospite gasgas
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Chi si fosse alzato molto presto ieri mattina avrebbe potuto vedere in TV (rigorosamente in bianco e nero) la ritrasmissione di un vecchio filmato in cui il chitarrista Mario Gangi e il flautista Severino Gazzellon

"accompagnavano" Renato Rascel che cantava "Arrivederci Roma" arrangiata da Gangi. Per ragioni anagrafiche

io non avevo potuto seguire quella esecuzione ma ho chiesto inf(ormazioni; era il tempo del boom di flauto e chitarra:

grandi professionisti ( specialisti in musica "contemporanea") amavano collaborare con grandi per-

sonaggi dello spettacolo come Rascel ed altri,creando interesse attorno a strumenti come il nostro e infischiandone dei puristi, che allora erano molto più severi di oggi ma già divisi in "parrocchie". Mi chiedo perchè non è più così e l'intrattenimento musicale non venga più considerato una cosa seria, anche con

i migliori interpreti: e quelli lo erano veramente!

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La storia dello spettacolo è ricca di episodi analoghi.

Per esempio, la prima esecuzione di "4 Marzo 1943", cantata da Lucio Dalla al festival di Sanremo, fu accompagnata da un famoso violinista (non ne ricordo il nome), il cui intervento contribuì non poco al successo della canzone.

Lo stesso accadde per la canzone di Mina "Non gioco più", impreziosita dall'armonica a bocca di Toots Thielmans.

 

Personalmente trovo di grande interesse le "contaminazioni" fra generi artistici e apprezzo la disponibilità e l'abilità con cui grandi interpreti riescono a impreziosire l'interpretazione di una qualsiasi espressione d'arte: Carla Fracci che balla il can can, Pavarotti che accompagna Zucchero ecc.

Mi sembra però che la difficoltà possa consistere nel riuscire a mantenere nel tempo la debita distinzione fra le attività artistiche correnti e quelle più episodiche.

Accanto al beneficio di offrire al grande pubblico rappresentazioni di indubbio pregio artistico, si corre infatti il rischio di far apparire "semplice" ciò che attiene alle arti, sminuendo in qualche modo quell'alone di "mito" che circonda spesso gli interpreti del genere classico ma soprattutto rendendo giusta misura alla qualità dell'accompagnatore illustre di turno.

Mi sembra che la cosa funzioni solo quando il musicista che "accompagna" è già decisamente affermato e noto per la sua carriera "ufficiale".

Rari i casi (penso ad Andrea Bocelli) in cui l'artista riesce a farsi apprezzare contemporaneamente sia per un genere più popolare che per un repertorio "alto".

Parere di spettatore, sia chiaro.

 

Mario Gangi fu peraltro protagonista, con Franco Cerri, di un famoso corso per chitarra a fascicoli, corredato da cassette audio, che mi pare rappresenti un bell'esempio di diffusione della musica classica a un largo pubblico, rispettando il rigore di un metodo ma mediandolo attraverso proficue capacità comunicative.

 

 

 

 

 

Butterfly


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per Gangi e Gazzelloni parlano le loro carriere, le loro interpretazioni e collaborazioni con i piu importanti compositori (le si conoscono?)...è interessante il fatto che a suscitare l'interesse in questo contesto sia piu la collaborazione con il mondo dell'avanspettacolo che quello con i compositori...la dice lunga sullo stato di salute dello strumento

 

Lo stato di salute di uno strumento si misura unicamente nella qualità e nell'ampiezza del suo repertorio e, da questo (essenziale) punto di vista, la chitarra gode di ottima salute. Il Novecento è stato davvero il suo secolo d'oro, assai più dell'Ottocento.

 

Altro discorso è quello che si deve fare sullo stato di salute dei chitarristi: questo dipende dalla loro padronanza del repertorio, ed è quindi un fatto individuale. Ci sono chitarristi colti e chitarristi ignoranti, con una grande varietà di gradi di conoscenza e di ignoranza, fino al paradosso dei chitarristi colti che lottano quotidianamente per ridurre il loro grado di ignoranza e di chitarristi talmente ignoranti che ignorano persino di essere tali.

 

dralig


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per Gangi e Gazzelloni parlano le loro carriere, le loro interpretazioni e collaborazioni con i piu importanti compositori (le si conoscono?)...è interessante il fatto che a suscitare l'interesse in questo contesto sia piu la collaborazione con il mondo dell'avanspettacolo che quello con i compositori...la dice lunga sullo stato di salute dello strumento

 

Lo stato di salute di uno strumento si misura unicamente nella qualità e nell'ampiezza del suo repertorio e, da questo (essenziale) punto di vista, la chitarra gode di ottima salute. Il Novecento è stato davvero il suo secolo d'oro, assai più dell'Ottocento.

 

Altro discorso è quello che si deve fare sullo stato di salute dei chitarristi: questo dipende dalla loro padronanza del repertorio, ed è quindi un fatto individuale. Ci sono chitarristi colti e chitarristi ignoranti, con una grande varietà di gradi di conoscenza e di ignoranza, fino al paradosso dei chitarristi colti che lottano quotidianamente per ridurre il loro grado di ignoranza e di chitarristi talmente ignoranti che ignorano persino di essere tali.

 

dralig

 

sono idealmente d'accordo

ma la musica va dove la portano i musicisti e io, fossi chitarrista, pretenderei qualcosa in piu dalla categoria

 

La botte dà il vino che ha. A me piacerebbe che la si smettesse di ascrivere i comportamenti - meriti e demeriti - dei chitarristi al bilancio del loro strumento. La chitarra - intendendo con ciò la musica scritta per chitarra - è ricca, e se i chitarristi non lo sanno, o non sanno trarne vantaggio per sé, peggio per loro.

 

Del resto, va così en peu partout. Un collega ha svolto in conservatorio una piccola inchiesta su un campione di quindici studenti, domandando loro qual è il nome di battesimo di un famoso artista del Novecento che di cognome fa Morandi: solo quattro hanno risposto "Giorgio". Non perciò ne concluderemo che la pittura naviga in cattive acque.

 

dralig

Ospite gasgas
Inviato

Il M° Selvafiorita ha usato molto appropriatamente e con garbo la citazione

del vecchio adagio del dito: perché fare una questione esistenziale di un

piccolo fatto di costume? Anche se Giacomo Balla suonava la chitarra, al

sentire il suo nome vien da pensare a Manzoni (lo scrittore, non il musicista).

La nozione contribuisce a fare cultura pur non essendo tale, e pertanto chie-

do scusa ai competenti e non. Sto andando anch'io fuori tema!


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Io dico solo una cosa, solo una: se per far conoscere la letteratura chitarristica (restiamo nel seminato) devo fare uno show con Fiorello, non ci sto.

 

Muoia la letteratura chitarristica con tutti i chitarristi.


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Non toccarmi Fiorello!


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Un personaggio veramente simpatico.

 

Dopo una lezione a scuola su di lui, mi sono offerto per fare autografi sulle compagne...

Ospite gasgas
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Pienamente d'accordo con Vladimir. Ad Alfredo Franco vorrei dire: cosa c'entra la letteratura chitarristica

con "Arrivederci Roma"? Forse è colpa mia che non riesco a spiegarmi o non capisco.

Ospite gasgas
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Naturalmente penso che nessuno potrebbe farsi toccare Manzoni.

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