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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Musica "sgrammaticata"?


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Cito da Wiki ma non senza aver prima ragionato e condiviso: "La grammatica è una disciplina della linguistica che raccoglie, per ogni diversa lingua naturale, una successione finita di regole necessarie alla corretta costruzione di frasi, sintagmi e parole". Mi pare che la stessa cosa possa dirsi della grammatica musicale, imparare e conoscere un linguaggio comune per costruire e dialogare

 

Sempre dalla stessa fonte, parlando di Musica "La musica è l'arte e la scienza dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore"

 

Questo piccolo preambolo per chiedere all'amico Angelo se davvero crede che esista un confine preciso oltre al quale far musica -parlo di musica "colta" non canzonette- perde un valore alto e diventa come scrive lui "roba da bazar chitarristico" e soprattutto chi è deputato a sottolinearne e decretarne il valore o la limitatezza.

Perchè credo che nel far musica ci siano più figure in campo e che il compositore non possa far finta di essere l'unico artefice-fruitore del proprio lavoro: altrimenti scrivere sarebbe cosa soltanto intima e personale e non dovrebbe avere uno sviluppo commerciale, seppur limitato, nella produzione editoriale ecc (leggi si pubblica anche per diffondere e vendere). E quali sono le altre figure che partecipano al gioco? l'esecutore, con la sua versatilità e la sua capacità di entrare in sintonia col compositore, la sua voglia di comunicare lo spartito, la sua onestà intellettuale nella ricerca di un repertorio a lui consono, la sua abilità tecnica nel renderlo al meglio, e poi questo maledetto pubblico, che pare nessuno voglia tenere in considerazione ma che alla fine entra in gioco pesantemente, perchè è sempre meglio avere gente davanti, e che questa gente torni e crei interesse e movimento attorno al musicista.

Ogni volta che si parla di "avere pubblico" pare si parli di pecoroni che partecipano solo se si suona Giochi proibiti e Lagrima (in effetti l'ultima produzione della DG va purtroppo in questa direzione, ne abbiamo già discusso...)

Ma allora dove sta il problema? e perchè continuiamo, a differenza di altri strumenti, a farci di queste storie, non appena qualcuno esce dal seminato tracciato calpestato e ricalpestato? Perchè non può esserci un repertorio non dico alternativo, semplicemente parallelo, nel quale la chitarra possa giocare senza troppi problemi divertendosi e magari divertendo (...divertere, volgere altrove...) senza venire accusata di essere impura e sgrammaticata?

Se scrivo e suono un brano che entra in sintonia con la gente, che durante l'esecuzione sento "parlare" al cuore delle persone, se durante un mio concerto riesco a percepire un sentimento alto, comune, di condivisione di un meraviglioso momento, se vedo la gente serena di aver partecipato...io sono felice, realizzato come esecutore e compositore, ma non vorrei che proprio a causa di questa vicinanza col pubblico questo linguaggio venga macchiato dalle accuse che leggo nell'articolo di Angelo (che peraltro ben fa nel lodare le interpretazioni di Giulio).

Scusami Angelo di questo post magari poi non parlavi di ciò che ho voluto intendere io, ma a prescindere da ciò credo che un'analisi semplice e schietta e magari più precisa di ciò che in due righe hai scritto possa servire a tutti

con simpatia

Giorgio

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A quale articolo di Angelo ti riferisci? non si capisce il tuo intervento se non lo citi.

Ciao

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è citato nella descrizione dell'indice del forum, comunque trattasi dell'ultimo Suonare news

la frase esatta a cui mi riferisco è (si sta parlando dell'arte di Giulio Tampalini)

"...è capace di eseguire - e purtroppo anche di registrare in disco- articoli da bazar chitarristico da lasciare sgomenti tanto è abissale la distanza tra la sua classe di strumentista e la musicaccia sgrammaticata che, Dio sa solo perchè, qualche volta suona.....

