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Talento o Studio?


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Dovete scusarmi ,,... ;) .stavo pensando ad alcune frasi che ho letto nelle vostre risposte...(Il grande artista di tutto si occupa, meno che si essere grande. Non ha alcun senso. L'artista capta con mezzi sensibil - che sono soltanto suoi, individualmente - i una quantità eccezionale di segni e segnali - molti dei quali a chi non è artista sfuggono .....//--Un tizio aveva l'esigenza di motivare la sua vita, di darle senso, facendo una cosa sola: dipingere...//. si rompe la schiena e le cose le fa lo stesso: vedi van Gogh, che rispetto agli impressionisti era una scimmia, eppure li ha fregati...//... concordo perfettamente che l'artista segue un suo percorso a prescindere a epitteti, gratificazioni materiali e affini...

 

Mi è venuto in mente Ligabue.cosi..istintivamente....ma per nn andare O.T e disturbare in qualche modo la scorrevolezza delle vostre frasi mi sono limitato ad inviare solo una foto come una parentesi al discorso..

 

..a volte da un post nascono a catena altri pensieri,altre domande..ad es. dove sono i limiti tra artista,professionista..amateurs..quali sono i parametri usati x distinguerli?...

 

Ok sto esagerando :D forse certe risposte bisogna trovarle da soli.. :)

Rinnovo le scuse.. ;)

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Il mio (modestissimo) punto di vista tende dalla parte dello studio e della costanza ma non sul concetto del "volere = potere".

Credo infatti che spesso non sia possibile "naturalmente" fare qualcosa. Suonare come fate voi, fare concerti, dischi, vincere concorsi e tutto il resto è per me assurdo a tal punto che penso che neanche mille ore di studio per un solo pezzo basterebbero mai!

 

La mia domanda (che si pongono in tanti al mio livello) è questa: c'è qualcuno di voi che ha avvertito in un periodo della propria carriera concertistica un momento di "impreparazione" o si è scontrato con un ostacolo che non è riuscito o non riusciva a superare?

Come l'ha risolto?

 

Scusami ma nella vita cosa fai??

 

Il talento non è solo "artistico", io nel mio settore sono ritenuto una persona di talento ma nessuno mai mi attribuirebbe il termine di artista (con la realizzazione di programmi informatici centrerebbe ben poco).

Quindi il punto è, sei una persona che ha fatto dell'arte la sua vita??

E poi........ non è detto che chi fa dischi, concerti, ecc ecc sia un artista. Può anche essere un semplice eccellente esecutore.

Certo restiamo nel campo dell'arte ma non lo si può mica definire un artista.

Per cui 1000 ore di studio potrebbero anche fare un buon esecutore ma per diventare artisti ci vuole la passione, solo che non sempre questa "passione" coincide con quello che si definisce arte.

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Ciao TMY,come stai? ;)

::mi sa che l'argomento sta portando verso una direzione che fa nascere domande molto difficili a formulare... :)

..immaginiamo le risposte!!! :shock:

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Può anche essere un semplice eccellente esecutore.

Certo restiamo nel campo dell'arte ma non lo si può mica definire un artista.

 

Essere un eccellente esecutore non può essere certo cosa semplice: il fatto stesso di essere eccellente lo farebbe di sicuro un artista...chi dovrebbe essere artista se non Segovia, che pare fosse "un semplice eccellente esecutore".

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La parola talento deriva dal latino talentum, nel senso di moneta e ha acquisito nel tempo anche il significato di "dono di Dio".

Rappresenta una capacità e una inclinazione particolare in qualche campo, fino al rendere geniale il proprio operato, per questo non è strettamente legata al campo artistico.

 

Del "genio" e del "talento" se ne sono occupati nel corso dei secoli filosofi (mi viene in mente Kant, ma Kokis ne conoscerà sicuramente altri), scienziati, conoscitori dell'arte e dell'estetica, letterati ecc., fornendo teorie e spiegazioni diverse.

Non tutti coloro che hanno talento diventano anche "artisti", sicuramente un artista è tale grazie all'aver coltivato e messo a frutto un qualche talento o facoltà eccezionale.

Esiste cioè un fattore di originalità creativa che prescinde dalle condizioni iniziali.

Quando Giotto, pascolando le pecore, dipinse un cerchio perfetto su una lastra di pietra, probabilmente non aveva conoscenza della geometria euclidea.

