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Gli Abbellimenti: un problema?


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Il cosiddetto "problema degli abbellimenti" ha comportato, e tutt'ora comporta innumerevoli punti di vista soprattutto in relazione al micro/macrocosmo della chitarra. Si tratta - molto spesso - di disputare i propri convincimenti che - spesso figli di retaggi culturali, di legittimi insegnamenti - molte volte si tramutano in verdetti (vedi: esami d conservatorio) con pollice su o giù a prescindere dal talento dell'interprete. Non è un problema da poco in quanto è noto che l'area geografica o il periodo storico, ne modificano i logici aspetti formali, trasformando quindi il "battere" in "levare", o passando per le moltiplicazioni dei trilli o dagli accenti degli arpeggi. Le fonti sono molte e così le ragioni; difficile dar torto a chiunque (con la premessa di non essere presi in giro) lasciando quindi alle libere convinzioni o deduzioni il compito di "abbellire" l'essenza principale della musica. Un parallelo so si potrebbe fare con gli accenti dei gruppi detti "irregolari" (sestina e doppia terzina), o con le proporzioni tra tempi semplici e composti. Materia difficile per tutti ed io - per primo - non posseggo nessuna verità.

Con ciò credo di fare cosa gradita pubblicando un piccolo riassunto delle convinzioni di un compositore autorevole, Leo Brouwer che mi consegnò questo foglio alcuni anni orsono. All'epoca tolsi il nome e lo sottoposi all'attenzione di tre autorevoli didatti: tutti si scandalizzarono consigliandomi - ognuno dei tre - un'altra chiave di lettura. Ebbene, Brouwer è famoso a livello mondiale, mentre i tre possono "bocciare" un alunno del corso di composizione sul tema - in particolare delle "inegalitè"! Se poi osserviamo, semplicemente osserviamo, la globalizzazione della scrittura musicale che sta inevitabilmente avvenendo con i vari Finale e Sibelius, il tutto si complica ulteriormente in quanto, se è vero che qualsiasi nota scritta con quei software è modificabile nei vari aspetti grafici o di playback, è altrettanto vero che la disponibilità "base" degli stessi è la più frequentata dai compositori,trascrittori ed editori.

A voi le risposte

Giorgio Tortora

 

brouwer_1_265.jpg

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Il problema degli abbellimenti è un ....non problema! Semmai un caso conoscitivo e di filologia musicale, poiché filtrabile attraverso l'assimilazione di testi specifici che, esaminandone origini, autori, prassi esecutive e quant'altro, conduce l'autore ad una proposta tale da rendere più gradevole l'ascolto. Il nome italiano di "fioritura" e quelli europei che contengono la radice "agr" privilegiano il concetto di piacevolezza.

Ecco perché, caro Tortora, ci procurano più di un grattacapo, stante la soggettività della piacevolezza stessa. Così gli autori antichi, barocchi, classici etc. hanno spesso indicato come volessero fossero risolti, confermando l'inesistenza "specifica" di quanto li riguardasse, a confronto di una più generale regola (che però io chiamerei convenzione) che li sottraesse al dover scrivere per esteso (nel senso di già risolto) quanto desideravano fosse suonato. La casistica è varia e spesso conviene consultare dei testi in modo da non creare incoerenze nell'ambito dello stesso testo.

Non mi meraviglio perciò che i professori composizione abbiano bocciato il testo di Leo (che peraltro non è uno specialista)

Un aneddoto; tanti anni fa il celebre Guido Agosti (quello si che era uno specialista!) tenne una conferenza sugli abbellimenti nella Sala Accademica del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Dopo una lunga esposizione coronata da esempi, chiese se qualcuno degli astanti avesse domande da fare. Uno studente di organo e composizione organistica gli chiese, di fronte a casistiche così circostanziate, come si dovesse eseguire in caso di dubbio o di mancanza di regola. Egli, mentre raccoglieva i fogli sul tavolo, se ne uscì: "Beh...Come vi suona meglio". Nessuno avrebbe voluto più eseguire un abbellimento in vita sua!

