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Ma insomma, ricapitolando, Lei mi scrive questa filippica contro la "paidocrazia consumistica" e gli insegnanti da giustiziare (tra cui figurerebbe il sottoscritto)

 

 

A sottoscriversi è Lei - perché chiunque abbia letto senza vanità protagonistica quello che io ho scritto avrà constatato - e può tuttora constatare - che io mi sono riferito a una categoria di insegnanti - e più specificamente a un modo di insegnare - e che di Lei - persona di cui ignoro totalmente l'identità - non c'è - nel mio scritto - la minima traccia.

 

 

e gli autori marci dentro e la sconfitta della cultura e lo sterminio dell'intelligenza e la gigantesca barbarie (Paura! Cose che neanche l'Adorno più in forma...). Il tutto facendo esplicito riferimento alle scuole medie. A casa mia, quando si parla di scuole medie in cui i ragazzi studiano uno strumento, si parla di scuole medie a indirizzo musicale, e non di scuole medie annesse al conservatorio, che, a farla grande, saranno in proporzione di una a cinquanta con le prime. E fin qui, (quasi) nessun problema.

 

Io mi sono riferito a libri, a testi di musica scritti con finalità didattiche, e a quelli, e ai loro autori, ho rivolto una critica. Le scuole medie - delle quali non c'è traccia nello scritto introduttivo del mio libro - sono state implicate nella discussione. ma non per mia iniziativa, e quello che ho scritto al riguardo non è certo accusatorio nei confronti dell'istituzione né, tanto meno, dei ragazzi che la frequentano. Basta rileggere i messaggi per constatare che i soavi apprezzamenti nei loro riguardi sono stati manifestati da altri, e non da me. Chi iniziasse a leggere questa discussione dal Suo messaggio, penserebbe che io mi sia scagliato contro le scolaresche SMIM o, indiscriminatamente, contro tutta la categoria dei loro docenti di chitarra. Seguendo l'intera discussione, i lettori constateranno che non è vero. A parlare di allievi svogliati, aritmici e privi di orecchio e di insegnanti rovina-ragazzi sono stati, in questa discussione, i docenti delle SMIM, non io.

 

 

Il problema è che nel prosieguo della filippica indica il suo lavoro come la testimonianza di una resistenza ad una tendenza generalizzata verso la faciloneria (anche perché, se generale non fosse, la suddetta filippica perderebbe qualunque senso di esistere).

 

Se è un problema, lo è per Lei, non certo per me. Io confermo la mia testimonianza. E, del resto, basta leggere la prefazione del mio libro, che ho ripubblicato in questo forum. Non occorre che Lei cerchi un senso alla mia "filippica": per me non è mai stato un problema assumere le posizioni corrispondenti al mio modo di essere e di pensare e manifestarle senza reticenze. Non smentisco mai quello che effettivamente ho dichiarato, e perciò rifiuto che mi si ascriva quello che non ho, non soltanto detto, ma nemmeno pensato. Per esempio, io non ho menzionato una generalità di pubblicazioni, ma una categoria: ad attribuirmi la generalizzazione è Lei. Sono comunque ben lieto di constatare che la mia testimonianza è stata letta e ascoltata da molti lettori. Il gran maestro tempo - al di là delle scaramucce verbali - emetterà il suo verdetto.

 

 

A questo punto la logica, che non lascia molto scampo, mi conferma che Lei si sta riferendo alla realtà musicale più diffusa e in ascesa che esiste in Italia, cioè quella delle normali scuole medie a indirizzo musicale. Salvo poi - quando si fanno notare un paio di cose - ammettere candidamente di non averci mai messo piede, di non saperne un'acca, e di riferirsi alle scuole medie annesse ai conservatori. Ma come si fa allora a parlare di “futuro della musica in mano ai giovani professori” e poi dire di riferirsi a una istituzione la cui esistenza è sconosciuta ai più?

