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Stavo cercando i dettagli editoriali di un testo di Vittorio Vinay, intitolato "Come si analizza un testo musicale" (Edizioni Musicali Sinfonica) e mi sono imbattuta in questo documento di Alessandro Corti che tratta di alcuni errori nei trattati di armonia:

 

http://xoomer.alice.it/alessandro_corti/gli_errori_nei_trattati_d'armonia.htm

 

Volevo sapere cosa ne pansate... :roll:

 

 

 

 

Butterfly


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Stavo cercando i dettagli editoriali di un testo di Vittorio Vinay, intitolato "Come si analizza un testo musicale" (Edizioni Musicali Sinfonica) e mi sono imbattuta in questo documento di Alessandro Corti che tratta di alcuni errori nei trattati di armonia:

 

http://xoomer.alice.it/alessandro_corti/gli_errori_nei_trattati_d'armonia.htm

 

Volevo sapere cosa ne pansate... :roll:

 

 

 

 

Butterfly

 

Ad un primo sguardo che avevo già visto grazie alla segnalazione di Fabio Selvafiorita riguardo questo link, mi pare di capire che si torna "in ballo" sul problema delle terminologie armoniche delle varie teorie : funzionale, della teoria dei gradi fondamentali, basso numerato (reale) e altre.. adottate storicamente e che il problema in sintesi è l'adottare a volte in contesti storici una tipologia di analisi "scorretta" con le terminologie...mi spiego (se ho capito).. sarebbe più idoneo analizzare magari Bach con l'armonia funzionale essendo in contesto barocco e cosi di seguito... questo comporta diverse interpretazioni nei vari trattati in cui si "sente" dire magari che nel tale passo vi è una modulazione al tono x mentre magari è solo una tonicizzazione secondaria adottatat con le dominanti secondarie (schonberg, teoria dei gradi fondamentali)...

penso si tratti di questo..ma approfondirò..

e sicuramente saremo presto illuminati...

interessante comunque..

 

ma dormi..la notte? :) Butterfly..?

 

è un problema che mi ha attanagliato per ben dieci anni questo delle teorie. armoniche... con cui "litigavo" con i miei professori di armonia.. :)

perchè io leggevo di nascosto De la Motte/Schonberg/ Ratner (molto interessante) ma dovevo usare la teoria del basso numerato..:(

 

marcello


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Butterfly

 

Ad un primo sguardo che avevo già visto grazie alla segnalazione di Fabio Selvafiorita riguardo questo link, mi pare di capire che si torna "in ballo" sul problema delle terminologie armoniche delle varie teorie : funzionale, della teoria dei gradi fondamentali, basso numerato (reale) e altre.. adottate storicamente e che il problema in sintesi è l'adottare a volte in contesti storici una tipologia di analisi "scorretta" con le terminologie...mi spiego (se ho capito).. sarebbe più idoneo analizzare magari Bach con l'armonia funzionale essendo in contesto barocco e cosi di seguito... questo comporta diverse interpretazioni nei vari trattati in cui si "sente" dire magari che nel tale passo vi è una modulazione al tono x mentre magari è solo una tonicizzazione secondaria adottatat con le dominanti secondarie (schonberg, teoria dei gradi fondamentali)...

penso si tratti di questo..ma approfondirò..

e sicuramente saremo presto illuminati...

interessante comunque..è un problema che mi ha attanagliato per ben dieci anni questo delle teorie. armoniche... con cui "litigavo" con i miei professori di armonia.. :)

perchè io leggevo di nascosto De la Motte/Schonberg/ Ratner (molto interessante) ma dovevo usare la teoria del basso numerato..:(

 

marcello

 

Anche il lessico musicale cambia, ed è naturale che il significato dei termini non sia lo stesso di epoca in epoca e anche - nella stessa epoca - in lingue diverse. Anni fa, in una discussione promossa da Matanya Ophee, che metteva a confronto diverse revisioni di uno stesso pezzo di musica per chitarra dell'Ottocento, Stanley Yates (peraltro uno dei maggiori sostenitori della mia musica e uno dei miei migliori interpreti) mi rimproverò l'uso scorretto del termine "appoggiatura", da me adoperato per definire una nota estranea a un'armonia di tonica in battere, dichiarando che era solo un'ornamentazione superficiale senza dignità di appoggiatura (per essere tale, deve risultare da uno scostamento dell'intera armonia, tolto il basso, oppure del basso, rispetto alle altre parti). Che dire? Lui ragionava da americano e io da italiano. Ma l'armonia la sapevamo entrambi (almeno mi pare). Non credo che sia drammaticamente importante stabilire quando è proprio usare il termine modulazione e se per gli analisti europei sia corretto l'uso della locuzione "cambio armonico", presa direttamente dall'inglese, che io adopero spregiudicatamente, e se, quando non c'è modulazione con conferma cadenzale, parlare di modulazione transitoria sia davvero un'infrazione alle leggi di natura. Si tratta di varianti lessicali all'interno di diversi sistemi, non è il caso di appassionarcisi...L'importante, alla fine di un'analisi, è pervenire a conclusioni chiare, che permettano di fissare i cardini di un'interpretazione, influendo direttamente (e questo lo sottolineo) sulle decisioni riguardanti il fraseggio, le articolazioni, la dinamica, l'agogica, etc. Di strumenti analitici che, tramite la lettura del testo musicale, pervengono a conclusioni prive di influenza sull'interpretazione, l'esecutore può anche disinteressarsi. In generale, suggerisco di non studiare mai nella prospettiva di dover rispondere a domande di un esaminatore o di doversi allineare alle vedute di un trattatista: quello che importa, è portar fieno in cascina...