Vi risparmio il dibattito sulla supremazia delle arti (pittura, scultura, architettura) che attanagliò l'epoca del Vasari.

 

Stavo cercando di ricordare una bellissima definizione di poeta, ma non riesco a trovarla; diceva più o meno che il poeta è colui che sa esprimere ciò che tutti vedono ma che non sanno dire.

Giovanni Pascoli a questo proposito scriveva: "il poeta, sapete, è quasi un creatore, poichè è colui che con le parole — fiat lux — illumina d’un tratto l’oscurità che ne circonda. Certo la stella e il fiore, la serenità e la tempesta erano anche prima che il poeta ne parlasse, e voi avevate gli occhi per vederle; ma voi non guardavate, e le cose belle erano come se non esistessero: la sua parola fu che per voi le creò".

 

Forse accade lo stesso nelle altre arti, compresa la musica, una specie di maieutica che porta alla luce dei suoni nascosti nel profondo.

 

A me ha sempre spaventato molto la Parabola dei Talenti, nel Vangelo di San Matteo: mi chiedo perchè a un servo ne debbano venir consegnati cinque e a un altro soltanto uno e perchè "a chiunque moltiplica, verrà dato e avrà in abbondanza; mentre a chi non ha moltiplicato, verrà tolto anche quello che ha." A volte non moltiplicare non dipende solo dalla propria cattiva volontà. Ma questo è un altro discorso.

 

Forse non è una condizione così paradisiaca nascere "artisti".

La spinta a creare, al di là che si avverta come responsabilità di condivisione con il genere umano o come esigenza personale irrinunciabile di espressione dell'anima, porta spesso a grande sofferenza e non solo a grande gioia. Come in qualunque atto creativo.

Accanto alla naturale inclinazione a sapersi esprimere in un settore, occorre che in qualche modo i mezzi perchè ciò avvenga, vengano affinati e perfezionati in un processo di apprendimento tecnico e di esercizio mentale continuo.

Per questo forse tanti enfant prodige spesso si perdono nell'età adulta.

Un talento naturale va perciò arricchito e mantenuto vivo con la continua applicazione allo studio.

 

Un artista poi, anche volendolo, non riesce a non essere tale.

Se anche non avesse coltivato nessuno dei suoi talenti, è comunque una persona che camminando in una strada rumorosa e affollata, riesce a scorgere una goccia di brina, su un ramo dell'ultimo alberello al lato della via.

Non è detto che questa sensibilità sia sempre solo fonte di commozione e non invece di una consapevolezza più "pesante" per la propria anima, che spesso ai più rimane incomprensibile.

 

In questa bella serata primaverile, non riesco a proseguire in questa riflessione, è un argomento piuttosto complesso, ma spero di aver contribuito con qualche utile spunto.

 

 

 

Butterfly

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La parola talento deriva dal latino talentum, nel senso di moneta e ha acquisito nel tempo anche il significato di "dono di Dio".

Rappresenta una capacità e una inclinazione particolare in qualche campo, fino al rendere geniale il proprio operato, per questo non è strettamente legata al campo artistico.

 

Del "genio" e del "talento" se ne sono occupati nel corso dei secoli filosofi (mi viene in mente Kant, ma Kokis ne conoscerà sicuramente altri), scienziati, conoscitori dell'arte e dell'estetica, letterati ecc., fornendo teorie e spiegazioni diverse.

Non tutti coloro che hanno talento diventano anche "artisti", sicuramente un artista è tale grazie all'aver coltivato e messo a frutto un qualche talento o facoltà eccezionale.

Esiste cioè un fattore di originalità creativa che prescinde dalle condizioni iniziali.

Quando Giotto, pascolando le pecore, dipinse un cerchio perfetto su una lastra di pietra, probabilmente non aveva conoscenza della geometria euclidea.

Vi risparmio il dibattito sulla supremazia delle arti (pittura, scultura, architettura) che attanagliò l'epoca del Vasari.

 

Stavo cercando di ricordare una bellissima definizione di poeta, ma non riesco a trovarla; diceva più o meno che il poeta è colui che sa esprimere ciò che tutti vedono ma che non sanno dire.

