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Carlos Bonell - Queen Guitar Rhapsodies


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Io sono sempre più dell'avviso che per parlare di musica con persone diverse da noi, bisognerebbe avere come punto di partenza la comune accettazione di parametri e significati della parola "Musica". M° Fabbri e Francesca, ora io esporrò il mio pensiero, cosciente che non vi troverò dello stesso avviso: comporre musica classica (fosse anche il materiale di partenza di estrazione popolare) è ben altra roba che arrangiare dei pezzi già di per se non eccezionali (dal punto di vista di un compositore classico, ovvio che se li guardiamo per quello che sono, cioè un gruppo Rock, bè..non saranno i King Crimson o i Yes - che ho scoperto da poco..-, ma mica male..). E' un' operazione a cui non mi accosterei prima di pensarci due volte...mi è capitato di arrangiare, su richiesta della classe di canto (il che è tutto dire....) "Volare" di Modugno, per clarinetto in Sib, chitarra e piano che accompagnano due voci di Soprano..non è stato semplice, prima di tutto perchè i miei mezzi tecnici compositivi sono limitati, ma soprattutto perchè io cercavo di cavare fuori da quella canzone un qualcosa che evidentemente non poteva darmi. Se noi decontestualizziamo un motivo musicale, un "tema", perdiamo delle caratteristiche. Se io (come ho in mente) decidessi di scrivere delle fantasie sui canti della mia terra, sono cosciente che li priverei innanzitutto della loro destinazione primaria (cioè l'ambito popolare), ma che toglierei - passatemi il termine - il "sound" dato dal "vecchietto" che suona la fisarmonica, la cupa cupa o il tamburello.

Questo è il mio pensiero, si dia il pane al pane, ed il vino al vino.

 

Francesco

 

Tutto questo per riprendere il mio pensiero sul topic: decontestualizzare i Queen non è la stessa cosa che decontestualizzare un canto o una danza popolare, perchè intrinsecamente non hanno lo stesso valore melodico. E qui mi riattacco alla domanda di Fabio: "sarebbe necessario chiedersi che cosa sia il popolare oggi, all'alba del XXI°secolo, soprattutto se esiste, come e in che modo si differenzia dal già citato pop". Io credo di no, si è persa la tradizione (almeno noi europei occidentali) del canto popolare, e si è fatto spazio nella visione delle persone il tipo di musica che tutti sentiamo per radio o televisione. E' un'amara realtà ma è così, almeno questo è quello che penso.

 

Francesco

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P. S. comunque ti esorto, a parte gli scherzi, ad andare avanti con il tuo progetto di musiche popolari potrebbe uscirne qualcosa di interessante... ho infatti in mente in merito alcune idee editoriali...

 

La ringrazio dell'esortazione, ma evidentemente non sono ancora pronto per gli editori... :D

 

Francesco


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si è persa la tradizione (almeno noi europei occidentali) del canto popolare, e si è fatto spazio nella visione delle persone il tipo di musica che tutti sentiamo per radio o televisione. E' un'amara realtà ma è così, almeno questo è quello che penso.

 

Francesco

 

Pur tenendo nel debito conto la saggezza dell'esortazione proverbiale "Ne sutor ultra crepidam", mi avventurerei nel suggerire che non esiste più il canto popolare perché non esiste più il popolo, se non nelle improbabili - e ridicole - allocuzioni dei politici ("il popolo italiano"), perché è stato sostituito dalla massa, che è tutt'altra cosa. Il popolo aveva una cultura, la massa non ce l'ha.

 

Poiché penso che non abbia tempo per studi filosofici e sociologici (io non l'ho trovato, nella mia vita di musicista, e tendo a pensare che gli altri patiscano i miei stessi limiti), Le suggerisco di leggere un magnifico saggio storico in versi: non Le prenderà più di mezz'ora, e Le farà capire molte cose. La poesia s'intitola "Il canto popolare". Ne è autore Pier Paolo Pasolini.

 

dralig


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Caro Ciccio Matera non hai capito assolutamente nulla

 

Per piacere evitiamo queste uscite.


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[OT]

 

Scusi, Fabbri, ma è mai possibile che nessuno capisca mai a fondo (o del tutto) i suoi interventi? Non varrebbe, forse, la pena prevenire l'insorgere di possibil fraintendimenti ed equivoci spendendo in prima battuta alcune parole di contorno che possano mettere luce laddove ci sia il sospetto di una difficile e non univoca comprensione?

Prendo, ad esempio, questo suo ultimo intervento: messa sotto questa luce, la sua spiegazione ha un'altra sfumatura rispetto alla precedente per la quale le è stato risposto. Comprendo che lo studio della musica di Morricone le stia portando via molto tempo ed energie e che no ha molto tempo da dedicare ai forum, ma credo, a maggior ragione, che spendere due parole in più prima ne possa far risparmiare venti dopo...