 

Io non ho partecipato alle guerre puniche, non ero a Lepanto nella battaglia navale contro i turchi e non ho sparato a John Fitzgerald Kennedy: la mia assenza da tali eventi mi impedirebbe di diventarne un conoscitore profondo, qualora io decidessi di indossare i panni dello storico e di dedicare la mia vita allo studio dell'immensa bibliografia esistente su quei temi? "Come si fa a parlare di futuro della musica in mano ai giovani professori"? Semplicissimo: si fa il musicista, si impara a farlo a dovere, si seguita a imparare tutta la vita a farlo sempre meglio, e si vive da musicista: si frequentano a titolo professionale istituzioni musicali (società di concerti, teatri, conservatori, accademie, università, case editrici e discografiche, emittenti radiofoniche, case editrici e discografiche, fondazioni e musei, biblioteche, archivi pubblici e privati, emeroteche), si lavora a contatto con personalità musicali (compositori, direttori, interpreti, critici, storici, musicologi,giornalisti, etc.), ci si guadagna onorevolmente da vivere per più di mezzo secolo nei centri deputati alla produzione della musica, e alla fine si giunge a una visione della realtà musicale, dei suoi valori e dei suoi disvalori, delle sue prospettive e dei suoi problemi. Incluso il suo problematico futuro.

 

E se, da questa collocazione - alla quale nemmeno l'inquisitore de "Il nome della rosa" avrebbe potuto negare il riconoscimento della consapevolezza, ancorché dolente - si giunge alla conclusione che "il futuro della musica è in mano ai giovani professori" (e non allo star system), lo si fa con pieno diritto culturale, artistico e civile, anche se non si è mai messo piede nella scuola media (e si è presa conoscenza diretta solo delle scuole medie annesse ai conservatori:) il mettervi piede servirebbe ad aggiungere elementi atti ad appurare se le speranze riposte nei "giovani professori" siano fondate o meno, ma non è affatto indispensabile per comprendere che, laddove regna l'ignoranza, l'unico rimedio è l'istruzione, e che la sede più adatta alla lotta contro l'ignoranza è quella dove ci si cura della formazione dei cittadini di domani. Per essere consapevoli che la soluzione di un problema di salute è un farmaco, non occorre essere frequentatori abituali di farmacie.

 

dralig

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Inviato

E ne ha ben donde: possiedo un vasto repertorio di opinioni per cui vale la pena prendere appunti.

 

Bene mi fa piacere. Prendo nota anche io.

Ma per altri motivi.

 

 

E se io le dico le che Lei è una grande str***o (absit iniuria verbis), pensa per un solo istante che io non conosca la differenza tra una figura umana e una deiezione di proporzioni esagerate?

 

E se io ti dico che tu butto fuori dal forum a calci nel C**o (absit iniuria verbis) per mancanza di rispetto pensi che possa veramente venir lì a prendere a pedate il tuo fondo schiena?

 

O ti dai una regolata o dovrò procedere io.


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Di sicura efficacia. Consiglio una lettura ormai datata ma sempre attuale.

 

Attuale?! Ma per favore. Per chi continua a ristampare il libro, forse.

 

D'accordissimo. E quindi che facciamo io e il mio allievo svogliato (al quale rifiuto sdegnosamente sedute di psicopedagogia perché sono un artista, io! un musicista! cribbio!) dalla prima alla terza media ogni settimana per 50 minuti? Interminabili partite a morra?

 

Non lo so. Non ho allievi svogliati. E quelli che si svogliano durante il percorso li invito a invogliarsi a fare altro: pittura, teatro, fotografia, cinema. Oppure sport.

Certo non li tengo seduti su una sedia a fare ciò che non gli piace o perché i genitori hanno scambiato l'aula del corso di chitarra per un parcheggio o - peggio - cerco di fargli piacere a tutti i costi qualcosa facendogli suonare scemenze per la goduria di genitori o zii armati di videocamere ai saggi.

 

Le posso garantire che se non si ha a che fare con il dodicenne Alessandro V. ma con l'undicenne Nicola C., allora un punto sì, può diventare stramaledettissimo

 

Ancora un passo e salterà fuori che spiegare il concetto del punto in musica è un enorme risultato didattico.

