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kokis80

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  1. per il M° Catemario: lo sa che verrò a quanti più concerti possibile, compatibilmente con gli altri impegni (la distanza non mi spaventa). P.S. La mia citazione di Carulli era solo un battuta, niente di più, on voleva essere un giudizio che non sarei neppure in gradi di dare.
  2. Sì, Vladimir, sono andato a sentire Gianmaria Testa..."una mattina, mi son svegliato,..." bellissima chiusura con i rappresentanti dell'ANPI in prima fila
  3. Senza porre in discussione una sola parola di questo Suo messaggio, vorrei mettere a fuoco una mia opinione, forse espressa in modo approssimativo e frettoloso. Io non critico nessuno per le sue scelte di repertorio - ognuno suona quel che vuole e quel che può - e tutto quello che mi permetto di fare al riguardo è di non andare ai concerti con programmi che reputo scadenti. Niente di speciale e nulla che meriti rivelazioni e sottolineature da parte mia. Quello che non sopporto più, e che invece volevo dire chiaramente prendendo spunto dal concerto di Diodovich, è che i tangueros si spaccino come vittime della società, costretti a suonare un repertorio commemrciale dal volere del pubblico che rifiuterebbe un repertorio di maggior sostanza. Non è vero. Dimmi quel che suoni, e ti dirò chi sei. Anzi, non dirò proprio niente. dralig Sono d'accordo M°, non se lo meritano certo i tangueros un sentimento nobile, sebbene negativo, come lo sdegno. Proprio stasera, su uno dei pochi programmi televisivi che ancora si occupano di musica (e non di una sua parodia), in onda su rai tre, hanno trasmesso un'intervista piuttosto ben fatta a Bruno Canino e a Antonio Ballista, in cui i due musicisti hanno parlato di molte cose. Ad un certo punto Ballista, con l'espressione di chi sa di stare per dire qualcosa di banale ha esclamato: "Il problema sono gli operatori culturali, sono loro a chiudere il rubinetto, a obbligare programmi orribili. Date al pubblico una buona musica in una cornice giusta e il pubblico capirà tutto." Forse la frase è un po' ottimistica o forse ingenua, ma, magari a causa del mio fervore giovanile, sono d'accordo. Dateci buona musica e circostanze adatte per ascoltarla, a riempire le sedie ci proveremo. DA mlte parti c'è fame di cultura. A proposito, quand'è che il M° Diodovich suonerà Siena? (così vado a sentirlo...ma mica mi verrà fuori con Carulli quella sera? ...mi perdoni per la battutaccia M°, a quest'ora non riesco a resistere)
  4. Figurati Fabio, in me alberga incocusso un desiderio di autentica contemporaneità, è da questo punto di vista che muovo le mie osservazioni (a volte critiche) rispetto agli sviluppi della musica. Proprio perché la amo e mi piace cerco di capirla, cercandone i pregi e i difetti. Un po' è vero che mi innervosisco, ma mi passa anche velocemente se la discussione torna sui binari giusti. Spero non ti riferissi a me quando parlavi di superbia, spesso sono molto convinto di quello che dico, ma sonon conscio di sbaliare assai spesso. Buon 25 aprile anche a te, anche se oramai è passato, ma ero a senire Gianmaria Testa a Fossano, non avevo il computer.
