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Leggevo su Seicorde che Leo Brouwer dichiara che purtroppo la tradizione della musica sinfonica considera ancora la chitarra una strumento popolare dal momento che si procede ancora a ragionare in maniera "etichettata" tipo: la Nona di Beethoven, l'Incompiuta di Schubert, etc....

Ora, so che un argomento del genere è stato già affrontato migliaia di volte, ma volevo sottoporre una riflessione: non sarebbe il caso da parte dei compositori di scrivere più musica di questo genere con al centro la chitarra?

 

... a voi la corda ...


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Leggevo su Seicorde che Leo Brouwer dichiara che purtroppo la tradizione della musica sinfonica considera ancora la chitarra una strumento popolare dal momento che si procede ancora a ragionare in maniera "etichettata" tipo: la Nona di Beethoven, l'Incompiuta di Schubert, etc....

Ora, so che un argomento del genere è stato già affrontato migliaia di volte, ma volevo sottoporre una riflessione: non sarebbe il caso da parte dei compositori di scrivere più musica di questo genere con al centro la chitarra?

 

... a voi la corda ...

 

All'origine della situazione lamentata da Brouwer non c'è la mancanza di musica per chitarra - il repertorio del Novecento in specie è molto ricco - ma la scarsissima conoscenza della medesima, da parte degli interpreti in primis, e poi, di conseguenza, da parte del mondo musicale, soprattutto degli ascoltatori.

 

Scrivere musica "con al centro la chitarra" non è più, oggi, una priorità, dal momento che esistono 500 concerti per chitarra e orchestra. La priorità è far conoscere la musica che esiste già e, fino a che navighiamo tra interpreti che si dilettano di istituire graduatorie dei "cento pezzi più importanti" (quando ne conoscono si e no una dozzina e posseggono biblioteche striminzite), il problema resterà ben lungi dal trovare soluzione.

 

dralig


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Credo che l’altro quesito da porsi sia di quante possibilità ci sono di portare in concerto chitarra e orchestra, non mi sembra che i grandi teatri prendano molto in considerazione la cosa, ma magari mi sbaglio.

É pur vero che suonare al Comunale di Firenze obbligherebbe all’amplificazione, ma molti ormai hanno superato il tabù.

Però sarebbe bello vedere un Muti o un Metha dirigere Chitarra e orchestra, soprattutto perché ho la sensazione che dovrebbero ripensare il loro modo di dirigere, la chitarra non è un violino o un pianoforte, e anche il repertorio...

 

A proposito, esiste una antologia del repertorio per chitarra classica?


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La priorità è far conoscere la musica che esiste già e, fino a che navighiamo tra interpreti che si dilettano di istituire graduatorie dei "cento pezzi più importanti" (quando ne conoscono si e no una dozzina e posseggono biblioteche striminzite), il problema resterà ben lungi dal trovare soluzione

 

Beh, se è così allora il problema è soprattutto anche il *nostro*, oltre che degli organizzatori di musica che vogliono ignorare il nostro meraviglioso strumento.... male ... molto male :cry:

Ci sarà sempre e solo da lottare in eterno!


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Beh, se è così allora il problema è soprattutto anche il *nostro*, oltre che degli organizzatori di musica che vogliono ignorare il nostro meraviglioso strumento.... male ... molto male :cry:

Ci sarà sempre e solo da lottare in eterno!

 

Gli organizzatori di concerti scelgono tra quello che viene loro offerto dagli interpreti, cercando di andare incontro ai gusti del pubblico - ossia, di quel che ne rimane. Non ci si può ragionevolmente aspettare che chi organizza concerti intraprenda ricerche nel repertorio dei vari strumenti per selezionare le musiche migliori. Questo spetta agli interpreti. Segovia fu capace di imporre un repertorio nuovo - il suo, e non si nascose dietro la scusa che gli organizzatori e il pubblico volevano altro.

 

dralig


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Ho capito perfettamente Angelo. In ogni caso è una cosa dannatamente grave da parte di chi si impegna nell'attività di concertista non proporre cose nuove per dare più vigore alla chitarra.

 

Mi rendo anche conto che non sono tutti come Segovia.

