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Informazioni su chitarra lyra di Mozzani


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Budello sintetico o possibilmente budello naturale (di qualità sonora infinitamente superiore).

Il budello naturale porta con sé però maggiori problemi.

Quale che sia la tua scelta, basta fare una serie di nodi semplici uno sopra l'altro (almeno 3-4 se la corda è fine), infilarlo nel foro e chiuderlo col piolo. Abbi cura di lasciare circa 3 cm alla destra del nodo.

 

Migliorerai certamente con l'esperienza: quando le corde salteranno e ti sfregeranno la parte inferiore del viso appena a destra del mento, avrai cura di fare un nodo più grosso; in alternativa potrai farti crescere la barba per nascondere le cicatrici.

 

Buon divertimento.

 

Negli anni Cinquanta, esisteva ancora l'alternativa tra corde di nailon e corde di budello: i negozi di musica le vendevano entrambe. Per montare le corde di budello in modo da ridurre il rischio di rottura (che era comunque alto), si usava un accorgimento della cui efficacia reale non ho mai potuto avere prove, ma che era comunque praticato da diversi maestri. Invece di avvolgere la corda oltre il capotasto direttamente sul corrispondente cilindro , la si intrecciava con una porzione di un'altra corda - presa da una corda sacrificale - ed era quest'ultima, non la corda "reale", a essere infilata e avvolta nel cilindro. Un lavoraccio che io non imparai mai a eseguire. Pare che, con questa "composizione", le corde di budello si spezzassero meno frequentemente. Ne hai mai fatto esperienza?

 

dralig


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Negli anni Cinquanta, esisteva ancora l'alternativa tra corde di nailon e corde di budello: i negozi di musica le vendevano entrambe. Per montare le corde di budello in modo da ridurre il rischio di rottura (che era comunque alto), si usava un accorgimento della cui efficacia reale non ho mai potuto avere prove, ma che era comunque praticato da diversi maestri. Invece di avvolgere la corda oltre il capotasto direttamente sul corrispondente cilindro , la si intrecciava con una porzione di un'altra corda - presa da una corda sacrificale - ed era quest'ultima, non la corda "reale", a essere infilata e avvolta nel cilindro. Un lavoraccio che io non imparai mai a eseguire. Pare che, con questa "composizione", le corde di budello si spezzassero meno frequentemente. Ne hai mai fatto esperienza?

 

dralig

 

Interessante, proverò. Devo dire però che le corde che usiamo funzionano molto bene, resistono nel tempo e non si spezzano quasi mai.

Domanda: tu che hai vissuto dal vivo il cambiamento da budello a nailon, che memoria hai di ciò? Come è stato il passaggio all'era moderna?

(La domanda è naturalmente rivolta a tutti coloro che hanno vissuto l'esperienza).

 

Ho alcuni cataloghi di negozi musicali del primo '900 in cui sono presenti naturalmente le corde in budello, ma dove non si trova traccia per esempio dei calibri. Ricordi qualcosa al proposito?

 

Claudio


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Domanda: tu che hai vissuto dal vivo il cambiamento da budello a nailon, che memoria hai di ciò? Come è stato il passaggio all'era moderna?

(La domanda è naturalmente rivolta a tutti coloro che hanno vissuto l'esperienza).

 

Ho alcuni cataloghi di negozi musicali del primo '900 in cui sono presenti naturalmente le corde in budello, ma dove non si trova traccia per esempio dei calibri. Ricordi qualcosa al proposito?

 

Claudio

 

Oh si che ricordo! Io decisi per il nailon, abbandonando il budello, solamente come conseguenza della mia predilezione per il suono con le unghie che, come certamente sai, funzionano perfettamente e rendono al massimo solo con il nailon. Ma ci fu un periodo in cui tentai di mescolare il nailon e il budello: adoperavo il cantino di budello perché era esente dal clang. Lo squilibrio di suono era però intollerabile. Fu un passaggio lento e travagliato, comunque.

 

I calibri. Le corde Pirastro avevano (da 1 a 6): 13.5, 17.5, 21.5, 16, 19.5, 24. Ce n'erano anche di più piccole (sempre Pirastro), ma io puntavo sempre a quelle massime - per correggere il mio attacco un po' troppo veloce.

A quell'epoca, non mi potevo permettere corde Pirastro se non di rado, e mi accontentavo delle corde prodotte da "Premiado taller cuerdas de tripa Gato Negro", il cui diametro era at random, e la cui intonazione era da avemaria. Il cantino non era tanto diverso da una lenza per i lucci. C'era un dilettante riccone che mi invitava spesso a casa sua e mi faceva suonare offrendomi poi la cena che - lo sa Iddio - in quei tempi era graditissima. Ebbene costui teneva sul tavolo della sua imponente salle à manger un vassoio stracolmo di Pirastro - esibizione epulonesca che acuiva in modo atroce la mia crisi di astinenza da corde. Quando mi chiedeva come migliorare il suo suono, che era disumano, io gli consigliavo di adoperare le gato negro, corde - gli dicevo - più adatte al suo attacco (ecco come si può ingannare il prossimo dicendogli la verità). E si effettuava il cambio alla pari: che Iddio mi perdoni (credo che l'abbia già fatto, altrimenti sarei già negli inferi). Purtroppo, Epulone abbandonò la chitarra per l'alpinismo, e io ripiombai nel purgatorio delle gato negro.

 

Un dettaglio: molti anni dopo, quando l'acquisto delle corde non era più un problema (per la verità, mi venivano spesso regalate dai fabbricanti), chiesi alla Rose Augustine se poteva farmi dei cantini un po' più grossi. Mi sorprese il fatto che me ne inviasse un paio di dozzine a giro di posta, senza fiatare. Seppi poi (da Alice Artzt) che le aveva già pronte per un committente che da molto tempo le aveva rivolto la stessa richiesta: Andrés Segovia.

 

dralig


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A Ginevra, nel 1982, al termine del corso Segovia diede agli allievi che dovevano fare il saggio finale un mi cantino nuovo: li tagliava uno ad uno da un rullo che aveva, li misurava con un calibro, assistito dalla moglie Emilia, e ce li dava: ricordo che li voleva di misura "quindici" - lo raccontai anni dopo a New York a Rose Augustine che era interessata a saperlo, e mi sembrò un po' sorpresa da questo numero.

 

Quando lui ne trovava uno molto dissimile dalla misura desiderata, esclamava: "Que barbaridad!"


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Ma esiste una mostra in onore di Mozzani? io so che c'è la Rassegna Chitarristica omaggio Luigi Mozzani a Faenza... ma non so se organizzano anche una mostra dei suoi strumenti.

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