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Panico da palcoscenico


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Salve a tutti! Sono nuova del forum. Avrei una domanda da porvi:

Come si fa ad eliminare il panico da palcoscenico? Ogni volta che mi esibisco per me è sempre la prima volta :( Avete consigli da darmi per risolvere questa mia situzione? Vi ringrazio in anticipo :)

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La tensione per una esibizione solista è una cosa normale e necessaria.

L'importante è riuscire ad incanalarla per sfruttare l'adrenalina che produce così da migliorare la propria performance.

 

Quando la tensione abbassa la qualità della prova (esame, concerto, concorso ecc.) c'è da fare una cosa sola: guardarsi allo specchio e chiedersi se si è lavorato abbastanza, seriamente e con costanza ad un determinato programma o repertorio.

Nel caso di un allievo non diplomato ovviamente la responsabilità cade anche sul docente.

 

Non ci sono forule magiche.

Non esiste un metodo o una strategia.

 

Esiste solo il lavoro e lo studio e una enorme dose di entusiasmo nel volersi esprimere.

Se questi due parametri sono soddisfatti salire su un palcoscenico sarà per te solo un momento comunicativo e non causerà che la normale tensione della prova che, affiancata da dovuta preparazione, non porterà altro che buoni risultati.

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A meno di disturbi patologici, che andrebbero ovviamente trattati in sede appropriata, la emozione "brutta", quella che frena, dovrebbe poter essere eliminata o almeno controllata.

Per me si tratta, anzitutto, di avere un giudizio chiaro sulla posta in gioco.

Diceva Stravinski:

"Quella gioia che proviamo vedendo venire alla luce una cosa che ha preso vita dalla nostra operazione creatrice, come non cedere al bisogno irresistibile di farne partecipi i nostri simili?".

Concepire il fatto di suonare come il tramite di questo fenomeno è decisivo per avere l'emozione "giusta" di fronte al pubblico, e per servire "veramente e lealmente la musica" invece di servirsene, diceva ancora il grande Igor. Un altro diceva che "suonare per qualcuno, e non di fronte a qualcuno" fa la differenza.

E da questo punto di vista è importante anche cercare di portare il pubblico in sintonia con questo scopo, in modo che si crei quella partecipazione che esalta anche la interpretazione.

Lo dico perché non è per nulla scontato il fatto avere questa motivazione quando si suona in pubblico, credo sia sempre una cosa da recuperare.

 

Diceva poi Diaz che non bisogna pensare che il pubblico venga ad ascoltarci "col fucile puntato" per scovare i nostri errori. Il pubblico, diceva, normalmente viene ad un concerto per la gioia di ascoltare musica, attendendo con simpatia l'interprete (forse questo può non valere per qualche festival chitarristico di oggi, ma ...).

E certamente la consapevolezza del lavoro ben fatto, quando c'è, è un grosso aiuto; se ci sono anche le altre cose dette prima, il lavoro fatto in qualche modo verrà fuori, anche se possono sempre capitare incidenti di percorso, che però non devono diventare un dramma per noi, come normalmente non lo sono per un pubblico sano.

 

Ciò detto, è di grande aiuto suonare in pubblico spesso. Chi di noi fa concerti credo possa dire che differenza fa quando si è in tour e si fa un concerto al giorno o quasi: dopo un po' di volte c'è una scioltezza enorme.

Io da molti anni faccio fare ai miei allievi in conservatorio una esercitazione di classe al mese; non è abbastanza, ma meglio che niente. Per loro è importante e li "provoca" come se suonassero alla Scala, anche se suonano "solo" in un'aula di conservatorio per i loro compagni e qualche amico o parente.

 

C'è anche un aspetto fisico da non sottovalutare: un calo di sali minerali può essere corresponsabile di tremori o problemi simili (una volta si diceva di mangiare le banane, ricche di potassio, prima di suonare). Integratori di sali minerali come Gatorade, Enervit o simili assunti una mezz'oretta prima di suonare possono essere di grande aiuto specialmente all'inizio della performance.

 

Si potrebbe parlare a lungo di queste cose (ricordo che ancora Alirio Diaz diceva che suonare con la chitarra non bene accordata è una delle cose che crea più nervosismo nel pubblico- e questo poi si rispercuote su chi suona), ma per adesso mi fermo qui.

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Quoto e condivido pienamente tutto quanto detto dai maestri Porqueddu e Bonaguri.

 

Io sono anche pienamente convinto che la concentrazione, così come le scale e gli arpeggi(giusto per fare un esempio), si alleni.

Allenando in modo appropriato la capacità di concentrazione credo che si possa eliminare la paura da pubblico.

 

Non credete?

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I disturbi patologici,quali potrebbero essere?grazie.

 

Mi riferivo a veri e propri disturbi di tipo psicologico (come ad esempio gli attacchi di panico intesi come tipica patologia psichica, o cose del genere).

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Gli "artisti" sono tutti dei "disturbati".

 

Tendenzialmente maniaco-ossessivi con ricorrenti sintomi schizofrenici (mai visto nessuno passare con più facilità dal delirio di onnipotenza all'autoflagellazione in ginocchio sui ceci).

 

Parlando un po' più seriamente, cosa spinge un essere umano a salire su un palco se non il proprio (smisurato) ego?

 

Artisti: Animus e Anima frullati.

 

Comunque meglio esplodere che implodere.

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