  5. non credo abbia alcun significato attribuire un nostro desiderio ad una volontà ed una decisione altrui...credo che il bello delle "poetiche" sia proprio il loro semplice fatto di esistere e di venire interpretate non mediante un semplice giudizio di valore ma mediante analisi approfondita.... Dire:" mi piacerebbe che la musica di F. diventi più intellegibile" cosa ci dice in più rispetto alla poetica di questo compositore? Io credo nulla. Ci dice invece qualcosa sulla tua idea di musica e diciamo quindi che siamo nel campo della critica giornalistica più che quello analitico musicale non credi? allora siamo interessati a comprendere come mai un compositore utilizzi una scrittura di tale complessità (o una qualsiasi scrittura) o semplicemente desideriamo che non fosse mai esistita tale musica che vorremmo sostituita da chissa quale altra "poetica"? p.s poi magari commetno anche le altre tue interessanti osservazioni p.s. del p.s. anch'io (giudizio di valore) ritengo la scrittura di F. "troppo"complessa ma questa si che è un'altra storia.... A volte è molto interessante discutere con te, Fabio, altre volte diventa estremamente fastidioso, perché dimostri una sorta di superbia. Non credo di aver fatto nessuna analisi giornalistica, non vorrei essere ripetitivo, ma l'idea generale che ho espresso è un'idea che fa riferimento a tutto un filone di analisi di filosofia della musica del tutto rispettabile. Il punto non è di ascrivere intenzioni a un qualche compositore, non è il mio modo di operare. La mia non è una questione di volgare semplificazione, ma di comprensione di una serie di rapporti (di notazione, interpretativi, ecc...) che ruotano intorno anche al problema della notazione e della scrittura musicale intesa in senso generale. La mia non è un'ammissione di un mio gusto personale, ma una critica ad un modo di scrivere che mi sembra ineffettuale, incapace di rendere giustizia ad un pensiero musicale. Ripeto, non conosco l'opera di questo compositore, né le ragioni che lo hanno portato a scrivere in quel modo, quindi mi rifaccio (e mi sono rifatto) al mio confronto con una scrittura che, almeno superficialmente, sembra comparabile, cioè quella dello Stockhausen del periodo strutturalista. L'abbandono di questo tipo di scrittura da parte di questo stesso compositore, per le ragioni già dette, mi sembra perlomeno qualcosa di significativo, o anche questo è giornalismo? La mia frase era solo uno spunto per gettare un po' di luce sul rapporto tra i sistemi di notazione musicale e il pensiero che essi esprimono Ovviamente si aprono molti scenari, non credo sia il caso di andare nello specifico. Spero che la discussione rimanga su toni civili e che tu non abbia continuo bisogno di delegittimare il mio punto di vista, é una cosa che mi fa innervosire e non trovo che ce ne sia ragione alcuna. Ovviamente posso sbagliarmi, ma nel caso vorrei essere redarguito con rispetto.
  6. Il M° Gilardino ha sicuramente ragione, forse lo dico troppe volte, ma non posso far altro che riconoscere "l'effettività" delle sue opinioni. Chi è in grado di far seguire azioni ai pensieri gode spesso di questa dono. Se posso allargare un po' lo spettro e trarre una considerazione più generale, credo che le parole del M° vadano ad intaccare e a sgretolare una delle più grandi balle mass-mediatche che da 20 anni ci propinano, cioè che si ha diritto di "rincoglionirsi" di fronte a stupide manifestazioni di piccoli animi umani perché siamo stanchi, abbiamo lavorato troppo, abbiamo il mutuo a cui pensare, dobbiamo svagarci. E allora viva i b-movies, viva wanna marchi, guardiamo tutti il marito di Costanzo: per quanto riguarda la musica tutto ciò che non può essere riconosciuto dopo 2 secondi è barboso, da vecchi, non-commerciabile e quindi non proposto. Sono da tempo convinto che il pubblico prende quello che gli si dà, ma che, almeno in una certa misura, sia in grado di decidere ciò che è buono da ciò che non lo è, di apprezzare ciò che è frutto di talento, dedizione, passione, amore, fatica, molto più di quanto non gli si voglia far credere. La forza di queste manifestazioni è la speranza che l'uomo porta ancora dentro di sé.
  7. kokis80

