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Il problema, (come mi sembra voglia fare kokis parlando di capcità analitiche nei confronti della composzione) credo, non è stabilire chi sia compositore da chi non lo è (è interessante ai fini analitici?) ma stabilire se è possibile, parlare di composizione musicale condividendone alcune considerazioni di base. La cosa implica alcune valutazioni sul ruolo del gesto nell’attività compositiva e direttamente connessa alla domanda: la composizione musicale è cosa solo dei compositori?

Non credo sia possibile sminuire il ruolo del “gesto” nell’attività compositiva, almeno, non meno di quanto potrebbe essere legittimo farlo anche per ciò che il gesto non “dovrebbe” implicare integralmente: la fissazione di un’idea musicale concepita indipendentemente dall’espressione gestuale (in parole povere: la composizione a tavolino). Ferneyhough fa delle interessantissime osservazioni a riguardo...

La musica è piena di esperienze compositive che contraddicono l’esclusivo utilizzo del tavolo (a cominciare dalle superficiali considerazioni di Stravinsky ma anche Debussy e i suoi bemolli blu) e basare unicamente queste per definire, magari in un modo anche un pò sprezzante, chi è compositore da chi non lo è è un torto che facciamo alla bella musica che ha il peccato originale di non usufruire delle condizioni di un “Colto” Compositore. Certo, alla fine è un viziaccio di tutti, io poi per primo...ma non è condizione necessaria essere composiotore o non compositore (per come qui mi sembra venga inteso) per giudicare se una musica è bella o brutta

Ma questa è una mia opinione sulle cui importantissime implicazioni e conseguenze in ogni caso, sarebbe opportuno, sempre a mio parere, una riflessione generale in altri contesti...

ah kokis

non sono un utente windows, ma apple!!!

a w. costretto sono sul lavoro

 

Comporre è un mestiere. Ci sono tanti modi di impararlo, ma non c'è modo di esercitarlo se non lo si è imparato: questo e solo questo è il crivello che discrimina chi è compositore da chi non lo è. Così come non si va nel laboratorio di un calzolaio a farsi curare i denti e nello studio di un dentista a farsi risuolare le scarpe, non si considera composizione "qualcosa" scritto da chi non ha imparato a scrivere musica. E' semplice e inequivocabile. Un foglio di carta con delle note sopra parla chiarissimamente. E dice tutto.

 

dralig

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Il problema, (come mi sembra voglia fare kokis parlando di capcità analitiche nei confronti della composzione) credo, non è stabilire chi sia compositore da chi non lo è (è interessante ai fini analitici?) ma stabilire se è possibile, parlare di composizione musicale condividendone alcune considerazioni di base. La cosa implica alcune valutazioni sul ruolo del gesto nell’attività compositiva e direttamente connessa alla domanda: la composizione musicale è cosa solo dei compositori?

Non credo sia possibile sminuire il ruolo del “gesto” nell’attività compositiva, almeno, non meno di quanto potrebbe essere legittimo farlo anche per ciò che il gesto non “dovrebbe” implicare integralmente: la fissazione di un’idea musicale concepita indipendentemente dall’espressione gestuale (in parole povere: la composizione a tavolino). Ferneyhough fa delle interessantissime osservazioni a riguardo...

La musica è piena di esperienze compositive che contraddicono l’esclusivo utilizzo del tavolo (a cominciare dalle superficiali considerazioni di Stravinsky ma anche Debussy e i suoi bemolli blu) e basare unicamente queste per definire, magari in un modo anche un pò sprezzante, chi è compositore da chi non lo è è un torto che facciamo alla bella musica che ha il peccato originale di non usufruire delle condizioni di un “Colto” Compositore. Certo, alla fine è un viziaccio di tutti, io poi per primo...ma non è condizione necessaria essere composiotore o non compositore (per come qui mi sembra venga inteso) per giudicare se una musica è bella o brutta

Ma questa è una mia opinione sulle cui importantissime implicazioni e conseguenze in ogni caso, sarebbe opportuno, sempre a mio parere, una riflessione generale in altri contesti...

ah kokis

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a w. costretto sono sul lavoro

 

Forse non ci stiamo capendo: si parlava qui del rapporto tra gesto e scrittura all'interno della composizione musicale nella musica di tradizione colta occidentale.

Non mi sembra di aver mai detto che il gesto o qualunque esperienza al di fuori del tavolino sia inutile o non sia mai esistita, ma, inquadrata in quello schema concettuale, assume una posizione piuttosto precisa.