Sarà anche per questo che grazie all'articolazione del programma di compimento inferiore del vecchio ordinamento spalmano lo studio dei "120 Arpeggi" di Mauro Giuliani in cinque anni (il tempo di un corso di scuola superiore) invece di mettere sul leggio dell'allievo/a Bogdanovic, Farkas, Ponce, Dodgson eccetera (soprattutto eccetera).

 

A quell'età i ragazzi studiano cose molto più complesse della divisione in tempi delle misure di un pentagramma musicale.

 

(en passant: ignoravo che Shinichi Suzuki fosse un noto ammaestratore circense).

 

E questa informazione a cosa dovrebbe servire?


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Ma insomma, ricapitolando, Lei mi scrive questa filippica contro la "paidocrazia consumistica" e gli insegnanti da giustiziare (tra cui figurerebbe il sottoscritto)

 

Per la precisione, io ho scritto (copio e incollo senza modificare una virgola):

"La paidocrazia consumistica che induce autori fradici a pubblicare libri intesi a far divertire i ragazzi è uno degli aspetti più visibilmente deteriori dell'incombente sconfitta della cultura. Non servirà a molto l'aver composto qualcosa che viri decisamente in direzione opposta, ma almeno testimonia la resistenza di qualche vecchio musicista a questo sterminio dell'intelligenza: fanciulli, se volete rincretinire davanti alla televisione, fatelo, ma non cercate l'appoggio e la complicità dei maestri di musica, meno che mai quella dei maestri di chitarra, e se qualcuno di loro vi offre la chitarra-divertimento, offritegli in cambio corda e sapone. "

 

Come ognuno vede, non c'è ombra di "Bernardo Gui" nella mia asserzione, né si fa riferimento, in essa, alle scuole medie a indirizzo musicale. Se Lei si sente toccato personalmente (il sottoscritto), non è a motivo di quello che io ho inteso dire, e ho chiaramento detto.

 

dralig


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Ci terrei a fare una semplice distinzione tra l'insegnamento in SMIM e altra istituzione.

La scuola media è scuola dell'obbligo e l'insegnamento musicale, disciplinato da apposito ordinamento ministeriale del 79 e successivi (scusate se parlo così) ne fa parte a pieno titolo, si inserisce cioè fra gli insegnamenti di Italiano, Inglese, Matematica ecc e con essi dialoga, cercando di costruire all'interno del Corso una via privilegiata alla musica: tutte le materie devono (dovrebbero) avere all'interno della loro programmazione una parte di trasversalità con la musica. Detto ciò, nell'ora dedicata alllo strumento non è prevista la "creazione" di un novello Segovia o Uto Ughi, diciamo che l'obiettivo didattico finale non è quello, ma l'allargamento dell'orizzonte culturale dell'alunno grazie alla conoscenza del linguaggio musicale di uno strumento; ovviamente, e capita, qualora si vedano in un ragazzo delle qualità notevoli il progetto didattico si approfondisce e diventa più simile a quello di un'Istituzione accademica, con un piano di studi più approfondito e personalizzato. Ma, e ci tengo a sottolinearlo, ciò non vuol dire minore impegno del docente, semplicemente impegno orientato a creare delle buone e solide basi di amore per la musica e lo strumento su cui poi inserire una didattica più alta, anche perchè dobbiamo considerare che oltre all'ora di strumento e teoria c'è l'ora di assieme, che è fantastica per stimolare i ragazzi e per renderli partecipi in prima persona della loro scelta artistica, in modo creativo e tutto sommato piuttosto semplice se si è ben organizzati. In questo contesto rientrano i "pezzettini" di cui si parla, i Jingle bells ecc, che sono dei veicoli per viaggiare e arrivare, non degli obiettivi :D

Però qui parliamo di SMIM, scuola dell'obbligo, non di altra istituzione, dove invece lo studio dev'essere compiuto con programmi più adatti a uno sviluppo musicale e tecnico di alto livello (anche se nella parte iniziale non vedo molta differenza)

ciao!