    Tasso di umidità

    Il sito dove l'ho trovato è questo: http://www.libertybusiness.it/negozi/sati/php/prodotto.php?art_code=37 Non lo so, magari è una ciofeca, però ho visto che c'è anche la tabellina per derivare il tasso di umidità. Ci sono anche igrometri digitali a 17 €, non so se siano meglio o peggio di quello a capello, l'errore dichiarato è +/- 5%. L'igrometro a capello l'ho trovvato a buon prezzo su un sito ch evende accessori per i sigari (i collezionisti di sigari sì che sono dei veri esauriti dell'umidità, ci sono impianti spaventosi da migliaia di euro...se uno vuole fumare bene, d'altronde...)
  8. Certo, mi trovo d'accordo. Devo dire, brillante come sempre la sua intuizione: ovvio che se qualcuno fosse in grado di scandire quel solfeggio non potrebbe essere né passivo né pappagallesco. Giustissima osservazione.
  9. Colgo occasione per salutarla, M°, è sempre un piacere leggere i suoi interventi e discutere con lei. Mi scuso M°, ma non credo di afferrare bene il concetto...definedo come pedissequo colui che si adegua passivamente e senza contributo personale od originale alle idee, ai metodi, allo stile di qualcun altro (un grazie al sign. Zingarelli), credo di non andare lontano dalla realtà dicendo che così non può essere definito Cristiano, seguendo anche il suo commento, M°, alle esecuzioni degli studi di virtuosità e trascendenza del M° sardo La prego di precisare la sua idea, perché vorrei capire dove non siamo d'accordo. E come non essere d'accordo? Quando ho scritto la battuta a Fabio sull'impossibilità stessa dell'autore di solfeggiare ciò che ha scritto mi riferivo a questo. Nella mia analisi, come avrà visto nella tesi, ho sciolto la complessità della scrittura di Stockausen con una serie di cambi metronomici. Sfido chiunque a sapere come si solfeggiano quelle due battute senza quella serie di calcoli. E' proprio come scrive Lei, per questo credo che l'adozione di una scrittura qualitativa (come quella utilizzata da Brouwer in Canticum, per tirar fuori un esempio che piace ad entrambi) sia più efficace affinché si possa ottenere un risultato soddisfacente anche per il compositore stesso. Proprio per questo ho espresso così tanti dubbi su una sequenza già molto complessa, segnata da un 25:26...e chi la percepisce la differenza?
  10. La prima delle tue affermazini mi sembra pienamente condivisibile, non credo che un compositore debba piegare le proprie idee per una facilitazione dell'interprete, come se lo dovesse imboccare. Sono conscio (e favorevole) al fatto che un compositore usi tutta la complessità che vuole. Il punto è che l'espressione della propria idea credo possa essere esposta in maniera più intellegibile. Non so se il quadro di riferimento imponga una tale scrittura, ma credo che, idealmente, anche la serialità la richiedesse. Se se si parla di approssimazione e intuzione mi viene almeno da dubitare che un 25:26 possa essere qualcosa di decisivo. Sulla seconda: la mia era solo una battuta, non è mia intenzione partire con il piede sbagliato. Mi riferivo proprio a Stockhausen e all'esecuzione storica (autorizzata da lui stesso) di Aloys Kontarsky del pezzo per piano I, che se non sbaglio è del '53. In questa registrazione è evidente che il pianista non segue pedissequamente la parte scritta da Stockausen. Ad esempio le battute 5 e 6 (parlo di queste perchè le ho analizzate nella tesi, quindi posso parlare con un po' di familiartà, almeno su queste) subiscono un'interpretazione vera e propria, e il 7:8 e l'11:12 sotto un 5:4 si perdono, anche se ovviamente l'esecuzione porta con sè il significato "profondo" dell'idea che ci sta sotto, credo sia per questo che Stockhausen l'abbia accettata. L'orologio più preciso del mondo ha un errore credo di un secondo in un milione di anni, non credo che un orologio analogico possa arrivare a misurare le differenze tra 58,4 e 58. Forse era l'idea del pezzo che no nera resitutita adeguatamente dall'esecutore, ma non ho difficoltà ad ammettere che posso sbagliarmi. L'adozione di una notazione "qualitativa" credo che restituisca una maggior immediatezza ad un'effetto che si traduce in realtà in una serie di accellerando e ritardando, impossibili da misurare precisamente, a meno che uno non scriva per un computer, ma questa è un'altra storia. il rischio poi che si corre (da parte del compositore) è che per giungere ad un'esecuzione si semplifichi in modo disastroso, come, citando sempre le battute 5 e 6 del lavoro di Stockhausen, fa Schuller, che tradisce completamente la struttura del pezzo nella sua trascrizione. Anche Roger Smalley espone questo modo di vedere. Avendo due grandi amici che compongono (uno è ancora studente, l'altro ha appena vinto il concorso di composizione di Mosca), mi trovo spesso a scontrarmi con questa realtà. Una delle ultime cose su cui abbiamo discusso è il pezzo di Xenakis Persephassa, per 6 percussioni. Il pezzo è meraviglioso, per quel che mi riguarda, ma la scrittura con i cambi "singolarizzati" di metronomo se per certi versi è interessante per altri è un totale fallimeto, poichè nei momenti in cui i percussionisti si dovrebbero trovare in unisono, riprendendo la pulsazione originaria tutti insieme, si sente un sbo-do-don-ti-ta, perchè è aldilà delle capacità umane riprendere in tempo zero 65 di metronomo venendo da 58 o da 104. E' ovvio ch ela mia idea del pezzo (la mia interpretazione) è di un certo tipo. Sacrificare l'unisono porta certi vantaggi, non decisivi per me, ma capisco che uno potrebbe vederla diversamente. Dal mio punto di vista un direttore (aiutato sempre dai metronomi singolarizzati) potrebbe essere una soluzione. Credo porti ad un'insopportabile imprecisione questo modo di scrivere (credo siano parole di Boulez o di Stockhauesen ripsetto ai loro lavori "seriali"). Per quel che mi riguarda cerco sempre di trovare soluzioni alternative a questo tipo di scrittura (quando sviluppo con qualcuno un brano), che, pur rispettando l'idea che sta alla base del pezzo, rendano questa più chiara a tuti quelli che vorranno riprendere il pezzo in un secondo momento.
  11. Credevo che questo tipo di scrittura si fosse esaurita all'interno della produzione di Stockausen, che, nel Klavierstuck I, fu uno dei primi ad utilizzare questo tipo di scrittura "iper-precisa", per poi abbandonarla nell'XI, se non sbaglio. Non riesco a capire che senso abbiano, nell'atto esecutivo, raggruppamenti la cui esecuzione "precisa" sarebbe preclusa persino ai computer un po' datati. Vorrei sentirli solfeggiare 3 volte consecutive dall'autore e vedere quanto siano "normative" quelle indicazioni, fermo restando il rispetto per un compositore che sarà molto bravo (non ho mai ascoltato nulla di suo).
  12. kokis80

