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Non ho la minima intenzione di essere maleducato con chicchessia, egregio Fabio Selvafiorita, ma voglio soltanto sostenere alcuni principi che fanno parte del mio modo di considerare la chitarra. I miei "totem" della chitarra sono piattaforme di ideali (ovviamente legittimi) dalle quali poi nascono considerazioni, stili e quant'altro che - nel tempo - divengono dogmi.

Giorgio Tortora

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Non ho la minima intenzione di essere maleducato con chicchessia, egregio Fabio Selvafiorita, ma voglio soltanto sostenere alcuni principi che fanno parte del mio modo di considerare la chitarra.

 

 

Allora parli e scriva dei Suoi princìpi e del Suo modo di considerare la chitarra senza tentare di appiccicare etichette fasulle alle persone che partecipano a questo forum.

 

I miei "totem" della chitarra sono piattaforme di ideali (ovviamente legittimi) dalle quali poi nascono considerazioni, stili e quant'altro che - nel tempo - divengono dogmi.

Giorgio Tortora

 

Che diventino dogmi, lo ha detto solo Lei. Io sono qui senz'altro scopo che quello di colloquiare serenamente di musica per chitarra, di storia della chitarra, di repertori, di studi, di ricerche: dico quello che so e che mi pare opportuno dire, esattamente come fa, in questo forum, chiunque altro, senza mai arrogarmi precostituzioni di autorità: faccio parlare il mio lavoro e, nelle discussioni, i miei argomenti. Non scrivo per cercare consensi e non mi inquieto per i dissensi - purché manifestati con correttezza.

 

Come persona, rifiuto nel modo più risoluto ogni etichettatura che tenti di spossessarmi della mia umanità e, in questo senso, trovo la definizione di "totem" gravemente offensiva: lede il mio modo di sentire me stesso, il mio rispetto degli altri, la passione e la sofferenza che ogni giorno mi costa la mia opera di compositore e di studioso: non si permetta mai più di riferirsi a me con apprezzamenti del genere di quello che ha infelicemente speso nel Suo messaggio. Glielo dico una volta sola, e non Glielo ripeterò.

 

Angelo Gilardino

Ospite gasgas
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Sono d'accordo con lindina per i contenuti chitarristici mostratitici ma questa è solo una opinione, sia pure lecita.

Non capisco invece perché il M°Gilardino, cui tutti dobbiamo rispetto, se la prenda tanto per la sua...celebrazione. Questa non scaturisce infatti dal

modo di sentire a lui proprio, ma da come alcuni (sopratutto un due-tre utenti) fanno a gara - per piaggeria - a proporcelo, lui che non ne ha bisogno. Già in passato simili incidenti si sono verificati impedendo coi personaggi più in vista del forum un sereno dialogo. E' incomprensibile invece perché il Maestro non limiti chi, adulandolo, lo inquadra sotto luce opaca. Alla fine, non c'è dialogo, ma -come è stato rilevato- soltanto dictat zaratustriani.


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Inviato
Sono d'accordo con lindina per i contenuti chitarristici mostratitici ma questa è solo una opinione, sia pure lecita.

Non capisco invece perché il M°Gilardino, cui tutti dobbiamo rispetto, se la prenda tanto per la sua...celebrazione. Questa non scaturisce infatti dal

modo di sentire a lui proprio, ma da come alcuni (sopratutto un due-tre utenti) fanno a gara - per piaggeria - a proporcelo, lui che non ne ha bisogno. Già in passato simili incidenti si sono verificati impedendo coi personaggi più in vista del forum un sereno dialogo. E' incomprensibile invece perché il Maestro non limiti chi, adulandolo, lo inquadra sotto luce opaca. Alla fine, non c'è dialogo, ma -come è stato rilevato- soltanto dictat zaratustriani.

 

 

 

Alcuni utenti del forum apprezzano, come me, il singolare approccio chitarristico di Piero Gosio: che male c'è? Dov'è l'adulazione nei miei confronti, dove la piaggeria? Mi sembrano evidenti, agli occhi di chiunque conosca i fondamenti della tecnica chitarristica non tarreghiana, i pregi dell'impostazione della mano sinistra di Gosio: polso semiesteso (e non flesso), angolazione giusta, vibrato "naturale" (di chiara matrice violinistica: Gosio era diplomato in violino), cambio di posizione rapido e leggero. Che cosa c'è di strano che io lo osservi in un chitarrista, che tale impostazione metteva in atto nel 1957, quando i metodi di chitarra e l'insegnamento corrente prescrivevano il polso sinistro flesso e la presentazione della mano con l'asse centrale perpendicolare al piano delle corde? E' una constatazione di fatti evidenti, di natura tecnica, non una beatificazione: l'essere d'accordo non implica nessuna adesione fideistica, nessuna genuflessione. Perché mai io dovrei dire: zitti, non adulatemi? Come posso sentirmi in diritto di intromettere un "io" in un semplicissimo dialogo riguardante un collega quasi sconosciuto? Che c'entro "io", che c'entrano gli utenti che mi vorrebbero adulare? Non sarà che ad alcuni dà fastidio il fatto che esistano delle concordanze, e non solo delle divergenze? Non sarà che qualcuno ha scambiato l'autonomia delle opinioni e dei giudizi con la necessità di essere sempre e comunque in disaccordo?

