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Lucio Matarazzo

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Tutti i contenuti di Lucio Matarazzo

  1. Lucio Matarazzo

    Luis Arban

    Il mio amico A.Ghidoni mi ha informato che il 19/11/2007 è venuto a mancare il Maestro liutaio Luys Arban. Una grande perdita.
  2. Anche se il comportamento di Dalla Chiesa è stato tutt'altro che lineare nell'affrontare i problemi dei Conservatori, è da apprezzare che se ne parli e se ne scriva. Ecco un altro articolo uscito ieri su l'Unità a firma di Luca Del Fra. "Il disagio delle scuole di musica italiane dura da così tanto tempo che è facile confondere il soggetto con il complemento: il fatto incontestabile che sui Conservatori pesino problemi oramai annosi sta lentamente scivolando nella percezione che il problema siano i Conservatori stessi. Di qui probabilmente il taglio inopinato di oltre la metà dei fondi per il loro funzionamento, decisione prevista nella Finanziaria 2008; una scelta contro cui Nando Dalla Chiesa, sottosegretario al Ministero dell’università con deleghe all’Alta formazione musicale, si è opposto con un accorato appello pubblicato su l’Unità sabato scorso. Ma le ragioni di sfiducia sarebbero parecchie: se le attuali contestazioni degli studenti riguardano in primo luogo la spendibilità dei loro titoli di studio, la riforma del ’99, che equipara i conservatori alle università, giace come lettera non del tutto morta ma certo in gravi condizioni. Il tutto avviene in un Paese che conserva oltre il 50% delle fonti (manoscritti e stampe) della storia della musica europea e la cui tradizione musicale, avvertita come «gloriosa», è poco conosciuta e ancor meno frequentata attivamente dalla stragrande maggioranza dei cittadini. Avvolta da anni in un pericoloso isolamento, la rete di 74 scuole di musica - 54 conservatori e 20 istituti pareggiati - in realtà si profila come contraddittoria, alternando senza soluzione di continuità ampi spazi di eccellenza, baratri d’ignoranza e una notevole medietà. I problemi dei Conservatori affondano le radici nella loro storia che ha origine nel ‘600, quando bambini orfani e abbandonati erano accolti in strutture di carità dove gli insegnavano un mestiere e, tra tanti, anche la musica. Un «addestramento tecnico», al pari della cucina o del cucito, lontano dall’«alta cultura», in Italia corrispondente solo all’umanistica che ha sempre guardato alla musica con sospetto, illivorita dall’enorme successo riscosso dai compositori italiani nel mondo - basti pensare all’imporsi dell’opera a livello internazionale, mentre il teatro di parola con qualche eccezione s’immergeva nel canovaccio del vernacolo e latitava fino a Pirandello. Quando con l’unità d’Italia queste scuole passano allo Stato, il loro riconoscimento presentato come grande novità ricalca il vecchio modello francese creato da Luigi Cherubini in epoca napoleonica. A cementare i preconcetti umanistici ci penserà la riforma Gentile, che sancirà l’espulsione della musica dalle scuole ordinarie destinando la maggioranza degli italiani a ignorare la sua tradizione musicale. I Conservatori - in cui si studia approssimativamente nel periodo delle medie e superiori - diverranno sempre più scuole tecniche, dove si penserà a creare il «solista virtuoso», a promuovere il talento eccezionale, più che a formare un musicista culturalmente completo e in grado di suonare in gruppo o in orchestra, e dunque poco rispondente alla produzione artistica. Un impianto figlio di una scuola idealistica e destinato a protrarsi con lievi aperture per oltre 70 anni, sprofondando le scuole di musica in un universo chiuso e isolato, idoneo allo sviluppo di forti tensioni corporative, e trasformando il sistema in una fabbrica di disoccupati. Proprio al bisogno di assorbire i diplomati al proprio interno risponde la crescita esponenziale delle scuole di musica a partire dal Dopoguerra: venticinque nel 1947, settantaquattro oggi. Lungamente auspicata, l’esigenza di una riforma del sistema si concretizza dopo notevoli discussioni nel dicembre del 1999 con la legge 508, votata trasversalmente dagli schieramenti politici. E purtroppo, come spesso capita alle norme bipartisan, il risultato più che a un progetto culturale ottempera a spinte corporative. Un guscio vuoto che rimanda per la sua applicazione a regolamenti e ordinamenti ministeriali, rinviati dal ceto politico - in particolare da Letizia Moratti