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riconoscere note e intervalli


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Come da topic, come si fa a riconoscere le note "ad orecchio", non solo per accordare, ma anche - come alcuni fanno - per distinguere al sentire ad esempio una fa# da un fa...

Lo stesso dicasi per gli intervalli.

 

C'è una predisposizione naturale a ciò?

Alcuni dicono che bisogna allenare l'orecchio, ma come si fa...?

 

Grazie a chi risponderà.

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Ci sono persone che hanno la capacità naturale di distinguere non solo gli intervalli tra due suoni ma anche l'altezza di questi.

Si chiama "orecchio assoluto" e dicono che non sia di grande aiuto.

 

Esercitarsi è piuttosto semplice: inizia con suoni del tuo strumento (è più semplice e troverai facile anche individuare persino l'altezza della nota) e poi poco a poco cerca di stabilire le tonalità di impianto di brani da CD di altri strumenti (anche fomazioni da camera) o che ascolti per la prima volta.

 

Funziona.

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per individuare l'altezza ssoluta delle note (senza cioè avere un riferimento dato da un'altra nota) occorre avere quello che si chiama "orecchio assoluto".

Possedendo questo dono, perchè secondo me di dono si tratta, si è in grado di individuare una nota al solo sentirla.

Riconoscere un intervallo per fortuna è una cosa molto più semplice, ma soprattutto alla portata di tutti: basta allenare l'orecchio.

L'orecchio lo si allena facendo molto solfeggio cantato. Bisogna intonare bene le note, cantarle... si inizia con intervalli semplici: intervalli di seconda (questi sono facili anche perchè, senza rendertene conto, li intoni da una vita: sono gli intervalli della scala). Altri intervalli semplici sono le ottave, le quinte, le terze... e via via le quarte, le seste, le settime, ecc

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Come dice Betelgeuse, cantati gli spartiti che suoni.

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Grazie per le risposte.

 

X Cristiano: intendi che devo suonare le varie note della chitarra e cercare di "memorizzarle" in modo da ricordarle e riconoscerle?

 

Vedete io riesco a capire se la chitarra è scordata (basta poco...) ma poi riaccordarla ad orecchio....

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ti consiglierei di leggere

"Gli intervalli musicali" di Gino Stefani ed. bompiani...spunti molto utili e interessanti per imparare ad ascoltare gli intervalli i quali vengono associati a celebri melodie di vari repertori...è un buon punto di partenza

 

Grazie per il consiglio. Provvederò a comprarlo.

Ciao

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Esiste anche un "giochetto" didattico, credo freeware (purtroppo non mi ricordo il nome), che ti aiuta riconoscere gli intervalli. Più o meno funziona così: il tuo PC produce due note e tu devi indovinare l'intervallo che le separa. Alla fine ti "dà il voto" sotto forma di percentuali di risposte esatte. Il livello di difficoltà è regolabile. Fa anche altre esercitazioni di tipo melodico, armonico e ritmico.

Il nome non me lo ricordo, ma se ti ti interessa cerca in rete ear training che è il nome generico per questo tipo di esercizi, probabilmente troverai qualcosa.

 

Zorba

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Come e già stato scritto su queste pagine, la capacità di riconoscere l'altezza di una nota senza bisogno di alcun riferimento viene definito “Orecchio Assoluto” ed è determinato da fattori genetici.

Si può acquisire col tempo invece la facoltà di riconoscere esattamente gli intervalli tra le note, ma non le note stesse (“Orecchio Relativo”).

 

Purtroppo nei Conservatori italiani viene data poca importanza allo sviluppo dell’orecchio, basandosi sulla comoda affermazione che la recchia «o ce l’hai o non ce l’hai», infatti non esiste nessun esame dove si debbano dimostrare specifiche capacità di riconoscimento legate all’orecchio (l’impostazione del corso di Teoria e Solfeggio è troppo obsoleta e banale per avere una qualche utilità).

Si viene a creare spesso una situazione paradossale, vale a dire che persone incapaci di intonare decentemente anche una sola nota o di riconoscere il più banale degli intervalli arrivano a diplomarsi brillantemente in Conservatorio, quando a stretto rigor di logica nessuno dovrebbe fare il musicista senza avere un buon orecchio musicale.

 

[…] La comune didattica soffre ancora troppo spesso di un difetto che è quello delle didattiche sorpassate, e cioè pensare che per ottenere una certa valenza tecnica, la strada migliore sia quella di esercitarsi esclusivamente nella forma metodologica che lo sintetizza. Nel nostro caso, l’esame comporta cantato e dettato? E dettato e cantato sia per tutto il corso di solfeggio. Sistema che invece di insegnare a padroneggiare un’area tecnica nel suo complesso, abitua, nel migliore dei casi, a padroneggiare esclusivamente l’oggetto della prova. […] (PIAZZA Giovanni, Educazione dell’orecchio, RICORDI).

 

Un sistema didattico interessante per sviluppare al meglio le capacità melodiche poterebbe essere quello adoperato da tempo nel Nord Europa: sviluppare l’orecchio «atonale», cioè la possibilità di intonare o riconoscere qualsiasi intervallo orizzontale o verticale basandosi sull’apprendimento sistematico dei rapporti, isolandoli da qualsiasi contesto tonale.

In questo caso l’uso del computer può essere utilissimo per l’esercizio quotidiano dell’orecchio, magari proprio con l’uso di programmi di «Ear Training» a cui faceva riferimento Zorba.

 

Saluti

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Non mi sembrano novita'. Ho preparato l'esame di solfeggio non mi ricordo

neanche piu' quando (almeno un quarto di secolo fa) e mi esercitavo con

mia sorella. Uno suonava e l'altro scriveva. Mi cantavo gli intervalli

sull'autobus o mentre camminavo. E se ascoltavo una melodia subito alla

prova per cercare di riconoscere gli intervalli tra le note.

 

Il gioco era tutto lì, riconoscere gli intervalli e saperli intonare (prima con

la testa, poi con la voce).

 

Naturalmente niente computer.

 

E' la stessa storia degli accordatori elettronici. Quando non c'erano se ne

poteva fare a meno... e un piccolo diapason (io l'orecchio "assoluto" non

ce l'ho) bastava.

 

Carlo

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