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Sempre dalla stessa fonte, parlando di Musica "La musica è l'arte e la scienza dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore"

 

Questo piccolo preambolo per chiedere all'amico Angelo se davvero crede che esista un confine preciso oltre al quale far musica -parlo di musica "colta" non canzonette- perde un valore alto e diventa come scrive lui "roba da bazar chitarristico" e soprattutto chi è deputato a sottolinearne e decretarne il valore o la limitatezza.

Perchè credo che nel far musica ci siano più figure in campo e che il compositore non possa far finta di essere l'unico artefice-fruitore del proprio lavoro: altrimenti scrivere sarebbe cosa soltanto intima e personale e non dovrebbe avere uno sviluppo commerciale, seppur limitato, nella produzione editoriale ecc (leggi si pubblica anche per diffondere e vendere). E quali sono le altre figure che partecipano al gioco? l'esecutore, con la sua versatilità e la sua capacità di entrare in sintonia col compositore, la sua voglia di comunicare lo spartito, la sua onestà intellettuale nella ricerca di un repertorio a lui consono, la sua abilità tecnica nel renderlo al meglio, e poi questo maledetto pubblico, che pare nessuno voglia tenere in considerazione ma che alla fine entra in gioco pesantemente, perchè è sempre meglio avere gente davanti, e che questa gente torni e crei interesse e movimento attorno al musicista.

Ogni volta che si parla di "avere pubblico" pare si parli di pecoroni che partecipano solo se si suona Giochi proibiti e Lagrima (in effetti l'ultima produzione della DG va purtroppo in questa direzione, ne abbiamo già discusso...)

Ma allora dove sta il problema? e perchè continuiamo, a differenza di altri strumenti, a farci di queste storie, non appena qualcuno esce dal seminato tracciato calpestato e ricalpestato? Perchè non può esserci un repertorio non dico alternativo, semplicemente parallelo, nel quale la chitarra possa giocare senza troppi problemi divertendosi e magari divertendo (...divertere, volgere altrove...) senza venire accusata di essere impura e sgrammaticata?

Se scrivo e suono un brano che entra in sintonia con la gente, che durante l'esecuzione sento "parlare" al cuore delle persone, se durante un mio concerto riesco a percepire un sentimento alto, comune, di condivisione di un meraviglioso momento, se vedo la gente serena di aver partecipato...io sono felice, realizzato come esecutore e compositore, ma non vorrei che proprio a causa di questa vicinanza col pubblico questo linguaggio venga macchiato dalle accuse che leggo nell'articolo di Angelo (che peraltro ben fa nel lodare le interpretazioni di Giulio).

Scusami Angelo di questo post magari poi non parlavi di ciò che ho voluto intendere io, ma a prescindere da ciò credo che un'analisi semplice e schietta e magari più precisa di ciò che in due righe hai scritto possa servire a tutti

con simpatia

Giorgio

 

Caro Giorgio, tu sei felice, realizzato, parli al cuore delle persone, sei in sintonia con la gente, durante i tuoi concerti percepisci un sentimento alto e comune. Io sono ben lungi dall'abitare in siffatto paradiso, ma se in un'altra vita mi fosse data tale fortuna, ti assicuro che non cercherei altro, perché non ci sarebbe nient'altro che vorrei o non vorrei: basterei a me stesso, e mi basterebbero le fortune che avrei - quelle, non poche e non piccole, che tu possiedi.

 

Per la verità, basto a me stesso anche poco felice come sono. E non cerco di piacere a tutti, e nemmeno a nessuno in particolare: se qualcuno opina che la mia musica non è buona, lo lascio opinare, e non cerco di annetterlo ai miei estimatori. Non ricordo il nome di un solo compositore che, nella storia della musica, abbia ottenuto, in vita (e spesso anche dopo) l'unanimità dei riconoscimenti - nemmeno Bach, e ancora pochi decenni fa Villa-Lobos opinava che la musica di Mozart fosse passabile solo per l'infanzia: perché mai dovrei inquietarmi della disapprovazione di un mio contemporaneo? Ancora meno, mi sentirei spinto a riguardare come un'accusa (addirittura) rivolta a me in particolare un commento generico buttato en passant da un tizio che inveisce dolcemente (l'ossimoro è deliberato) contro i compositori della domenica (quelli che non sanno il mestiere semplicemente perché non l'hanno imparato. Felicemente, penserei: "Non può avercela con me, perché io la grammatica la conosco e la rispetto, e la mia musica - che gli piaccia o no - è scritta con arte".