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Ci terrei a fare una semplice distinzione tra l'insegnamento in SMIM e altra istituzione.

La scuola media è scuola dell'obbligo e l'insegnamento musicale, disciplinato da apposito ordinamento ministeriale del 79 e successivi (scusate se parlo così) ne fa parte a pieno titolo, si inserisce cioè fra gli insegnamenti di Italiano, Inglese, Matematica ecc e con essi dialoga, cercando di costruire all'interno del Corso una via privilegiata alla musica: tutte le materie devono (dovrebbero) avere all'interno della loro programmazione una parte di trasversalità con la musica. Detto ciò, nell'ora dedicata alllo strumento non è prevista la "creazione" di un novello Segovia o Uto Ughi, diciamo che l'obiettivo didattico finale non è quello, ma l'allargamento dell'orizzonte culturale dell'alunno grazie alla conoscenza del linguaggio musicale di uno strumento; ovviamente, e capita, qualora si vedano in un ragazzo delle qualità notevoli il progetto didattico si approfondisce e diventa più simile a quello di un'Istituzione accademica, con un piano di studi più approfondito e personalizzato. Ma, e ci tengo a sottolinearlo, ciò non vuol dire minore impegno del docente, semplicemente impegno orientato a creare delle buone e solide basi di amore per la musica e lo strumento su cui poi inserire una didattica più alta, anche perchè dobbiamo considerare che oltre all'ora di strumento e teoria c'è l'ora di assieme, che è fantastica per stimolare i ragazzi e per renderli partecipi in prima persona della loro scelta artistica, in modo creativo e tutto sommato piuttosto semplice se si è ben organizzati. In questo contesto rientrano i "pezzettini" di cui si parla, i Jingle bells ecc, che sono dei veicoli per viaggiare e arrivare, non degli obiettivi :D

Però qui parliamo di SMIM, scuola dell'obbligo, non di altra istituzione, dove invece lo studio dev'essere compiuto con programmi più adatti a uno sviluppo musicale e tecnico di alto livello (anche se nella parte iniziale non vedo molta differenza)

ciao!

 

Caro Giorgio, come avrai notato, nel mio messaggio precedente ho parlato della formazione dei futuri cittadini, non di quella dei (necessariamente) futuri musicisti. Pur nella mia mancanza di conoscenza della scuola media, mi rendo perfettamente conto che non si tratta di un luogo didattico il cui obiettivo primario è la fabbricazione di virtuosi, ma di un laboratorio dove si impartisce anche un'istruzione musicale. Quella che - se attuata responsabilmente - salverà il futuro della musica, perché gli allievi di oggi, anche se non diventeranno dei musicisti, avranno acquisito quella dimestichezza con il linguaggio dei suoni tale da fare di loro perlomeno degli ascoltatori capaci di distinguere il grano dalla paglia e soprattutto capaci di integrare la musica nella loro cultura generale.

 

Aggiungo - ma questo è secondario - che io non ho pensato a questa categoria di scolari come ai lettori ideali della mia raccolta di Studi facili. Ho messo in conto, invece, che andassero sul leggio di studenti già determinati nella loro scelta di fare della musica - a titolo più o meno professionale - la materia di uno studio condotto con il massimo impegno, senza riserve e senza reticenze. Ed è rispetto al diritto culturale e alle esigenze specifiche di tale categoria che ho criticato l'inadeguatezza di parecchie pubblicazioni che ho esaminato prima di scrivere il mio lavoro. Tutto ciò risulta chiarissimo da una lettura non capziosa della mia prefazione e anche dei messaggi che ho scritto in questa discussione.

 

dralig


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E' proprio così Angelo, non scrivevo per ribattere alla tua idea, ci tenevo solo a mettere una precisa distinzione tra ambiti differenti che lavorano sulla stessa materia e che anche a livello pratico adoperano sovente materiali (leggi testi ecc) diversi.