quando era ministro - con tecniche da melina calcistica, indice ulteriore di disinteresse. Accolta con tripudio dal mondo della didattica musicale, la riforma prevede che i Conservatori diventino in blocco istituti di Alta Formazione: un’arma a doppio taglio e non solo perché trasformare d’incanto 74 scuole in università obbedisce alla logica borbonica del «todos caballeros». Infatti, come la riforma universitaria, anche quella dei Conservatori è prevista a «costo zero» - che formula bizzarra! -, ma alle università che già erano tali era chiesto di ristrutturarsi, mentre ai Conservatori è stato intimato di divenire - a costo zero? - università. La differenza non è lieve. Tra i dati positivi della riforma c’è l’allargamento dell’offerta formativa cui i conservatori spesso però non riescono a dare una risposta adeguata, poiché il salto culturale all’Alta Formazione non si compie per decreto. Basti considerare che a otto anni dalla promulgazione della legge il reclutamento dei docenti avviene ancora in base ai criteri delle scuole medie: anzianità di servizio, handicap, malattie, figli a carico nonché ricongiungimento al coniuge - ma non al convivente -: la parola merito è tabù. Un metodo accanitamente difeso dai sindacati con la complicità del Ministero, e la pesante conseguenza che ai Conservatori delle grandi città, i più ambiti, giungono nella migliore delle ipotesi docenti a fine carriera. Non a caso, sedi defilate come Trieste e l’Aquila si stanno rivelando le più vivaci e attive nel portare avanti la riforma, mentre controspinte verso il vecchio ordinamento affiorano a Milano e Roma. La conseguenza paradossale è che la riforma favorisce le sedi piccole, accelerando il declino di quelle grandi e accentuando la situazione a macchia di leopardo che contraddistingue la qualità dell’insegnamento musicale in Italia. Non inserita in un progetto complessivo, la trasformazione in università lascia aperto un baratro: presso quali istituti avranno un’istruzione musicale di base i ragazzi che poi si specializzeranno in queste università musicali? Di fatto, ora i Conservatori sono costretti a mantenere il doppio ordinamento, pre e post riforma, con lo smacco che gli iscritti ai vecchi corsi sono molti di più rispetto ai nuovi. Nel frattempo sono state varate le scuole medie a indirizzo musicale: con un paio di mezz’orette di strumento individuale e un’oretta di solfeggio collettivo alla settimana, non paiono proprio una risposta seria, ma solo un altro luogo dove piazzare i diplomati dei conservatori. Infine fa riflettere come l’applicazione del modello universitario all’Alta Formazione musicale, sancito da normative europee, stia creando non poche perplessità in paesi come la Francia e il Portogallo, orientati a creare un numero ristretto di super-conservatori che sfuggano alle logiche un po’ riduttive del triennio più biennio, non esattamente consone a creare un musicista completo. Se l’inferno è lastricato di buone intenzioni, è probabile che il demonio con la così benintenzionata riforma dei Conservatori abbia lastricato il suo salotto: meglio prenderne atto e provare a cambiare prima che sia troppo tardi.
  3. Benvenuto anche da me. L PS.: Era ora!
  4. Ed era anche ora che gli alunni si dessero una "mossa" per fare qualcosa! Sono oramai anni che il Ministero (attenzione, i governi ed i ministri c'entrano molto meno che non i dirigenti ministeriali, alcuni dei quali sono saldamente ai loro posti nonostante abbiano fatto perdere al Ministero decine di ricorsi al TAR) sta gettando sempre più in basso il livello dei Conservatori "scaricando" sui docenti e su organi neonati, come i Consigli Accademici ed i nuovi Consigli di Amministrazione, l'onere dell'applicazione pratica di una riforma che non è stato nemmeno in grado di portare a termine. Non concordo con quello che dici, e che in generale viene riferito spesso da coloro che sono fuori dall'ambito degli studi fatti in Conservatorio. L'Italia "pubblica" è sempre la stessa: le cose funzionano quando vi sono persone in grado di farle funzionare e ti posso assicurare che esistono alcune realtà in cui questi corsi sono stati svolti in maniera eccellente, ben al di sopra di un corso di biologia o di una delle tante lauree che alcuni atenei, pur di attirare alunni, si stanno inventando, con gran pena dei discenti che, ammaliati dal richiamo "moderno" di queste, si ritrovano con una laurea che garantisce solo una sicura disoccupazione.