 

Carlo Carfagna

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Sono assolutamente d'accordo Maestro Carfagna;e' una questione di etica, di buon gusto, di naturale eleganza. Lo scontro tuttavia è con la legittima conoscenza dello studioso che può dar altresì prova di ciò che propone ovvero filtrato da anni di ricerca, ma il concetto di fondo - quello che io sollevo - riguarda quanto vale quel famoso "se suona bene" dell'Agosti che Lei ha citato. Per me molto, per altri - credo - nulla, e lo vedremo dalle successive risposte che probabilmente s succederanno. Che Brouwer non sia uno "specialista" probabilmente è vero, ma se prendiamo come riferimento il lato filosofico siamo sicuri che poi sia così? La pittura ci potrebbe venire in aiuto: se guardo a Vedova molte cose non le comprendo ma nel contempo mi inchino. Lo stesso per Sandro Chia o per il giovane Delutti; ciò perchè qualche tecnico, qualche specialista mi dice che quel percorso, quel momento, quelle lacerazioni.....Se però trovo altri spazi, molto ampi, radicati e difesi da una diversa supremazia conoscitiva, figlia di altrettanti Agosti. Brouwer può far tenerezza, un poco meno se difeso idealmente da Dino Valls (il pittore), ma diviene lui la "corazza" quando Horacio Ferrer indica lui e non altri come " nel giusto". Oggi siamo nel 2008 e - di questo sono convinto - la nuova cifra culturale si chiama "talento". Le regole (quelle musicali) devono quindi rispondere anch'esse all' intelligenza dell'artista che in maniera automatica le traduce in atto; ne è un esempio il suo brano "Découpages" che certamente farà parte della mia biblioteca.

regards

giorgio tortora

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E' vero; comprendere Vedova è difficile ma - è questo il succo delle arti - rimane fondamentale il momento della condivisione o, meglio ancora, della sensazione personale. L'impatto filosofico in musica è contingente; non ricordo in quale sede ho detto di singolari impostazioni dei grandi del passato, che io però condivido: come fossero principianti, mi sono sentito dire "perché mi ci piaceva" (Petrassi), "così funziona" (Gervasio), "va un pò meglio" (Bucchi), "ma quanto mi piace" (Rota) e così via.

"Découpages", poi, offre per caso un esempio che ci riporta al tema: nell'ultimo tempo (la danza pressoché modale della capra Amaltea, nutrice di Giove) ci sono nella coda finale dei mordenti che ho segnato tra parentesi; è stato il mio ex studente Damiano che, leggendo, li ha introdotti, cosicché sono stati aggiunti perché quando li suonerà non sia tacciato di inaderenza al testo.

Buffo, no?

Qui a Roma non troviamo ancora i suoi serpenti, forse in letargo per il caldo micidiale.

Anche io sono curioso di sapere come la pensano gli altri.

Cordialità

C.Carf

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Direi che Brouwer ha meriti immensi sia come compositore che come "stimolatore" del linguaggio musicale, ma i suoi appunti circa la risoluzione degli abbellimenti non li prenderei ad esempio:poi magari vanno anche bene ma preferisco pensare agli abbellimenti, fioriture, come ad una chiave di lettura del periodo in cui sono inseriti: barocco, quindi ornamento, abbelliemnto, fregio, come un'architettura, come una danza dell'epoca; 800, quindi desiderio di virtuosisismo, strumenti che escono dai binari tradizionali per diventare interpreti di se stessi ecc ecc. Ogni periodo, grazie allo scambio di informazioni tra le diverse forme d'arte ci indica il miglior modo per leggere la sua musica...alla fine, conoscendo Brouwer grazie a tanti corsi fatti con lui, credo sia anche un pò la sua idea....

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Direi che Brouwer ha meriti immensi sia come compositore che come "stimolatore" del linguaggio musicale, ma i suoi appunti circa la risoluzione degli abbellimenti non li prenderei ad esempio:poi magari vanno anche bene ma preferisco pensare agli abbellimenti, fioriture, come ad una chiave di lettura del periodo in cui sono inseriti: barocco, quindi ornamento, abbelliemnto, fregio, come un'architettura,

 

...non puramente ornamentale: l'architettura barocca segue lo spirito della controriforma, che è quello del riscatto, della revanche, della pompa, dimostrativo del potere, della regalità, dell'intatto persistere della supremazia, nonostante lo scossone luterano.

 

L'abbellimento belliniano-chopiniano è invece canto, nel canto deve integrarsi con perfetta naturalezza, al punto da non potersi percepire come ornamento.