E poi ormai questi "cento pezzi più importanti" ormai li conosce pure mio figlio che non ha ancora messo un dito sulla chitarra (anche se sta attendendo con ansia la sua 3/4 :lol: )


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Non ci si può ragionevolmente aspettare che chi organizza concerti intraprenda ricerche nel repertorio dei vari strumenti per selezionare le musiche migliori. ...

 

dralig

Questo però sarebbe auspicabile, caro Angelo.

Ci pensi, dei veri direttori artistici, possibilmente musicisti capaci, in grado di proporre stagioni concertistiche con un tema conduttore o almeno con idea generale ben riconoscibile all'interno dei singoli concerti.

Io credo che bisognerebbe uscire un po dalla consuetudine che l'interprete propone sempre e solo ciò che desidera altrimenti non se ne fa nulla.

Un interprete che si rispetti, un vero professionista, di solito possiede almeno cinque repertori interscambiabili fra loro e più o meno sempre pronti.

Un direttore artistico dovrebbe poter attingere a questi né più né meno come quando si sceglie un bel libro da un biblioteca.

Allora si che vi sarebbero delle garanzie per il pubblico che la stagione che si accingono a vedere è concepita secondo criteri e valutazioni ben ponderate e non lasciate al capriccio del solo interprete.


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In ogni caso è una cosa dannatamente grave da parte di chi si impegna nell'attività di concertista non proporre cose nuove per dare più vigore alla chitarra.

 

Più che grave è mortalmente noioso.

Non riesco a capire come ci si possa definire concertista e proporre per anni e anni lo stesso identico repertorio (composto da una decina di brani tratti dal solito elenco di 30/40) e lamentarsi del fatto che nessun direttore artistico gli mostri un minimo di attenzione.

Se i "grandi teatri" non propongono concerti di chitarra non è certo per colpa della disattenzione dei direttori artistici.

 

Se la si smettesse di presentare lo stesso trito e ritrito repertorio probabilmente qualcuno si girerebbe a guardare da questa parte.

 

Se la si smettesse di lamentarsi e invece di piagnucolare perchè nessuno consente 45 minuti di spazio in una rassegna per l'esecuzione di patetiche trascrizioni e ci si mettesse a lavorare seriamente probabilmente il nostro strumento riguadagnerebbe i palcoscenici che gli competono.

 

Se la si smettesse di cercare l'audience con robetta composta in un paio d'ore e la complessità musicale di uno degli esercizi del secondo volume del Sagreras qualcuno probabilmente, prima di eliminare i concerti per chitarra dai cartelloni, ci penserebbe due volte.

 

Ma sono discorsi già detti e ascoltati.

La cosa da fare adesso è una: mettere il fondoschiena su una sedia e lavorare.

Altrochè.


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Un interprete che si rispetti, un vero professionista, di solito possiede almeno cinque repertori interscambiabili fra loro e più o meno sempre pronti.

Un direttore artistico dovrebbe poter attingere a questi né più né meno come quando si sceglie un bel libro da un biblioteca.

Allora si che vi sarebbero delle garanzie per il pubblico che la stagione che si accingono a vedere è concepita secondo criteri e valutazioni ben ponderate e non lasciate al capriccio del solo interprete.

 

Assolutamente d'accordo Francesco. Siamo perfettamente in linea.

Aggiungo che un vero professionista dovrebbe anche scegliere il proprio repertorio con spirito critico e con profonda analisi e sbattersene altamente della "moda" o del fatto che una composizione è presente o meno in un dato momento nel repertorio di chi registra per la Sony Records o per la EMI o per Deutche Grammophon.


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La priorità è far conoscere la musica che esiste già e, fino a che navighiamo tra interpreti che si dilettano di istituire graduatorie dei "cento pezzi più importanti"

 

Che noia.

Come i CD doppi, tripli, quadrupli che ogni anno escono con qualche etichetta sempre diversa e raccolgono sempre ed eternamente gli stessi pezzi sotto titoli come "Top Classica" "Classical Forever" e via discorrendo.

Peggio per chi li compra.

E ancora peggio per chi sceglie di interpretare un brano perchè incluso in queste patetiche ed inutili classifiche.

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