  5. Confermo, con Safari il forum funziona bene. La cosa che mi lascia perplesso però è che con Firefox ho problemi solo con questo forum e solo da alcuni giorni, se si esclude l'effetto neve traballante che avevo già segnalato l'anno scorso. Vorrà dire che ritornerò a Safari, anche perché sto per aggiornare a Leopard. L
  6. Sì avevo già aggiornato. LM
  7. Sarebbe il caso di ottimizzarlo anche per Mac. Da alcuni giorni proprio con Firefox devo caricare le pagine due volte perché la prima mi si blocca senza finire di caricare la pagina. Avevo segnalato questo problema a Cristiano, ma non ho avuto risposta. Inoltre da quando "scende la neve" il cursore del mouse ed i menù a comparsa tremano. Segnalai questo inconveniente (abbastanza fastidioso, in verità) già lo scorso anno, ma senza esito. Alcuni mi dissero che c'era anche una musichetta di sottofondo: non si sentiva e non si sente niente. LM
  8. Ciao Andres. Devo dire che concordo solo parzialmente con ciò che dici. Al di là del fatto che ogni chitarrista sceglie il proprio strumento soprattutto seguendo i suoi gusti, non di rado questi vengono anche influenzati, mi riferisco in special modo agli studenti, dalla chitarra con cui suonano. E' chiaro che in generale tutto ciò che è la componente timbrica dell'interpretazione è il frutto di un mix tra strumento e strumentista, ma è pur vero che vi sono chitarre che hanno una variabilità e una modulabilità di colori le cui caratteristiche possono essere anche abissalmente differenti. Tra l'altro proprio le Damman in nomex sono conosciute per la loro grande potenza più che per la varietà di sfumature timbriche ed anche ascoltando più Damman, ho potuto notare come spesso quelle di potenza un po' più contenuta (se non erro ne ho ascoltata una in mano al bravissimo Adriano Del Sal) abbiano poi una ricchezza di colori superiore. LM
  9. Ciao lele. Quello che tu dici è molto opinabile e, scusami la franchezza, è ciò che comunemente viene riferito da coloro che in conservatorio non ci sono mai stati, un luogo comune insomma. Anche a volersi riferire solo al vecchio ordinamento (e cioè a quello che consente di dare gli esami da esterno) ogni alunno interno frequenta anche altre discipline come il canto corale e la musica d'insieme. Spesso queste discipline sono un po' la cenerentola dei corsi, ma ti assicuro che quando fatte bene hanno una importanza fondamentale nello sviluppo della preparazione musicale di un alunno. Quando io studiavo ho partecipato al coro del mio Conservatorio dando anche molti concerti e cantando musiche di autori contemporanei composte appositamente per noi. E' stata senza dubbio una delle esperienze formative più importanti per me. Quasi nessuno dei miei alunni si diploma oggi senza aver suonato un intero programma di duo flauto-chitarra o violino-chitarra e non sono pochi quelli che partecipano a quartetti con archi se non addirittura, per i più bravi, a concerti con orchestra. Nutro forti dubbi che gli esterni, di cui una parte spesso non irrilevante a stento prepara il programma d'esame, abbiano l'opportunità di fare esperienze simili. Tutto questo naturalmente a prescindere dalla "quantità" di studio dedicata all'esame vero e proprio. LM
  10. Non sei il solo! Vorrei ringraziare anche io Filippo per l'utile descrizione. LM
  11. Concordo completamente. Aggiungerei che l'impostare uno studio iniziale su "presa" di posizioni della sinistra può portare addirittura, per chi di natura non è dotato di un adeguato controllo sul coordinamento dei movimenti delle dita, ad un irrigidimento della mano, pur di riuscire a prendere l'accordo (ah..il fatidico re min. della lezione 46, primo accordo preso con tre dita!). Ho forti dubbi sul fatto che studiare nelle fasi iniziali brani in cui la ricerca di raggiungere posizioni accordali obblighi l'allievo a movimenti simultanei di più dita, possa avere una sua validità didattica. Almeno non per tutti. Senza parlare poi del rimandato approccio alla componente monodico-melodica dello strumento in favore di una sorta di visione di puro e semplice accompagnamento armonico. LM
