Paolo_ Inviato 14 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 39 Content Count: 161 Reputation: 0 Joined: 07/03/2006 Status: Offline Inviato 14 Novembre 2008 La mia idea è che, al compositore che intende scrivere per chitarra, occorre fornire modelli di scrittura, non modelli di forma musicale (da lasciare interamente alla sua escogitazione). In altre parole: che cosa hanno inventato gli autori segoviani, a parte la buona musica che hanno scritto, in termini di scrittura chitarristica? Io direi: nulla [...] M° una domanda: chi allora, secondo Lei, nel XX secolo, o, volendo restringere l'orizzonte di veduta, nella prima metà del secolo ha fornito nuovi modelli di scrittura trattando in maniera nuova lo strumento in fase di composizione? Il mio pensiero va, non so se erroneamente o meno, a Falla; indubbiamente lo spagnolo, con l'Homenaje del '20 ha non solo inaugurato il cosiddetto "tenebrismo" chitarristico, ma ha anche trattato in maniera decisamente nuova la chitarra, non certamente come un semplice strumento da salotto e da intrattenimento, ma quale mezzo per indagare il mistero, per rischiarare -invano- le tenebre: è Falla fautore di un nuovo modo di scrivere musica per la chitarra?
Cristiano Porqueddu Inviato 14 Novembre 2008 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 14 Novembre 2008 Mi permetto di intervenire, sperando che Gilardino abbia voglia di completare. Io credo che non sia stato un singolo compositore ad avere in qualche modo modificato l'orientamento compositivo per la chitarra nel Novecento ma penso che si tratti di un periodo di rinascita più generale dove lo strumento trova una dimensione forte e profonda legata, tutto sommato, alla sua stessa natura. Quando si varcano le soglie dell'Ottocento la chitarra ha un passato forte ma un presente incerto e debole. Quello che accade nel Novecento è un confluire di cause, effetti, persone ed eventi che alla fine non faranno altro che decretare un vero e proprio 'periodo d'oro' per le sei corde paragonabile, se non superiore, ai primi quattro decenni dell'Ottocento. Di questi elementi, impossibile non citare l'icona-mito di Andrés Segovia e dall'attenzione che lo stesso Maestro spagnolo dedicò al repertorio - parametro fondamentale per l'identificazione e la sopravvivenza di un qualsiasi strumento - per chitarra. E' anche grazie a Segovia che moltissimi musicisti non chitarristi hanno iniziato a vedere la chitarra come un vero e proprio veicolo per la loro musica. Falla era uno di questi ma non è stato il primo: fino a qualche anno fa si usava considerare l'Homenaje pour le Tombeau de Debussy del '20 come l'inizio di una nuova epoca per la chitarra, epoca nella quale per lo strumento a sei corde avrebbero composto non solo da virtuosi dello strumento ma anche compositori non chitarristi che, nel caso di Falla, suonavano lo strumento più grande e importante di tutti. Recentemente (1993) invece vi sono state nuove scoperte che hanno portato alla luce altre composizioni per chitarra di compositori di altissimo valore come Ottorino Respighi scritte prima del celeberrimo Homenaje e altri abbozzi di musica da camera con chitarra di compositori altrettanto importanti come Edward Elgar. La prima metà del Novecento la musica per chitarra era Segovia per il suo essere interprete in senso stretto ma anche per la sua grandissima capacità di comprendere a fondo i tempi che viveva. Il perchè la chitarra sia letteralmente 'rinata' credo infatti non sia identificabile solo su un pentagramma o su sei corde ed è per me un interessante spunto di ricerca. All'icona Segoviana e a ciò che ha significato, vanno aggiunte, come detto sopra, le peculiarità più profonde della chitarra; una di queste - quella che mi convince e mi attrae di più - è il suono, forza e debolezza, che scompare appena si definisce. "Llora flecha sin blanco, la tarde sin mañana", scrive Lorca (amico di gioventù di Segovia, peraltro); accennare e lasciare intendere. Non certo paragonabile a quello di un pianoforte o a quello di uno strumento a fiato ma la sua caratterizzazione (il suono prodotto direttamente con la punta delle dita) è inarrivabile. Mi vien difficile pensare che si possa comprendere cosa è accaduto nel Novecento alla chitarra stando dentro il recinto dello strumento che suoniamo; credo invece che si debbano trattare molti altri argomenti non ultimi tutti gli spigoli e le incongruenze della società contemporanea. Forse una rivalutazione profonda dell'individuo, perduto nella massa, nel numero.
