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Alfredo Franco

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  1. La Sonata in Fa di Diabelli è uno dei migliori lavori del primo '800. Dalle soluzioni adottate risulta chiarissima la preparazione musicale del compositore. Trascuratissima, ça va sans dire... https://www.youtube.com/watch?v=EPxsEBA86mY Si. Sul tubo trovi tutto il disco, che comunque è questo http://www.maccaripugliese.com/Duo_Maccari-Pugliese/cd_Giuliani_orchestra.html
  2. Carulli avrebbe fatto carte false per scivere un pezzettino così... https://www.youtube.com/watch?v=h1CCCl6A-rY Giuliani è sicuramente molto più ondivago in questo senso, perchè nella sua produzione ci sono pagine di pregevolissima fattura come altre legate ad occasioni decisamente più estemporanee. Tuttavia nei suoi lavori cameristici (e nei concerti) ci sono cose che dimostrano quanto fosse versato nel cercare soluzioni timbriche che nella letteratura chitarristica del periodo sono avulse agli altri chitarristi-compositori Ad esempio, questo episodio in LAb dal Rondò del Secondo Concerto (al min. 5:36), un gioiellino di scrittura... https://www.youtube.com/watch?v=L34LYVoHsOg
  3. Se vogliamo compilare un catalogo della letteratura per chitarra poco eseguita in concerto ne viene fuori un volume corposo. E' vero che una parte dei chitarristi si limita a riproporre le solite quattro cose, è però anche vero che ci sono altri interpreti il cui repertorio si aggira in territori decisamente meno esplorati e di grande qualità musicale. Per quanto riguarda un confronto qualitativo Carulli/Sor, è sufficiente prendere in mano i loro lavori e confrontarne la scrittura, la forma, la condotta delle parti, la ricerca armonica, gli elementi contrappuntistici, per rendersi conto delle differenze. Non si tratta, ovviamente, di fare una gara, quanto di analizzare in maniera oggettiva la diversa qualità delle loro composizioni aldilà dei gusti personali.
  4. Ho fatto una domanda relativa ad un'affermazione precisa "Sor ha il numero d'op. 60", affermazione priva di fondamento. Cosa centra il fatto di essere un amateur, un professionista, uno studente? La cecità non è certo rivolta a lui, oltretutto, è circostanziata al mettere sullo stesso piano Sor e Carulli. Mi sembra che tu stia facendo una confusione epocale, leggendo quello che ti va di leggere nelle parole scritte da qualcun'altro. Un'ultima domanda, mi dai del voi come usava ai tempi dell'Impero mussoliniano?
  5. Ma cosa vuol dire "Sor ha il numero d'op. 60"? La produzione didattica di Sor non ha eguali nella letteratura del primo '800, sia per l'arco strettamente tecnico abbracciato dai suoi studi, che vanno da lavori rivolti ai principianti a lavori che richiedono grande impegno strumentale, sia per quanto riguarda la coerenza stilistica con cui Sor ha sviluppato la sua ricerca. Bisogna essere ciechi per non avvertire la differenza di scrittura tra le opere di Sor e quelle di Carulli, tanto è siderale la distanza stilistica che le separa! Diciamo le cose come stanno. Il confronto Sor/Carulli è improponibile.
  6. Artigianato non è un termine dispregiativo. Bisogna pensare a questo tipo di produzione un po' come ai manufatti che uscivano dalle botteghe artistiche della Firenze dell'Umanesimo, dove accanto ai geni operavano degli abili artigiani. Non producevano necessariamente arte, ma esaudivano richieste funzionali a qualcosa e a qualcuno, proprio come la produzione di Carulli o di Carcassi, che con il suo scopo didattico o ricreativo assolveva ad una serie di compiti specifici nella società del primo '800. E' inutile darsi pena, questo tipo di letteratura non cela alcun tesoro nascosto in attesa di essere portato alla luce, semplicemente perchè ai suoi artefici non passava per la testa di tracciare nuove e folgoranti testimonianze artistiche.
  7. ...Giuliani era chitarrista alla corte di Vienna, suonava con Moscheles e frequentava Beethoven; Sor era famoso a Parigi, a Londra e in Russia come chitarrista e compositore...la chitarra era a tutti gli effetti uno strumento di primo piano della vita musicale europea. In quanto alla forma sonata, la difficoltà di adattare allo strumento lo sviluppo bitematico legato al linguaggio dell'epoca non ha impedito ai migliori chitarristi compositori di cimentarsi con questa forma. Paganini, Sor, Giuliani lo hanno fatto più volte, con risultati quantomeno interessanti e in alcuni casi decisamente riusciti. Mah!