  12. Concordo, ma un conto sono note sbagliate in una esecuzione, tenendo presente che in quell'epoca oltretutto non c'era nessuna possibilità di editing, un conto sono le manomissioni "facili" di taluni chitarristi. Non vedo paragoni possibili. Ogni epoca ed ogni regime, sia esso reale o culturale, ha avuto i suoi miti e le sue vittime. Secondo me è ancora troppo presto, come vedo suggerisce anche Fabio, per poter porre in una prospettiva storica quegli anni per molti aspetti ancora recenti. Inoltre vi sono realtà e realtà: vi posso dire che se non era per le attività dell'ARCI, col cavolo che li avremmo visti ad Avellino nei tardi anni settanta musicisti del calibro di Pollini, Abbado, Nono, Berio, Canino, Ballista, il Quartetto Italiano, Giuranna, Asciolla, Chiarappa e via dicendo, tutti notoriamente rossastri che, colmo e sdegno , sono venuti a suonare persino gratuitamente! Se penso che l'attuale politica culturale imperante è diventata quella delle veltroniane "notti bianche" e che proprio in questi giorni qui ad Avellino (la provincià, si sa, si sente grande quando imita le grandi città) si stanno spendendo quasi cinquecentomila euro per cinque giorni a base di Bakalov, Piovani, Bregovic e Stelvio Cipriani...... L PS: ho sempre apprezzato molto l'esecuzione polliniana dei tre pezzi da Petruska, e ancor di più dell'altra facciata dell'LP con la 7a di Prokofiev. Recentemente ho visto però un video di Weissemberg poco noto (il video, non il pianista). Devo dire che sono rimasto molto colpito, molto. PS1: Rodrigo non mi scende proprio!
  13. Fred, i baffi di Dalì son capaci tutti a vederli e a valutarne l'impatto. Per la manomissione dei testi la cosa è più complessa, in tutti i sensi, sia per le implicazioni su ciò che si intende "interpretazione", sia per chi se ne deve accorgere, se è in grado di farlo. Tu che sei un profondo conoscitore dell'ambiente chitarristico, sicuramente non ti meraviglierai più che ci siano ancora alcuni, molti in verità, che nel giudicare una esecuzione passano sopra a tutto, sbavando ad ascoltare il mito o il virtuoso di turno che può fare tutto perché lui è nella storia...lui suona e gli altri (ma chi sono, ma come osano?) parlano. Non bisogna dire niente, lui è un mito! O.T.: Proprio l'altro giorno mi sono sentito una ventina di esecuzioni della Hammerklavier (il 1° movimento). Leggendo delle critiche comparate non mi è mai capitato però di sentire qualcuno che dicesse: lui può fare tutto, la storia l'ha fatta, non l'ha solo scritta. Sarà forse perché tutti suonano le stesse note e le stesse indicazioni dinamiche (semplicemente tutti quegli interpreti sanno "leggere" la musica), anche se i "mondi" che ci restituiscono sono comunque diversissimi, a volte agli antipodi? La distanza con certo mondo chitarristico è ancora tanta... L
  14. Quanto ti pagano per fare la pubblicità ai Mac? LM
  15. Anno di grazia 1973: Secondo saggio scolastico della classe di Eduardo Caliendo presso il Conservatorio di Avellino: Duo Fragnito - Matarazzo: A.Darr - Duetto in La magg. Scusatemi, non lo faccio più , ma viste alcune critiche avute alle mie ultime apparizioni televisive, mi faceva piacere sottolineare questa esecuzione! LM
  16. Sì, Orfeo, trattasi di do bequadro, come puoi vedere (al manoscritto con le mie correzioni e precisazioni fu poi dato l'OK da Piazzolla per la stampa). Nell'esecuzione degli Assad vi è anche qualche piccolo errore come a batt. 17 del Tango n. 2, dove Odair, 2a chitarra, suona do al posto di la come ultima nota della prima quartina di semicrome. Preciso che l'ho citato solo a titolo di cronaca, perché per me non viene certo intaccata la bellezza della interpretazione di questi due grandissimi esecutori. LM