Paolo_ Inviato 14 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 39 Content Count: 161 Reputation: 0 Joined: 07/03/2006 Status: Offline Autore Inviato 14 Novembre 2008 Interessantissimo intervento Crsitiano; ti ringrazio.
Ospite Nicola Mazzon Inviato 15 Novembre 2008 Inviato 15 Novembre 2008 altri abbozzi di musica da camera con chitarra di compositori altrettanto importanti come Edward Elgar. Questa mi mancava proprio! Si possono avere altre notizie a riguardo? Adoro l'eleganza e lo stile di Elgar, è una grande notizia per me.
Angelo Gilardino Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 M° una domanda: chi allora, secondo Lei, nel XX secolo, o, volendo restringere l'orizzonte di veduta, nella prima metà del secolo ha fornito nuovi modelli di scrittura trattando in maniera nuova lo strumento in fase di composizione? Il mio pensiero va, non so se erroneamente o meno, a Falla; indubbiamente lo spagnolo, con l'Homenaje del '20 ha non solo inaugurato il cosiddetto "tenebrismo" chitarristico, ma ha anche trattato in maniera decisamente nuova la chitarra, non certamente come un semplice strumento da salotto e da intrattenimento, ma quale mezzo per indagare il mistero, per rischiarare -invano- le tenebre: è Falla fautore di un nuovo modo di scrivere musica per la chitarra? Falla non ha adoperato modelli di scrittura nuovi, ma ha riconosciuto nel suono della chitarra un potere arcano che, prima di lui, non era stato individuato da nessun altro compositore. Con l'Homenaje, la chitarra è diventata uno strumento capace di profondità: questo è stato l'unico aspetto della poetica chitarristica che ha fatto storia nel Novecento, perché, dopo Falla, è stato raccolto da altri compositori che si sono accostati, come diceva Petrassi, al mistero del timbro chitarristico. Tutto il resto è ricreazione, divertimento (più o meno di classe), lirismo minore o, come diceva Ohana, un grande pastiche neoclassico. Credo che, nel 2100, sarà più facile per i posteri riconoscere nel repertorio chitarristico i valori non caduchi: dall'Homenaje in poi, la divaricazione tra la chitarra "magica" e la chitarra "alla moda" diviene enorme, e inconfondili i rispettivi tratti. Spesso, si dimentica il fatto che, nell'Ottocento, è stata stampata una montagna immane di musica per chitarra, e che quella sopravvissuta non assomma a meno di un centesimo di quella pubblicata (se avessimo nozione anche di quella scritta e non stampata, la percentuale di musica salvata diminuirebbe di molto). Io penso che, nel Novecento, questa percentuale si assottigli ulterioriormente, e che aumenti invece la differenza di qualità. dralig
Angelo Gilardino Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 Grazie. Ha ragione. Spesso la polifonia è latente, ma certamente presente, in ambito armonico decisamente preromantico. A proposito della formazione armonico-contrappuntistica di Sor e delle differenze con Aguado. Magari mi sbaglio ma quello di Sor mi pare un tipo di scrittura veramente unico nella storia della chitarra preromantica. Leggevo con molto interesse questo articolo di Brian Jeffery riguardo le opere dei due (tra cui appunto il fandango di Aguado) scritte per un mondo parigino piuttosto sensibile alle "spagnolerie"...in Sor in ogni caso, per le opere più alte, mi paiono permanere elementi più vicini ad un certo tormento tutto schumanniano per il trattamento armonico-contrappuntistico mentre in Aguado quelli propri di una certa hausmusik virtuosistica... Probabilmente avranno anche influito non poco gli insegnamenti ricevuti nella storica Montserrat? Certamente, la cantoria di Montserrat diede al fanciullo Sor l'imprinting che rimarrà in lui per il resto dei suoi giorni. Anche quando, uscito dal convento e gettatosi nel mondo, Sor diventerà un currutaco irascibile, un ufficiale distinto, un cavaliere prono al fascino delle nabokoviane ninfette (oggi, verrebbe accusato di pedofilia), la polifonia continuerà a dominare la sua mente musicale filtrando tutti i suoi acquisti successivi: l'opera italiana, il balletto, la seguidilla...Insomma, un personaggio stendhaliano: il rosso della divisa militar-mondana e il nero della mai dismessa tonaca da chierichetto. E questo dualismo è, in lui, conflittuale. Aguado, tutt'altro personaggio: affabile e gentile, generoso, signore munifico dei contadini della sua grande tenuta vicino a Madrid, declina il suo notevole talento compositivo verso finalità didattiche, in un gesto di altruismo del quale Sor non sarebbe mai stato capace. E', nella mitezza d'animo e nella gentilezza del tratto, fratello maggiore di Regondi. Sor, se un'esecuzione non gli veniva bene, era capace di mandare una chitarra nuova in frantumi... dralig