Giovanni Pascoli a questo proposito scriveva: "il poeta, sapete, è quasi un creatore, poichè è colui che con le parole — fiat lux — illumina d’un tratto l’oscurità che ne circonda. Certo la stella e il fiore, la serenità e la tempesta erano anche prima che il poeta ne parlasse, e voi avevate gli occhi per vederle; ma voi non guardavate, e le cose belle erano come se non esistessero: la sua parola fu che per voi le creò".

 

Forse accade lo stesso nelle altre arti, compresa la musica.

 

A me ha sempre spaventato molto la Parabola dei Talenti, nel Vangelo di San Matteo: mi chiedo perchè a un servo ne debbano venir consegnati cinque e a un altro soltanto uno e perchè "a chiunque moltiplica, verrà dato e avrà in abbondanza; mentre a chi non ha moltiplicato, verrà tolto anche quello che ha." A volte non moltiplicare non dipende solo dalla propria cattiva volontà. Ma questo è un altro discorso.

 

Forse non è una condizione così paradisiaca nascere "artisti".

La spinta a creare, al di là che si avverta come responsabilità di condivisione con il genere umano o come esigenza personale irrinunciabile di espressione dell'anima, porta spesso a grande sofferenza e non solo a grande gioia. Come in qualunque atto creativo.

Accanto alla naturale inclinazione a sapersi esprimere in un settore, occorre che in qualche modo i mezzi perchè ciò avvenga, vengano affinati e perfezionati in un processo di apprendimento tecnico e di esercizio mentale continuo.

Per questo forse tanti enfant prodige spesso si perdono nell'età adulta.

Un talento naturale va perciò arricchito e mantenuto vivo con la continua applicazione allo studio.

Un artista poi, anche volendolo, non riesce a non essere tale. Se anche non avesse coltivato nessuno dei suoi talenti, è comunque una persona che camminando in una strada rumorosa e affollata, riesce a scorgere una goccia di brina, su un ramo dell'ultimo alberello al lato della via.

 

In questa bella serata primaverile, non riesco a proseguire in questa riflessione, è un argomento piuttosto complesso, ma spero di aver contribuito con qualche utile spunto.

 

 

 

Butterfly

 

 

provocazione...

 

 

mettiamola cosi...

l'artista ama quello che fa...profondamente "senza interessi" se non quello di "dare"...

 

il professionista...ha anche "qualche" interesse..

non necessariamente.. "puro"...

 

mi ricorda il caro Eric Fromm

quando diceva...

"ti amo perchè ho bisogno di te?"

o

"ho bisogno di te perchè ti amo?"....

applichiamolo alla musica... e...

ne vedremo delle belle.... :):)

 

m

 

p.s. non mi picchiate...ma.. :):D

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Grazie Alessandro, è sempre bello anche ascoltare la tua musica.

 

 

Butterfly

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Marcello Rivelli scrive:

mettiamola cosi...

l'artista ama quello che fa...profondamente "senza interessi" se non quello di "dare"...

 

il professionista...ha anche "qualche" interesse..

non necessariamente.. "puro"...

 

Del rapporto fra operato di un artista e remuneazione dell'arte si è discusso tempo fa, in altra sede, e a lungo.

Può darsi che la discussione venga riproposta anche qua, si era rivelata molto interessante.

Non vorrei nemmeno deluderti più di tanto, raccontandoti in dettaglio certi libri di conti dei pittori di corte o degli architetti nell'epoca aurea...talvolta certi "interessi" stimolano anche la creatività...d'altra parte la committenza e i mecenati sono sempre esistiti.

 

Che poi da "qualche tempo" ad oggi il petrolio fossile o il vip-gossip siano più remunerativi dell'Arte, è questione del tutto opinabile, oltre che profondamente iniqua...

Ma temo che si vada Off Topic rispetto all'argomento iniziale.

 

mi ricorda il caro Eric Fromm

quando diceva...

"ti amo perchè ho bisogno di te?"

o

"ho bisogno di te perchè ti amo?"....

applichiamolo alla musica... e...

ne vedremo delle belle....

 

Mi dispiace per Fromm (del quale ho letto soltanto Avere o Essere), purtroppo riusciamo a vivere senza tantissime cose delle quali abbiamo o sentiamo il bisogno, compreso l'amore.

Resta da vedere se però, così, riusciamo anche ad essere felici.

 

 

Butterfly

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