    Tasso di umidità

    Stavo meditando l'acquisto di psicrometro, anzi, al più presto lo comprerò visto il prezzo (meno di 10€). Da quel che ho visto mi sembra uno strumento piuttosto efficiente, miglire dell'igrometro a capello. Penso di posizionarlo dove tengo la chitarra e studio. Non se se è di facile trasporto, ma pe run uso casalingo credo vada bene. Nessun suggerimento?
  13. mi sa che gli durano di più, o mi sbaglio? non ne sono sicuro, ma credo che l'usura sia molto diversa
  14. Speriamo di sì Certo che assurdità, corde francesi, spedite in Germania e poi in Italia, e la cosa paradossale è che costano pure meno di quelle importate direttamente dalla Francia..scusate ma sono in fase post-spettacolo di Beppe Grillo... incredibile, non lo sapevi...sono sorpreso, di solito non ti sfugge nulla, sono contento di averti reso qualche favore. Hai visto anche la sezione accessori che spettacolo, tutta la linea planet waves per la cura dello struemtno a prezzi ridicoli, il sistema di umidificazione a pochi euro...forti davvero...mi sa che il negoziante locale di savarez e affini ne venderà un po' meno...è ora di finirla con i furbacchioni
  15. Per chi suona regolarmente ogni giorno spesso il cambio delle corde è una specie di maledizione: il RE che si rompe dopo neanche una settimana è sempre foriero di bestemmie in più lingue. Se poi si ha la sfortuna di prediligere corde piuttosto costose (un set di Savarez alliance nel negozio locale le pago 18€!!! ), il gioco è fatto. Ma la rete può dare una mano: su questo sito tedesco (fifa la crante cemmania!) www.saitenkatalog.de la scelta è assicurata, la maggior parte delle marche neanche le conosco, e i prezzi sono davvero buoni (le Savarez incriminate costano meno di € 12). Sopra i € 100 la spedizione è gratuita in tutta Europa e, purtroppo, sapete quanto si faccia presto a spendere questa cifra: nulla vieta di creare anche dei gruppi di acquisto. Le corde vegono vendute anche singolarmente o a set 3 bassi o 3 cantini, dando la possibilità di sperimentare diverse combinazioni spendendo il giusto. Buone corde a tutti
  16. kokis80

    Ma quanto mi pesa?