 

Domenico Scarlatti si rivolgeva al lettore della sua musica con l'esortazione "vivi felice!". A te, che felice lo sei già, che cosa si può dire? "Continua così!". E sagrinti nen.

 

dralig

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Angelo, io non mi "sagrino" di sicuro, e vivo felice come sempre, ma mi dispiace che, anche involontariamente, passi l'assunto che pubblico e soddisfazione=autore della domenica, come purtroppo in certi ambienti capita. Permettimi di osservare che ciò che hai scritto non è propriamente "un commento generico buttato en passant da un tizio che inveisce dolcemente" :D ...sapessi che mi riguarda ti aspetterei sotto casa con maxistereo e musica hip hop a palla per tutte le notti d'estate (...ci vediamo stanotte allora eh eh :mrgreen: )

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Angelo, io non mi "sagrino" di sicuro, e vivo felice come sempre, ma mi dispiace che, anche involontariamente, passi l'assunto che pubblico e soddisfazione=autore della domenica, come purtroppo in certi ambienti capita. Permettimi di osservare che ciò che hai scritto non è propriamente "un commento generico buttato en passant da un tizio che inveisce dolcemente" :D ...sapessi che mi riguarda ti aspetterei sotto casa con maxistereo e musica hip hop a palla per tutte le notti d'estate (...ci vediamo stanotte allora eh eh :mrgreen: )

 

Caro Giorgio, il passo al quale ti riferisci occupa circa il 3% del mio scritto, che non riguarda la tua musica, ma la registrazione che Giulio Tampalini ha fatto di tre capolavori di Mario Castelnuovo-Tedesco. En passant, significa che la considerazione che tanto ti ha colpito è stata scritta a margine del tema principale, cioè come digressione. Eccola, un poco meno decontestualizzata:

 

"Non ho lo spazio per descrivere – anche soltanto sommariamente – la forma e il carattere di questi tre lavori. L'ho fatto in altre sedi, ma posso anticipare quella che dovrebbe essere la conclusione di questo scritto: chi voglia captare l'essenza della musica castelnoviana per e con chitarra, assimilando il contenuto di questa registrazione giungerà proficuamente alla meta. Vorrei invece spendere qualche veloce considerazione sull'interprete principale, il chitarrista Giulio Tampalini. È capace di eseguire – e purtroppo anche di registrare in disco – articoli da bazar chitarristico da lasciare sgomenti, tanto è abissale la distanza tra la sua classe di strumentista e la musicaccia sgrammaticata che, Dio solo sa perché, qualche volta suona; però, quando si confronta con le pagine migliori del repertorio vero della chitarra, e specialmente con quelle di Castelnuovo-Tedesco, dimostra di sapersi identificare totalmente con la musica nel senso più alto del termine, fino ad annullare l'evidenza della sua bravura. Inoltre, pur centrando il bersaglio, non si accoda mai a nessun interprete precedente, e spalanca le finestre su panorami nuovi."

 

L'assunto "pubblico e soddisfazione=autore della domenica" può essersi formato "in certi ambienti", ma non certo nella lettura del mio scritto sopracitato. E come tu lo abbia potuto vedere, proprio non lo so.

 

dralig

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sono abbonato a Suonare, l'avevo già letto per intero l'articolo. Concordo totalmente sulla bravura e personalità di Giulio

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sono abbonato a Suonare, l'avevo già letto per intero l'articolo. Concordo totalmente sulla bravura e personalità di Giulio

 

Non sono sicuro che tu abbia letto il mio articolo con la necessaria calma, perché - pur avendoti risposto - non ho ancora capito quale sia il nesso tra quello che io ho scritto e la tua presa di posizione.

