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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Manuale di Storia della Chitarra Vol.2 - Gianni Nuti


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Certamente è impossibile scrivere una storia, anche della musica, che sia "neutra" e non rechi traccia del giudizio personale e delle preferenze di chi scrive.

Non ho ancora letto il volume in oggetto, ma credo sia impossibile che almeno i nomi di Lauro e Margola non vi trovino nemmeno menzione, certamente con lo spazio ed il giudizio critico che l'autore avrà voluto riservare loro.

Ci sono state storie della musica che liquidavano Rachmaninov in qualche riga e una famosa enciclopedia britannica di qualche decennio fa parlò in modo sconcertantemente sprezzante (per me) di Rodrigo.

 

Riguardo al repertorio contemporaneo per chitarra, a me piacerebbe (ad esempio) che prima o poi venisse adeguatamente menzionata l'opera di autori che giudico importantissimi come Adriano Guarnieri e Gilberto Cappelli, e spero che prima o poi, magari anche nel volume in oggetto, questo venga fatto; se ciò non fosse me ne dispiacerei, ma non mi scandalizzerei: appunto, la storiografia non è e non può essere neutrale, anche per questo i libri di storia della musica sono tanti - e ci sono aggiornamenti e riedizioni degli stessi libri.

 

Aspettiamo comunque almeno di leggere il volume...

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Aspettiamo comunque almeno di leggere il volume...

 

Come non essere d'accordo...?

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Mio figlio si chiama Francesco, mia moglie Francesca. Vengono chiamati Franco o Franca senza nessun problema. Anche nel sito della Ricordi Margola viene chiamato Francesco e non Franco.

domenico

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più che la scelta degli autori incuriosisce kla scelta dei titoli per i rispettivi capitoli

sicuramente, e spero al più presto, lo acquisterò

 

Si, infatti sono anche io rimasto piacevolmente sorpreso dall'impostazione stilistica e non meramente cronologica (che poi non è altro che una forma di catalogazione possibile tra le tante).

 

Sono anche curioso di leggere di alcuni nomi di cui non conoscevo l'esistenza, nonchè delle "aggiunte" frutto della ricerca degli ultimi decenni (...!) come quelle di Asafiev o Respighi.

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La cosa incredibile (non è un termine usato a caso: davvero, non ci posso credere!) è che una nuova pubblicazione (di cui si conosce l'indice) venga accolta cercandone spunti polemici.

Non ho rispetto alcuno per questo genere di azioni, le reputo alla stregua di un terrorismo culturale che vuole soltanto far sì che tutto proceda in un unico modo.

Dico sul serio: che noia.

Non aggiungo altro perché reputo la polemica ottusamente stupida ma cito le parole di Nuti dal prologo:

 

"In questo volume non citeremo tutti gli autori che meriterebbero menzione; ci concentreremo invece su quelli che, a nostro avviso, devono appartenere al bagaglio culturale di ogni studente di conservatorio o di qualunque cultore della chitarra: naturalmente, sono i compositori che la nostra visione della letteratura chitarristica, la nostra storia personale, la nostra sensibilità hanno portato a scegliere."

"Qui non intendiamo dunque predicare verità assolute, bensì offrire chiavi di lettura, affinché ciascuno forgi la propria, in modo ragionato, sapendo dare le giuste evidenze a suffragio di quanto sostenuto."

"Infatti, non appare più necessario redigere oggi opere enciclopediche e omnicomprensive, oppure (peggio) anticipare il giudizio universale dividendo i buoni dai cattivi: vanno invece messi in mano agli studenti gli attrezzi analitici ed ermeneutici che consentano loro di edificare e sostenere un proprio mondo poetico (prima che tecnico-strumentale) affinché la loro personalità di evolva in modo inconfondibile e prezioso, come il suono di una buona chitarra."

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La cosa incredibile (non è un termine usato a caso: davvero, non ci posso credere!) è che una nuova pubblicazione (di cui si conosce l'indice) venga accolta cercandone spunti polemici.

Non ho rispetto alcuno per questo genere di azioni, le reputo alla stregua di un terrorismo culturale che vuole soltanto far sì che tutto proceda in un unico modo.

Dico sul serio: che noia.

