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Novità discografiche:

I Caprichos de Goya di Yamashita


Alfredo Franco

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Cosa ne pensate?

Tra corde che friggono e metronomi in preda alle convulsioni risiede l'essenza estetica, graficamente disturbante e cruda, di un'interpretazione sincera con le tavole? (non della legge ma delle umane miserie).

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cioè...prendiamo come riferimento stilistico le tavole di Goya e proviamo a seguirne il percorso...nel tratto scarno e disadorno, di un '700 ormai naufragato...dove collocare la scrittura di MCT?...c'è un'affinità elettiva o si tratta di una prima cesura? allora, l'interpretazione di Yamashita, in un certo senso, un poco la bypassa e si ricongiunge alla crudezza originaria?...si potrebbe anche dissertare sul concetto di bel suono, e della sua necessaria mancante legittimità in siffatto contesto...forse?...

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Non ho la registrazione di Yamashita, di che anno è? Sapete consigliarmi dove acquistarla on-line (mi sono imbattuto in siti giapponesi incomprensibili...)?

Sto studiando una selezione di questi capolavori che dovrò suonare tra due settimane (avendoli già suonati lo scorso anno a Parma http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=4113): credo che Castelnuovo-Tedesco riversi qui una grande sapienza drammatica ed un linguaggio che nelle altre opere per chitarra sia raro trovare. Quindi da lui non si poteva chiedere di più a riguardo. L'andare oltre, interpretativamente parlando, e cercare di trovare qualcosa che non ci può essere, potrebbe essere eccessivo (mi riferisco al ritorno alla crudezza delle tavole).

Per quanto riguarda la frittura di corde, si sa, i giapponesi sono ghiotti di tempura...a parte gli scherzi saprò farmi un'idea ad ascolto effettuato.

 

[OT] Pare che il famoso "Colosso", una delle opere simbolo dell'ultimo Goya, non sia opera sua:

http://www.corriere.it/foto_del_giorno/home/09_gennaio_26/colosso_b7b3dc36-ebca-11dd-92cf-00144f02aabc.shtml

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