lindina Inviato 8 Luglio 2008 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 73 Reputation: 1 Joined: 17/03/2008 Status: Offline Inviato 8 Luglio 2008 Tornano al quesito iniziale posto da Gianmaria Loretti, non sono assolutamente d'accordo su una "specie" di prassi esecutiva che preveda il cambiamento di melodia, note e quant'altro. Quando riflettevo su argomenti che riguardano le revisioni storiche (vedi per esempio: M. Giulani - Variatoin su l'air " A Schisserl und a Reindl ed. Chanterele) il mio pensiero va alla contestualizzazione temporale di tutti proprio tutti, gli elementi, in quanto i vari periodi storici che riguardano le vicende musicali di alcuni personaggi a noi cari - nella fattispecie quello di Giuliani - erano così "umani" da disarmare qualsiasi elucubrazione e successivi dogmi delle seicorde da parte di molti "che sanno". Case editrici che poco tenevano alle fonti ed incauti revisori fecero il resto, creando tuttavia verità che - tramandate da insegnante ad allievo ecc.- hanno creato teneramente vari "falsi storici". Fu Ruggero Chiesa e con lui Vincenzo Saldarelli che per primi misero ordine alle tante versioni e verità soprattutto in riferimento alla musica italiana. Poi venne Brian Jeffery, Thomas Heck, e molti altri che - pubblicando - le versioni urtext avvicinarono di molto le esecuzioni moderne ala "verità" dei compositori. Con queste righe - che cred come al solito mi attireranno le solite valanghe di strali da parte dei noti saccenti italiani ( ma - guarda caso - non quelli stranieri) vorrei dare una mia particolare chiave di lettura su ciò che i chitarristi appassionati di 800 eseguono: su tutto una grande debolezza umana da parte dei nostri grandi maestri chitarristi (Giuliani, Legani, Moretti, Carulli, Carcassi, ecc.) in particolare del primo citato al quale poco importava di prassi esecutive, o di inflazionare il mercato con eccesso di composizioni, figuriamoci su ragionamenti o sul lasciare volutamente dubbi ai posteri. Egli era una semplice persona, molto italiana se vogliamo, che spesso scendeva a compromessi per quei quattro soldi che poi gli servivano per vivere. Il mio ragionamento - ovviamente - lo vorrei approfondire con più dati, elementi, così forse da risparmiarmi qualche stralo, e lo farò volentieri in quanto sono assolutamente convinto che la storia della chitarra non la fanno i teorici con mille verità assolute, ma i chitarristi che amano mettersi in gioco magari per 100 euro a concerto (e ce ne sono tanti!). Per questo motivo, affinchè Gianmaria possa decidere da solo come suonare Giuliani, rimando la lettura ad un testo FONDAMENTALE che racchiude preziose lettere che Giulian stesso inviava ai suoi amici ed editori. Il libro aprirà una luce radiosa: "Nuove aquisizioni sull'opera e sulla vita di Mauro Giuliani: gli anni del soggiorno napoletano 1824-1829" di Filippo Eduarno Araniti. Come cadeu per tutti ecco in allegato una di queste disarmanti lettere (spero che si legga): Giorgio Tortora Admin Edit Download: Pagina 1 : Link Pagina 2 : Link Fine Admin Edit PS per tutti gli appassionati. Faccio notare che nella seconda pagine di questa lettera Giuliano cita testualmente una cosina per noi chitarristi da poco................ "aggiungerò il Maestoso del quarto concerto"!!!!!! Ebbene molti sanno di questo concerto e molti lo hanno cercato dappertutto senza fortuna. Che ci sia un quarto concerto è cosa certa perchè è Giuliani stesso a dirlo (e tutti noi sappiamo di quanto la chitarra ne avrebbe bisogno) . Io qualche idea ce l'ho, e credo presto aprirò un post per provare a vedere se questo fenomenale mezzo di comunicazione che si chiama internet potrà mettere insieme le varie conoscenze e colmare finalmente queste lacune. Ora mi occupo sempre meno di ricerca storica legata alla chitarra (mi piace comporre),ma all'epoca (vent'anni orsono) con alcuni compagni di viaggio (autorevolissimi) avevamo - dalla Germania - capito alcune cose e individuato un percorso. Come ho già scritto precedentemente, per la chitarra dell'800 non vi è una sola verità, pertanto molte indicazioni devono prevedere - proprio in fase di ricerca - elementi di "piccolo cabotaggio", ovvero filtrate dalle stesse miserie umane che riscontriamo in questa lettera. In mia mano posseggo copie di altre incongruenze che - da un punto di vista pragmatico - sconvolgerebbero le tesi dei soliti totem del sapere chitarristico (sempre quelli:attendo strali), ma che in realtà, con la presa d'atto di un periodo/persona risultano di facile intepretazione. Su un argomento tuttavia credo bisognerà soffermarci perchè - sono convinto - potrà avere un grande valore per la chitarra. Non si tratta di una novità, anzi, alcuni ci hanno già lavorato (a mio parere in maniera deleteria) ma la maggior parte dei chitarristi non è a conoscenza e si stupirà. Ora vado in Austria a dirigere qualche concerto, poi a Venezia, finisco il mio quartetto "Races, Sliwowitz and Anolam Smiles", pubblico la "Sonata" che Marko Feri ha inciso e quindi partiamo!
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