Ho precedentemente scritto la mia idea sul "pubblico"principale a cui destinare la tua raccolta di studi e sono sicuro, spero almeno, che sarà l'inizio per molti colleghi di una certa revisione del proprio operato didattico. Non ho problemi a dire che nel corso degli anni ho cambiato più volte idea su come affrontare una lezione "tipo" (tuttora sono in ricerca), e qualsiasi novità non può che far bene, quando poi è una novità meditata anni e fortemente voluta da molti insegnanti come la tua.... :P

Ospite Bernardo Gui
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Solo una precisazione.

 

E se io ti dico che tu butto fuori dal forum a calci nel C**o (absit iniuria verbis) per mancanza di rispetto pensi che possa veramente venir lì a prendere a pedate il tuo fondo schiena?

 

Non è mia consuetudine mancare di rispetto a chicchessia, men che meno con delle puerili offese gratuite. Se rilegge la discussione, capirà che il mio era chiaramente un esempio, e non era mia intenzione l'offendere l'utente Dralig. Il quale - da persona intelligente quale è - credo (spero) abbia capito il significato della mia frase e non si sia risentito.

 

Spero che ora il mio metaforico fondoschiena sia salvo dalla sua metaforica ira funesta.


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ma la scuola media annessa al Conservatorio che Dralig cita esiste ancora?


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Premettendo che non metto in dubbio la competenza e professionalità di nessuno (mi pare ovvio) sia di chi conosco di persona sia di chi non ho mai incontrato,

 

 

penso proprio che chi non ha mai provato a insegnare in una SMIM dovrebbe provarci, chessò, per una settimana.

Ci vuole davvero poco a constatare (e mi permetto di dire anche "a immaginare") quanto sia variegata ed eterogenea l'utenza che si trova in tale scuola. Utenza TALVOLTA profondamente diversa da quella che si può trovare in conservatorio e nelle scuole private. Constatare inoltre di quanto sia differente (persino opposta) la natura dell'impulso motivazionale iniziale rispetto a chi studia in conservatori e scuole private.

 

Per il Maestro Porqueddu che si domanda "cosa centri il sociale"... nelle SMIM si parte proprio da quello.

La scuola dell'obbligo ha innanzitutto l'obbiettivo di inserire positivamente gli individui nella società.

Per quanto riguarda l'indirizzo musicale, a renderli maggiormente consapevoli delle meccaniche riferite all' "evento musicale" a tutto tondo e ad abituarli a una maggiore capacità nel distinguere musica di qualità da quella di scarsa qualità... e ovviamente a stimolare tutti gli effetti benefici connessi allo studio della musica (responsabilità, dedizione allo studio, sviluppo del pensiero critico e razionale, problem solving ecc. ecc. ecc.)

Il tutto nel limite delle capacità di ognuno.

 

Questo NON vuol dire che si debba scadere in "qualità", significa semplicemente che l'aspetto dell'integrazione e del riscatto sociale hanno la priorità su tutto e se ci troviamo davanti dei ragazzi svogliati o disagiati (mi fa piacere che lei Maestro non ne abbia oppure li spedisca a fare altro. Nelle medie devi tenerteli 3 anni volente o nolente) si deve essere disposti a scendere anche a livelli bassissimi al fine di evitare di perderli.

Alcuni diventeranno i nuovi mostri sacri della musica, altri impareranno tre accordi in croce (nonostante i nostri salti mortali per fargli apprezzare musica di più alto livello) ma magari scopriranno nuove cure per il cancro.

 

 

Ripeto: secondo me l'atteggiamento dell'insegnante deve consistere nel desiderio di portare tutti alle vette più alte. Nel caso questo non sia possibile bisogna adattarsi.

D'altronde vediamo i ragazzi 2 ore a settimana, abbiamo un influsso marginale nella loro vita. Tentiamo di migliorarli (musicalmente ma sopratutto intellettualmente) il più possibile ma non è come se ci vivessimo insieme ogni giorno. Non è come se fossero figli nostri.

Si fa quello che si può e meglio che si può, nel rispetto del singolo individuo e della musica. Siamo chiamati a difendere entrambi.

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