  17. Ciao a tutti. Attenzione...non ho detto che Piazzolla avesse una considerazione non buona dell'esecuzione della Tango Suite da parte degli Assad. Anzi, era ben soddisfatto, cosa abbastanza normale trattandosi di una esecuzione eccellente e di interpreti così famosi Mi riferivo alle modifiche fatte al testo. Quando ebbi modo di avere un brevissimo scambio epistolare con lui prima della pubblicazione mi fece chiaramente intendere che non voleva che nulla venisse modificato e le sole variazioni che mi fece apportare riguardavano solo banali errori di distrazione relativi a qualche alterazione o a qualche svista. Ad esempio i due effetti di percussione differenziati, spiegati nella prefazione, non sono opera mia, ma una sua precisa indicazione, come diversificazione di due effetti differenti. Gli Assad, e con loro quasi tutti i duo che hanno suonato ed inciso questo brano, usano un solo effetto di percussione. Lo stesso dicasi per le battute finali del 3° movimento dove gli Assad, ed anche qui molti altri duo, sostituiscono la parte di una chitarra con degli accordi. E dire che Piazzolla voleva un "rigonfiarsi" delle sonorità, ottenuto proprio con il raddoppio all'unisono delle parti (vedi http://www.luciomatarazzo.it/duo009.html ) Potrei citarvi anche altri punti in cui gli Assad hanno modificato il testo. Questo naturalmente non toglie nulla alla bellezza della loro esecuzione, così viva e brillante. Piuttosto getta un'ombra di ridicolo su quelle esecuzioni che non sono altro che un tentativo grottesco di scimmiottare l'interpretazione del duo brasiliano copiandone i cambiamenti del testo. x Orfeo: sono fuori sede. Appena rientro, tra un paio di giorni, ti saprò dire. LM
  18. In verità Piazzolla non era proprio dello stesso parere!
  19. Avendo oramai una certa età posso darti solo il riferimento al LP. Spero ti sia utile per rintracciare il CD Gustav Leonhardt Philips Digital Classics 416.141-1 (1985) J.S.Bach Suite BWV 996 Toccata BWV 914 Capriccio BWV 992 Fantasia & Fuga BWV 904 Preludio Fuga e Allegro BWV 998
  20. Questo fatto che i forum sono considerati una sorta di campo di battaglia - io ti attacco, non ti attacco, non volevo attaccarti - mi fa sempre sorridere I Musicisti che hanno fatto e che fanno la storia non seguono le regole, ma le inventano e le impongono alla storia con la forza del loro genio. Gli altri sono solo contorno che, come dralig dice, è stato e sarà dimenticato. Concordo. Quel tipo di sperimentalismo ha inciso tutto sommato abbastanza poco nella storia ed è da considerarsi ormai sepolto. LM
  21. Non ti seguo, Lucio... Giovanni Era solo una battuta per dire che non si finisce mai di studiare (e quindi di essere studenti ) LM
  22. Nel giro di qualche anno sono decuplicate! Io ho cominciato ad insegnare chitarra nelle scuole statali a 18 anni. A 25 anni in Conservatorio ed a 27 ero già di ruolo. Ma contemporaneamente ero ancora studente all'Accademia di Biella con Gilardino. Vi confesso una cosa: sono ancora uno studente e continuo ad insegnare in Conservatorio (quest'anno ho avuto 27 alunni) solo per poter essere libero di continuare a studiare quello che mi piace. Bye, LM
  23. Grazie a te e gippo per le gentili parole. LM
  24. Se per caso è questa ( http://www.luciomatarazzo.it/LM23.html ), è originale e fa parte delle Sei Arie Mediterranee, Ed. Berben Ancona. LM
  25. Ha senso perché se non hanno i requisiti necessari per poter essere definiti "concerti" (requisiti che ogni commissione dovrebbe stabilire prima di procedere all'esame dei titoli), devono (dovrebbero) comunque essere giudicati come "altre attività" con un minimo di punti 0,2, per cui presentare parecchia "carta" serve sempre a raggiungere uno scopo! LM
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