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Il Novecento e la chitarra


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altri abbozzi di musica da camera con chitarra di compositori altrettanto importanti come Edward Elgar.

Questa mi mancava proprio!

Si possono avere altre notizie a riguardo? Adoro l'eleganza e lo stile di Elgar, è una grande notizia per me.

 

Da quel che mi è dato conoscere il compositore inglese abbozzò, nel 1903 a Capri, un trio per chitarra, violino e mandolino. Si tratta di un abbozzo, ripeto, ma che rivela l'attenzione dei musicisti che avevano scoperto nella voce della chitarra un veicolo comunicativo ricco e forte nonostante la sua caratteristica flebile e delicata.

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E' ben scritta anche la Sonata Clàsica del '30 dove il classicismo di Sor incontra lo stile compositivo di Ponce.

 

Credo che, nella Sonata Classica, l'unico omaggio reso da Ponce a Sor è il sottotitolo: per il resto, il classicismo della sua sonata ricorda parecchi autori della fine del Settecento e del primo Ottocento, ma non certamente Sor.

 

Perchè?

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Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma.

 

Nonostante ciò, la lettura degli Studi di Heitor Villa-Lobos mi fa più pensare a uno studio in senso pittorico, come un'escursione in un ambiente nuovo ben più oscuro persino di quello raffigurato nella Suite popolare Brasilienne quasi 25 anni prima.

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E' ben scritta anche la Sonata Clàsica del '30 dove il classicismo di Sor incontra lo stile compositivo di Ponce.

 

Credo che, nella Sonata Classica, l'unico omaggio reso da Ponce a Sor è il sottotitolo: per il resto, il classicismo della sua sonata ricorda parecchi autori della fine del Settecento e del primo Ottocento, ma non certamente Sor.

 

Perchè?

 

Perché Ponce, pur obbedendo alla consegna segoviana di comporre un omaggio a Sor, scelse il modello della sonata classica viennese? Evidentemente, perché la forma adoperata da Sor non gli sembrava soddisfacente. Ben diversa è la Sonata Romantica, nella quale egli accetta in pieno il modello schubertiano - inclusa la modulazione per giustapposizione - e, nel medesimo, dimostra di sapersi muovere benissimo.

 

dralig

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Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma.

 

Nonostante ciò, la lettura degli Studi di Heitor Villa-Lobos mi fa più pensare a uno studio in senso pittorico, come un'escursione in un ambiente nuovo ben più oscuro persino di quello raffigurato nella Suite popolare Brasilienne quasi 25 anni prima.

 

La Suite Populaire Brésilienne è del 1912, con l'aggiunta del successivo Chorinho. Gli Studi sono del 1924-1928/9.

 

dralig

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Si, pardon, volevo scrivere 15 ed è venuto fuori il 25.

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Nella prima metà del Novecento, la novità forte e autentica, nel campo della scrittura, viene da Villa-Lobos, il Villa-Lobos delle "Douze Etudes": lì ci sono le formule innovative, l'espansione inaudita delle formule precedenti e, esteticamente, si introduce nella musica per chitarra - fino allora, tolto Falla, essenzialmente lirica - il dramma, cioè il conflitto che scaturisce da entità opposte: non per nulla Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma.

 

dralig

 

In effetti mi è difficile pensare Segovia a suo agio con l'impeto prismatico-varesiano degli ultimi studi.

 

Eppure, ci provò. Eseguì qualche volta in concerto lo Studio n. 11, ma non si convinse mai a registrarlo.

 

dralig

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Ospite Alessio Olivieri

 

 

Di questi elementi, impossibile non citare l'icona-mito di Andrés Segovia e dall'attenzione che lo stesso Maestro spagnolo dedicò al repertorio - parametro fondamentale per l'identificazione e la sopravvivenza di un qualsiasi strumento - per chitarra. E' anche grazie a Segovia che moltissimi musicisti non chitarristi hanno iniziato a vedere la chitarra come un vero e proprio veicolo per la loro musica.
Falla era uno di questi ma non è stato il primo: fino a qualche anno fa si usava considerare l'Homenaje pour le Tombeau de Debussy del '20 come l'inizio di una nuova epoca per la chitarra, epoca nella quale per lo strumento a sei corde avrebbero composto non solo da virtuosi dello strumento ma anche compositori non chitarristi che, nel caso di Falla, suonavano lo strumento più grande e importante di tutti.


E innegabile, Cristiano, che la figura di Segovia fu determinante per la "restaurazione" e il rinnovamento del dimenticato repertorio chitarristico, in quanto spinse, con la sua forte personalità e il suo carisma, molti compositori (per lo più di area spagnola) a dedicare pagine al nostro strumento ma la musica scritta per Segovia era musica scritta "su" Segovia, sul suo senso estetico, sul suo suono, sulla sua sensibilità "tardormantica" ( e sappiamo bene tutti come egli non si ponesse alcun tipo di problema nel ritoccare qua e la le composizioni che non riteneva "ideonee").

Personalmente, però, non ritengo che la figura del Maestro fu determinante per quanto concerne la nuova linea estetica definità "tenebrista" e tanto meno che Falla fosse stato in qualche modo "stimolato" da Segovia alla composizione del suo Homenaje.

E' vero, pare che Falla avesse più volte ricevuto l'invito a scriver per chitarra da parte di Segovia, di Llobet e dello stesso Angel Barrios (probabilmente il chitarrisita a lui più vicino), ma non accontentò i suoi colleghi, poichè la sua seduzione artistica nei confronti dello strumento non gli sembrò sufficiente per dedicargli un brano solistico. Solo quando Pruniere lo invitò a scrivere un pezzo per commemorare Claude Debussy il quadro delle motivazioni culturali, musicali e chitarristiche fu totalmente chiaro e coerente a de Falla. Egli riteneva che le uniche persone al mondo- oltre a lui- in grado di comprendere il senso più profondo del suono della chitarra erano state Lorca e Debussy.