 

Peraltro, isolando (senza estrapolare scorrettamente) una tua domanda, credo di poter dare una risposta. Là dove scrivi:

 

"Questo piccolo preambolo per chiedere all'amico Angelo se davvero crede che esista un confine preciso oltre al quale far musica -parlo di musica "colta" non canzonette- perde un valore alto e diventa come scrive lui "roba da bazar chitarristico" e soprattutto chi è deputato a sottolinearne e decretarne il valore o la limitatezza."

 

La mia risposta è: si, davvero credo.

 

Per suonare la chitarra o qualunque altro strumento, occorre sottoporsi a una lunga preparazione. Chi si presentasse in pubblico senza avere acquisito maestria nel dominio dello strumento, verrebbe considerato un incapace.

 

Comporre è un mestiere che richiede una preparazione specifica non meno laboriosa di quella dello strumentista. Comporre è un atto basato su un sapere articolato. Questo sapere è basato sulla tecnica. Così come esistono virtuosi degli strumenti, esistono compositori bravissimi, più bravi di altri.

 

Per una buffa stranezza - mentre il dilettante improvvisato che pretendesse di dare un concerto soltanto perché ha ascoltato molti concerti e molti dischi di chitarra verrebbe rimandato al primo anno a imparare a far le scale - il tizio che dalla sera alla mattina decide di essere diventato un compositore soltanto perché, come esecutore, ha familiarizzato con molta musica per chitarra, può anche darla a bere, a sé stesso e a un certo numero di altre persone. Resta il fatto che tenta di fare quello che non sa fare: comporre. Per rendersene conto, da parte di chi è in grado di leggere la musica oltre la soglie del solfeggio, bastano pochi istanti: uno sguardo a una pagina di musica è sufficiente, a un musicista degno di questo nome, per comprendere se chi l'ha scritta è un compositore o un venditore di elisir.

 

Questa buffa stranezza dipende dal fatto che, nell'istruzione musicale di base, si insegna solo a leggere la musica, e non anche a scriverla. Questo non perché tutti debbano diventare compositori. I giovani che si laureano in lettere all'università dopo aver imparato i rudimenti della scrittura non sono scrittori, però se leggono un libro che incomincia con "Il giorno che io avevo andato" sono in grado di capire che chi l'ha scritto - e fatto pubblicare - non è uno scrittore. Musica che contiene - nella specificità del suo linguaggio - equivalenti di "Il giorno che io avevo andato" nei concerti di chitarra se ne ascolta molta.

 

Io sono un vecchio che ama i mestieri e che ammira e rispetta coloro che li sanno fare con arte. Nel repertorio della chitarra, cerco le pagine scritte dai maestri - i maestri della forma, dello stile, della costruzione, della coerenza, della dignità, coloro che non avrebbero mai scritto una nota anche nella più complessa delle partiture senza averne motivazione e controllo assoluto. Li ammiro, li rispetto e li amo: sono stati, e sono, i miei modelli. Anche quando non scrivono grandi composizioni - come Castelnuovo-Tedesco - lasciano sempre sulla pagina l'impronta della dignità, del sapere, della devozione al far musica come a una sacra responsabilità. Per questo, e per quanto flebile possa essere la mia voce, esorto i giovani concertisti come Giulio Tampalini a spendersi nel vero e a lasciar da parte il fasullo.

