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Ospite Nicola Mazzon
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Va bene. In quel pezzo c'è il "rilevante impegno contrappuntistico" richiesto dal programma. Certo, tra i vihuelisti Milàn non è quello dal contrappunto più intricato (mentre le Fantasie di Narvàez e Fuenllana sono quasi tutte dei piccoli Mottetti strumentali), ma credo che la Fantasia n° 9 sia una scelta inattaccabile per l'esame di ncompimento medio.

 

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Credo che molto sia disponibile gratuitamente e legalmente sul web. Per esempio una bella Fantasia di Fuenllana trascritta da Tim Brace, se non sbaglio.

 

Esistono alcune integrali stampate, ma sono un po' costose: Milàn e Francesco da Milano furono pubblicati da Suvini Zerboni, Mudarra recentemente da Ut Orpheus di Bologna, Narvàez da Editorial Alpuerto di Madrid, dopo la storica edizione di Pujol reperibile più facilmente in biblioteca (a Bologna c'è). Una edizione moderna completa di Fuenllana manca, ed è un vero peccato. Ce n'è una della Oxford University Press, ma è una edizione musicologica curata da Jacobs poco utile ad uno studente di chitarra - i pezzi sono trascritti su due sistemi, in chiave di violino e basso - e costosissima; un vero peccato.

Esistono poi alcune antologie parziali (Suvini Zerboni, una di Ricordi edita da Eliot Fisk, il volumetto sulla Spagna curato da Teuchert e temo ormai esaurito, ed altre di cui al momento non ricordo gli estremi a memoria.


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... Ce n'è una della Oxford University Press, ma è una edizione musicologica curata da Jacobs poco utile ad uno studente di chitarra - i pezzi sono trascritti su due sistemi, in chiave di violino e basso - e costosissima; un vero peccato...

 

Per quale motivo ritiene poco utile ad uno studente di chitarra questa edizione? Non conosco questo volume, ma a mio avviso, per uno studente di chitarra, non è male provare a cimentarsi con un sistema di lettura diverso dal solito.

 

EB


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E' vero, mi sono espresso male. Diciamo che è una edizione poco pratica se uno ha bisogno semplicemente di trovare qualche pezzo utile per l'esame, che è l'argomento di cui stiamo parlando qui (tra l'altro i pezzi sono trascritti nella altezza "teorica" che avrebbero se suonati su uno strumento non in mi, ma, poniamo, in la o in sol; per cui per arrivare ad una versione utilizzabile bisogna anche trasporre: francamente non vedo un allievo "medio" imbarcarsi, specie coi tempi che corrono, in questa fatica magari solo per capire se il pezzo gli interessa ai fini dell'esame).

In più sembra che tutt Fuenllana sia in due quarti! La sottigliezza e complessità ritmica di questa musica meriterebbe una trascrizione in cui non si faccia coincidere sempre la nostra stanghetta di battuta con quella della intavolatura, ma , appunto, qui le cose si complicano veramente tanto per il povero studente di ottavo anno.

 

Io comprai il volume ordinandolo per posta tanti anni fa, pagai circa 140.000 vecchie lire e mi lessi tutto alla chitarra, poi alcuni pezzi li ho trascritti e anche incisi in un disco. E sono d'accordo che imparare a leggere sui due sistemi - tra l'altro nella altezza reale e non trasponendo all'ottava bassa la chiave di violino come siamo abituati a fare noi -è un 'esercizio utilissimo anche se non contemplato dai programmi ufficiali. Si impara a poter leggere una quantità enorme di repertorio alla quale normalmente il chitarrista non si avvicina neanche ( tantissime musiche per liuto sono pubblicate solo sui due sistemi, per non parlare dei virginalisti, eccetera).


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.

 

mi domandavo come, essendo anche un problema di notazione, le intavolature potessero rappresentare problemi metrico/ritmici e come, questi, durante la trascrizione per chitarra, probabilmente, non siano altro che lasciati alla libera interpretazioni del revisore (che di solito "ingabbia" in facili metri...)

 

credo che parte della risposta abbia anche a che fare con la prassi esecutiva dell'epoca.

ho un cd di musiche per tiorba di de Visèe (molto bello) dal quale si capisce che la natura dello strumento, aldilà dei bassi eccetera, è congeniale a questo tipo di complessità ritmica.


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E' vero, mi sono espresso male. Diciamo che è una edizione poco pratica se uno ha bisogno semplicemente di trovare qualche pezzo utile per l'esame, che è l'argomento di cui stiamo parlando qui (tra l'altro i pezzi sono trascritti nella altezza "teorica" che avrebbero se suonati su uno strumento non in mi, ma, poniamo, in la o in sol; per cui per arrivare ad una versione utilizzabile bisogna anche trasporre: francamente non vedo un allievo "medio" imbarcarsi, specie coi tempi che corrono, in questa fatica magari solo per capire se il pezzo gli interessa ai fini dell'esame).