 

Negli anni Sessanta, dichiaravo un'intervista rilasciata a "Strumenti e Musica" che, nello studio del suono della chitarra, era utile e opportuno considerare anche le esperienze e i risultati raggiunti dai virtuosi del plettro, e portavo ad esempio il suono creato da Django Reinhardt. Lo ritenevo, e lo ritengo, un musicista geniale, e ho cercato di imparare qualcosa anche dal suo modo di suonare. Ne ritrovo tracce nel suono del maestro torinese - che mi dolgo di non aver conosciuto di persona: lo segnalo ai lettori in questa luce, non dico che sia stato un'alternativa a Segovia, dico che è stato un chitarrista interessante, singolare: che cosa ho fatto, se non quello che qui fanno tutti, quando ritengono di avere qualcosa di utile, o semplicemente di curioso, da dire? No, non va bene: non ha parlato AG, ha parlato il totem, e quelli che sono d'accordo sono adulatori.

 

Mi spieghi, Mr Gasgas: da un lato Lei non comprende perché io "me la prenda tanto" con le "celebrazioni", e dall'altro non comprende perché io non zittisca i miei "adulatori": forte di una siffatta logica, io credo che Lei debba incominciare con il comprendere sé stesso. Intanto, ho compreso che, ch'io parli o ch'io taccia, per Lei sono in fallo.

 

dralig


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[...] Negli anni Sessanta, dichiaravo un'intervista rilasciata a "Strumenti e Musica" che, nello studio del suono della chitarra, era utile e opportuno considerare anche le esperienze e i risultati raggiunti dai virtuosi del plettro, e portavo ad esempio il suono creato da Django Reinhardt. Lo ritenevo, e lo ritengo, un musicista geniale, e ho cercato di imparare qualcosa anche dal suo modo di suonare. [...]

 

Quest'opinione è condivisa anche da Julian Bream, come da Egli stesso detto in un interessantissimo video.

 

EB


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[...] Negli anni Sessanta, dichiaravo un'intervista rilasciata a "Strumenti e Musica" che, nello studio del suono della chitarra, era utile e opportuno considerare anche le esperienze e i risultati raggiunti dai virtuosi del plettro, e portavo ad esempio il suono creato da Django Reinhardt. Lo ritenevo, e lo ritengo, un musicista geniale, e ho cercato di imparare qualcosa anche dal suo modo di suonare. [...]

 

Quest'opinione è condivisa anche da Julian Bream, come da Egli stesso detto in un interessantissimo video.

 

EB

 

http://www.youtube.com/watch?v=tXFWzm9DwjU

 

Stupendo...


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è indubbio che possieda una tecnica della mano sinistra non indifferente...poi, se vogliamo parlare del suono, è un suono che a me entusiasma, sarà anche merito della chitarra che aveva...proprio stamane, ho avuto modo di provare la chitarra di un amico, una Kohno Sakurai...io non ho mai amato queste chitarre, ma il suono che ha questa chitarra è strepitoso, un suono "antico", bassi profondi, penetranti, cantini dolci come miele ma aspri alla semplice richiesta...ho proposto un cambio, non ha accettato :lol:...infondo anche Segovia ha avuto la sua fortuna anche grazie alla sua prima chitarra (non fraintendetemi, la sua figura di artista prescinde da essa, ovviamente)...ho sentito chitarristi "classici" zappare come dannati e avere un suono inascoltabile pur suonando la Gran sonata Eroica...Ci sono molti chitarristi elettrici con una mano sinistra da paura, e pur non condividendo nella maggior parte dei casi il loro approccio musicale allo strumento, e in parte il loro suono, non posso negare di invidiare non poco la loro velocità nelle scale...Non è tutto bianco o nero...