 

Apprendo con soddisfazione che Edoardo Dadone, diciannovenne virtuoso della chitarra dotato quanto pochissimi altri, ha appena superato l'esame di compimento di composizione. E che, accogliendo le mie calde esortazioni, proseguirà nello studio, fino al diploma di composizione. Ecco, è alle persone come lui che si affida - non la chitarra - ma la musica, il suo futuro, la sua sopravvivenza. I chitarristi forse pensano che passare una settimana a studiare la partitura del Concerto per orchestra di Bartok sia tempo pericolosamente sottratto allo studio "che conta davvero", quello speso sulla Ramirez-Colt. Io invece credo in un futuro in cui gli interpreti sappiano distinguere il grano dalla paglia e lascino che, a occuparsi del cuore, siano i cardiologi.

 

 

dralig

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Guarda Angelo, Giulio ha fatto un cd con musiche, fra la altre, anche mie ed è l'unico al quale puoi riferirti. Un cd che potrà piacere o meno ai professionisti duri e puri ma a chi ama ascoltare la chitarra senza chiedere troppo alle proprie orecchie e al proprio cervello (lo so, stai rabbrividendo) è piaciuto molto. Ora tu in un contesto di lode all'operato di Giulio inserisci quella frase "incriminata" (non c'entra il discorso contesto o meno, se mangi una minestra buona e improvvisamente mastichi una mosca...sarà anche buona la zuppa ma quella cosa fa schifo) ed è ovvio, almeno per me, risentirmi proprio perchè io non sono un compositore "accademico" non conosco appieno la materia, scrivo nel modo peggiore rispetto a quelli che sanno farlo bene, e cioè, e scusami il termine, "a pelle", e adopero la mia cultura e la mia tecnica per lavorarci su e rendere queste cose spero godibili e suonabili. Ora siccome conosco la chitarra e so quanto fatica necessita il suo studio e so anche che non tutti nascono per suonare Musica di livello "alto", soprattutto nel campo della contemporanea, credo che repertori "alternativi" possano servire senza necessariamente dover essere messi al mondo e considerati roba da bazar chitarristico. A chi danno fastidio? ai compositori colti no di certo, vivono fortunatamente in mondi più elevati e non dovrebbero essere toccati da queste bassezze (contnuo a pensare che chi vive di musica debba essere per forza una bella persona dentro altrimenti questo dono è sprecato e mi suona tutto falso)...ai chitarristi da superfestivalchitarristico nemmeno, ognuno si sceglie un repertorio e ci si culla lì dentro....insomma non capisco perchè queste due righe che sono proprio piccole ma hanno secondo me un potere offensivo (almeno io le ho vissute così) fortissimo, aprescindere che sia io chiamato in causa. Io lo dico sempre, e non per buonismo, c'è spazio per tutti, l'importante è trovare qualcosa da dire con onestà e coerenza, poi certo non si può piacere a tutti, ma rispettarsi è sacrosanto

con simpatia

Giorgio

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Guarda Angelo, Giulio ha fatto un cd con musiche, fra la altre, anche mie ed è l'unico al quale puoi riferirti. Un cd che potrà piacere o meno ai professionisti duri e puri ma a chi ama ascoltare la chitarra senza chiedere troppo alle proprie orecchie e al proprio cervello (lo so, stai rabbrividendo) è piaciuto molto. Ora tu in un contesto di lode all'operato di Giulio inserisci quella frase "incriminata" (non c'entra il discorso contesto o meno, se mangi una minestra buona e improvvisamente mastichi una mosca...sarà anche buona la zuppa ma quella cosa fa schifo) ed è ovvio, almeno per me, risentirmi proprio perchè io non sono un compositore "accademico" non conosco appieno la materia, scrivo nel modo peggiore rispetto a quelli che sanno farlo bene, e cioè, e scusami il termine, "a pelle", e adopero la mia cultura e la mia tecnica per lavorarci su e rendere queste cose spero godibili e suonabili. Ora siccome conosco la chitarra e so quanto fatica necessita il suo studio e so anche che non tutti nascono per suonare Musica di livello "alto", soprattutto nel campo della contemporanea, credo che repertori "alternativi" possano servire senza necessariamente dover essere messi al mondo e considerati roba da bazar chitarristico. A chi danno fastidio? ai compositori colti no di certo, vivono fortunatamente in mondi più elevati e non dovrebbero essere toccati da queste bassezze (contnuo a pensare che chi vive di musica debba essere per forza una bella persona dentro altrimenti questo dono è sprecato e mi suona tutto falso)...ai chitarristi da superfestivalchitarristico nemmeno, ognuno si sceglie un repertorio e ci si culla lì dentro....insomma non capisco perchè queste due righe che sono proprio piccole ma hanno secondo me un potere offensivo (almeno io le ho vissute così) fortissimo, aprescindere che sia io chiamato in causa. Io lo dico sempre, e non per buonismo, c'è spazio per tutti, l'importante è trovare qualcosa da dire con onestà e coerenza, poi certo non si può piacere a tutti, ma rispettarsi è sacrosanto