  8. Me lo chiedo anche io, l'ho letto nel sito che hai postato.
  9. Concordo con Ermanno, per quanto la figura di Carulli rivesta una certa importanza all'interno della storia della chitarra, il suo lascito non è paragonabile a quello di Giuliani o di Sor, e nemmeno a quello di Paganini, che della chitarra ebbe però un'idea quasi violinistica, come la sua scrittura ben ci mostra. Per quanto riguarda la didattica, il lavoro fatto da Sor si pone in una veste unica, sia nel suo Metodo, che nei veri e propri Studi, in un percorso di coerenza stilistica che attraverso diversi numeri d'opera dedicati a differenti gradi di difficoltà non ha eguali. E non a caso molti degli Studi di Sor sono vere e proprie perle che vanno ben oltre al loro dichiarato scopo. Le composizioni di Carulli sono il tipico frutto salottiero della Parigi di quel tempo, tecnicamente sorprendenti rispetto a quanto si era sentito prima ma anche foriere di un modo di fare musica più incline all'artigianato che all'arte.
  10. The million dollar guitarist mi mancava!
  11. Io ce l'ho sempre avuta...cioè. sarebbe una cosa da conquistare con degli esercizi specifici?
  12. Carulli ha scritto una marea di musica, molta della quale, per il suo carattere didascalico e formulaico, è dimenticabile. Esistono alcuni suoi lavori che invece sono degni di attenzione, specialmente in ambito cameristico, ambito che, duole dirlo, è ancora visto come l' ultimo ripiego possibile da molti chitarristi,
  13. Non in una forma sistematica, a quanto ne so. Esistono tuttavia poetiche che in ambito pittorico o cinematografico sono per molti aspetti riconducibili ad un'estetica "tenebrista". Penso ad esempio al cinema espressionista tedesco degli anni '20 o alla pittura di Sironi o di Bacon...ma gli esempi potrebbero essere molti.
  14. Quello del Tenebrismo è un argomento ampiamente discusso sul Forum: http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/index.php/topic/3377-tenebrismo/?hl=tenebrismo http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/index.php/topic/3600-stephen-dodgson-e-tenebrismo/?hl=tenebrismo http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/index.php/topic/4724-il-novecento-e-la-chitarra/?hl=tenebrismo
  15. I quaderni di Mosso non rientrano nella categoria delle opere didattiche: sono lavori altamente concettuali, dallo stile talmente scarno da richiedere all'interprete una profonda coscienza musicale, se li si legge da neofiti è impossibile coglierne il senso. Per quanto riguarda gli Studi di Gilardino, forse ti riferivi agli Studi Facili, presumo...
  16. L'intervento da parte dell'interprete sul testo musicale non è esclusiva del mondo chitarristico. Horowitz, tanto per fare un nome a cui tutti riconosciamo il diritto di cittadinanza nell'olimpo, rifece la Seconda Sonata di Rachmaninoff, costruendola a partire dalle due versioni, originale e revisionata dallo stesso Rach, e con il beneplacito del compositore stesso. Certo, i motivi che portano a queste scelte devono essere indagati nelle sfere più personali del grande interprete e della sua concezione estetica della materia musicale in rapporto al mondo, è improponibile che un musicista qualsiasi possa accollarsi la responsabilità di interventi di questa portata sul testo musicale, a meno che non voglia coprirsi di ridicolo. Altra cosa è l'opera di un revisore che interviene sul testo per modificare qualcosa che è tecnicamente ineseguibile sullo strumento, ma qui non stiamo parlando di questo.
  17. Posta in questi termini, la domanda mi sembra un po' semplicistica, e prevede una risposta impossibile. Non credo esistano delle composizioni per chitarra in grado di passare all'idea di storia da te indicata, che mi pare sia fondata sul concetto di pianoforte come medium elettivo: una delle storie possibili, ma non la storia in assoluto, che più non esiste. Ce ne sono tante, ormai, intrecciate tra di loro, da pensare e scrivere, a meno che non ci si voglia ancora affidare ad un'idea gerarchica dell'arte, dove Schubert è un compositore migliore di Giuliani, tautologia che non vedo come possa essere utile per comprendere gli oggetti su cui vogliamo indagare.