In più sembra che tutt Fuenllana sia in due quarti! La sottigliezza e complessità ritmica di questa musica meriterebbe una trascrizione in cui non si faccia coincidere sempre la nostra stanghetta di battuta con quella della intavolatura, ma , appunto, qui le cose si complicano veramente tanto per il povero studente di ottavo anno.

 

Io comprai il volume ordinandolo per posta tanti anni fa, pagai circa 140.000 vecchie lire e mi lessi tutto alla chitarra, poi alcuni pezzi li ho trascritti e anche incisi in un disco. E sono d'accordo che imparare a leggere sui due sistemi - tra l'altro nella altezza reale e non trasponendo all'ottava bassa la chiave di violino come siamo abituati a fare noi -è un 'esercizio utilissimo anche se non contemplato dai programmi ufficiali. Si impara a poter leggere una quantità enorme di repertorio alla quale normalmente il chitarrista non si avvicina neanche ( tantissime musiche per liuto sono pubblicate solo sui due sistemi, per non parlare dei virginalisti, eccetera).

 

Grazie per l'esauriente risposta: pur restando convinto che sarebbe un esercizio interessantissimo, concordo con Lei sull'improbabilità per uno studente dell'ottavo anno, di cimentarsi in un simile lavoro.

 

EB


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.

 

mi domandavo come, essendo anche un problema di notazione, le intavolature potessero rappresentare problemi metrico/ritmici e come, questi, durante la trascrizione per chitarra, probabilmente, non siano altro che lasciati alla libera interpretazioni del revisore (che di solito "ingabbia" in facili metri...)

 

credo che parte della risposta abbia anche a che fare con la prassi esecutiva dell'epoca.

ho un cd di musiche per tiorba di de Visèe (molto bello) dal quale si capisce che la natura dello strumento, aldilà dei bassi eccetera, è congeniale a questo tipo di complessità ritmica.

 

che cd è?

 

http://fonoteca.cm-lisboa.pt/cgi-bin/info3.pl?8648&CD&1

 

mi sembra sia fuori catalogo...se ti piace...


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Riguardo la domanda di Fabio Selvafiorita, per me fu illuminante la lettura di una relazione di Otto Gombosi tenuta decenni fa ad un convegno di musicologia e dedicata appunto alla complessità ritimica della musica di Francesco da Milano. C'erano esempi musicali tratti da qualcuna delle più note fantasie di Da Milano e veniva mostrato come, per rendere giustizia al fraseggio di questa musica, sarebbe necessario ricorrere a continui cambi di indicazioni metriche. Se non vado errato, anche nel volume di Bogdanovic dedicato al contrappunto (Ed. Bérben) si trova qualche esempio di questo tipo. La apparente "monotonia" di tanta musica rinascimentale rivela così una complessità e ricchezza stupefacente.


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E' vero, mi sono espresso male. Diciamo che è una edizione poco pratica se uno ha bisogno semplicemente di trovare qualche pezzo utile per l'esame, che è l'argomento di cui stiamo parlando qui (tra l'altro i pezzi sono trascritti nella altezza "teorica" che avrebbero se suonati su uno strumento non in mi, ma, poniamo, in la o in sol; per cui per arrivare ad una versione utilizzabile bisogna anche trasporre: francamente non vedo un allievo "medio" imbarcarsi, specie coi tempi che corrono, in questa fatica magari solo per capire se il pezzo gli interessa ai fini dell'esame).

In più sembra che tutt Fuenllana sia in due quarti! La sottigliezza e complessità ritmica di questa musica meriterebbe una trascrizione in cui non si faccia coincidere sempre la nostra stanghetta di battuta con quella della intavolatura, ma , appunto, qui le cose si complicano veramente tanto per il povero studente di ottavo anno.

 

Grazie per l'esauriente risposta: pur restando convinto che sarebbe un esercizio interessantissimo, concordo con Lei sull'improbabilità per uno studente dell'ottavo anno, di cimentarsi in un simile lavoro.

 

EB

 

Non conosco i vostri allievi, per cui non posso esprimermi in merito, ma non credo abbiate le dovute motivazioni per fare affermazioni avventate e sommarie come queste. Io non ho alcun problema a leggere su due righi, si fa in un normale corso di solfeggio...


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Ho premesso un prudenziale "francamente non vedo..." Per cui non mi pare di essere stato avventato; sarei molto lieto di sbagliarmi, anche se forse, dopo quasi trent'anni di insegnamento in conservatori e corsi vari, nonché di presenza in commissioni d'esami in tanti conservatori, da Verona a Sassari, forse il mio punto di vista è più supportato da esempi di quello di un giovane allievo di conservatorio. Poi non è vero che in un normale corso di solfeggio un chitarrista legge allo strumento musica scritta su due sistemi; quello che si fa normalmente nei corsi di solfeggio è proprio un'altra cosa. Di fatto vedo che normalmente all'ottavo anno il chitarrista fa una gran fatica anche a leggere a prima vista un facile pezzetto di poche righe scritto in chiave di violino. Le eccezioni che ho incontrato nella mia esperienza ormai abbatanza vasta sono purtroppo rarissime.

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