Non aggiungo altro perché reputo la polemica ottusamente stupida ma cito le parole di Nuti dal prologo:

 

"In questo volume non citeremo tutti gli autori che meriterebbero menzione; ci concentreremo invece su quelli che, a nostro avviso, devono appartenere al bagaglio culturale di ogni studente di conservatorio o di qualunque cultore della chitarra: naturalmente, sono i compositori che la nostra visione della letteratura chitarristica, la nostra storia personale, la nostra sensibilità hanno portato a scegliere."

"Qui non intendiamo dunque predicare verità assolute, bensì offrire chiavi di lettura, affinché ciascuno forgi la propria, in modo ragionato, sapendo dare le giuste evidenze a suffragio di quanto sostenuto."

"Infatti, non appare più necessario redigere oggi opere enciclopediche e omnicomprensive, oppure (peggio) anticipare il giudizio universale dividendo i buoni dai cattivi: vanno invece messi in mano agli studenti gli attrezzi analitici ed ermeneutici che consentano loro di edificare e sostenere un proprio mondo poetico (prima che tecnico-strumentale) affinché la loro personalità di evolva in modo inconfondibile e prezioso, come il suono di una buona chitarra."

 

Non c'è nessuno spunto polemico. Ho solo analizzato ciò che emerge dalla lettura dell'indice.

Dico solamente che mi sembra tutto, tranne che un secondo volume dedicato alla storia della chitarra. Vengono passati in rassegna dei compositori, degli esecutori che hanno fatto la storia dello strumentio troviamo ben poche tracce. E' una visione troppo parziale della faccenda. Poteva essere benissimo intitolato: 'La chitarra: compositori del '900'. Forse una scrittura a quattro mani ha portato ad un risultato del genere....

 

saluti

 

lp

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Certamente è impossibile scrivere una storia, anche della musica, che sia "neutra" e non rechi traccia del giudizio personale e delle preferenze di chi scrive.

Non ho ancora letto il volume in oggetto, ma credo sia impossibile che almeno i nomi di Lauro e Margola non vi trovino nemmeno menzione, certamente con lo spazio ed il giudizio critico che l'autore avrà voluto riservare loro.

Ci sono state storie della musica che liquidavano Rachmaninov in qualche riga e una famosa enciclopedia britannica di qualche decennio fa parlò in modo sconcertantemente sprezzante (per me) di Rodrigo.

 

Riguardo al repertorio contemporaneo per chitarra, a me piacerebbe (ad esempio) che prima o poi venisse adeguatamente menzionata l'opera di autori che giudico importantissimi come Adriano Guarnieri e Gilberto Cappelli, e spero che prima o poi, magari anche nel volume in oggetto, questo venga fatto; se ciò non fosse me ne dispiacerei, ma non mi scandalizzerei: appunto, la storiografia non è e non può essere neutrale, anche per questo i libri di storia della musica sono tanti - e ci sono aggiornamenti e riedizioni degli stessi libri.

 

Aspettiamo comunque almeno di leggere il volume...

 

Non spetta a me assumere difese d'ufficio (oltretutto non richieste) del libro in oggetto, però - avendolo letto - posso spiegare ai potenziali lettori - con una breve recensione - qual è la sua impostazione. L'autore non ha mantenuto l'impostazione cronologico-territoriale che io avevo adottato nel mio lavoro. Essendo fondamentalmente un letterato, con studi e lauree nell'area interdisciplinare tra musica, lettere e psicologia, ha adottato un'impostazione di carattere estetico, ossia ha letto il Novecento chitarristico come un filosofo della musica. In un approccio siffatto, il tracciato strutturale del libro non individua primariamente gli autori, ma individua delle linee estetiche, e all'interno delle medesime colloca gli autori che, di ciascuna linea, possono essere considerati esemplari o addirittura emblematici. Il limite della trattazione di ciascuna linea è, evidentemente, di natura pratica, editoriale: gli autori sono migliaia, e non è certo possibile includerli tutti. Se però esiste alla base un criterio qual è quello che ha informato l'autore, il fatto che possa esserci Tizio e non Caio è meno - molto meno - importante dell'individuazione e della chiarificazione delle linee estetiche alla quali Tizio o Caio appartengono. E' prioritario, insomma, spiegare che cos'è il primitivismo piuttosto che proporsi velleitariamente di elencare tutti i compositori che ne hanno fatto parte, e a tale proposito è sufficiente esaminare le caratteristiche di tre o quattro autori la cui opera manifesta esemplarmente tale tendenza: essendo una pubblicazione destinata agli studenti, trasmettere loro un concetto ben dimostrato è senz'altro più importante che compilare delle liste di nomi che - per la loro lunghezza - finirebbero per diventare acritiche e prive di significato. Questo è il criterio adottato dall'autore, chiaramente manifesto nelle premesse metodologiche del volume. E ne è prova subitanea il fatto che, nell'inizio, sia riservato un capitolo a Claude Debussy, che per chitarra non ha mai scritto una nota ma che, con la sua estetica musicale, ha aperto lo spazio nel quale la chitarra di Llobet e di Segovia ha potuto farsi ascoltare e apprezzare.

