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Carta abrasiva


cla

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Ma dove la comprate??

Ce l'hanno tutti, ma nessuno mi dice dove comprarla... On line?

Ciao

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Ma dove la comprate??

Ce l'hanno tutti, ma nessuno mi dice dove comprarla... On line?

Ciao

 

Quando vivevo in Italia la trovavo da un ferramenta. Compravo la 3M.

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Nei ferramenta dove ho provato a chiedere, così come i colorifici, non arrivano sopra la 1000....

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L'unica carta abrasiva per cui vale la pena di spendere qualcosa è questa:

http://www.thecompleatsculptor.com/catalog_98/abrasives/micromesh.htm

 

Sotto i 2000 compra la 3M 1500 (09545) che trovi in negozi di ferramenta ben forniti.

Io la compro a pacchetti di fogli da 230x140 mm

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ferramenta ben forniti, colorifici (sempre ben forniti) o anche mr. brico ce l'hanno.

Io uso la 1200 e va benissimo anche perchè ad usarla si consuma: la grana diventa più fine e fa alla grande il suo lavoro.

Chiedi magari quella per carrozzieri, quella che va usata bagnandola tanto per intenderci. Dovendo essere usata per lucidare le vernici delle macchine, la grana di queste carte non può che essere davvero fine. Io la uso senza bagnare e mi ci trovo benissimo

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Grazie delle info: proverò a contattare quel sito per sapere se c'è un quantitativo minimo da ordinare o posso comprare solo qualche foglio.

 

E cercherò meglio nei Brico: mi sembra di essere l'unico a non trovare nulla. Effettivamente, in un negozio di modellismo/bricolage avevo trovato una carta 2000, ma non si è rivelata un buon acquisto.

 

Grazie ancora.

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se non vado errato il sito é americano...mi sa che non ti conviene. Il micromesh si trova in ogni negozio di modellismo e lo vendono dappertutto anche su internet, ad esempio qui http://www.modellismobaracca.com/catalog/product_info.php?cPath=21_146&products_id=2306&osCsid=5299ec6987b097227195aec55b3428b0

 

oppure su www.saitenkatalog.de vendono la carta ad acqua 8quella da carrozzieri) 2000, a 50 cent a foglio. Se ordini sopra i 100 € non paghi neppure la consegna...non mi sembra necessario ordinare negli stati uniti.

Puoi anceh andare da un carrozziere e chiedergli se gentilmente ti vende un po' della sua, ma conoscendo la "razza", per poterlo retribuire adeguatamente dovrai simulare almeno un incidente tra uno yatch, un minivan colmo di petite d'oro e vasi Ming andati purtroppo distrutti, l'auto del papa. :lol:

 

Per la cronaca non mi piace il micromesh, almeno quello tipo stoffa, troppo poco rigido il supporto. Forse con gli altri tipi si lavora meglio

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La carta abrasiva che ho suggerito è una 3600 quella a cui tu rimandi è 2400.

Ma va bene lo stesso.

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La carta abrasiva che ho suggerito è una 3600 quella a cui tu rimandi è 2400.

Ma va bene lo stesso.

 

Vanno benissimo anche le pareti di casa, contro le quali si può arrotare l'unghia con estrema precisione. L'artigliatoio del gatto è pure atto alla bisogna, ma espone al rischio di venire azzannati dalla bestia che giustamente non tollera intrusioni nei suoi domini. In generale, direi che il problema non è come accorciare le unghie, ma come comportarsi nei riguardi di certi chitarristi che tengono unghie leopardiane. CS da Asti si aggira con il pollice destro armato di un'unghia che gli consentirebbe, con un solo fendente, di neutralizzare un duo di chitarristi, sgozzando il primo e cavando un occhio al secondo.

 

dralig

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In Sardegna è un simbolo di legame inscindibile e amicizia pari o superiore alla fratellanza.

 

Originariamente di selce, di ossidiana, addirittura di conchiglia, il coltello - inteso come "ciò che può tagliare" - è l' oggetto più antico del mondo, il primo strumento che l'uomo primitivo imparò a reperire in natura e a costruirsi, lavorando i materiali che la stessa natura gli offriva, per il soddisfacimento dei suoi bisogni quotidiani.

