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Sono particolarmente lieto di annunciare l'uscita, per i tipi di Ut Orpheus, del secondo volume della collana di musica contemporanea da me curata: si tratta di "Per Piero" e "Per Maurizio", due recenti composizioni per chitarra sola di Gilberto Cappelli, uno dei più importanti compositori italiani.

Cliccando sul link qui sotto è possibile visionare le pagine iniziali dei due pezzi e leggere informazioni sui brani e sul compositore
http://www.utorpheus.com/utorpheus/product_info.php?products_id=2167


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Novità molto gradita Piero.

Procedo all'ordine e ti mando le mie impressioni.


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Ti sarò grato delle tue osservazioni, Cristiano.

 

Approfitto della relativa calma attuale del forum per dire che sono un po' trepidante nel "licenziare" la pubblicazione di questi pezzi, del cui valore "assoluto" - ma anche della concreta efficacia concertistica - pure sono certissimo, avendoli suonati molto spesso in questi anni.

 

Il motivo della mia trepidazione è legato ad aspetti innovativi del pensiero musicale ed anche strumentale di Cappelli, di cui la partitura riesce a dare conto fino ad un certo punto (e mi sovviene quella frase che Diaz cita avendola ascoltata da Celibidache , ma che credo risalga a Mahler: "nella partitura c'è scritto tutto, tranne l'essenziale...").

 

Ad esempio, l'idea di tremolato "vocale" che Cappelli impiega recentemente può sembrare a prima vista, come qualche collega mi ha detto, poco chitarristica; io so per esperienza che non è così, ma è anche vero che trovare il modo di fare quello che il compositore aveva in mente ha richiesto molto tempo e prove assieme a lui.

 

Un altro punto riguarda le dinamiche: per quanto Cappelli scriva fortissimo con tre o quattro f, sforzatissimo (sfffz!), "lacerante", e cose del genere, chi non è familiare con la sua musica può non immaginare "fino a che punto" lui intenda spingere la dinamica. Ed anche l'ascolto delle registrazioni, abbiamo constatato, aiuta fino ad un certo punto: per rendersi ben conto occorrerebbe ascoltare dal vivo una esecuzione approvata dall'autore.

Quando l'anno scorso gli feci ascoltare per la prima volta "Per Maurizio" che stavo studiando - e avevo già forse due decenni di esperienza di collaborazione con lui, a Cappelli piacque l'esecuzione, ma mi fece notare che all'inizio lui aveva scritto "piano" e non "pianissimo","perché voglio qualcosa di doloroso, non di intimistico" mi disse. A me la chitarra "intimistica" piace molto, anche per indole mia, ma Cappelli è Cappelli...

 

C'è poi un ultimo punto, legato ai precedenti : mi riferisco a questa scrittura essenziale dell'ultimo Cappelli, con pochissimi suoni, frutto di una decantazione (e di uno studio sulla serie dodecafonica) rispetto al periodo iniziale in cui Cappelli scriveva moltissimi suoni. La sua idea è di dire tantissimo con pochissimo; per esperienza posso dire che funziona, ma ricordo l'espressione perplessa di un compositore al vedere uno spartito dell'ultima fase compositiva di Cappelli: "mah, tutte quelle minime...".

 

Comunque credo che il "rischio" di pubblicare andasse corso; dovrebbe uscire presto qualche scritto su Cappelli che magari aiuterà di più e di cui darò notizia... e in fondo, come dicevo qualche settimana fa in Spagna nella mia chiacchierata su Villa - Lobos, nello scrivere il compositore fa appello alla amicizia degli interlocutori (nel senso che senza un desiderio cordiale di "mettersi in sintonia" da parte di chi suona o ascolta, per quante indicazioni si scrivano sulla partitura non ci si capisce)...


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Credo sia molto importante avere la possibilità di verificare con un interprete alcune intuizioni di suono.