    Partendo da alcuni spunti venuti fuori nella discussione sulla "chitarra da 2000€", siamo giunti a toccare il tema del peso della chitarra. In particolare si stava discutendo della chitarra costruita dal liutaio olandese Hilhorst: chitarra costruita molto bene, abbastanza innovativa e con un bel suono, un buon equilibrio...insomma, una bella chitarra, ma dal peso sconvolgente. Personalmente credo che raggiungere risultati sonori aumentando così il peso dello strumento sia un rischio, poichè credo sia difficile instaurare con uno strumento di questo tipo un rapporto "duraturo" e "giornaliero" soddisfacente, a meno di non essere il governatore della California...un peso così per 4-5 ore tutti i giorni credo porterebbe all'invenzione del reggichitarra, altro che ergo-play! P.S. Per quel che mi ricordo pesa molto più di una chitarra del M° Garrone
  17. kokis80

    Tasso di umidità

    ma il tuo funziona Angelo? Io ce l'ho nella mia VGV, ma è solo per figura...una volta che il capello si è asciugato il marchingegno smette di funzionare. Proprio Gropp a chiest a Vittorini di fare l'igrometro rimovibile sulle custodie, di modo da poterlo "ricaricare" all'occorrenza. Sarebbe utile avere sempre uno di quei marchingegni rilasci aumidità nella custodia o in Italia possiamo stare tranquilli?
  18. kokis80

    Invece dell'ebano?

    mi sa che sono proprio teutonico: ma suonano bene queste combinazioni?
  19. kokis80

    Invece dell'ebano?

    Anche a me ha dato l'impressione di essere un po' troppo rigido, ho optato infatti per la chitarra con fondo in Cocobolo, anceh se il top era in abete rosso, quindi le differenze potevano venire anche di lì. Deve essere meravigliosa una tastiera in pero...una tastiera chiara su una chitarra classica...che strano: ma il pero pesa di più dell'ebano? mi ricordo di aver provato una chitarra elettrica in pero ed era vagamente un macigno!
  20. kokis80

    Invece dell'ebano?

