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Talento o Studio?


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Buon giorno a tutti e buona domenica.

Prendo spunto da una frase di Francesco in un altro 3d per aprire una disussione sulla quantità di talento necessaria per poter intraprendere una attività da concertista come i numerosi visitatori di questo forum.

Cristiano fa leva in modo deciso sull'applicazione metodica e precisa (e molti sembrano non essere d'accordo) mentre altri si vogliono "divertire"...

 

Il mio (modestissimo) punto di vista tende dalla parte dello studio e della costanza ma non sul concetto del "volere = potere".

Credo infatti che spesso non sia possibile "naturalmente" fare qualcosa. Suonare come fate voi, fare concerti, dischi, vincere concorsi e tutto il resto è per me assurdo a tal punto che penso che neanche mille ore di studio per un solo pezzo basterebbero mai! :oops:

 

La mia domanda (che si pongono in tanti al mio livello) è questa: c'è qualcuno di voi che ha avvertito in un periodo della propria carriera concertistica un momento di "impreparazione" o si è scontrato con un ostacolo che non è riuscito o non riusciva a superare?

Come l'ha risolto?

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Secondo me lo studio non è sufficiente. Occorre anche talento e molto!!!

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Buon giorno a tutti e buona domenica.

Prendo spunto da una frase di Francesco in un altro 3d per aprire una disussione sulla quantità di talento necessaria per poter intraprendere una attività da concertista come i numerosi visitatori di questo forum.

Cristiano fa leva in modo deciso sull'applicazione metodica e precisa (e molti sembrano non essere d'accordo) mentre altri si vogliono "divertire"...

 

Il mio (modestissimo) punto di vista tende dalla parte dello studio e della costanza ma non sul concetto del "volere = potere".

Credo infatti che spesso non sia possibile "naturalmente" fare qualcosa. Suonare come fate voi, fare concerti, dischi, vincere concorsi e tutto il resto è per me assurdo a tal punto che penso che neanche mille ore di studio per un solo pezzo basterebbero mai! :oops:

 

La mia domanda (che si pongono in tanti al mio livello) è questa: c'è qualcuno di voi che ha avvertito in un periodo della propria carriera concertistica un momento di "impreparazione" o si è scontrato con un ostacolo che non è riuscito o non riusciva a superare?

Come l'ha risolto?

 

 

Esistono i professionisti cara liolanda e... gli artisti...

professionisti ci si può diventare con grande volontà e il "giusto talento"...

artisti no...! ci si nasce e l'unica fortuna è quella di "accorgersene" e utilizzare tale "dono"...

 

se le "scuole" statali o private dovessero vivere esclusivamente sugli artisti chiuderebbero il secondo giorno... per quelle bastano... i professionisti...

 

p.s. per rispondere ironicamente ad un altro post... tanto movimentato...

 

 

marcello

......

il resto non è questione secondo di me di volere-potere ma caso mai di

essere nati per quella cosa e volerla realizzare a tutti i costi (non parlo di successo o cose materiali... ma..di ideale personale, si può suonare bene anche nella propria stanza per tutta la vita e decidere che li fuori sono troppo presi dalle......cose che non hanno a che fare con la Musica...)

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Io credo che molto spesso la parola talento sia stata usata per strumentalizzare e giustificare un livello poco evoluto nel campo della teorizzazione meccanica (Ha talento, secondo questo orientamento, chi per motivi più o meno accidentali riesce a muovere le mani a prescindere da un percorso didattico)... nella mia esperienza di musicista devo dire che ho sempre visto definire (in ambiti chitarristici e non) talentuoso chi muoveva le mani a mille... a prescindere da quali fossero i risultati musicali!

Credo che nella musica (Come per ogni disciplina artistica), conti molto la capacità di mettersi in gioco nel profondo... di scandagliare dentro di noi...

Mi viene in mente un esempio di Leibniz, che sosteneva che ognuno di noi è una monade, dentro la quale è scritto tutto l'universo che può essere rappresentato con più o meno chiarezza, e di conseguenza collocarci su un livello di dignità ontologica più o meno alta...

 

Essere un grande artista a mio avviso significa essere capace di trovare un ordine ed una relazione sempre più profonda con gli elementi con cui si interagisce... e ciò è condizionato dalla nostra voglia, il nostro coraggio e la nostra volontà di metterci in gioco in questa direzione...

 

Pico

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Essere un grande artista a mio avviso significa essere capace di trovare un ordine ed una relazione sempre più profonda con gli elementi con cui si interagisce... e ciò è condizionato dalla nostra voglia, il nostro coraggio e la nostra volontà di metterci in gioco in questa direzione...

 

Pico

 

Il grande artista di tutto si occupa, meno che si essere grande. Non ha alcun senso. L'artista capta con mezzi sensibil - che sono soltanto suoi, individualmente - i una quantità eccezionale di segni e segnali - molti dei quali a chi non è artista sfuggono - e si impegna in una incessante ricerca per rendere espliciti, intelligibili, partecipati, tali segni e segnali in forme compiute, cioè in opere. L'unico suo impegno - che è capitale - è la coerenza, la consequenzialità, l'esattezza, della realizzazione in forme compiute di ciò che percepisce: questo, e solo questo, è il suo compito, e basta a occupare l'intera esistenza, non occorre altro. Grande? Che cosa vuol dire? Autentico, si. Fasullo, no. Giusto, si. Approssimativo, no.

 

Grande è una valutazione espressa, più o meno sensatamente, da chi legge, guarda o ascolta.

 

Il talento, se c'è, bene, se non c'è è lo stesso, uno se lo fabbrica. Quella che occorre, è l'esigenza. Nessuno ha mai creato opere d'arte in quanto tali. Un tizio aveva l'esigenza di motivare la sua vita, di darle senso, facendo una cosa sola: dipingere, comporre, scrivere versi o romanzi. Che ciò producesse, come risultato, un'opera d'arte, è cosa che riguardava gli altri, non il creatore: per lui, non era in gioco l'arte, era in gioco la vita, e il suo senso. Il talento? Si, ce l'ho, ebbene? Ma non è quello che soffia nelle vele. Il vento è l'esigenza, il bisogno di creare. E chi il talento non ce l'ha, a fronte di tale esigenza, si rompe la schiena e le cose le fa lo stesso: vedi van Gogh, che rispetto agli impressionisti era una scimmia, eppure li ha fregati...

 

dralig

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... Ho usato il termine "grande" dal punto di vista del fruritore, non dell'artista... in qualche modo mi sono chiesto guardando altri e non me stesso, chi fosse (O quantomeno io) ho trovato grande... concordo perfettamente che l'artista segue un suo percorso a prescindere a epitteti, gratificazioni materiali e affini...

Trovo comunque essenziale nella vita dell'artista un continuo aprirsi e accogliere quanto più gli è possibile la vita.... e ribadisco che questo richiede abnegazione, coraggio ed un continuo mettersi in gioco... che gratifica e illumina a prescindere dal consenso delle masse....

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... Ho usato il termine "grande" dal punto di vista del fruritore, non dell'artista... in qualche modo mi sono chiesto guardando altri e non me stesso, chi fosse (O quantomeno io) ho trovato grande... concordo perfettamente che l'artista segue un suo percorso a prescindere a epitteti, gratificazioni materiali e affini...

Trovo comunque essenziale nella vita dell'artista un continuo aprirsi e accogliere quanto più gli è possibile la vita.... e ribadisco che questo richiede abnegazione, coraggio ed un continuo mettersi in gioco... che gratifica e illumina a prescindere dal consenso delle masse....

 

Giustissimo. E soprattutto, vero.

 

dralig

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???

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