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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Il Novecento e la chitarra


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Ospite Alessio Olivieri

E innegabile, Cristiano, che la figura di Segovia fu determinante per la "restaurazione" e il rinnovamento del dimenticato repertorio chitarristico, in quanto spinse, con la sua forte personalità e il suo carisma, molti compositori (per lo più di area spagnola) a dedicare pagine al nostro strumento ma la musica scritta per Segovia era musica scritta "su" Segovia, sul suo senso estetico, sul suo suono, sulla sua sensibilità "tardormantica" ( e sappiamo bene tutti come egli non si ponesse alcun tipo di problema nel ritoccare qua e la le composizioni che non riteneva "ideonee").

Personalmente, però, non ritengo che la figura del Maestro fu determinante per quanto concerne la nuova linea estetica definità "tenebrista" e tanto meno che Falla fosse stato in qualche modo "stimolato" da Segovia alla composizione del suo Homenaje.

 

Non ne sono convinto. E' difficile avere una controprova di questo perchè ciò che è stato e che è oggi della chitarra è direttamente collegato al percorso artistico del Maestro di Linares.

Non fraintendermi: sono d'accordo quando dici che la musica era "[...]scritta su di lui[...]" e che quando non lo era la plasmava in modo che i conti tornassero ma è anche vero che con una incredibile lungimiranza ha conservato per mezzo secolo musiche di autori che diceva fossero bruciate nel rogo della sua casa a Barcellona nel '36. Musiche che non suonava e che forse, come dici tu, non erano adatte al suo essere artista ma di cui, evidentemente, conosceva molto bene il valore.

 

Cristiano queste sono cose ormai universalmente condivise. E' chiaro che oggi, forse, non saremmo qui se il Maestro non avesse intrapreso il suo percorso artistico. Nessuno ha messo in dubbio la lungimiranza di Segovia e tanto meno la sua capacità di comprendere il valore di tali musiche. L'importanza della figura di Segovia è fuori discussione ma il discorso era molto più specifico e riferito all' Homenaje e a ciò che ne seguì.

 

E' facile oggi, con il senno di poi, asserire che

 

fu uno dei principali "freni" alla diffusione di questa nuova idea chitarristica

 

ma è altrettanto vero che senza una figura di riferimento, forse anche di stimolo per i compositori a lui contemporanei, non staremo qui a parlarne.

Non dimentichiamo che dietro l'artista, la figura, il mito, il Maestro c'è l'uomo con la sua sensibilità ed il suo gusto.

 

Beh..le opinioni e le asserzioni, nell'ambito di una indagine storica, in fondo si fanno col senno di poi Cristiano. E' vero,tutto sommato si pone come un paradosso: molti scrissero, riferendosi alla figura di Segovia e dunque, grazie a Segovia, musica per la quale il Maestro, in quel determinato contesto storico-musicale, sociale, non nutrì alcun tipo di interesse. Non che non la sua sensibilità non fosse in grado di coglierne l'essenza, ma, "col senno di poi" poossiamo affermare che i fatti furono questi.

Fuori discussione, ovviamente, che Segovia fosse dotato di grande sensibilità e gusto. Non è questo il punto.

 

Per almeno i trenta anni successivi alla composizione dell'Homenaje, il repertorio che oggi definiamo "tenebrista" fu in sostanza snobbato sia - e soprattutto - dai chitarristi, troppo impegnati in uno strumentalismo fine a se stesso, sia dai compositori, troppo legati ad una ideologia filo -viennese che null'altro considerava degno di attenzione se non Schoenberg e la sua scuola.

 

Io penso che si tratti di un naturale percorso dello strumento forse anche evoluzione, anche se ho difficoltà ad associare il termine evoluzione all'arte; voglio dire che lo "strumentalismo fine a se stesso" (definizione che non mi piace: c'è molta musica dell'Ottocento scritta in maniera eccellente che nulla ha da invidiare alle composizioni contemporanee) che citi era con ogni probabilità necessario per giungere a nuove soluzioni, aprire nuove finestre.

 

Che si tratti di un naturale percorso mi può trovare concorde, ma anche stavolta parliamo, e siamo in due, col senno di poi.

La mia definizione di "strumentismo fine a se stesso" non va inteso in senso dispregiativo e comunque si riferisce ai chitarristi e non tanto ai compositori ( anche se tutt'oggi di musica definibile tale ne sono pieni i cataloghi). Sulla musica dell'ottocento non posso che concordare con te. Parlare di "chitarra di intrattenimento" e di "retorica ottocentesca" [definizioni, come ben saprai, non certo mie ] non implica necessariamente un giudizio di valore. E' un semplice distinguo.

 

Aggiungo, e concludo, che la scarsa attenzione di alcuni dei maggiori chitarristi del periodo ad un nuovo repertorio non è certo argomento di scandalo: la musica oggi non è cambiata.

 

Verissimo. Infatti non penso di aver gridato allo scandalo o alla "sensazionale scoperta" e se così è sembrato chiarisco ora che non erano questi i termini delle mi affermazioni. Sulla tiepida accoglienza mostrata dai chitarristi dell'epoca verso la nuova scrittura e ispirazione chitarristica io sono limitato a raccontare i fatti al solo scopo di spiegare e inquadrare il fenomeno nel suo contesto storico.