Non voglio neppure negare che esistano altri modi per "comporre" musica: l'improvvisazione jazzistica è ovviamente una sorta di composizione istantanea in cui il gesto è parte integrante dell'idea, in un rapporto diverso a quanto accade in un compositore "classico"; i canti popolari hanno avuto una fase di composizione ugualmente differente.

Quello che mi premeva sottolineare è che, per quanto possa intuire, il rapporto tra idea compositiva e gesto musicale, nella musica colta occidentale, assuma una certa fisionomia.


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mi autocito a prop. di Ferneyhough

" La complessità della sua scrittura, dice lui stesso, è sempre e comunque tensione verso l'approssimazione formale di un gesto musicale il quale (e più importante) accompagna l'interprete alla natura di tale intuizione (del gesto o meglio della figura musicale)... "

n.b.

sostituire quel "o meglio" con, "verso la figura musicale"...col senno di poi è più corretto

 

toto3.jpg


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appunto, facciamoci un bella risata.

 

perchè il punto nevralgico della complessità del linguaggio musicale non è la sua deriva complicata.

 

io sono sempre più convinto che tanta musica complicata, o fintamente complessa, celi in realtà una povertà di idee musicali terrificante.

 

a essere complicati non ci va molto, basta studiare a fondo e poi inventarsi qualcosa di incomprensibile agli altri, o detto in altri termini, basta nascondersi in una torre d'avorio, nella quale però si rimane inevitabilmente confinati.

 

il gesto, allora, perde senso; specialmente in un ambito compositivo come quello della musica colta dove c'è ben poco da gesticolare.

 

:)


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Forse non ci stiamo capendo: si parlava qui del rapporto tra gesto e scrittura all'interno della composizione musicale nella musica di tradizione colta occidentale.

Non mi sembra di aver mai detto che il gesto o qualunque esperienza al di fuori del tavolino sia inutile o non sia mai esistita, ma, inquadrata in quello schema concettuale, assume una posizione piuttosto precisa.

 

infatti, il problema è tutto mio (ma condiviso anche da cari amici) :lol: quindi se vuoi puoi anche non leggere il seguito che è decisamente OT (ma argomento per altro tùopic)...credo che la questione sia etica più che estetica ...io non faccio differenze tra colto e non colto, tradizione o non tradizione...quando sono in ascolto a me interessa che ci sia un pensiero, un qualsiasi pensiero che sia in grado e capace di veicolare quella che normalmente si definisce come una coinvolgente esperienza estetica...non mi interessa se sia Basquiat, Antonello da Messina o Bill Viola, semplicemente perchè ho imparato a gioire di fronte a queste esperienze.

se la discriminante tra essere e non essere è la scrittura (e qui mi riferisco alle affermazioni di Gilardino), cioè una tecnologia del pensiero, altrettanto potrei sostenere che (conoscendo le pratiche della composizione oggi) chi non è in grado di implementare un algoritmo per la trasformazione del suono in csound non può dirsi compositore la dove si sono ritenuti come composiotori anche compositori esclusivamente di musica elettronica. ma è un gatto, assai dispettoso, che si morde la coda...

inoltre è una strada a mio parere che non fa fare molti passi in avanti alla composizione musicale....

 

capisco il tuo punto di vista..però sì, stiamo pagaiando OT (scusa ma sono appena tornato da un bel giro in kayak). La mia ovviamente non è una differenza etica, non è buono il colto e malvagio il popolare, neppure estetica, non credo sia bell oil colto e brutto il popolare. La mia è una differenza epistemologica, logica ed ontologica se vuoi: la musica colta esiste ed è qualcosa di diverso dalla musica popolare, con suoi propri parametri, caratteristiche, ecc...l'esperienza estetica per essere coinvolgente deve essere compresa all'interno di un certo quadro di riferimento. non è che non mi interessino questo tipo di problemi, ma è che, appunto, il tiro è un po' spostato...


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capisco il tuo punto di vista..però sì, stiamo pagaiando OT (scusa ma sono appena tornato da un bel giro in kayak). La mia ovviamente non è una differenza etica, non è buono il colto e malvagio il popolare, neppure estetica, non credo sia bell oil colto e brutto il popolare. La mia è una differenza epistemologica, logica ed ontologica se vuoi: la musica colta esiste ed è qualcosa di diverso dalla musica popolare, con suoi propri parametri, caratteristiche, ecc...l'esperienza estetica per essere coinvolgente deve essere compresa all'interno di un certo quadro di riferimento. non è che non mi interessino questo tipo di problemi, ma è che, appunto, il tiro è un po' spostato...