  18. Pubblicato presso le Edizioni Ut Orpheus il "Quaderno per flauto e chitarra". Primo nella fatidica impresa di superare il famigerato cestino dell'immondizia nella categoria duo, il "Quaderno per flauto e chitarra" è una composizione simmetrica organizzata in sette brevi pezzi intervallati da quattro brevissimi contrappunti a due voci. Al centro del lavoro è un primo tempo di sonata bitematica, che nella sua consueta forma tripartita si presenta essa stessa come specchio del proprio materiale, ai margini del quale si diramano i restanti pezzi, di cui i secondi tre specchio dei tre antecedenti. Ho trattato i due strumenti cercando di non cadere nel trito rituale che vede uno fare da stampella all'altro, e rileggendo il lavoro mi pare di esserci riuscito. Oggi scriverei alcune cose in maniera diversa, ma la pubblicazione ha il pregio di metter fine alla compulsiva ricerca di una irraggiungibile soddisfazione. "Un labirinto è un edificio costruito per confondere gli uomini; la sua architettura, ricca di simmetrie, è subordinata a tale fine". (L'immortale J.L.Borges) http://www.utorpheus.com/product_info.php?products_id=3022&osCsid=paubni1g76cq64n9vncdtuhu87
  19. http://www.utorpheus.com/product_info.php?products_id=3023
  20. Pubblicato dalle Edizioni UtOrpheus il lavoro per due chitarre "A molteplici voci". Brano di circa 8 minuti diviso in 7 sezioni che alternano un tema principale a sghembe derivazioni. I due strumenti sono trattati come un' unica e virtuale chitarra dotata di dodici corde e 38 tasti per 4 mani. Difficoltà tecnica media. http://www.utorpheus.com/product_info.php?products_id=3024
  21. Perché scrivere una sonata per chitarra, anzi quattro, al limitare del XX secolo? La risposta la si può percepire ascoltando le Sonate che Franco Cavallone ha dedicato a questo strumento, riversando nella bellezza della scrittura chitarristica una forma tanto blasonata quanto apparentemente fuori dai tempi massimi. Tuttavia nella letteratura chitarristica il tempo non ha seguito una linea coeva a quella di altre esperienze strumentali, ne è testimonianza il cospicuo numero di lavori che nel XX secolo ha adottato questa forma, con risultati che paiono dispiegarsi su un immaginario ventaglio aperto a soluzioni diversissime, una sorta di Cerebro multiforme in grado di far germogliare perle contraddittorie impossibili da incasellare nelle solite quanto trite casistiche estetiche. Le Sonate di Cavallone parlano una lingua notturna e segretamente misterica, dove il peso specifico della materia musicale si espleta in soluzioni di scrittura apparentemente tradizionali, che strizzano l'occhio a precedenti sedimentati nella coscienza musicale collettiva, attraverso un sapiente riuso di quanto nell'ambito della scrittura chitarristica è stato testimoniato. La Sonata n. 1 si apre con un primo tempo che pare guardare al fantasma di Ponce attraverso una lente distorta, che ne modifica i lineamenti in chiave espressionista Fiori colorati e velenosi sbocciano nel secondo tempo per esplodere in un finale di episodi frammentati e determinatissimi nel dichiarare le proprie ascendenze. La Sonata n. 2 si disvela con un primo tempo di memoria quasi tarreghiana, una Lagrima filtrata da esperienze raveliane, per poi giungere ad un secondo tempo come sprettro di romanza, incalzante il finale nei suoi feux d'artifice. Nessuna concessione epidermica nella Sonata n. 3, tre tempi che scavano nella coscienza profonda, sequela di reminiscenze fantasmatiche, ne stia alla larga chi pensa che la chitarra non sia in grado di palesarsi in un universo drammatico e altrettanto faccia chi nelle sei corde non riconosce il volto poco rassicurante volto di spettri e demoni della memoria. Materiale da maneggiare con cura anche per la Sonata 4, che pare ribadire una volta di più le ormai astratte coordinate che musicalmente ne sono alla mutiforme base. Respiro cosmico risvestito di inquietudini assolutamente contemporanee. Quattro lavori che dovrebbero essere parte fondante del mazzo di carte da giocare nei tempi a venire. Superlativa l'interpretazione di Cristiano Porqueddu, un artista a cui evidentemente, e per fortuna, non interessano le mezze misure. Supportato da una presa sonora tanto scarna quanto efficace, lontana dai clichè di una chitarra fintamente evocativa. View full article on repertoire
  22. L'uso del pedale nel primo tema in relazione ai reiterati pedali di Sor?
  23. Riflessione decisamente interessante.
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