    Mario Gropp costruisce chitarre con fondo in Ebanao Macassar, ne ho provata una quando sono andato a trovarlo: suona bene ed ha un'estetica molto piacevole.
  21. Aedo, ma vuoi dire che Rimbaud non è stato un grande poeta e che gli sta bene di essere schiattato in un letto pulcioso?
  22. Fabio, non ho voglia di risponderti, già ho rubato troppo spazio ad un forum che non si occupa di filosofia, ancor meno di epistemologia e filosofia della scienza. Soprattutto mi sembra che tu abbia solo voglia di polemizzare: non rispondo a provocazioni e a mal celate offese. La questione non era come tu l'hai impostata o, almeno, hai cercato di ridirigerla. Credo che a pochi interessino le nostre diatribe (come prf83 ha con poca eleganza sottolineato). Forse, anziché tirar fuori tutta la tua grande saggezza e consigliarmi di rileggere Kuhn avresti potuto leggere semplicemente cosa chiedeva Antonio. Dice questo: A nessuno interessava del ruolo del "processo numerico in musica" (almeno in questo caso), né a Antonio (che infatti sapientemente si è eclissato da una discussione in cui doveva essere in realtà protagonista) né tantomeno a me, che non discutevo di questo, ma delle affinità (secondo quello che devo considerare il mio assolutamente risibile punto di vista) tra le facoltà utilizzate e le logiche impiegate nell'impresa scientifica e in quella artistica, cercando di spiegare ad Antonio che la sua intuizione iniziale era per me priva di consistenza effettiva. Non capisco sinceramente il tono polemico e da "saputone" che hai tenuto in questa discussione. In quanto a capacità di tenere le discussioni su toni pacati, civili e di amichevole dialogo non sei una cima, almeno in questo caso. Ma non ho difficoltà ad ammettere che la colpa possa essere mia e a questo punto chiedo a Cristiano e agli altri moderatori di intervenire se ritengono che la mia condotta non sia corretta. Non mi piace essere trattato dall'alto in basso, non lo fanno personalità del calibro del M° Gilardino, che con me ha discusso anche "aspramente", ma sempre in modo assolutamente civile e con assoluto rispetto reciproco e delle possibili divergenze. A te, Fabio, questi termini sono ignoti. Non credo che situazioni di questo tipo siano utili a una qualsiasi comunità. Scusate, non interverrò più in discussioni a rischio "filosofico".
  23. E' come dice Lei, Kokiss, io ho "designato", adoperato e insegnato la mano sinistra con un asse centrale non perpendicolare, ma inclinato, rispetto alle corde, e Lei ha letto correttamente quello che intendo e che è ormai pratica corrente di centinaia di concertisti. Forse Ciccio Matera ha guardato come modelli, tra le fotografie che io ho incluso, quelle che mostrano come "non" si deve tenere la mano sinistra. dralig Sono andato a vedere il concerto di Williams e la mano sx la "usa" esattamente come lei la descrive.
  24. Non sono il M° Gilardino, ma Ciccio, credo che la descrizione da te fatta sia la posizione che in realtà il M° si è proposto di "sconfessare" e di correggere nel suo trattato. Recita infatti il trattato a pg. 39: "si dispone perpendicolarmente alla corda la falangetta del dito piccolo, e, di conseguenza, si inclina la mano quanto occorre pre appoggiare il mignolo sull'area più ampia possibile, eliminando ogni rischio di scivolamento." Credo quindi che tu debba cambiare radicalmente inclinazionne della mano, con medio e anulare non perpendicolari alle corde (ci sono anche 2 foto che fanno vedere, la prima, la posizione come tu la descrivi, definita non corretta, la seconda, quella con la falange del mignolo perpendicolare. Cambiando inclinazione il problema dovrebbe sparire...leggi meglio il trattato ciccio Sai che figura se mi sbaglio io!
  25. Bè, non l'ho detto certamente io. Una frase molto famosa di un pensatore che non è certo nato ieri recita: "Poichè nell'arte non abbiamo a che fare con un gioco meramente piacevole o utile, ma...con un dispiegarsi della verità". Era Hegel nelle Lezioni di estetica. Il libro che hai citato di Kuhn è un altro passo verso l'abbattimento di tale barriera, la scienza come paradigma "oggettivo" in senso ultimo è un'idea che è stata abbandonata da gran parte della riflessione contemporanea (senza tirar fuori Richard Rorty, basta Quine) e mi sento di condividere questa posizione: la scienza non è la Verità (fatto salvo tutto il rispetto di cui necessita). Sicuramente l'arte e la scienza non sono la stessa cosa, ma ribadisco che le facoltà che vengono impiegate nello svolgere le funzioni corrispondenti sono a grandi linee le stesse, le logiche soggiacenti alla scoperta scientifica e alla scoperta musicale non sono così dissimili, ma sono in realtà analoghe. La visione di Vidolin mi sembra orientata in modo romantico, dove l'arte trova la propria identità come luogo della pura soggettività, atto ad evocare emozioni o sensazioni. Personalmente non mi ritrovo in questa idea di arte. Anche le riflessioni del grande filosofo analitico N. Goodman (e quelli che da lui hanno preso le mosse come P. Kivy) sembrano portare da tutt'altra parte. Nel testo I Linguaggi dell'arte Goodman aggredisce l'analisi dell'arte con strumenti epistemologici, con esiti, per quanto ne posso capire io, molto interessanti: trattare così qualcosa che corrisponde in modo anche vago alla definizione di Vidolin sarebbe un errore clamoroso. Forse oltre ai due dogmi dell'empirismo si dovrà abbandonare anche il dogma che si è cittadini di 3 mondi. Su questo non ci sono per niente: non ho capito. Se l'indagine è il metodo scientifico, quale oggetto si potrà ben definire se non il metodo scientifico stesso, che do per sé è qualcosa di difficile da discutere? Per tutti consiglierei "Verità e Metodo" di Gadamer, che non credo sia così semplice. L'Università l'ho fatta ma non so quante cose intelligenti potrei dire sul metodo scientifico, credo che per poterne avere un'idea sensata richieda almeno una tesi fatta di 1 anno e mezzo o 2. Credo che Antonio parli dell'esame di maturità, ma non so a cosa ti riferisci, Fabio, quando dici che un manuale di fisica può contenere i punti di partenza della sua riflessione: mi sembra come dire ad uno al 5 anno "Prenditi gli originali per liuto di Bach e fatti la tua trascrizione". Un ultimo appunto per quanto riguarda la matematica di Xenakis: partendo dall'idea che non sono procedimenti così "importanti", sollevare l'obiezione che Boulez o tantomeno Xenakis non ne capiscano abbastanza e abbiano una concezione ottocentesca di tale disciplina mi sembra particolarmente ingeneroso, per un uomo, come il compositore di origine greca, che ha fatto altro prima del compositore: se non sbaglio era uno dei collaboratori principali del più grande studio di architetti del mondo (tra le altre cose la rottura con Le Corbusier viene collegata proprio alla costruzione del Padiglione Philips). Probabilmente Xenakis la matematica la sapeva davvero. Boulez se non erro è laureato in matematica (anche se ultimamente ha dichiarato che è molto aggiornato).
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