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Giorgio

 

E' un po' difficile il tuo pensiero, Giorgio. Prima hai reagito perché supponevi che la mia sferzata si riferisse alle tue musiche. Ora, non è più necessario che ce l'avessi con quello che tu componi: "a prescindere che io [cioè tu] sia chiamato in causa" chiamare "musicaccia" la musicaccia è offensivo, anche se la cosa non ti riguarda.

 

Io invece mi arrogo il diritto di dire che una composizione scritta male è scritta male, e che un compositore fasullo è un compositore fasullo. Non ne faccio una mia occupazione, né un mio scrupolo quotidiano, ma quando capita incidentalmente - come nel caso dell'articolo che ho scritto sul CD Castelnuovo-Tedesco/Tampalini - credo che il riferirmi a un genere di pseudocomposizione musicale definendola (secondo me caritatevolmente) da bazar sia espressione ed esercizio di un normalissimo comportamento culturale. Civile, utile e costruttivo. Sarebbe offensivo - come tu erroneamente sostieni - se si accompagnasse a una forma di ingiurioso disprezzo per le persone degli autori che quelle musiche hanno scritto, ma - attento! - la disapprovazione, anche dura, di un'opera in sede critica non ha nulla, assolutamente nulla che vedere con la mancanza di rispetto: fermati lì, caro Giorgio, perché del tuo memento ("rispettarsi è sacrosanto") io non ho alcun bisogno, e semmai sono in grado di spiegare a chi non lo sapesse in quali forme si può manifestare il rispetto.

 

Ad esempio, il rispetto si manifesta anche evitando la captatio benevolentiae che induce a lodare indiscriminatamente chicchessia per esserne lodati a propria volta. Alle persone che rispetto non dico: avete scritto bella musica quando penso che abbiano mal rimasticato musica scritta due secoli fa. E se, vergognandomene, lo facessi, penserei di aver mancato loro di rispetto, cercando di ingannarle per profittazione. Questo sì che sarebbe offensivo. E se, alla mia critica che svela la vuotaggine della loro musica, reagissero chiamando in causa quel che non c'entra niente - il rispetto per le loro persone, e perché no anche l'affetto e l'amicizia (che non obbligano nessuno a mentire) - penserei che hanno molto da imparare, non solo in campo musicale. Se, per essere considerato "una bella persona", devo dichiarare che una risciacquatura di un pezzo del Carcassi è buona musica, allora ci tengo ad essere - e a sembrare - il più brutto possibile.

 

C'è posto per tutti, Giorgio? Se è così, allora non possiamo sgridare chi non parla in nostra lode. Anche costui, che dice quel che pensa e che può argomentare, e che non cerca di risultare simpatico, anche a costo di risultare antipatico, fa parte dei "tutti" per i quali, da qualche parte, un posto ci dev'essere. Magari, nell'età in cui si formavano le coordinate della sua anima, questo tipaccio aveva letto e meditato l'immortale epigramma dedicato da Pier Paolo Pasolini a un famoso uomo di potere:

 

"Sei così ipocrita che/Come l'ipocrisia ti avrà ucciso/Sarai all'inferno, e ti crederai in paradiso".

 

dralig

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