Angelo Gilardino Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 E' ben scritta anche la Sonata Clàsica del '30 dove il classicismo di Sor incontra lo stile compositivo di Ponce. Credo che, nella Sonata Classica, l'unico omaggio reso da Ponce a Sor è il sottotitolo: per il resto, il classicismo della sua sonata ricorda parecchi autori della fine del Settecento e del primo Ottocento, ma non certamente Sor. dralig
Angelo Gilardino Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 La mia idea è che, al compositore che intende scrivere per chitarra, occorre fornire modelli di scrittura, non modelli di forma musicale (da lasciare interamente alla sua escogitazione). In altre parole: che cosa hanno inventato gli autori segoviani, a parte la buona musica che hanno scritto, in termini di scrittura chitarristica? Io direi: nulla [...] M° una domanda: chi allora, secondo Lei, nel XX secolo, o, volendo restringere l'orizzonte di veduta, nella prima metà del secolo ha fornito nuovi modelli di scrittura trattando in maniera nuova lo strumento in fase di composizione? Il mio pensiero va, non so se erroneamente o meno, a Falla; indubbiamente lo spagnolo, con l'Homenaje del '20 ha non solo inaugurato il cosiddetto "tenebrismo" chitarristico, ma ha anche trattato in maniera decisamente nuova la chitarra, non certamente come un semplice strumento da salotto e da intrattenimento, ma quale mezzo per indagare il mistero, per rischiarare -invano- le tenebre: è Falla fautore di un nuovo modo di scrivere musica per la chitarra? Attento, la novità di Falla si manifesta in senso estetico, non nella scrittura. Egli scrive perfettamente l'Homenaje, a partire dalla sua consultazione del metodo di Aguado e dalle sue rapite audizioni di chitarra flamenca, ma non introduce modelli nuovi: ne adopera alcuni già esistenti e, con quelli, dà il suo colpo d'ala. Guardi che a Falla, della chitarra "classica", non importava niente: lo attraeva il mistero della chitarra nel cante jondo, e da lì si mosse per comporre l'Homenaje, pensando a Debussy, e non a Segovia o a Llobet. Nella prima metà del Novecento, la novità forte e autentica, nel campo della scrittura, viene da Villa-Lobos, il Villa-Lobos delle "Douze Etudes": lì ci sono le formule innovative, l'espansione inaudita delle formule precedenti e, esteticamente, si introduce nella musica per chitarra - fino allora, tolto Falla, essenzialmente lirica - il dramma, cioè il conflitto che scaturisce da entità opposte: non per nulla Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma. dralig
Marcello Rivelli Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 38 Content Count: 391 Reputation: 88 Joined: 19/12/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 ...... non per nulla Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma. dralig permettemi un OT.. ecco il dilemma della nostra epoca...non solo per Segovia temo che non possa entrare il dramma... ma molti credono di risolverlo...amplificando? se prima non esiste nel tessuto..interiore? e cioè..la musica (il repertorio) scusate..potete anche cancellare (dopo aver letto ovviamente) con simpatia m
Angelo Gilardino Inviato 15 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 15 Novembre 2008 ...... non per nulla Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma. dralig permettemi un OT.. ecco il dilemma della nostra epoca...non solo per Segovia temo che non possa entrare il dramma... ma molti credono di risolverlo...amplificando? se prima non esiste nel tessuto..interiore? e cioè..la musica (il repertorio) scusate..potete anche cancellare (dopo aver letto ovviamente) con simpatia m La situazione drammatica si può creare in qualunque dimensione, purché si verifichi un contrasto tra gli elementi che vi agiscono. Villa-Lobos rese si più "grande" il suono della chitarra, ma non fu per questo che fu capace di creare situazioni drammatiche nella - comunque piccola - dimensione chitarristica. Amplificare ciò che non è drammatico (utile o meno che sia, non è questo che intendo discutere) non crea alcun dramma. dralig
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