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[bisogna stare attenti e sforzarsi di cogliere le prospettive.

dralig

 

Anche facendo lo sforzo di cogliere la prospettiva di Filippo Michelangeli, sarà difficile riuscire a comprendere ciò che è stato (parzialmente) riportato del suo editoriale qui. Quel che colgo io è che Michelangeli, parte, qui come altre volte nei suoi editoriali, da affermazioni presentate come fatti che invece non sono affatto fatti, ma sue opinioni che non so quali riscontri abbiano.

Scrive infatti:" No, i nuovi sacerdoti della tastiera sono Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi, Cesare Picco."

Sfido chiunque a trovare nel mondo musicale - non chitarristico - qualcuno che sottoscriva un'affermazione del genere.

Messo a parte Bollani (jazzista) , che è un musicista eccezionale ma non si occupa di classica né pretende di farlo, gli altri sono al massimo dei parroci di provincia (Italia) e per quel ne so io un nuovo "sacerdote" del pianoforte si chiama piuttosto Lang Lang, che tutto il mondo ammira e acclama anche quando suona Berg, Bartok, Debussy e molti contemporanei.

D'altra parte Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi, sono pianisti di un genere che nulla ha a che fare con il mondo della musica classica e nessuno si sognerebbe di andare ad un loro concerto per sentire i classici del pianoforte nè antichi nè moderni. Insomma si rivolgono ad un pubblico differente e mi piacerebbe sapere che cosa c'entrano con i successi o gli insuccessi di carriera dei giovani leoni che escono dai concorsi internazionali. Centra perché qualche direttore di stagione di provincia e di qualche istituzione teatrale italiana ha pensato bene di non scritturare il vincitore 2005 del Concorso Chopin di Varsavia Rafal Blechacz per poter fare posto a Allevi? Fortunatamente quando erano giovani Argherich e Pollini, i direttori artistici possedevano ancora le orecchie e le usavano.

 

Se nessuno si chiede perchè la Fiat non partecipi alle gare di Formula 1 con la 500 non capisco perchè bisogna pensare che pianisti quali quelli menzionati interferiscano nel gusti del pubblico o occupino una fetta di mercato destinato ai grandi pianisti classici.

 

Infine non ero al corrente del fatto vi era stata un flessione di pubblico nei recital pianistici: io vivo in una grande città dove tutti i grandi pianisti prima o poi passano, li seguo regolarmente e non ho mai notato da quando vado ai concerti (cioè 40 anni) un calo di interesse verso i recitals pianistici. Il miracolo lo ha fatto Franz Liszt nel XIX secolo e gli effetti si vedono ancora oggi. I miracoli di Allevi non so se qualcuno se li ricorderà tra 10 anni.


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io un nuovo "sacerdote" del pianoforte si chiama piuttosto Lang Lang

 

fenomeno commerciale con una tecnica meravigliosa... tutto qui.


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D'altra parte Giovanni Allevi, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi, sono pianisti di un genere che nulla a che fare con il mondo della musica classica e nessuno si sognerebbe di andare ad un loro concerto per sentire i classici del pianoforte nè antichi nè moderni. Insomma si rivolgono ad un pubblico differente e mi piacerebbe sapere che cosa c'entrano con i successi o gli insuccessi di carriera dei giovani leoni che escono dai concorsi internazionali. Centra perché qualche direttore di stagione di provincia e di qualche istituzione teatrale italiana ha pensato bene di non scritturare il vincitore 2005 del Concorso Chopin di Varsavia Rafal Blechacz per poter fare posto a Allevi? Fortunatamente quando erano giovani Argherich e Pollini, i direttori artistici possedevano ancora le orecchie e le usavano.

 

Infatti non centrano nulla, il tutto si basa sull'ignoranza, "pianoforte" e "chitarra con le corde di nylon" equivale a musica classica.

 

E poi questo basso marketing... sono giovane e i miei ideali mi fanno sentire vecchio, credo comunque che il marketing dovrebbe esaltare al massimo le proprietà reali di un "prodotto".

Non ci rendiamo nemmeno conto che passo dopo passo la "truffa" non esiste più... perchè anche questa fà ormai parte del marketing e quindi lecita. Manipolare, dire cose non vere, costruire un'immagine che non corrisponde al vero, non è marketing, è un fotomontaggio fatto male.

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