 

Mi pare che questo sia il punto. E' sufficiente, nella vita, saper far bene il proprio mestiere, uno solo può bastare, non c'è da aver paura ad ammettere che non se ne sanno fare altri: io questa paura non ce l'ho. Non so nulla di musica elettronica - salvo quello che ne può sapere un ascoltatore qualsiasi - e, rispetto a quello che io considero il mio mestiere di compositore, non avverto questa ignoranza come una lacuna: non intendo scrivere musica elettronica. Il punto che io sollevo da tempo è un altro, ed è semplicissimo: chi compone deve essere istruito nella composizione. Se non lo è, non componga. Se compone lo stesso, non pretenda di essere preso sul serio. Se qualcuno finge di prenderlo sul serio, non si illuda: il problema è sempre lì. Culturalmente, non c'è diversità tra chi compone "gestualmente" - e pretende che i suoi articoli siano considerati composizioni - e un tizio che, un bel giorno, decide che è diventato di colpo architetto. Gli lasciassero progettare un pollaio, povere galline! In arte, questo modo di agire non è sanzionato dalla legge, il tizio viene lasciato a piede libero e circola tra noi. Posso dire che non ci voglio avere che fare, per nessuna ragione? Io scrivo musica ricollegandomi al profilo artigianale, al mestiere, di coloro che considero gli ultimi maestri della storia della musica: Schoenberg, Berg, Bartok, Ravel, Hindemith, Prokofiev, Stravinskij, Falla e altri della stessa tempra. Rispetto compositori successivi, dal valore indiscutibile, come Petrassi e Ligeti. Nel panorama contemporaneo, apprezzo coloro che hanno acquisito un buon mestiere - la settimana scorsa facevo il nome di Solbiati, parlando di compositori italiani attivi - e non gli altri, quelli che la danno a bere: agli uffici cultura dei partiti che finanziano i festival con il denaro pubblico, ma non ai musicisti e tanto meno agli ascoltatori. I quadri di Squittinna, io no li compero e non li guardo, nemmeno riprodotti. E non c'è discorso dipartimentale che possa farmi cambiare idea.

 

dralig


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Ritornando alla diatriba strumento/non strumento, direi che è fondamentale arrivare a possedere una proiezione mentale dello strumento per cui si scrive; se parliamo di chitarra credo sia indispensabile riuscire ad ottenere qualcosa di chitarristico...paradossalmente anche attraverso formule strumentali endemicamente chitarristiche...che però necessitano di essere stilisticamente definite a priori, nella mente del compositore; a questo punto forse la diatriba cade e cede il passo ad un pensiero musicale che trova la sua definizione o con lo strumento in mano o direttamente sulla carta...vabbè, ormai sul pc...


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Ritornando alla diatriba strumento/non strumento, direi che è fondamentale arrivare a possedere una proiezione mentale dello strumento per cui si scrive; se parliamo di chitarra credo sia indispensabile riuscire ad ottenere qualcosa di chitarristico...paradossalmente anche attraverso formule strumentali endemicamente chitarristiche...che però necessitano di essere stilisticamente definite a priori, nella mente del compositore; a questo punto forse la diatriba cade e cede il passo ad un pensiero musicale che trova la sua definizione o con lo strumento in mano o direttamente sulla carta...vabbè, ormai sul pc...

 

...

carta canta

poi il pc

alla fine

se no non si è compositori!!!

8)

 

:) pena il rischio di scrivere una frase (o qualasiasi altra cosa) pensandola per.. violoncello e.. scoprire magari... che quelle note non esistono... :) potere della tecnologia..:)

mentre forse la pazienza di passare qualche ora su quegli esercizi di memoria fuxiana (alias contrappunto) e un "pò" di armonia non fa certo male.. :)

sicuramente, una volta che ci si trova davanti una tastiera midi collegata a un bel mac (o un pc, per par condicio):) non si corre il rischio di far diventare un flauto.. un basso tuba :) ..

 

scherzi a parte,

anche se ogni tanto mi capita di vedere partiture del genere :shock: grazie all'aiuto del computer.. :)

ma ovvio che non siamo di fronte.. a ciò che si definisce.. compositore..:)

 

 

m


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stamattina mi è esploso il pc...


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Mi sa che è la volta buona che passo a mac...l'unico dubbio sono tutti i files di finale per pc..

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