 

Nei conservatori riformati la ricerca storica sta assumendo grande rilievo anche nella formazione degli strumentisti: è a questo nuovo profilo di studenti che l'autore si rivolge, non al chitarrista che considera la formazione extra-virtuosistica un accessorio, e che legge un libro di storia con l'assillo di controllare se il nome del suo idolo, mentore o amico è incluso o meno, o che va in sofferenza se i nomi dei personaggi dei quali egli - per ragioni del tutto personali - diffida, sono invece inclusi e trattati (in tal caso, ovviamente, si tratta di agiografie).

 

Il giudizio va quindi espresso rispetto al modo con cui l'autore ha svolto il tema che si è assegnato. Le categorie estetiche da lui tracciate sono motivate da dimostrazioni abbastanza probanti, o sono soltanto delle ipotesi di lavoro? I brani portati ad esempio sono abbastanza forti e pertinenti, o no? Lo stile letterario dell'autore è all'altezza dei suoi postulati, o risulta inefficace e velleitario?

 

Per venire ai dettagli del tuo messaggio, Piero, leggo nella parte conclusiva - scritta a mo' di dizionario - una voce molto significativa riguardo a Gilberto Cappelli, giustamente (secondo me) valorizzato per la sua musica per chitarra. Non trovo Guarnieri, ma sono sicuro che, se lo segnalerai all'autore, nella prossima edizione del libro non mancherà di aggiungerlo: è persona molto attenta e - se non gli si può imputare di non aver letto diecimila pezzi per chitarra - non gli si può certo rimproverare di conoscerne solo una cinquantina, e di essere pregiudizialmente sordo a tutto il resto.

 

dralig

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Mio figlio si chiama Francesco, mia moglie Francesca. Vengono chiamati Franco o Franca senza nessun problema. Anche nel sito della Ricordi Margola viene chiamato Francesco e non Franco.

domenico

 

Margola ha firmato tutti i suoi lavori con il nome Franco. Non c'è niente di male a commettere un errore. Difenderlo è invece un errore imperdonabile.

 

 

dralig

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Mio figlio si chiama Francesco, mia moglie Francesca. Vengono chiamati Franco o Franca senza nessun problema. Anche nel sito della Ricordi Margola viene chiamato Francesco e non Franco.

domenico

 

Margola ha firmato tutti i suoi lavori con il nome Franco. Non c'è niente di male a commettere un errore. Difenderlo è invece un errore imperdonabile.

 

 

dralig

 

Gentilissimo Maestro non difendo l'errore e ammetto di aver sbagliato. Per abitudine non differenzio Franco da Francesco.

 

Con stima

domenico

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Non c'è nessuno spunto polemico. Ho solo analizzato ciò che emerge dalla lettura dell'indice.

 

 

 

lp

 

Analizzare - "analizzare", si badi bene! Non "farsi un'idea preliminare", "supporre", "presumere": no , "analizzare" -, il contenuto di un libro leggendone l'indice: credo che nemmeno la Gestapo si sia mai comportata in questo modo: prima di far imprigionare o giustiziare un imputato, l'ispettore almeno leggeva gli atti, e non si fermava al titolo indicato nell'"oggetto" della relazione.

 

dralig

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