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è indubbio che possieda una tecnica della mano sinistra non indifferente...poi, se vogliamo parlare del suono, è un suono che a me entusiasma, sarà anche merito della chitarra che aveva...proprio stamane, ho avuto modo di provare la chitarra di un amico, una Kohno Sakurai...io non ho mai amato queste chitarre, ma il suono che ha questa chitarra è strepitoso, un suono "antico", bassi profondi, penetranti, cantini dolci come miele ma aspri alla semplice richiesta...ho proposto un cambio, non ha accettato :lol:...infondo anche Segovia ha avuto la sua fortuna anche grazie alla sua prima chitarra (non fraintendetemi, la sua figura di artista prescinde da essa, ovviamente)...ho sentito chitarristi "classici" zappare come dannati e avere un suono inascoltabile pur suonando la Gran sonata Eroica...Ci sono molti chitarristi elettrici con una mano sinistra da paura, e pur non condividendo nella maggior parte dei casi il loro approccio musicale allo strumento, e in parte il loro suono, non posso negare di invidiare non poco la loro velocità nelle scale...Non è tutto bianco o nero...

 

Copio fedelmente le note scritte da Mario Dell'Ara su Piero Gosio (nel volume "Pietro Gallinotti - Liutaio di Solero - 2006):

 

"Piero Gosio, chitarrista, violinista e arrangiatore, nacque ad Alessandria nel 1921. Fin da giovanissimo manifestò spiccate attitudini per la musica. Iniziò all'età di sei anni lo studio della chitarra come autodidatta suonando la chitarra del padre, da mancino qual era, e senza invertire le corde. Sviluppò così una tecnica del tutto personale e straordinaria, applicata durante tutta la sua lunga carriera, che destava stupore e ammirazione in chi lo vedeva e ascoltava suonare.

 

All'età di undici anni iniziò lo studio del violino con il maestro Ercole Giaccone, al Liceo Musicale di Alessandria, dove si diplomò brillantemente. Nel 1944 fu assunto nell'orchestra d'archi di Torino, diretta da Ruggero Maghini, La sua passione principale era però la chitarra e la musica jazz, Django Reinhardt in particolare. Già dall'età di sedici anni, nonostante l'ostracismo della cultura di regime, Gosio faceva parte di un complessino col quale si esibiva in provincia producendosi come chitarrista e arrangiatore di musica jazz. Sempre come chitarrista entrò a far parte delle orchestre di Pippo Barzizza e di Cinico Angelini e poi delle orchestre della Rai di Torino (1952) e di Milano (1957). Molto apprezzato per le sue doti di arrangiatore, elaborò partiture per i direttori che si susseguirono via via alla Rai: Barzizza, Trovajoli, Kramer, Bonocore, e tanti altri. Eclettico e versatile, fu presente in ogni genere di spettacolo, accompagnano la voce recitante di Arnoldo Foà (1953), vincendo il Festival di Sanremo [...] incidendo dischi per le canzoni napoletane interpretate da Giuseppe Di Stefano o ancora, prendendo parte al sestetto "A. Schoenberg" diretto da Bruno Maderna (Milano, 1965) e come arrangiatore per la Gershwiniana al Teatro alla Scala con Carla Fracci. [...]

 

Nel repertorio classico rimane di lui un disco (1972) con musiche di Paganini nel quale, con la sua inseparabile Gallinotti del 1946, suona il Quartetto Primo con Alfonso Mosesti, violino, Carlo Pozzi, viola, e Giuseppe Petrini, violoncello, e accompagna Mosesti in Quattro Sonatine per violino e chitarra."

 

Non occorre ch'io ricordi chi erano Maghini, Maderna e i componenti del Quartetto di Torino: con Maghini in Rai, o era buona la prima, o andavi dritto a casa. Sono lieto di aver ricordato ai lettori di questo forum la figura di Piero Gosio - mi riprometto di farlo anche in altra sede. Chapeau.

 

dralig


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è indubbio che possieda una tecnica della mano sinistra non indifferente...poi, se vogliamo parlare del suono, è un suono che a me entusiasma, sarà anche merito della chitarra che aveva..

 

Gallinotti, 1946, offertagli in dono dal famoso liutaio suo conterraneo.

 

dralig


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Copio fedelmente le note scritte da Mario Dell'Ara su Piero Gosio (nel volume "Pietro Gallinotti - Liutaio di Solero - 2006):

 

 

dralig

 

Il numero del prossimo gennaio 2009 della rivista musicale (non chitarristica) "Suonare" pubblicherà un articolo di una pagina intera che ho scritto ieri, dopo i graziosi apprezzamenti rivolti al "totem", su Piero Gosio. Lo scritto riprende e sviluppa le informazioni che in questo forum ho dato in maniera sommaria. Così, la figura del maestro alessandrino verrà rievocata per migliaia (invece che centinaia) di lettori. Dice un proverbio spagnolo: "No hay mal que para bien no venga".

 

dralig

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