 

I "grandi nomi" di oggi sfornano dischi contenenti trascrizioni di musica popolar-tanghesco-rumboide e tengono concerti definiti "Recital di Chitarra" dove si ascoltano per 50 minuti una sfilza di trascrizioni che avevano stufato persino Narciso Yepes e per altri 10 composizioni proprio dell'Ottocento. Niente di nuovo, da questo punto di vista, sotto il sole.

 

Non posso che essere d'accordo con te anche questa volta.

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L'importanza della figura di Segovia è fuori discussione ma il discorso era molto più specifico e riferito all' Homenaje e a ciò che ne seguì.

 

Hai ragione, Alessio, sono andato fuori tema ma mi viene difficile decontestualizzare in modo così netto un brano (o un compositore) dal mondo che lo circonda.

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Ospite Alessio Olivieri

L'importanza della figura di Segovia è fuori discussione ma il discorso era molto più specifico e riferito all' Homenaje e a ciò che ne seguì.

 

Hai ragione, Alessio, sono andato fuori tema ma mi viene difficile decontestualizzare in modo così netto un brano (o un compositore) dal mondo che lo circonda.

 

L' Homenaje e de Falla non sono affatto deconstualizzati dal mondo che li circonda ma ciò che affascinava e ispirò de Falla fu tutt'altro che legato alla figura di Segovia. Fu il mondo del cante jondo, che egli studio e approfondi specialmente durante il suo soggiorno Granadino. E' vero, anche Segovia fece parte dell'ambiente culturale Granadino - e Falla riconobbe sempre in lui una grande personalità tanto da affidargli la prima esecuzione della versione chitarristica dell'Homenaje durante il Concurso de cante jondo - ma non fu, a mio avviso, una figura determinante per Falla, fu solo un elemento di un contesto più ampio.

 

De Falla, assieme a Lorca e Barrios ammirava e frequentava i grandi cantaores quali Diego Bermudéz, o la "Niña del los Peines" (Pastora Pavon), o il grande Manuel Torres, più noto come "El niño de Jerez", era rapito dal fascino primordiale del balbuceo microtonale del cante jondo e, ovviamente, dalla chitarra che riconosceva come unico strumento capace di sondare e descrivere il mistero del cante jondo. Egli ascoltava sovente l'anziano padre di Angel Barrios intonare le antiche melodie gitane, totalmente rapito dal "duende". Ovviamente, come già detto in questo e altri topic , fu determinante per la stesura dell'Homenaje anche l'enorme influenza esercitata su Falla da Claude Debussy, con il quale entrò in contatto durante il suo soggiorno parigino.

 

Il quadro culturale che porto alla composizionedell'Homenaje fu essenzialmente questo, Segovia probabilmente ne fece parte marginalemente ma, a mio avviso, non fu assolutamente determinante e all'eventuale domanda "Avremmo comunque avuto un Homenaje senza la figura di Segovia?" non vedo ragione per cui non rispondere positivamente.I presupposti ci sarebbero stati comunque. A de Falla importava ben poco, sia della chitarra classica che di Segovia. Sento di poter asserire ( ma sono pronto a farmi smentire ovviamente) che non fu certo Segovia ad avvicinare de Falla alla chitarra e ancor di più alla composizione dell' Homenaje.

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L' Homenaje e de Falla non sono affatto deconstualizzati dal mondo che li circonda ma ciò che affascinava e ispirò de Falla fu tutt'altro che legato alla figura di Segovia. Fu il mondo del cante jondo, che egli studio e approfondi specialmente durante il suo soggiorno Granadino. E' vero, anche Segovia fece parte dell'ambiente culturale Granadino - e Falla riconobbe sempre in lui una grande personalità tanto da affidargli la prima esecuzione della versione chitarristica dell'Homenaje durante il Concurso de cante jondo - ma non fu, a mio avviso, una figura determinante per Falla, fu solo un elemento di un contesto più ampio.

 

 

Giusto una precisazione: quelle che Segovia diede a Granada nel mese di giugno del 1922 (in occasione del festival di cante jondo organizzato da Falla, Segovia diede ben cinque concerti), non furono le prime esecuzioni chitarristiche dell'Homenaje, che fu invece "estrenado" (eseguito per la prima volta in pubblico) da Miguel Llobet il 13 febbraio 1921 nel Teatro Municipale di Burgos. La prima assoluta era avvenuta a Parigi circa tre settimane prima, il 24 gennaio 1921, per mano dell'arpolirista Marie Louise Henri Casadesus.

 

dralig

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Ospite Alessio Olivieri

 

Giusto una precisazione: quelle che Segovia diede a Granada nel mese di giugno del 1922 (in occasione del festival di cante jondo organizzato da Falla, Segovia diede ben cinque concerti), non furono le prime esecuzioni chitarristiche dell'Homenaje, che fu invece "estrenado" (eseguito per la prima volta in pubblico) da Miguel Llobet il 13 febbraio 1921 nel Teatro Municipale di Burgos. La prima assoluta era avvenuta a Parigi circa tre settimane prima, il 24 gennaio 1921, per mano dell'arpolirista Marie Louise Henri Casadesus.

 

dralig

 

Ops... [smilie=emoticon_243.gif]'

Grazie per la precisazione Maestro.

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