Diffido a priori di tutti quei chitarristi che non hanno imparato sognare un suono nuovo e che limitano la loro idea di musica allo "strumento" che tengono in mano.

 

Concordo.

Sono quelli da cui cerco di tenermi lontano ma sono anche quelli che, quando gli fai notare una cosa del genere dopo che hanno con finta umiltà sottoposto alla tua attenzione qualche pagina, si inalberano da morire.

Qualcuno si incazza proprio e cerca di restituirti la critica come può. E quando non può (praticamente la totalità dei casi) dice che non hai capito la sua musica.


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Lo può essere (sotto inteso, per me) esclusivamente ad alcuni lavori il cui fine didattico pedagogico pur non essendo evidente, esplicitato (come i meravigliosi Jatekok di Kurtag, .

 

Immagino che Lei sappia, Fabio, che Kurtag scrisse dei pezzi per chitarra, poi ritirati. Inutile domandarsi la causa del gesto del compositore...

 

dralig


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Una curiosità forse stupida: il fatto che non siano scritti al pc ma manoscritti sta forse a sottolineare in qualche modo anche il gesto esecutivo, la forte valenza evocativa del tratto a mano? (o è solo comoditò di scrittura...?) Mi piace pensare che certa musica contemporanea possa trovare migliore interpretazione anche grazie al fatto di vederla scritta dal compositore...


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Non è affatto una curiosità stupida, Giorgio: in effetti si tratta di una scelta precisa dell'editore, che ha apprezzato il "gesto" grafico del compositore al punto da preferire la pubblicazione del facsimile del manoscritto. In casa editrice c'era quasi il timore che questa cosa venisse vista come un ripiego per spendere meno, mentre invece Cappelli ne è stato contentissimo, a riprova che la tua intuizione sul valore aggiunto del gesto- almeno in certi casi - è azzeccata.

 

Del resto, Cappelli è anche pittore, come molti che lo conoscono da tempo (tra cui il sottoscritto) hanno imparato solo da pochi anni, avendo egli tenuta nascosta per decenni questa attività.

 

L'immagine di copertina del volume Ut Orpheus è un quadro dello stesso Cappelli, "Autoritratto 1".


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Mi fa piacere questa cosa, conoscendo la qualità dei lavori, anche in fase di stampa, della Ut Orpheus la ritengo una scelta meditata e azzeccata. Ciao Piero


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è contestualizzato ad un lavoro ma non fondamento di una "poetica".

 

Dici?

Io non ne sono così convinto.

Sarà che quest'estate ho ascoltato molto Schumann...quello delle Kinderszenen e compagnia, si...appunto...poche note...giusto un'idea giustapposta ad un'altra e stop...


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Un altro punto riguarda le dinamiche: per quanto Cappelli scriva fortissimo con tre o quattro f, sforzatissimo (sfffz!), "lacerante", e cose del genere, chi non è familiare con la sua musica può non immaginare "fino a che punto" lui intenda spingere la dinamica. Ed anche l'ascolto delle registrazioni, abbiamo constatato, aiuta fino ad un certo punto: per rendersi ben conto occorrerebbe ascoltare dal vivo una esecuzione approvata dall'autore.

Quando l'anno scorso gli feci ascoltare per la prima volta "Per Maurizio" che stavo studiando - e avevo già forse due decenni di esperienza di collaborazione con lui, a Cappelli piacque l'esecuzione, ma mi fece notare che all'inizio lui aveva scritto "piano" e non "pianissimo","perché voglio qualcosa di doloroso, non di intimistico" mi disse. A me la chitarra "intimistica" piace molto, anche per indole mia, ma Cappelli è Cappelli...

 

Già...aspetto assolutamente e ancora "nuovo"...altro che la nuova chitarra...

 

ma ricordo l'espressione perplessa di un compositore al vedere uno spartito dell'ultima fase compositiva di Cappelli: "mah, tutte quelle minime...".

 

 

:mrgreen:

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