A mio avviso, Segovia, in tutto ciò, non ebbe alcun ruolo determinante. Uno degli argomenti che ho sostenuto nel mio lavoro sul tenebrismo è che Segovia, al contrario, fu uno dei principali "freni" alla diffusione di questa nuova idea chitarristica. Egli preferi sempre un altro tipo di repertorio, molto spesso non diede mai una prima esecuzioni a composizioni che, tutto sommato, non gli piacevano (adducendo spesso la scusa, probabilmente solo in taluni casi credibile, di non avere abbastanza tempo per studiare ed eseguire tutto ciò che arrivava sul suo leggio). Si pensi, ad esempio, ai "Quatre piéces.." di F. Martin, che Segovia mai avrebbe eseguito, trincerandosi in un silenzio che costrinse il compositore a stilare, lo stesso anno, una versione pianistica degli stessi.

Per almeno i trenta anni successivi alla composizione dell'Homenaje, il repertorio che oggi definiamo "tenebrista" fu in sostanza snobbato sia - e soprattutto - dai chitarristi, troppo impegnati in uno strumentismo fine a se stesso, sia dai compositori, troppo legati ad una ideologia filo -viennese che null'altro considerava degno di attenzione se non Schoenberg e la sua scuola. Le eccezioni ovviamente non mancarono ( Britten, Ohana etc..) ma sono una esigua minoranza, in un quadro storico-musicale più ampio.

Questo ovviamente non significa che la chitarra di de Falla non avrebbe ricevuto i giusti riconoscimenti, ma ci vollero, come tutti ben sappiamo, decenni, e non a caso ancora oggi esiste una coesistenza tra quella che il M° Gilardino ha definito chitarra "tenebrista" e quella - probabilmente ancora molto (anzi, troppo) più diffusa - basata su una retorica di stampo ottocentesco, che non possiamo che definire "chitarra di intrattenimento".


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Alessio è in qualche modo consultabile o acquistabile il tuo lavoro sul tenebrismo chitarristico? Dovrebbe essere decisamente interessante.

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E innegabile, Cristiano, che la figura di Segovia fu determinante per la "restaurazione" e il rinnovamento del dimenticato repertorio chitarristico, in quanto spinse, con la sua forte personalità e il suo carisma, molti compositori (per lo più di area spagnola) a dedicare pagine al nostro strumento ma la musica scritta per Segovia era musica scritta "su" Segovia, sul suo senso estetico, sul suo suono, sulla sua sensibilità "tardormantica" ( e sappiamo bene tutti come egli non si ponesse alcun tipo di problema nel ritoccare qua e la le composizioni che non riteneva "ideonee").

Personalmente, però, non ritengo che la figura del Maestro fu determinante per quanto concerne la nuova linea estetica definità "tenebrista" e tanto meno che Falla fosse stato in qualche modo "stimolato" da Segovia alla composizione del suo Homenaje.

 

Non ne sono convinto. E' difficile avere una controprova di questo perchè ciò che è stato e che è oggi della chitarra è direttamente collegato al percorso artistico del Maestro di Linares.

Non fraintendermi: sono d'accordo quando dici che la musica era "[...]scritta su di lui[...]" e che quando non lo era la plasmava in modo che i conti tornassero ma è anche vero che con una incredibile lungimiranza ha conservato per mezzo secolo musiche di autori che diceva fossero bruciate nel rogo della sua casa a Barcellona nel '36. Musiche che non suonava e che forse, come dici tu, non erano adatte al suo essere artista ma di cui, evidentemente, conosceva molto bene il valore.

 

E' facile oggi, con il senno di poi, asserire che

 

fu uno dei principali "freni" alla diffusione di questa nuova idea chitarristica

 

ma è altrettanto vero che senza una figura di riferimento, forse anche di stimolo per i compositori a lui contemporanei, non staremo qui a parlarne.

Non dimentichiamo che dietro l'artista, la figura, il mito, il Maestro c'è l'uomo con la sua sensibilità ed il suo gusto.

 

Per almeno i trenta anni successivi alla composizione dell'Homenaje, il repertorio che oggi definiamo "tenebrista" fu in sostanza snobbato sia - e soprattutto - dai chitarristi, troppo impegnati in uno strumentalismo fine a se stesso, sia dai compositori, troppo legati ad una ideologia filo -viennese che null'altro considerava degno di attenzione se non Schoenberg e la sua scuola.

 

Io penso che si tratti di un naturale percorso dello strumento forse anche evoluzione, anche se ho difficoltà ad associare il termine evoluzione all'arte; voglio dire che lo "strumentalismo fine a se stesso" (definizione che non mi piace: c'è molta musica dell'Ottocento scritta in maniera eccellente che nulla ha da invidiare alle composizioni contemporanee) che citi era con ogni probabilità necessario per giungere a nuove soluzioni, aprire nuove finestre.

 

Aggiungo, e concludo, che la scarsa attenzione di alcuni dei maggiori chitarristi del periodo ad un nuovo repertorio non è certo argomento di scandalo: la musica oggi non è cambiata. I "grandi nomi" di oggi sfornano dischi contenenti trascrizioni di musica popolar-tanghesco-rumboide e tengono concerti definiti "Recital di Chitarra" dove si ascoltano per 50 minuti una sfilza di trascrizioni che avevano stufato persino Narciso Yepes e per altri 10 composizioni proprio dell'Ottocento. Niente di nuovo, da questo punto di vista, sotto il sole.

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