 

Domanda: prendiamo, per esempio, l'innocua mazurka tarreghiana intitolata "Marieta" (perché no?, probabilmente si trattava di Maria Josefa, consorte del Vate). Contiene ornamenti melodici sia quando la linea procede insieme a un'altra linea, sia quando è da sola (nel basso). Chiedo invano da decenni, a tutti i chitarristi che la eseguono: come mai gli abbellimenti sulla monodia vengono eseguiti (secondo l'estetica romantica) in levare - togliendo valore alla nota precedente - e quelli sulla melodia accompagnata vengono eseguiti in battere, cioè con la prima nota dell'ornamento insieme al basso?

 

dralig

 

ps: chi volesse, può consultare il manuale EDT dedicato alla chitarra nel capitolo "la notazione".

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......Domanda: prendiamo, per esempio, l'innocua mazurka tarreghiana intitolata "Marieta" (perché no?, probabilmente si trattava di Maria Josefa, consorte del Vate). Contiene ornamenti melodici sia quando la linea procede insieme a un'altra linea, sia quando è da sola (nel basso). Chiedo invano da decenni, a tutti i chitarristi che la eseguono: come mai gli abbellimenti sulla monodia vengono eseguiti (secondo l'estetica romantica) in levare - togliendo valore alla nota precedente - e quelli sulla melodia accompagnata vengono eseguiti in battere, cioè con la prima nota dell'ornamento insieme al basso?

 

dralig

 

ps: chi volesse, può consultare il manuale EDT dedicato alla chitarra nel capitolo "la notazione".

 

 

perchè trattano la "melodia-polifonia" come un'armonia verticale..e quindi ne perdono il "controllo"..in situazioni "melodiche" sovrapposte....

 

mr :)

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......Domanda: prendiamo, per esempio, l'innocua mazurka tarreghiana intitolata "Marieta" (perché no?, probabilmente si trattava di Maria Josefa, consorte del Vate). Contiene ornamenti melodici sia quando la linea procede insieme a un'altra linea, sia quando è da sola (nel basso). Chiedo invano da decenni, a tutti i chitarristi che la eseguono: come mai gli abbellimenti sulla monodia vengono eseguiti (secondo l'estetica romantica) in levare - togliendo valore alla nota precedente - e quelli sulla melodia accompagnata vengono eseguiti in battere, cioè con la prima nota dell'ornamento insieme al basso?

 

dralig

 

ps: chi volesse, può consultare il manuale EDT dedicato alla chitarra nel capitolo "la notazione".

 

 

perchè trattano la "melodia-polifonia" come un'armonia verticale..e quindi ne perdono il "controllo"..in situazioni "melodiche" sovrapposte....

 

mr :)

 

Mi pare che tu lasci trapelare la convinzione che, in fondo, sono "quelli che suonano gli accordi". Di contrappunto, ne masticano pochino. Ed ecco un altro dei filtri con i quali si seleziona il repertorio.

 

dralig

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...non puramente ornamentale: l'architettura barocca segue lo spirito della controriforma, che è quello del riscatto, della revanche, della pompa, dimostrativo del potere, della regalità, dell'intatto persistere della supremazia, nonostante lo scossone luterano.

 

Cioè, tutta roba atta a distogliere l'attenzione dall'essenza.

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...non puramente ornamentale: l'architettura barocca segue lo spirito della controriforma, che è quello del riscatto, della revanche, della pompa, dimostrativo del potere, della regalità, dell'intatto persistere della supremazia, nonostante lo scossone luterano.

 

Cioè, tutta roba atta a distogliere l'attenzione dall'essenza.

 

Ma caro Alfredo, quella che tu chiama "tutta roba" - l'architettura nella fattispecie, ma allo stesso modo la poesia, il teatro, la pittura, la musica - è lei stessa l'essenza. L'essenza di un mondo sopravvive al potere che lo ha creato e dominato: le parrucche di Luigi XIV sono ricordate solo perché qualcuno le ha dipinte, e l'essenza di Versailles è nella "Marche pour la céremonie turque" di Jean Baptiste Lully, il compositore e direttore della prima orchestra della storia della musica europea, la Musique du Roi: del monarca che la volle e la sostenne non rimane nulla. Dei buffoni che si agitano sotto i riflettori, oggi, rimarrà ancora meno, perché, a differenza del Re Sole, i potenti di oggi non sono abbastanza intelligenti da pagare un'orchestra che li celebri e li diletti.

 

dralig

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