 

[/OT]


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Non esageriamo troppo con le "riprese" per favore.

 

Fai decidere a me se esagerare o no. Il mio ruolo è quello di impedire uscite simili. Datti una regolata.

Grazie.


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La netiquette...questa sconosciuta...

Ospite Matteo Pesle
Inviato
....

 

Come al solito non hai capito nulla circa il mio intervento.

 

 

[OT] Tra l'altro è la seconda volta nella stessa discussione [/OT]


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Inviato

 

Concordo.

Si potrebbe semplificare dicendo che le culture popolari originarie prescindevano dai mezzi di comunicazione massa tipici della nostra epoca e si basavano principalmente, ma non esclusivamente, sulla diffusione e la trasmissione della cultura per via orale.

 

 

Ah, noi che viviamo in una sola

generazione ogni generazione

vissuta qui, in queste terre ora

umiliate, non abbiamo nozione

vera di chi è partecipe alla storia

solo per orale, magica esperienza;

 

 

 

Il canto e la musica in queste culture "popolari" era parte integrante della vita sociale facendo spesso della musica un vero e proprio termometro di una cultura. Ad esempio alcuni canti, presenti ancora oggi presso certe culture al sud (per esempio nel paese di mia mamma in calabria) esistono solo grazie ad una sorta di catarsi che, come disse una celebre antropologa della musica, sono in grado di "risolvere un problema drammatico per la collettività come quello di dare un nome all'ansia e, insieme, di fornire gli strumenti per comunicarla, trasmettendone la vibrazione al di fuori di sé "(Tullia Magrini in Canti d'amore e di sdegno ed Franco Angeli). Evidentemente questo potrebbe appartenerci ancora nel profondo della nostra psiche. La mia generazione, probabilmente, ha ancora un piede in quel tipo di cultura. La comprende, probabilmente l'ha assimilata e, non so quanto, ne ha sviluppato i relativi anticorpi.

 

 

 

Nella vita che è vita perché assunta

nella nostra ragione e costruita

per il nostro passaggio - e ora giunta

a essere altra, oltre il nostro accanito

difenderla - aspetta - cantando supino,

accampato nei nostri quartieri

a lui sconosciuti, e pronto fino

dalle più fresche e inanimate ère -

il popolo: muta in lui l'uomo il destino.

 

E se ci rivolgiamo a quel passato

ch'è nostro privilegio, altre fiumane

di popolo ecco cantare: recuperato

è il nostro moto fin dalle cristiane

origini, ma resta indietro, immobile,

quel canto. Si ripete uguale.

Nelle sere non più torce ma globi

di luce, e la periferia non pare

altra, non altri i ragazzi nuovi...

 

 

dralig


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P. S. comunque ti esorto, a parte gli scherzi, ad andare avanti con il tuo progetto di musiche popolari potrebbe uscirne qualcosa di interessante... ho infatti in mente in merito alcune idee editoriali...

 

La ringrazio dell'esortazione, ma evidentemente non sono ancora pronto per gli editori... :D

 

Francesco

 

Caro Ciccio Matera non hai capito assolutamente nulla per quello che riguarda il mio intervento, non ci sono contraddizioni ma solamente imprecisioni e pressappochismi nele affermazioni da me contestate.

Comunque sinceramente non me ne importa nulla.

 

Per quello che riguarda i progetti editoriali mi interessava il fatto che ci siano giovani interessati alla musica popolare, non certo per una tua publicazione (la presunzione non è mai completamente negativa però non preoccuparti...).

Il mio interesse era solo a titolo di curiosità editoriale, per "sondare" un target di riferimento, sto infatti facendo pubblicare ad un professionista un lavoro sulle canzoni popolari napoletane e sapere che c'è comunque interesse per il "genere" mi fa piacere.

 

La scelta dei miei collaboratori per eventuali publicazioni è fatta sempre fra i profesionisti o fra coloro che, anche se studenti, ho potuto valutare direttamente e che comunque hanno accettato con con disponibilità e anche, diciamolo pure, una giusta dose di "umiltà" (nel senso più positivo del termine), che intervenissi sul loro lavoro.

 

R. F.

 

evidentemente non è bastato lo Smile per farLe intendere che era una frase detta in tono scherzoso e evidentemente buttata lì per fare una battuta...Non ritorno sulle cose che Ha detto, ma su una cosa La rendo accorto: Lei continua ancora una volta ad affermare la Sua "superiorità", non solo rispetto a me (che tutto sommato sono "ai piani bassi"..), ma anche rispetto a professionisti che Lei pubblica come editore: Le ripeto, se non lo vuole fare per umiltà (che parola...) Lo faccia perchè Parla con un collega; un'ultima cosa...la parola "presuntuoso" è una parola evidentemente fuori luogo (per non dire altro...). Spero che alla Sua età, io non sia ridotto al Suo livello.

 

Francesco

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