 

dralig


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.... In generale, suggerisco di non studiare mai nella prospettiva di dover rispondere a domande di un esaminatore o di doversi allineare alle vedute di un trattatista: quello che importa, è portar fieno in cascina...

 

dralig

 

Infatti .. mi chiedo spesso se un Beethoven o un Bach si ponessero problemi di "funzioni parallele" o.. altre cose del genere quando la loro musica è cosi esplicita di "potenza espressiva e profondità"...

nel leggere a volte alcune analisi mi viene, confesso, un senso di perplessità

come quando qualcuno tenta di descrivere i voli empirici di un fantasma!! senza aver avuto il dono di..esserlo..

non so forse sono troppo "ingenuo" e idealista".. ma ho sempre pensato che nella musica ci sia già... tutto, nel bene e nel.. male.. basta solo.. cercarlo..

io cerco di "usare" la teoria "solo" per spiegarmi a posteriori ciò che provo nel "sentire" e leggere un brano di musica e non sempre, in effetti le terminologie tecniche possono venire in aiuto di ciò che cela il significato musicale... e penso onestamente che sia un.. bene..

 

marcello


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.... In generale, suggerisco di non studiare mai nella prospettiva di dover rispondere a domande di un esaminatore o di doversi allineare alle vedute di un trattatista: quello che importa, è portar fieno in cascina...

 

dralig

 

Infatti .. mi chiedo spesso se un Beethoven o un Bach si ponessero problemi di "funzioni parallele" o.. altre cose del genere quando la loro musica è cosi esplicita di "potenza espressiva e profondità"...

nel leggere a volte alcune analisi mi viene, confesso, un senso di perplessità

come quando qualcuno tenta di descrivere i voli empirici di un fantasma!! senza aver avuto il dono di..esserlo..

non so forse sono troppo "ingenuo" e idealista".. ma ho sempre pensato che nella musica ci sia già... tutto, nel bene e nel.. male.. basta solo.. cercarlo..

io cerco di "usare" la teoria "solo" per spiegarmi a posteriori ciò che provo nel "sentire" e leggere un brano di musica e non sempre, in effetti le terminologie tecniche possono venire in aiuto di ciò che cela il significato musicale... e penso onestamente che sia un.. bene..

 

marcello

 

Si, certo, è utile e doveroso legare le formulazioni teoriche a un lessico preciso, ma farne una religione è cosa da conventicole.

 

dralig


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ma dormi..la notte? :) Butterfly..?

 

marcello

 

Caro Marcello, l'orologio del forum segna un'ora avanti, comunque hai ragione :oops: Temo poi che se non smetterò di preoccuparmi per letture di questo genere finirò con diventare una vampiressa. :roll:

 

 

 

Butterfly


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se qualcuno fosse interessato alla necessità storica di una teoria funzionale dell’armonia posso consigliare il “bel mattone” a cura di Loris Azzaroni “La teoria funzionale dell’armonia” ed. clueb

 

Infatti Fabio.. è stato il secondo libro che ho letto dopo aver scoperto De La Motte.. tanti e tanti lustri fa e devo dire che ancora ricordo il mal di testa che mi procurò..(dovuto alla difficltà iniziale di "trasferire" i concetti assimilati delle altr teorie..)

ma ero molto incuriosito perchè in quel periodo ero alle prese con la mia passione Bachiana.. (lessi e studiai tutte le opere per liuto di Bach che ancora oggi suono tutte a memoria e devo decidermi a registrare ma ogni giorno scopro qualcosa e.. rimando :) ) dicevo.. mi sembrò molto interessante al momento la teoria funzionale tanto da appassionarmici cosi tanto perchè mi sembrava di "vedere" appunto dei significati che con altre teorie non erano cosi chiari..(specialmente l'applicazione delle armonie parallele) poi pian piano ho cercato una forma "d'equilibrio" tra le varie teorie "usandole" dove è più alla fine, consono e funzionale...

 

comunque ottima esplorazione...

 

pensa, tornando alla terminologia e ai suoi problemi che al mio esame di compimento inferiore di composizione.. qualcuno metteva in discussione le seste eccedenti aumentate con il classico nome francese, tedesca e italiana.. e io per pronta rispota dissi che conoscevo anche la..sesta svizzera.. per fortuna avevo Piston a portata di mano altrimenti..rischiavo..di ripetere..l'esame.. :) ...

 

 

viva la musica..:)

 

m :

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