 

La Sardegna, terra ricca di giacimenti metalliferi, conosce sin dal periodo nuragico un'importante evoluzione nella produzione di utensili "da taglio", evoluzione legata alla tipica lavorazione del bronzo di quell'epoca. Sotto la dominazione romana è il ferro a divenire la materia più utilizzata a tal fine, mentre con i Bizantini nell'isola l'attività estrattiva si limita principalmente all'argento, per poi riprendere più ampiamente con l'arrivo dei Pisani.

 

A partire dalla prima metà dell'Ottocento, nel periodo del regno sabaudo, la Sardegna sud-occidentale inaugura una sorta di "età mineraria" durante la quale, sia per l'abbondanza della materia prima sia per le necessità legate al lavoro nella miniera, l'attività dei fabbri-coltellinai riceve un forte stimolo, anche se i sardi avevano acquisito un'ottima abilità artigianale ed una superba capacità manuale fin dalla preistoria.

 

Proprio al periodo "minerario", secondo numerose testimonianze, risalirebbe la comparsa del serramanico: da portare nella bisaccia, nella tasca della giacca o del corpetto, sicuramente più pratico e comodo rispetto al coltello a lama fissa che, da costume, si conficcava nella cintura.

 

Ma è soprattutto nel mondo pastorale e contadino che "sa leppa" - o "sa resorza" - assume quel ruolo fondamentale che ne ha fatto un vero e proprio simbolo della tradizione culturale sarda. Certo, simbolo anche di violenza, quella violenza che è intimamente legata ad una concezione individualistica di libertà e di giustizia personale, alla vendetta. Tuttavia, non soltanto violenza. Questo "strumento che il gergo freddo e burocratico della legge definisce un'arma e la magia del sentimento eleva a una pluralità di suggestioni" (Paolo Pillonca), racchiude per il sardo un intero mondo.

 

Tra i pastori non è soltanto un utensile indispensabile in tutte le fasi del lavoro, è anche l'unica posata usata nel pasto quotidiano: con la punta del coltello ci si serve dal piatto di portata per poi adagiare la propria porzione di cibo sulla fetta di pane che funge da piatto… All'occorrenza diventa un passatempo, una distrazione, uno svago: il pastore annoiato, in attesa di riportare le pecore all'ovile, utilizza il proprio coltello per intagliare pezzetti di legno o per incidere disegni sulla corteccia degli alberi sotto i quali, di volta in volta, pazientemente, si siede…. Spesso era il dono che la fidanzata soleva fare al futuro marito nel giorno dell'ufficializzazione del loro amore: coltelli dai manici arabescati, decorati con materiali preziosi quali la madreperla, l'argento e il corallo, dalle lame incise con motivi floreali o simboli d'amore - come il cuore trafitto da una freccia -, veri e propri gioielli che si possono ancora ammirare nei musei sardi.

 

Si tratta comunque di una eccezione perché il coltello, come del resto tutti gli oggetti appuntiti, non poteva essere regalato. Un tal dono, secondo le tacite regole di convivenza tra sardi, avrebbe significato un augurio nefasto; era "permesso" soltanto alla promessa sposa e all'adulto - uno stretto parente o il padrino - che volesse fare un regalo ad un fanciullo.

 

Se ciò non avveniva, il bambino che avesse superato la fase propriamente infantile doveva assolutamente procurarsi la sua resorza - quasi sempre rubandola - per poter così accedere simbolicamente al "mondo dei grandi".

 

Il coltello, allora, diveniva quell'"amico fidato", quel "segno tangibile della propria virilità", quella "garanzia di dignità ed orgoglio personale", di cui parla Piergiorgio Gometz, che ancora scrive: "nell'incedere incerto della notte è costantemente accarezzato con gesto rassicurante nella tasca, lisciato e riscaldato quasi fosse un oggetto che riflette ansie, paure e trepidazioni di chi lo porta. Il sardo, non solo il pastore, non abbandona mai il suo coltello, quasi unica fonte di sicurezza nel suo fatale andare in una esistenza spesso vissuta nella solitudine di campagne deserte, fedelissimo compagno in tutte le occasioni della festa come nel lavoro quotidiano".

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